Luglio 2021 ARCHIVIO đ§ Radio Esercito Italiano intervista FIAMMETTA BORSELLINO
22.7.2021 – Lucia, Manfredi e Fiammetta, figli Paolo Borsellino/ âLa strage? Eravamo preparatiâ  Lucia, Manfredi e Fiammetta sono i tre figli di Paolo Borsellino. Il loro rapporto con papĂ Paolo è stato tutto sommato ânormaleâ. Lucia, Manfredi e Fiammetta Borsellino sono le persone che piĂš di tutte hanno conosciuto Paolo Borsellino. Insieme alla loro madre Agnese, infatti, i tre hanno condiviso molto con papĂ Paolo, dalle difficoltĂ del vivere perennemente sotto scorta allâorgoglio di essere in qualche modo associati alla lotta contro la mafia. Memori di ciò che hanno vissuto in famiglia, anche loro hanno deciso di impegnarsi nel sociale: Lucia in campo politico (è ex assessore regionale alla SanitĂ nella giunta di Crocetta), Manfredi come poliziotto e Fiammetta in qualitĂ di âportavoce ufficialeâ della famiglia Borsellino. Questâultima, in particolare, è stata per anni la piĂš defilata tra i tre fratelli, ma oggi risulta super impegnata tra interviste ed eventi organizzati per onorare la memoria del padre Fiammetta Borsellino: âAccanto a mio padre Paolo mi sentivo sicuraâ
Lucia Borsellino è nata nel 1969, Manfredi nel â72 e Fiammetta nel â73. Il loro rapporto con Borsellino (che loro chiamavano semplicemente âpapĂ â) è sempre stato normale, basato sullâascolto, sul dialogo e sui valori dellâobbedienza e del rispetto. âIl rapporto con mio padre era come quello che hanno tutte le figlie con il loro genitoreâ, ha raccontato Fiammetta a maggio in unâintervista al Giornale. âPrima che gli fosse assegnata la scorta, quando mi accompagnava a scuola scendevo sempre prima e non proprio vicino allâingresso, perchĂŠ mi vergognavo e la stessa cosa facevo quando magari rientravo la sera in compagnia di alcuni miei amici. I miei fidanzati, come capita spesso, ovviamente temevano giĂ solo di incrociare lo sguardo di mio padre sotto casa. Ho vissuto in casa con lui 19 anni e devo dire che, nonostante le scorte le minacce e le pressioni, accanto a lui mi sono sempre sentita forte, non ho mai temuto per la mia vitaâ.
Lucia, Manfredi e Fiammetta Borsellino: âLa strage? Sapevamo che sarebbe successoâ Il ruolo del bravo padre è proprio quello di trasmettere sicurezza, e Paolo â al di lĂ della sua situazione â è sempre riuscito ad assolvere al meglio a questo compito. Lâulteriore merito di Borsellino è stato quello di far sentire protetti i suoi tre figli: âNon abbiamo mai vissuto allâinterno di una campana di vetro antiproiettile nĂŠ mio padre ha mai voluto mettercene una sulla testaâ, spiega ancora Fiammetta. âNegli anni, crescendo, sono maturate nuove consapevolezze, purtroppo per niente piacevoli. Sembra brutto da dire, ma è stato un poâ come se fossimo preparati alla strage del 19 luglio in via DâAmelio. Non sapevamo quando sarebbe successo, ma sapevamo che sarebbe successo. Ma prevedere una mazzata che ti sta per arrivare tra capo e collo non allevia il dolore che ti provoca. E per noi quel giorno è iniziata una devastazione, era come se avessero annientato anche noiâ. Oggi, comunque, i tre sono sereni, e coltivano le loro carriere nel ricordo di un papĂ giusto ed esemplare. Il SUSSIDIARIO
19.7.2021 – 29° Anniversario della strage Via D’Amelio, CNDDU: proposte didattiche per ricordare  Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani commemora la strage di Via DâAmelio in occasione del suo 29° anniversario.
Erano le ore 16.58 di domenica 19 luglio 2021 quando un boato squarciava Palermo; alle 17:06 lâAnsa batteva la notizia di unâesplosione in Via DâAmelio 21.
