Fino 29 ottobre la mostra del Notariato
Storia, letteratura, politica, teatro, imprenditoria, religione rivisitati attraverso le ultime volontà di personaggi come Cavour, Garibaldi, De Nicola, Manzoni, D’Annunzio, Pirandello, Verdi, Marconi, Caruso, Papa Paolo VI. Sono alcuni dei nomi dei grandi personaggi che hanno fatto la storia d’Italia, le cui ultime volontà sono state riscoperte dal Notariato e messe a disposizione del grande pubblico attraverso la mostra: “Io qui sottoscritto. Testamenti di grandi italiani” – realizzata dal Consiglio Nazionale del Notariato – una raccolta di documenti che narra l’Italia da un punto di vista inedito, quello dei testamenti di politici, imprenditori, artisti che hanno reso grande il nostro Paese. Un patrimonio culturale conservato negli Archivi e nei Musei d’Italia, che difficilmente è possibile visionare. Dall’8 al 29 ottobre la mostra “Io qui sottoscritto. Testamenti di grandi italiani” arriva a Brescia – MO.CA – centro per le nuove culture, via Moretto 78, Brescia – grazie alla collaborazione con la Fondazione Italiana del Notariato, il Consiglio Notarile di Brescia in occasione degli eventi legati a Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.
In questa edizione è prevista anche la partecipazione attiva dei giovani attraverso il progetto “La Giustizia adotta la Scuola”, nato dalla collaborazione tra Consiglio Notarile di Brescia e il Consiglio Notarile di Bergamo e la Fondazione Occorsio: un percorso formativo rivolto agli studenti di alcune scuole sul territorio che ha come scopo quello di sensibilizzare gli studenti al valore della memoria, attraverso i documenti degli Archivi di Stato ed il sistema delle fonti attendibili e certificate. Il Collegio Notarile di Brescia, in collaborazione con il Liceo Arnaldo ed il Liceo Copernico, ha organizzato, già nei mesi trascorsi, più incontri con gli studenti incentrati sull’elaborazione di temi sulla memoria, sulla giustizia e sulla legalità.
Gli elaborati dei ragazzi di due classi delle superiori di detti Istituti saranno presentati sabato 7 ottobre negli spazi espositivi della mostra in occasione della giornata dedicata alle Scuole; i temi saranno letti e commentati dai ragazzi stessi e dai notai che hanno partecipato all’iniziativa.
La mostra – nata a Roma in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia e riproposta a Genova, Imperia, Mantova, Milano, Modena, Piacenza, Torino, Palermo, Firenze, Bologna, Sassari e Berlino e che ha accolto oltre 40mila visitatori – è un itinerario inedito e rivelatore, perché ogni testamento racconta, del suo autore, non solo la situazione familiare ed economica, ma soprattutto l’animo, le scelte morali, civili, le propensioni e il carattere. In una panoramica di carte, ma soprattutto emozioni ad esse affidate, a mettersi in mostra è dunque il nostro Paese, nelle sue diverse voci, in un’ottica del tutto nuova, meno tradizionale e accademica.
Per l’edizione di Brescia è stato recuperato il testamento di Tito Speri, patriota bresciano, tra i comandanti dei rivoltosi bresciani durante le Dieci Giornate del 1849.
C’è, inoltre il testamento di Papa Paolo VI nato a Concesio in provincia di Brescia: “Fisso lo sguardo verso il mistero della morte, e di ciò che la segue, nel lume di Cristo, che solo la rischiara; e perciò con umile e serena fiducia. Avverto la verità, che per me si è sempre riflessa sulla vita presente da questo mistero, e benedico il vincitore della morte per averne fugate le tenebre e svelata la luce (…)”. L’ultimo periodo della sua vita, reso difficile da una salute malferma, fu poi rattristato profondamente dal rapimento e poi uccisione del suo amico fraterno Aldo Moro. Paolo VI intervenne con un accalorato appello e volle celebrare le esequie di Aldo Moro. Quella fu l’ultima volta che apparve in pubblico. Morì il 6 agosto 1978.
