“Mi sono rotto i c….. di celebrare gli eroi solo quando sono morti”

In occasione dell’anniversario della strage di Capaci, Battista Villa, Presidente Progetto San Francesco, vuole condividere queste parole di PIF (che sono tratte da un suo video dal significativo titolo: “Mi sono rotto i c….. di celebrare gli eroi solo quando sono morti” ) con i soci, gli amici e i sostenitori del Progetto San Francesco perché spiegano alla perfezione la natura, il contesto e le speranze che determinarono allora e ancora di più oggi l’indispensabile desiderio di alcuni sindacalisti di cambiare questo Paese attraverso l’impegno della legalità, della democrazia e della responsabilità civile nella quotidiana azione e contrattazione sindacale: 

“Io sono nato e cresciuto a Palermo. E a Palermo c’è la mafia. E se la mafia non si è completamente impossessata della città, se comunque abbiamo avuto un barlume di civiltà e di speranza, è grazie ad un gruppo di persone che si è opposto.

Lo sapete perché queste persone mi mettono in crisi? Perché non erano dei santi. Erano fatti di carne e ossa, esattamente come me. Avevano dei pregi e sicuramente dei difetti, esattamente come me.
Io spesso incontro gente che è sotto scorta, perché “nel mirino della mafia”. E può capitare che queste persone siano egocentriche, paranoiche, noiose, vanitose, fissate con il sesso, testarde, ritardatari, egoisti, presuntosi, ingrati, stronzi. Insomma può capitare che abbiano tutti o qualcuno dei difetti che posso avere io.
Ed è questo che mi mette in crisi: che sono esattamente come me. Che quello che hanno fatto loro potrei farlo anche io. Quanto farebbe bene alla mia coscienza se fossero dei santi del paradiso.
Ma nonostante siano come me, loro sono quelli che fanno il lavoro sporco, al posto mio.
Pensare che una persona in prima fila nel combattere la mafia debba necessariamente avere anche il carattere di San Francesco, forse è da ingenui.
Se un giornalista scrive di mafia, io non mi chiedo “perché” scriva di mafia, non mi chiedo se così abbia avuto più successo con le ragazze, non mi chiedo se così si sia arricchito. Io mi chiedo se quello che scrive sia vero. Mi chiedo se quello che scrive dia fastidio alla mafia. Mi chiedo se leggendolo la mia conoscenza e la mia coscienza siano migliorate.
Io mi sono rotto i coglioni di aspettare che una persona venga ammazzata per rivalutarla. Sarò ingenuo, ma ho visto troppa gente, a casa mia, “disprezzata in vita ed apprezzata in morte”. E così, ingenuamente, sosterrò tutti coloro che credono che la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta, la sacra corona unita e la stidda debbano essere non “tollerate”, ma sconfitte. E per fare questo mettono in gioco la loro vita. E le ascolterò anche se eventualmente saranno egocentriche, paranoiche, noiose, vanitose, fissate con il sesso, testarde, ritardatari, egoisti, presuntosi, ingrati, stronzi.
Lo vedete questo? É un cono gelato: cioccolato, crema e panna. Il popolo italiano protegge Roberto Saviano con una scorta affinché possa scrivere quello che vuole e andarsi a prendere un gelato quando vuole e come vuole. E ogni qual volta che Roberto rinuncerà a mangiarsi un cono come questo, sarà una sconfitta per noi, e una vittoria per la camorra.
A meno che non si prenda il gelato al gusto “lilla”. Allora lì sarebbe una sconfitta per tutti, perché il gelato al gusto “lilla” è notoriamente una minchiata di gelato.”
-Pif-