Una rete robusta contro le mafie

di Lionello Mancini

È di pochi giorni fa l’iniziativa “Dalla parte della legalità” organizzata dall’Associazione costruttori, un breve convegno passato quasi inosservato nei giorni dell’elezione del presidente Mattarella.

A un confronto tra il presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, e il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, è seguita la proiezione del docu-film “Romanzo della Sicilia che cambia”, firmato da Roberta Torre: una ricostruzione dei passi avanti compiuti dalle stragi del ’92 in un territorio che vuole scrollarsi di dosso decenni di dominio mafioso e politico-clientelare. L’iniziativa del 4 febbraio porta anche la firma delle sezioni Ance delle nove Province siciliane nonché della Cassa edile nissena.

Solita propaganda? Captatio benevolentiae per ingraziarsi qualche pubblico ministero? Come sempre, qualcuno l’ha detto.
E invece anche da questo seminario giungono conferme di come, in questo Paese, qualcuno stia tessendo un’autentica rete per la legalità, contro le mafie e contro la corruzione. Non giovani e volenterosi attivisti delle piazze, ma persone impegnate a rimettere in piedi l’economia dell’Italia con criteri e standard nuovi.
Ecco allora, dall’Ance, la conferma più recente che il linguaggio si fa chiaro, diretto e condiviso, laddove regnavano diffidenza e sfiducia, o rispetto a quando non pareva scandaloso eludere le regole.

Ed è altrettanto ovvio, per un’associazione di imprese che ci mettono faccia e fatturato, che l’attuazione capillare dei princìpi sia meno facile della loro semplice enunciazione: ci sta che restino compromessi da accettare, tortuosità e momentanei arretramenti. Ma tutto questo fa parte della realtà.
Solo pochi mesi fa, la sola idea che il settore costruzioni fosse controllato dall’Anac faceva venire l’orticaria all’Ance, che ne temeva gli effetti operativi e di immagine. Cantone e Buzzetti a ragionare allo stesso tavolo del 4 febbraio dice quanto rapidamente si siano evoluti i rapporti tra il mondo produttivo e le funzioni dell’ex magistrato.
Certo, grazie a un’accorta gestione di poteri inediti e penetranti, ma anche alla determinazione mostrata dai “controllati”, anche con il faticoso parto del recente Codice etico.

Di nuovo: scrivere codici molto netti e applicarli con prudenza fa parte della realtà, la stessa realtà dei protocolli, dello scambio volontario di informazioni con le prefetture, delle white list, degli obblighi di denuncia.
Non esistono bacchette magiche, il percorso è accidentato, ma la certezza del rinnovamento culturale è dimostrata quasi ogni giorno da retate, sequestri, confische e condanne. Perché, intanto, è anche vero che il fattore reputazionale si è rafforzato, è diventato una questione seria; chi ha puntato su questo tavolo non è più deriso dai colleghi né sospettato di essere un ingenuo o un abile manipolatore.
A testimoniare, infine, la forza contagiosa dell’esempio – indispensabile in ogni rivoluzione soft ma autentica – c’è la linea di continuità che vede ancora la Sicilia epicentro di iniziative forti (inutilmente aggredite da qualche infaticabile elargitore di veline, che ancora conta su slittamenti deontologici dei media e sulle conseguenti tattiche politiche più arretrate e deteriori).

Iniziative riprese in tutta Italia, magari affinate e adattate alle latitudini. Ci sono il rating di legalità, ma anche gli sportelli antiracket nelle sedi di Confindustria, l’utilizzo dei fondi europei che presuppone obiettivi e progettualità; l’attenzione crescente per il patrimonio dei beni tolti alle mafie, oggi disperso per l’assenza di iniziativa dello Stato.
Per non dire di associazioni come Professionisti liberi, nata a Palermo e ora replicata in Calabria.
Questa rete è sempre più resistente, le sue maglie sempre più strette, grazie all’azione combinata di associazioni, imprenditori, società civile ed è l’innegabile, tangibile risultato di quella parte della comunità produttiva e professionale che sempre più assume le proprie responsabilità, lasciando finalmente che Polizia e Procure si dedichino con vigore a trattarne gli scarti patologici.

SOLE 24 ORE 16.2.15