Gaetano Cappiello (1947 – Palermo, 2 luglio 1975) poliziotto vittima di Cosa Nostra. Agente della Polizia di Stato, Gaetano Cappiello lavorava alla questura di Palermo. Nel 1975 prese parte ad un’indagine finalizzata ad incastrare alcuni estorsori che avevano preso di mira un commerciante.[2] Dopo settimane di indagini ed appostamenti, gli estorsori diedero appuntamento al commerciante per la consegna del denaro il 2 luglio 1975.[3] All’agente Cappiello venne dato l’incarico di proteggere il commerciante sedendo con lui in macchina, lasciando ai colleghi in borghese il compito di intervenire per arrestare gli estorsoriNonostante l’incarico delicato, Cappiello decise di portare con sé solo la sua beretta di ordinanza.All’arrivo degli estorsori, l’agente uscì dalla vettura dichiarando i mafiosi in arresto, ma questi risposero sparando contro Cappiello, che venne colpito al petto per cinque volte. Trasportato all’ospedale Villa Sofia, Cappiello morì poco dopo a causa delle ferite riportate, tra le braccia del suo capo Bruno Contrada.Del delitto furono in seguito accusati uomini appartenenti al clan del boss Rosario Riccobono, tra i quali Gaspare Mutolo. L’agente Cappiello morì a soli 28 anni, lasciando la moglie e una figlia piccola.
POLIZIA DI STATO
Prestava servizio alla Squadra Mobile della Questura di Palermo. Il proprietario di un noto laboratorio fotografico era stato più volte oggetto di minacce ed estorsione da parte di banditi che chiedevano soldi in cambio di protezione. Il commerciante si rivolge alla Polizia, che organizza un servizio per catturare gli estortori. Dopo numerosi appostamenti, andati a vuoto per la particolare cautela adoperata dai banditi, l’ultimo appuntamento, quello decisivo è previsto per le ore 21,30 del giorno 2 Luglio, davanti alla Chiesa della Resurrezione nel quartiere “Villaggio Ruffini”. La zona è circondata da agenti e sottufficiali in borghese, mentre un furgoncino civetta è posteggiato ad una ventina di metri dal luogo dell’appuntamento. L’agente Cappiello si trova nella macchina dell’imprenditore per proteggerlo durante la consegna del denaro e poi lasciare intervenire i colleghi. Alle ore 21,15 i banditi telefonano a Randazzo dicendogli di attendere il loro arrivo in macchina. Quando si avvicinano, Cappiello esce improvvisamente dalla vettura, dichiarandoli in arresto, ma viene raggiunto da cinque colpi al petto. Morirà poco dopo all’ospedale di Villa Sofia, tra le braccia del suo capo della mobile, Bruno Contrada.
MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALORE CIVILE ALLA MEMORIA CON LA SEGUENTE MOTIVAZIONE:
“”” GUARDIA DI PUBBLICA SICUREZZA ADDETTO A SQUADRA INVESTIGATIVA, VOLONTARIAMENTE ED INSISTENTEMENTE SI OFFRIVA DI PARTECIPARE A RISCHIOSO SERVIZIO PER LA CATTURA DI PERICOLOSI MALVIVENTI, AUTORI DI TENTATA ESTORSIONE, CON IL COMPITO DI AGIRE, DI SORPRESA DALL’AUTOVETTURA DELLA VITTIMA. NEL CORSO DELL’OPERAZIONE, SPINTO DA GENEROSO IMPULSO ED INSIGNE CORAGGIO, NON ESITAVA AD AFFRONTARE I DUE MALFATTORI, ARMATI E TRAVISATI, AVVICINARSI ALL’AUTOVETTURA, NEL TENTATIVO DI RIDURLI ALL’IMPOTENZA E DI ASSICURARLI ALLA GIUSTIZIA DURANTE L’AZIONE VENIVA, PERO’, COLPITO A MORTE DA NUMEROSI COLPI DI ARMA DA FUOCO. IL SUO ARDIMENTOSO INTERVENTO COSTRINGEVA I MALVIVENTI A DESISTERE DALL’AZIONE CRIMINOSA * AMMIREVOLE ESEMPIO DI ATTACCAMENTO AL DOVERE E DI CONSAPEVOLE SPREZZO DEL PERICOLO.”” PALERMO, 2 LUGLIO 1975