Sotto quel fuoco, nemico della Giustizia, cadevano Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Vissuto per la giustizia sociale, per la veritĂ e per lâonore dello Stato, Paolo Borsellino è stato, assieme a Giovanni Falcone, uno dei âPadri fondatori di una nuova stagione possibile della storia, una stagione in cui la legge diventa davvero uguale per tuttiâ, (cit. Dott. Roberto Scarpinato, Procuratore Generale della Corte dâAppello di Palermo).
La Repubblica con le sue Istituzioni non è ancora riuscita a fare luce sulla strage, nĂŠ sulla trattativa tra mafia e i âpezzi deviati dello Statoâ, lasciando oscura lâenigmatica affermazione dello stesso Borsellino: âMi uccideranno quando altri lo consentirannoâ.
Ricordare Paolo Borsellino e il suo impegno per la giustizia è un dovere morale di tutti gli Italiani e di tutti coloro che intendono vivere come giusti e rafforzare la coscienza collettiva della società civile.
Negli ultimi anni della sua vita, Borsellino ebbe una particolare attenzione per i giovani. Ai quali in piĂš occasioni volle lasciare in ereditĂ le sue riflessioni. âQuando i giovani le negheranno il consenso, la mafia finirĂ â, riferiva spesso, individuandone lâantidoto nellâeducazione alla cultura della pace e della giustizia.
La mafia, dunque, si combatte nelle aule giudiziarie al pari delle aule scolastiche.
In entrambi i contesti è necessario assicurare un presupposto indefettibile: la fiducia nelle Istituzioni. Bisogna assicurare ed avvalorare il rispetto verso le istituzioni unito alla fiducia nel rigore morale di tutti coloro che le rappresentano con abnegazione.
Di recente è stata ritrovata negli archivi dell’Istituto siciliano di studi politici ed Economici (Isspe) lâinedita registrazione dellâintervento del giudice ad un convegno tenuto a Palermo nella Sala delle Lapidi nel gennaio 1989. In esso Borsellino ci indica che âLa via obbligata per la rimozione delle cause che costituiscono la forza di cosa nostra passa attraverso la restituzione della fiducia nella pubblica amministrazioneâ (trascrizione e audio).
Bisogna dunque poter individuare con chiarezza il bene dal male, serve una testimonianza di veritĂ .
In via DâAmelio 21 oggi si erge un albero della pace: un ulivo betlemita piantato per volontĂ della madre del giudice come simbolo di rinascita, solidarietĂ e giustizia per tutti i popoli. Su di esso è apposta una targa che recita âTu che vieni qui a contemplare ricorda che: non tutti i siciliani siamo mafiosi e non tutti i mafiosi sono sicilianiâ. Il fenomeno mafioso infatti ha una natura globalizzata scissa, oramai, da qualsiasi circoscrizione territoriale e sociale.
Si trova proprio in quel luogo impresso nella memoria storica del Nostro Paese nelle sue fattezze della devastazione del 19 luglio 1992. Devastazione che non ha coinvolto la borsa di Paolo Borsellino allâinterno della quale vâera lâagenda rossa con gli appunti sulle veritĂ apprese dal giudice nei 57 giorni trascorsi dalla strage di Capaci al giorno della sua morte.
VeritĂ ancora celate alla giustizia ed alla storia che, lo ribadiamo, devono essere svelate con urgenza perchĂŠ non esiste giustizia senza veritĂ .
La sparizione dellâagenda rossa rappresenta oggigiorno una macchia per la Nostra Repubblica che ci auguriamo possa presto dissolversi con il suo ritrovamento.
Ci uniamo alla denuncia di Fiammetta Borsellinoche da anni si batte per lâaccertamento della veritĂ sulla morte di suo padre, perchĂŠÂ âun Paese che non riesce a fare luce su questo mistero è un paese fermo che non può progredireâ.
In occasione della giornata, il CCNDU sollecita tutti i docenti a inviare una mail agli studenti o condividere sulle classrooms contenuti che rievochino lâimpegno di Paolo Borsellino per la Giustizia, la veritĂ e la nostra libertĂ .
Per dare un senso accettabile delle loro morti – come disse lo stesso Borsellino riferendosi allâuccisione dei magistrati Falcone e Morvillo – occorre pagare il debito che abbiamo verso di loro continuando gioiosamente la loro opera.
A noi docenti è affidata lâopera culturale, importante al pari di quella giudiziaria e ad essa complementare.