Giuseppe Zanardelli, nato a Brescia, avviò una riforma del sistema giudiziario e fece approvare il primo codice penale dell’Italia unita, considerato tra i più liberali e progrediti tra quelli vigenti all’epoca (abolizione della pena di morte). Nel suo testamento diede precise indicazioni per la sua sepoltura: “Voglio che dalla mia sostanza si prelevi una somma colla quale acquistare nel cimitero di Brescia un’arca in cui comporre le salme di tutte le persone di mia famiglia, ed un’altra somma colla quale nell’arca stessa far eseguire dal mio amico Ximenes Ettore un monumento a mio padre e mia madre: nel formarlo l’insigne scultore precisi che essi fecero una vita tutta di sacrifici e di privazioni pur di dare educazione ed un tenue retaggio ai figli che allevarono in numero di undici”.
Gabriele D’Annunzio, nel cui testamento si ritrovano le passioni e i tratti del Vate degli italiani, preoccupato di tutelare e mantenere il Vittoriale degli italiani, il complesso di edifici da lui voluto e dove fu sepolto a Gardone Riviera, sulla sponda bresciana del lago di Garda. D’Annunzio si affidò alla carta per assicurarsi che i suoi scritti venissero custoditi nel Vittoriale, chiamando in causa anche il suo “fratello d’Armi” Benito Mussolini. Tra gli altri testamenti in mostra, anche le ultime volontà di Giuseppe Garibaldiche si augura di vedere “Il compimento dell’unificazione dell’Italia. Ma se non avessi tanta fortuna, raccomando ai miei concittadini di considerare i sedicenti puri repubblicani col loro esclusivismo, poco migliori dei moderati e dei preti, e come quelli nocivi all’Italia. Per pessimo che sia il Governo Italiano, credo meglio attenersi al gran concetto di Dante: Fare l’Italia anche col Diavolo”.
Luigi Pirandello nel suo testamento spirituale lascia disposizioni sul suo funerale: “Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. (…) Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me” A volte si tratta di volontà non rispettate dai posteri, come nel caso del testamento di Enrico de Nicola. Nonostante la sua volontà, espressa esplicitamente nel testamento, di non voler essere commemorato, portano il nome di Enrico De Nicola numerose strade, piazze e istituzioni pubbliche in tutta Italia.
Altre volte si tratta di testamenti spirituali come quello di Giorgio Ambrosoli. È stato un avvocato italiano. Nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana e delle attività finanziarie del banchiere Michele Sindona, fu assassinato l’11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato dallo stesso Sindona. Ambrosoli fu oggetto di pressioni e di tentativi di corruzione. Non cedette, pur sapendo di correre notevolissimi rischi. “Qualunque cosa succeda” scriveva nel 1975 in una lettera alla moglie in cui scrisse il suo testamento spirituale, “tu sai cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto. Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. (…) Sarà per te una vita dura ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi”.
I testamenti rivelano anche contraddizioni come quello di Lina Cavalieri,soprano e attrice cinematografica, definita la “donna più bella del mondo”. Ebbe una vita di eccessi ma volle un funerale semplice e scrisse nel suo testamento: “Desidero essere sepolta in Roma presso i miei adorati genitori ed intendo che i miei funerali siano semplicissimi e improntati a quella sincerità che esula sempre dalle cerimonie fastose”. Gli archivi notarili e di stato, distribuiti in tutto il territorio italiano, sono pertanto i custodi della memoria e della storia, individuale e collettiva. Mantengono traccia delle attività economiche, patrimoniali, politiche e culturali nel corso della storia delle famiglie, dei paesi e delle città di tutta Italia. Una fonte preziosa per lo studio della storia del nostro paese che i notai contribuiscono ad alimentare con i loro atti e documenti. Uscendo dall’oscurità degli archivi, nei quali sono custoditi e tutelati, ma soprattutto dai rigori dello stereotipo, i testamenti dimostrano così la loro vitalità e la forza della loro funzione.
11 luglio 1979 – GIORGIO AMBROSOLI assassinato dal sicario di Michele Sindona