FIAMMETTA BORSELLINO – Rassegna stampa – Maggio 2021

 

25.5.2021 – Giornata nazionale della Legalità, una delegazione di alunni incontra Fiammetta Borsellino   L’Istituto comprensivo “F. Minà Palumbo”, come ogni anno, in occasione della Giornata nazionale della Legalità, ha voluto commemorare le vittime delle stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio, in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli uomini delle loro scorte.Per sradicare un fenomeno centenario come quello mafioso è necessario ripartire dalla Scuola. Educare alla legalità e alla giustizia è una parte fondamentale della crescita di ogni cittadino, e deve essere un percorso che lo accompagna dall’infanzia fino all’età adulta. La commemorazione quest’anno si è tenuta venerdì 21 maggio 2021, alle ore 10.00, nella sala conferenze “Michele Morici” del Museo naturalistico “F. Minà Palumbo” e ha avuto un ospite eccezionale, la dottoressa Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo Borsellino. La manifestazione si è svolta nel pieno rispetto delle misure di prevenzione del contagio da Covid-19, la dottoressa Borsellino ha incontrato una delegazione dei ragazzi dell’istituto comprensivo, tra cui i ragazzi facenti parte del mini consiglio di Castelbuono e Isnello, mentre il resto dei ragazzi ha seguito in remoto da scuola la conferenza.La dottoressa Borsellino ha instaurato un rapporto di complicità con i ragazzi e ha parlato loro della sua esperienza di figlia di un magistrato lanciando un messaggio di speranza e di rinascita che parla di un mondo in cui il peso di un passato drammatico può trasformarsi nella consapevolezza necessaria per migliorare presente e futuro. La nostra comunità deve unirsi per escluderele mafie e abbracciare la legalità.Alla manifestazione sono intervenuti, oltre alla dottoressa Fiammetta Borsellino, il Dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “F. Minà Palumbo”, prof.ssa Francesca Barberi, il sindaco del comune di Castelbuono, signor Mario Cicero, il sindaco del comune di Isnello, avv. Marcello Catanzaro e le referenti del progetto “Coloriamo il nostro futuro” prof.sse Gaia Fiasconaro e Maria Di Garbo. La cerimonia è stata allietata dall’esecuzione di alcuni brani musicali eseguiti alla chitarra dai ragazzi che frequentano l’indirizzo musicale dell’Istituto comprensivo. CASTELBUONO LIVE 25.5.2021

 

25.5.2021 – Fiammetta Borsellino ospite dell’ IC “Francesco Minà Palumbo” in occasione della Giornata della legalità L’Istituto comprensivo “F. Minà Palumbo”, come ogni anno, in occasione della Giornata nazionale della Legalità, ha voluto commemorare le vittime delle stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio, in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli uomini delle loro scorte.  Per sradicare un fenomeno centenario come quello mafioso è necessario ripartire dalla Scuola. Educare alla legalità e alla giustizia è una parte fondamentale della crescita di ogni cittadino, e deve essere un percorso che lo accompagna dall’infanzia fino all’età adulta. La commemorazione quest’anno si è tenuta venerdì  21 maggio 2021, alle ore 10.00, nella sala conferenze “Michele Morici” del Museo naturalistico “F. Minà Palumbo” e ha avuto un ospite eccezionale, la dottoressa Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo Borsellino. Alla manifestazione, svolta nel pieno rispetto delle misure di prevenzione del contagio da Covid-19, la dottoressa Borsellino ha incontrato una delegazione dei ragazzi dell’istituto comprensivo, tra cui i ragazzi facenti parte del mini consiglio di Castelbuono e Isnello, mentre il resto dei ragazzi ha seguito in remoto da scuola la conferenza. La dottoressa Borsellino ha instaurato un rapporto di complicità con i ragazzi e ha parlato loro della sua esperienza di figlia di un magistrato lanciando un messaggio di speranza e di rinascita che parla di un mondo in cui il peso di un passato drammatico può trasformarsi nella consapevolezza necessaria per migliorare presente e futuro. La nostra comunità deve unirsi per escludere le mafie e abbracciare la legalità. Sono intervenuti anche il Dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “F. Minà Palumbo”, prof.ssa Francesca Barberi, il sindaco del comune di Castelbuono, signor Mario Cicero, il sindaco del comune di Isnello, avv. Marcello Catanzaro e le referenti del progetto “Coloriamo il nostro futuro” prof.sse Gaia Fiasconaro e Maria Di Garbo. La cerimonia è stata allietata dall’esecuzione di alcuni brani musicali eseguiti alla chitarra dai ragazzi che frequentano l’indirizzo musicale dell’Istituto comprensivo. CASTELBUONO 