Lanciamo lâhashtag ridateci lâagenda rossa a voler alzare una richiesta comune di restituzione dellâagenda rossa di Borsellino, lâagenda di tutti gli Italiani.
âCâè un equivoco di fondo. Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto. No! La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale. Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali.â Borsellino, “Lezione sulla mafia”, 1989) Antimafia duemila
19.7.2021 – Strage di via DâAmelio, oggi sono 29 anni: gli appuntamenti  La ricorrenza dellâattentato di via DâAmelio, questâanno giunta al suo 29° Anniversario, è sempre stato un momento dedicato alla riflessione, alla memoria e alla celebrazione del sacrificio di 6 uomini dello Stato morti per aver adempiuto con onore il loro servizio alla comunitĂ . Il 19 luglio del â92 , a meno di due mesi dalla strage di Capaci, a Palermo, unâautobomba con 50 chili di tritolo esplode in via DâAmelio uccidendo il giudice Paolo Borsellino e cinque membri della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. La morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, accomunati dallâimpegno contro la mafia e dal sacrificio della vita, diede il via a una reazione che non si è ancora esaurita. Il sindaco Leoluca Orlando nellâambito delle celebrazioni di oggi del 29° anniversario della strage di via DâAmelio, conferirĂ alla Polizia di Stato la cittadinanza onoraria  che sarĂ consegnata al prefetto Lamberto Giannini, capo della polizia â direttore generale della pubblica sicurezza. Un riconoscimento a tutte le donne e a tutti gli uomini della Polizia di Stato che è simbolo di unione tra la cittĂ di Palermo e coloro che con professionalitĂ difendono ed hanno difeso i valori della giustizia, della legalitĂ e della libertĂ , anche con il sacrificio della vita. âConsegnare la cittadinanza onoraria al prefetto Giannini e simbolicamente a tutta la Polizia di Stato nel giorno della strage di via DâAmelio â ha detto il sindaco Orlando -, mi riempie di grande emozione. Ventinove anni fa venivano uccisi dalla mafia e da chi se ne è servita, appartenenti alla Polizia di Stato che con coraggio e impegno hanno servito lo Stato e creduto in un grande cambiamento culturale. Ed altre ed altri prima e dopo quel terribile 1992 hanno sacrificato la loro vita per la legalitĂ e per i valori costituzionali. Lo stesso impegno che ogni giorno, in un tempo diverso e in una Palermo non piĂš governata dalla mafia, la Polizia di Stato profonde per tutelare la legalitĂ e proteggere la comunitĂ . Il conferimento della cittadinanza onoraria, inoltre, intende fare memoria, quindi stimolare una riflessione e chiedere piena veritĂ e giustizia su tanti eccidi  che hanno segnato la storia del nostro paese e della nostra cittĂ . E dei quali sono ancora troppi i buchi neri e le domande senza rispostaâ.
Alle celebrazioni non ci sarĂ invece Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice, che spiega: âLascio che siano gli altri â dice -, la gente e chiunque ne avverta il bisogno, a ricordare e a riflettere. Io lo faccio sempre incontrando i giovani e andando nelle scuoleâ.
Le stragi di Capaci e via DâAmelio costituirono lâatto estremo della violenza mafiosa che negli anni aveva colpito gli uomini dello Stato e della societĂ civile che con intelligenza, coraggio ed alto senso del dovere si erano opposti ad un sistema perverso: la prepotenza criminale organizzata di cosa nostra.  Fu un attentato al cuore dello Stato ed alla centralitĂ delle sue Istituzioni, ordito da criminali efferati, che attraverso lâannientamento di vite e storie personali e familiari di poliziotti e magistrati, tentarono di far vacillare le solide fondamenta democratiche del nostro Paese.  Per sottolineare il significato del conferimento, che si lega non ad un momento contingente ma ad una lunga storia di onore, abnegazione e sacrificio, il Questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, ha voluto invitare alla cerimonia tutti i suoi predecessori, i Questori dei decenni precedenti, per rendere concretamente visibile quel filo ideale di continuitĂ tra tutti i poliziotti che, negli anni, si sono avvicendati nel servire la cittĂ di Palermo. Gli appuntamenti di oggi Saranno gli studenti ad aprire la giornata, alle 9, attorno allâalbero della pace, con le letture e le animazioni di ÂŤColoriamo via DâAmelioÂť e con la presentazione della sesta edizione del Concorso nazionale ÂŤQuel fresco profumo di libertĂ Âť dedicato ai temi della legalitĂ e della cittadinanza attiva. A seguire
- la visita del Questore, Leopoldo Laricchia, alle tombe del Giudice Paolo Borsellino e dei poliziotti della sua scorta alla presenza dei loro familiari ;Â
- la celebrazione, alle ore 11:00 in Cattedrale, di una Santa Messa in Suffragio, officiata dallâArcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice nella quale si raccoglieranno tutti i poliziotti di Palermo e le massime AutoritĂ locali;
- la deposizione, alle ore 17:00, di una Corona dâalloro da parte del Capo della Polizia â Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, prefetto Lamberto Giannini, presso la lapide che, allâinterno dellâUfficio Scorte della Questura di Palermo, ricorda il sacrificio dei Caduti della Polizia di Stato nelle stragi di Capaci e via DâAmelio.
