La rivoluzione della normalità e la verità che non c’è “E’ la prima volta, dopo tanti anni, che parlo in pubblico di mio padre, del nostro rapporto, oppure, più semplicemente, della mia scelta, fatta propria da tutta la mia famiglia, di fare qualche passo indietro rispetto ai tanti, troppi, che, senza averne titolo, hanno ritenuto opportuno appropriarsi di quegli spazi che noi familiari desideravamo non venissero occupati da nessuno.”“Amo ricordare di mio padre quella sua incredibile capacità di non prendersi mai sul serio ma al tempo stesso di prendersi gioco di taluni suoi interlocutori; queste qualità caratteriali l’hanno aiutato in vita ad affrontare di petto qualsiasi cosa minasse il suo ideale di società pulita e trasparente e ne sono sicura lo avrebbero accompagnato ancora in questo particolare periodo storico, in cui l’illegalità e la corruzione continuano ad essere fenomeni dilaganti nel nostro paese. Ancora oggi ringrazio mio padre per avermi fatto capire il reale significato della parola ‘vivere’ e del ‘combattere per i propri ideali’ per il raggiungimento dei quali, come disse più di una volta ‘è bello morire’.”Oggi ho trentanni, nel mio piccolo cerco di applicare ogni giorno al mio lavoro gli insegnamenti che mio padre mi ha trasmesso della sua stessa vita, cioè quell’intransigenza morale che, spiace rilevarlo, nella società palermitana nella quale opero e vivo appare davvero eccessiva, fuori dai tempi , anacronistica. Perdiamo il diritto dovere di educare alla legalità se non siamo i primi a dare l’esempio, anche dare l’esempio ci può costare l’isolamento.” – 20 luglio 2012