 

21.5.2021 – Pantelleria: Giornata della Legalità, cerimonia di fronte alla targa dedicata a Borsellino sul Castello Domenica 23 maggio ricorre l’anniversario della Strage di Capaci, in cui trovarono la morte per un attentato di mafia, i Magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e i loro agenti della scorta. Quella infausta data è ricordata oggi come la Giornata della Legalità, ed è servita, in questi anni, come monito per ricordare l’importanza della lotta alla mafia a tutti i livelli, iniziando proprio dalle scuole.  E dalle scuole inizia quest’anno la celebrazione di questa Giornata e dei valori da essa trasmessi, perché gli studenti dell’Istituto Omnicomprensivo Almanza sistemeranno degli striscioni contro la mafia sul Lungomare Borsellino sabato pomeriggio, con messaggi ed elaborati creati da loro stessi a seguito del lavoro fatto in classe in questi giorni con i professori. Il Preside, Salvatore Sibilla, ha chiesto ed ottenuto il Patrocinio del Comune a questa importante iniziativa che si protrarrà anche domenica, quando alle ore 11.30 si terrà la cerimonia ufficiale dell’Amministrazione Comunale di commemorazione della Strage sotto la targa dedicata al Giudice Paolo Borsellino, posta sulle mura del Castello sull’omonimo Lungomare. È fondamentale che la Giornata della Legalità continui ad essere celebrata e continui a diffondere, in specie nelle giovani generazioni, il messaggio e l’esempio di quanti hanno perso le loro vite in nome di un ideale di giustizia, come i giudici Falcone e Borsellino,” afferma l’Assessore alle Politiche Culturali e Giovanili, Francesca MarrucciL’Istituto Almanza si conferma sensibile e attento a queste tematiche e ho accolto con entusiasmo la proposta del Preside e delle docenti, perché i ragazzi devono essere i testimoni futuri e presenti di una società senza contaminazioni mafiose, contaminazioni che spesso trovano terreno fertile nell’ignoranza. Come sostiene anche Fiammetta Borsellino, che della diffusione di questo messaggio tra i giovani ha fatto una vera e propria missione, la mafia si combatte con l’informazione e la cultura della legalità che parte dalle scuole. In questo, credo, che anche quest’anno, Pantelleria si dimostri esempio da seguire.” SICILIA 21.3.2021


4.5.2021 – Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice ucciso dalla mafia incontra gli studenti Oggi sarà all’istituto Ciampini Boccardo. Partecipa anche la vice ministra FloridiaNOVI LIGURE di ELIO DEFRANIFiammetta Borsellino, la figlia del magistrato ucciso dalla mafia nel 1992, sarà questa mattina a Novi Ligure, per incontrare gli studenti dell’istituto Ciampini Boccardo. Fiammetta Borsellino dialogherà con la vice ministra all’Istruzione Barbara Floridia, la senatrice Susy Matrisciano, il preside Mario Scarsi, la referente provinciale dell’associazione antimafia Libera Paola Sultana e le docenti Rossana Russo e Valentina Avvento, quest’ultima coordinatrice del progetto “Educazione alla legalità”. Fiammetta Borsellino, 48 anni, è una instancabile testimone della ricerca della verità sulle stragi di Capaci e di via D’Amelio, sul presupposto, come sosteneva il padre, che «la lotta alla mafia non deve essere soltanto un’opera di repressione, ma un movimento culturale che coinvolga tutto e specialmente le giovani generazioni».