- La cerimonia di deposizione presso la lapide dellâUfficio Scorte, alle ore 17:00, e quella di conferimento della Cittadinanza Onoraria, alle ore 18:00, saranno trasmesse in diretta sul profili Facebook della Questura di Palermo.
- La giornata dedicata al ricordo della strage di via DâAmelio ed al conferimento della Cittadinanza Onoraria si concluderĂ , in serata, con un concerto organizzato dalla Polizia di Stato e la cui realizzazione è stata possibile grazie al prezioso contributo e alla disponibilitĂ della Fondazione Teatro Massimo, in uno degli spazi culturali allâaperto piĂš belli della cittĂ , il Teatro di Verdura dove, a partire dalle ore 21:00, quale tangibile segno di ringraziamento verso la comunitĂ palermitana, la Polizia di Stato regalerĂ ai palermitani un concerto eseguito dalla sua prestigiosa Banda musicale, accreditata quale una delle migliori orchestre internazionali di fiati . SICILIA NEWS
19.7.2021 Gravi insinuazioni e scorrettezze contro il pm Di Matteo  Claudio Fava e la Commissione regionale antimafia dell’ArsCi risiamo. Ogni volta che si approssima la data del 19 luglio, con sistematica precisione, piovono insinuazioni e scorrettezze volte a colpire in particolare un magistrato: Nino Di Matteo.
Stavolta a colpire non sono le parole di qualche familiare vittima di mafia, ma le considerazioni della Commissione regionale antimafia dell’Ars che nei giorni scorsi ha presentato la propria relazione (la seconda per l’esattezza) sul depistaggio della strage di via d’Amelio.
Considerazioni che, ovviamente, i soliti giornaloni non hanno mancato di riportare.
E’ tutto contenuto nel capitolo dedicato a Gaspare Spatuzza, il reo confesso dellâomicidio di don Pino Puglisi, che nel 2008 si autoaccusò anche del furto della Fiat 126 usata per la strage di via DâAmelio. E’ grazie a lui se oggi su via d’Amelio è stata scritta un’altra pagina di storia.Â
La Commissione regionale parte dalla trascrizione, riportata nella richiesta di archiviazione della Procura di Messina â poi accolta dal Gip â nell’inchiesta contro i magistrati Anna Maria Palma e Carmelo Petralia, di una riunione del 22 aprile 2009 davanti la Direzione nazionale antimafia. I magistrati delle Procure di Firenze, Caltanissetta e Palermo erano stati convocati per una prima valutazione su quella collaborazione e per esprimere un parere sullâinserimento di Spatuzza nel programma di protezione.
Ebbene viene evidenziato che in quella riunione ci furono due interventi di Di Matteo, a stralci.
Entrambi estrapolati senza contestualizzare il momento in cui erano stati detti.
PerchĂŠ misurandosi con sentenze che comunque erano definitive è ovvio che l’approccio degli organi inquirenti è di cautela.
Il primo riferimento riportato dalla Commissione è il seguente: âIl dottor Di Matteo ha pure rilevato che non sempre Spatuzza, a suo giudizio, ha affermato il vero; ha aggiunto che la collaborazione di Spatuzza, a suo giudizio, non è di particolare rilevanza (âŚ)â.