 

3.5.2021 – Fiammetta Borsellino ospite al Ciampini-Boccardo Si conclude la prima edizione del progetto “Educazione alla legalità e al contrasto delle mafie”. Per l’occasione domani, martedì 4 maggio alle ore 9, sarà a Novi Ligure  nella presso la palestra dell’ IIS “Ciampini-Boccardo”, Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo Borsellino e instancabile testimone della ricerca della verità sulle stragi di Capaci, 23 maggio 1992, e di via D’Amelio,19 luglio 1992. Dialogano con Fiammetta Borsellinoil dirigente scolastico professor Mario Scarsi, la senatrice Maria Assunta Matrisciano, la vice ministra del MIUR Barbara Floridia, la referente provinciale di Libera Alessandria, l’avvocata Paola Sultana, la referente e coordinatrice del progetto professoressa Valentina Avvento e la professoressa Rossana Russo docente di Lettere. L’appuntamento, che si terrà nel pieno rispetto delle norme anticovid, rivolto a tutti gli studenti dell’istituto oltre che aperto a tutti coloro che volessero seguirlo in diretta streaming sul canale youtube dell’Istituto, si svolgerà con la sola rappresentanza di alcune classi in presenza con distanziamento ed utilizzo dei dispositivi di protezione obbligatori. GIORNALE7

 

3.5.2021 – Via D’Amelio – Tra corvi, sciacalli, pentiti veri e falsi  Nel sottobosco della giustizia italiana, spuntano come funghi vecchi e nuovi collaboratori. Più si avvicinano le ore decisive per la cosiddetta trattativa Stato-mafia (che sempre meno viene ritenuta la ragione dell’accelerazione dell’uccisione del giudice Paolo Borsellino), più compaiono dal nulla collaboratori e testimoni che a quasi trent’anni dalle stragi improvvisamente ricordano qualcosa o sentono il bisogno di narrare “verità” taciute per decenni. Siamo passati dalle fantastorie di piccoli delinquenti di borgata come Vincenzo Scarantino, di presunti uomini d’onore riservati come Calcara – definito a Caltanissetta un “inquinatore di pozzi” e “collaboratore eterodiretto” – e di soggetti altrettanto poco credibili, fino ad arrivare a un vero killer di “cosa nostra” che per 25 anni non aveva mai narrato i retroscena, o presunti tali, della strage di via D’Amelio. Maurizio Avola aveva tenuto per sé tutto quello che sapeva – o quantomeno dice di sapere – in merito all’uccisione di Borsellino,  fin quando Michele Santoro non lo ha incontrato scrivendo con lui il libro-intervista “Nient’altro che la verità”. Nel corso della presentazione del libro su La7, nello speciale sulla mafia di Enrico Mentana del 28 aprile, si sono registrati gli interventi della figlia del giudice, Fiammetta Borsellino, e dell’ex pm di “mani pulite” Antonio Di Pietro. Interventi che avrebbero dovuto scatenare i media, le associazioni e l’opinione pubblica, vista la precisione con la quale venivano narrati fatti e misfatti della procura palermitana retta dall’allora procuratore Giammanco. Invece no, il dibattito si è incentrato sulla credibilità di Avola che ha escluso la presenza dei servizi segreti sulla scena della strage di via D’Amelio. Dichiarazioni che anziché far luce sui tanti punti oscuri della vicenda, sembrano avvantaggiare chi continua a sforzarsi a voler vedere nella trattativa Stato-mafia il movente dell’uccisione di Borsellino. Il primo a spostare l’attenzione dalle dichiarazioni di Fiammetta Borsellinoe Di Pietro, che senza mezzi termini hanno fatto espliciti riferimenti alle vicende legate agli appalti, al dossier dei Ros su quell’inchiesta mafia-appalti voluta da Giovanni Falcone e che Borsellino avrebbe voluto fosse portata avanti, è stato proprio il fratello del giudice, Salvatore Borsellino, che nel voler riportare l’attenzione sulla trattativa Stato-mafia, ha definito Avola un “inquinatore di pozzi” – copiando le parole del procuratore di Caltanissetta, riferite ad altro soggetto che proprio in Agende Rosse ha sempre trovato supporto – che mira a ridare credibilità ai Ros. Tutto sarebbe andato bene, se Fiammetta Borsellinonon avesse deciso che la sua presenza in studio non poteva, non doveva e non era quella di un elemento complementare dell’arredamento. Fiammetta Borsellino, tirando fuori una grinta inaspettata e una conoscenza dei fatti da molti sottovalutata, si è trasformata in un uragano in grado di travolgere ogni resistenza, indicando precise responsabilità dell’allora procura di Palermo, ripristinando assolute verità rispetto la frase – poi manipolata – che il giudice Borsellino aveva detto alla moglie, rispetto la sua prevista uccisione: “Saranno i miei colleghi a permettere che ciò accada!” È poi andata oltre, ricordando l’interesse del padre per il dossier mafia-appalti e l’incontro dello stesso con gli ufficiali del Ros perché venisse portata avanti quell’indagine. Un errore imperdonabile, visto che così facendo rimetteva in discussione anni di teoremi, impedendo, di fatto, che si prestasse il fianco a chi era pronto a utilizzare le dichiarazioni di Avola per dimostrare che chissà quali entità lo stessero utilizzando per mandare a monte il processo “trattativa”, confermando così proprio la bontà delle accuse. Apriti cielo. Fiammetta Borsellinoche emette un giudizio tranciante in merito alle dichiarazioni di Avola riportate nel libro di Santoro; che apre a ben altre ipotesi investigative sull’accelerazione della strage nella quale perì suo padre, che non quelle relative alla presunta “trattativa”; che trova l’appoggio di Di Pietro che da anni non fa altro che ripetere dell’interesse del giudice Borsellino per gli appalti e il coinvolgimento con “cosa nostra” di grandi aziende a livello nazionale, mette con le spalle a muro Santoro, Purgatori e lo stesso Mentana che non riesce a contenere quel fiume in piena che è la Borsellino. Dulcis in fundo, il comunicato stampa della procura di Caltanissetta che già lo scorso anno ha sentito Avola senza trovare alcun riscontro alle dichiarazioni rese, ed esprimendo quindi delle riserve sulla veridicità del racconto dell’ex boss catanese. Quando è troppo è troppo! A Santoro non resta che partecipare al programma di Giletti, “Non è l’Arena”, per sferrare un attacco al procuratore Gabriele Paci per aver anche lui “osato” dubitare delle dichiarazioni di Avola. Cosa spinge Avola a dichiarare dopo oltre 25 anni dall’inizio della sua collaborazione questi gravi fatti inediti? A chi fanno gioco e dichiarazioni di Avola, a chi guarda a mafia-appalti come concausa della strage di via D’Amelio, o a chi dinanzi a quelle che appaiono come evidenti falsità può usarle per avvalorare la tesi sulla trattativa Stato-mafia, alla stessa stregua di come la ritrattazione di Scarantino era la prova evidente che dietro ci fosse la mafia? Perché le grandi testate giornalistiche non approfondiscono gli argomenti affrontati in studio da Fiammetta Borsellino e Antonio Di Pietro? Perché Santoro ha utilizzato parole tanto pesanti e gravi contro il procuratore di Caltanissetta, Gabriele Paci, reo di aver puntualizzato come nessun riscontro fosse stato trovato alle dichiarazioni di Avola? Salvatore Borsellino cita la sentenza del Borsellino Quater per avallare il teorema del depistaggio compiuto dai Ros e il loro coinvolgimento nella presunta trattativa Stato-mafia, dimenticando evidentemente che proprio da quella sentenza si evince come mafia-appalti fu la concausa scatenante della strage di via D’Amelio, e che sempre la stessa sentenza riporta testualmente che “non sussiste alcuna prova che consenta di collegare la trattativa Stato-mafia con la deliberazione della strage di via D’Amelio”. “Di depistaggio ne abbiamo già subito uno” – cit. Fiammetta BorsellinoGian J. Morici LA VALLE DEI TEMPLI

 

3.5.2021 – La Solidarietà Dei Familiari Di Vittime Innocenti Di Mafia Al Procuratore Gabriele Paci “A seguito dell’intervista di Massimo Giletti a Michele Santoro, andata in onda ieri sera su La7 durante la puntata di “Non è L’Arena”, riteniamo necessario intervenire a fronte delle pesanti critiche mosse al Procuratore di Caltanissetta, Gabriele Paci. Le accuse mosse da Santoro alla Procura nissena a seguito del comunicato emesso dalla stessa dopo la presentazione del libro del giornalista nel quale l’ex boss catanese Maurizio Avola narra aspetti inediti sulla strage di Via D’Amelio, ci lasciano sgomenti”. Ad affermarlo è Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari delle vittime di mafia dell’Associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”. “La Procura di Caltanissetta, che lo scorso anno ha sentito Avola in merito alla sua riferita presenza in via D’Amelio – narrata a oltre 25 anni dall’inizio della sua collaborazione con la giustizia – ha avviato accertamenti finalizzati a vagliare l’attendibilità delle dichiarazioni rese, non trovando alcun riscontro alle stesse, esprimendo quindi delle riserve sulla veridicità del racconto dell’ex boss catanese. Riserve che nel corso dello speciale mafia di Enrico Mentana – anche questo andato in onda nei giorni scorsi su “La 7” – aveva espresso pure Fiammetta Borsellinoche nel corso della puntata aveva rivolto la propria attenzione all’attività della Procura retta allora da Pietro Giammanco, e ai mancati sviluppi investigativi sulle indagini condotte dai Ros di Mario Mori e De Donno che diedero luogo alla formazione del dossier mafia-appalti, concludendo il proprio intervento in maniera tranciante: “Di depistaggio ne abbiamo già subito uno”. È sconcertante registrare – prosegue Ciminnisi – come a seguito della presentazione del libro, le parole pronunciate ieri sera da Santoro appaiano come un tentativo di delegittimazione nei confronti del Procuratore di Caltanissetta, con la precisa accusa di aver detto delle falsità, e accostando l’attuale Procura a quella dell’allora Procuratore Tinebra, negli anni in cui venne gestito il falso collaboratore Vincenzo Scarantino, nel vano tentativo di rappresentarne un tutt’uno indistinto. Abbiamo la precisa convinzione che il lavoro svolto di recente dalla Procura nissena sia stato fondamentale per disvelare i depistaggi operati in merito alla strage di via D’Amelio, nella quale persero la vita il Giudice Paolo Borsellino e i componenti della scorta. Il valore del lavoro svolto dalla Procura nissena che ha condotto le indagini è confermato dalla sentenza di primo grado che ha visto condannato all’ergastolo l’attuale boss latitante Matteo Messina Denaro, in precedenza mai coinvolto, aprendo a nuove ipotesi investigative anche in merito alla genesi delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Esprimiamo pertanto la nostra solidarietà al Procuratore Paci, ai Magistrati di Caltanissetta e a FiammettaBorsellino, anche lei oggetto di critiche dopo che nel corso della presentazione del libro di Santoro aveva “osato” ricordare fatti inediti, citando anche nomi, che aprono a inquietanti interrogativi in merito alla gestione dell’allora Procura di Palermo di Giammanco, ma anche sulla conduzioni e l’esito di importanti indagini che erano state volute da Giovanni Falcone e che era intenzione di Paolo Borsellino proseguire e approfondire.” SCRIVO LIBERO NEWS

 

 

3.5.2021 – Caltanissetta, Familiari Vittime di mafia difendono il Procuratore Paci e Fiammetta  “A seguito dell’intervista di Massimo Giletti a Michele Santoro, andata in onda ieri sera su La7 durante la puntata di “Non è L’Arena”, riteniamo necessario intervenire a fronte delle pesanti critiche mosse al Procuratore di Caltanissetta, Gabriele Paci. Le accuse mosse da Santoro alla Procura nissena a seguito del comunicato emesso dalla stessa dopo la presentazione del libro del giornalista nel quale l’ex boss catanese Maurizio Avola narra aspetti inediti sulla strage di Via D’Amelio, ci lasciano sgomenti”. Ad affermarlo è Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari delle vittime di mafia dell’Associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”. “La Procura di Caltanissetta, che lo scorso anno ha sentito Avola in merito alla sua riferita presenza in via D’Amelio – narrata a oltre 25 anni dall’inizio della sua collaborazione con la giustizia – ha avviato accertamenti finalizzati a vagliare l’attendibilità delle dichiarazioni rese, non trovando alcun riscontro alle stesse, esprimendo quindi delle riserve sulla veridicità del racconto dell’ex boss catanese. Riserve che nel corso dello speciale mafia di Enrico Mentana – anche questo andato in onda nei giorni scorsi su “La 7” – aveva espresso pure Fiammetta Borsellinoche nel corso della puntata aveva rivolto la propria attenzione all’attività della Procura retta allora da Pietro Giammanco, e ai mancati sviluppi investigativi sulle indagini condotte dai Ros di Mario Mori e De Donno che diedero luogo alla formazione del dossier mafia-appalti, concludendo il proprio intervento in maniera tranciante: “Di depistaggio ne abbiamo già subito uno”. È sconcertante registrare – prosegue Ciminnisi – come a seguito della presentazione del libro, le parole pronunciate ieri sera da Santoro appaiano come un tentativo di delegittimazione nei confronti del Procuratore di Caltanissetta, con la precisa accusa di aver detto delle falsità, e accostando l’attuale Procura a quella dell’allora Procuratore Tinebra, negli anni in cui venne gestito il falso collaboratore Vincenzo Scarantino, nel vano tentativo di rappresentarne un tutt’uno indistinto. Abbiamo la precisa convinzione che il lavoro svolto di recente dalla Procura nissena sia stato fondamentale per disvelare i depistaggi operati in merito alla strage di via D’Amelio, nella quale persero la vita il Giudice Paolo Borsellino e i componenti della scorta. Il valore del lavoro svolto dalla Procura nissena che ha condotto le indagini è confermato dalla sentenza di primo grado che ha visto condannato all’ergastolo l’attuale boss latitante Matteo Messina Denaro, in precedenza mai coinvolto, aprendo a nuove ipotesi investigative anche in merito alla genesi delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Esprimiamo pertanto la nostra solidarietà al Procuratore Paci, ai Magistrati di Caltanissetta e a Fiammetta Borsellino, anche lei oggetto di critiche dopo che nel corso della presentazione del libro di Santoro aveva “osato” ricordare fatti inediti, citando anche nomi, che aprono a inquietanti interrogativi in merito alla gestione dell’allora Procura di Palermo di Giammanco, ma anche sulla conduzioni e l’esito di importanti indagini che erano state volute da Giovanni Falcone e che era intenzione di Paolo Borsellino proseguire e approfondire.” IL FATTO NISSENO

 

1.5.2021 – FIAMMETTA BORSELLINO: SULLA STRAGE DI VIA D’AMELIO NIENT’ALTRO CHE LA VERITA’ Fiammetta Borsellino, nella trasmissione di Enrico Mentana su la7 ha parlato del dossier “mafia-appalti”, contestualizzando fatti e testimonianze  Dovevano essere le rivelazioni, dichiarate però inattendibili dalla procura di Caltanissetta, del pentito Maurizio Avola a essere l’oggetto principale dello “Speciale mafia” di la 7, condotto da Enrico Mentana, ma a rubare la scena e spostare l’attenzione sulle cause della strage di via D’Amelio che hanno portato all’uccisione di Paolo Borsellino, è stata la figlia Fiammetta Borsellino. Per la prima volta, in prima serata, si è parlato del dossier mafia-appalti e della sua gestione da un punto di vista totalmente inedito. A farlo, appunto, non sono stati i giornalisti presenti, Michele Santoro (autore del libro “Nient’altro che la verità”, uscito ieri) e Andrea Purgatori che sposa in toto il teorema trattativa e la caccia alle “entità” non meglio definite, ma una donna che ha deciso di andare controcorrente, non adeguarsi alla narrazione unica di una certa antimafia, ma semplicemente attenendosi ai fatti riscontrati nel tempo. L’unica a sostenerla, visto che ne è stato testimone, è stato l’ex giudice di Mani Pulite Antonio Di Pietro. Ed è lui che ha ricordato il fatto che Paolo Borsellino gli chiese di fare presto per collegare le indagini siciliane con quelle di tangentopoli. Parliamo di grossi gruppi imprenditoriali del nord che erano collegati nella gestione mafiosa degli appalti. Ribadendo che in più occasioni il capitano dei Ros De Donno si rivolse a lui perché si interessasse del dossier mafia-appalti, dal momento che la procura di Palermo lo ignorava. Non solo. Contestualizzate le testimonianze di Agnese Borsellino Per la prima volta, grazie al suo accorato e coraggioso intervento, Fiammetta Borsellino ha contestualizzato le testimonianze della madre, Agnese, su ciò che le disse Paolo Borsellino. Testimonianze che nel tempo sono state forzate, adattate al teorema giudiziario, manipolando anche taluni passaggi. Una su tutte quella che riguarda i magistrati: ma diversi giornalisti e taluni pm dimenticano di riportarla nella sua interezza. Ci ha pensato Fiammetta Borsellino a ricordarlo, creando un palpabile imbarazzo in studio. Ricordiamo la vicenda. A ventiquattr’ore dai fatti di via d’Amelio, Borsellino passeggiava senza scorta sul lungomare di Carini. Con lui, soltanto Agnese, sua moglie. «Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia a ucciderlo, della quale non aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere». Queste parole esatte di Agnese furono messe a verbale in sede giudiziaria il 18 agosto 2009, preceduta da una frase: «ricordo perfettamente». In un Paese normale dovrebbe essere compito dei giornalisti d’inchiesta a riportare i fatti, ma a farlo ci ha dovuto pensare la figlia di Paolo Borsellino. Borsellino quando era a Marsala già conosceva il dossier mafia-appalti  Altro scoop televisivo, ma sempre di Fiammetta Borsellino e non dei giornalisti presenti. Spiega che c’è un passaggio della sentenza trattativa che riporta il falso. Quale? Ecco cosa scrisse la Corte nella sentenza: i giudici spiegano come non vi è la «certezza che Borsellino possa aver avuto il tempo di leggere il rapporto mafia-appalti e di farsi, quindi, un’idea delle questioni connesse, mentre, al contrario, è assolutamente certo che non vi fu alcuno sviluppo di quell’interessamento nel senso di attività istruttorie eventualmente compiute o anche solo delegate alla P.G., che, conseguentemente, possano aver avuto risalto esterno giungendo alla cognizione di vertici mafiosi, così da allarmarli e spingerli improvvisamente ad accelerare l’esecuzione dell’omicidio». Ebbene, Fiammetta Borsellino contesta aspramente questo passaggio, e lo fa con dati oggettivi. Ricorda che suo padre, quando era ancora alla procura di Marsala, ha subito voluto copia del dossier tanto da trovare spunto per sviluppare un filone di indagine sugli appalti di Pantelleria. Oltre a ciò, Borsellino stesso ha inviato il suo filone di indagine alla procura di Palermo pregando che confluisse nel dossier principale.Uno degli imprenditori citati in mafia-appalti aveva i verbali di interrogatorio di Leonardo Messina  A quanto pare sarebbe rimasta lettera morta, tanto che Borsellino lo ha ribadito nuovamente durante la sua ultima riunione del 14 luglio. Senza parlare del suo interrogatorio al pentito Leonardo Messina nel quale ha riscontrato ciò che era già scritto nel dossier mafia-appalti: il presunto rapporto del gruppo Ferruzzi – Gardini con la mafia di Totò Riina, tramite i fratelli Buscemi. Ed ecco che Fiammetta Borsellino, durante lo speciale di Enrico Mentana, lancia un altro scoop. Un fatto singolare mai riportato da alcun giornale, né tantomeno negli innumerevoli servizi giornalistici d’inchiesta. È accaduto che uno degli imprenditori che compaiono nel dossier mafia-appalti, è stato fermato dai Ros e gli hanno rinvenuto nello zaino i verbali di Leonardo Messina che erano riservati. Chi gliel’ha dati? Di certo non Paolo Borsellino. Ma com’è detto gli animi, durante la trasmissione tv, si sono surriscaldati e Purgatori ha mosso delle obiezioni a Fiammetta Borsellino sul fatto che i Ros avrebbero inviato i nomi dei politici in un secondo momento. Ed ecco cheviene rispolverata la teoria della doppia informativa. A questo punto per decostruire questa storia, trita e ritrita, basterebbe citare ciò che scrisse la Corte d’appello che ha assolto Calogero Mannino relativamente al processo stralcio sulla presunta trattativa Stato- mafia. Vale la pena riportarne qualche passaggio, perché è relativa proprio alla tesi dell’accusa per far credere che i Ros volessero proteggere i politici, in funzione della trattativa. «Non può tacersi il fatto che – scrive la Corte in merito a mafia appalti – un riverbero della grande rilevanza dell’indagine si ha in numerosi atti presenti nel processo (…) E deve inoltre osservarsi che la ricostruzione dell’organo dell’accusa appare in contrasto logico irrimediabile col fatto che i magistrati che dirigevano l’indagine dovevano tenere il controllo e la direzione, appunto, degli atti degli investigatori da loro delegati, ivi comprese quelle intercettazioni che si afferma non essere state inserite nell’informativa presentata alla Procura, e che in ogni caso avrebbero dovuto gestire e garantire anche successivamente il più adeguato sviluppo di una così significativa investigazione, che coinvolgeva il sistema corruttivo delle spartizione degli appalti pubblici in Sicilia». La procura di Caltanissetta: non trovati riscontri sulle dichiarazioni di Avola Poi va sul punto rispolverato da Purgatori: «È noto altresì che il Gip di Caltanissetta,  investito della questione della gestione di quella indagine, arrivò alla conclusione di escludere l’ipotesi della doppia informativa». Tutto scritto nero su bianco. Nel frattempo, a proposito dello scoop di Michele Santoro, la procura di Caltanisetta conferma che l’anno scorso, Avola, sentito in un interrogatorio, ha riferito della sua presenza in via D’Amelio, «a distanza di oltre 25 anni dall’inizio della collaborazione con l’autorità giudiziaria». Il pool coordinato dal procuratore aggiunto Gabriele Paci ha subito iniziato l’indagine, alla ricerca di riscontri: «I conseguenti accertamenti –scrive ieri la procura nissena – finalizzati a vagliare l’attendibilità delle dichiarazioni rese, riguardanti una vicenda ancora oggi contrassegnata da misteri e zone grigie, non hanno trovato alcuna forma di positivo riscontro che ne confermasse la veridicità. Sono per contro emersi – precisano i pm – rilevanti elementi di segno opposto, che inducono a dubitare». Quindi Santoro ha preso probabilmente un abbaglio, ma gli va dato atto che – al di là di Avola -, ha riportato la mafia nella sua reale dimensione. Non eterodiretta, nessun terzo livello, ma autonoma e indipendente da qualsiasi altro potere. In fondo, è quello che Giovanni Falcone cercava di spiegare nei libri e nei suoi innumerevoli interventi. IL DUBBIO DAMIANO ALIPRANDI