Il secondo:Â âIl dott. Di Matteo ha manifestato la sua contrarietĂ alla richiesta di piano provvisorio di protezione sia perchĂŠ essa attribuirebbe alle dichiarazioni di Spatuzza una connotazione di attendibilitĂ che ancora non hanno, sia perchĂŠ le dichiarazioni di Spatuzza potrebbero mettere in discussione le ricostruzioni e le responsabilitĂ delle stragi, ormai consacrate in sentenze irrevocabili, sia perchĂŠ lâattribuzione, allo stato, di una connotazione di attendibilitĂ alle dichiarazioni di Spatuzza potrebbe indurre lâopinione pubblica a ritenere che la ricostruzione dei fatti e le responsabilitĂ di essi, accertate con sentenze irrevocabili, siano state affidate alle dichiarazioni di falsi pentiti protetti dallo Stato, e potrebbe, per tale ultima ragione, gettare discredito sulle istituzioni dello Stato, sul sistema di protezione dei collaboratori di giustizia e sugli stessi collaboratori della giustiziaâ.
Quindi nella relazione della Commissione Antimafia di Fava si conclude con gravissime insinuazioni sulla natura delle considerazioni, al tempo, del pm Di Matteo.
Partiamo da una premessa che è stata omessa. Il magistrato palermitano non è stato mai iscritto nel registro degli indagati per il depistaggio sulla strage di via d’Amelio. E’ ovvio che con queste affermazioni si cerca di tirare in ballo il consigliere togato in una vicenda che non lo riguarda.
E’ vero che nel 2009 ha espresso quelle considerazioni, ma gravemente la Commissione regionale di Fava omette ciò che è avvenuto dopo, con una ricostruzione che è parziale e che condiziona le possibili valutazioni sulla vicenda.
Ci spieghiamo meglio.
Le difficoltà di Spatuzza per ottenere la patente di attendibilità sono state ripercorse dalla Commissione regionale antimafia ricordando come nel 2010 la Commissione centrale del Viminale per la definizione e applicazione delle misure speciali di protezione, allora presieduta da Alfredo Mantovano, non lo ammise nel programma di protezione definitivo. E soltanto successivamente il Tar accolse il ricorso del collaboratore di giustizia.
PerchĂŠ fu revocato il programma di protezione a Spatuzza?
PerchĂŠ aveva fatto delle dichiarazioni su due figure di primissimo piano riferendo alla fine del 2009, nellâaula bunker di Torino, dellâincontro avuto con Giuseppe Graviano, prima dellâattentato allo stadio Olimpico. âCon espressione gioiosa â raccontò l’ex boss di Brancaccio di fatto parlando della trattativa Stato-mafia â Giuseppe Graviano mi riferisce che abbiamo chiuso tutto e ottenuto quello che volevamo grazie alla serietĂ delle persone che ci hanno messo il Paese nelle maniâ. Comâè noto, le persone in questione sono Silvio Berlusconi e Marcello DellâUtri (oggi entrambi indagati a Firenze come mandanti esterni sulle stragi) con il secondo che è condannato definitivo per concorso esterno e a dodici anni in primo grado proprio per âattentato a corpo politico dello Stato”.
Dichiarazioni che erano al di fuori dei 180 giorni previsti da una legge (assurda) in cui si delimitano i tempi per cui un collaboratore di giustizia deve dire tutto ciò che sa alla magistratura inquirente.
Quella mancata ammissione al programma di protezione fu contestata duramente proprio dal magistrato Nino Di Matteo, all’epoca pm della Dda di Palermo e presidente della giunta distrettuale dell’Anm, che si espose in piĂš sedi proprio per difendere e promuovere il programma di protezione e l’attendibilitĂ di Spatuzza.
“Per quanto ricordi, è la prima volta che si nega l’ammissione al programma di protezione per i pentiti in presenza della richiesta di ben tre Procure della Repubblica – disse nel giugno 2010 Di Matteo -. Comunque, la valutazione sull’attendibilitĂ delle dichiarazioni resta di competenza delle autoritĂ giudiziarie che hanno sentito e continueranno a sentire Gaspare Spatuzza”.
Ma di questo nulla si riporta nella relazione della Commissione parlamentare antimafia. Una grave omissione, che dimostra una certa faziositĂ nella ricostruzione.
Le valutazioni nel 2009, appare evidente, venivano effettuate nell’attesa dei dovuti riscontri. Una prassi.
Ed è gravemente scorretto, prima ancora verso i cittadini che meritano di essere messi a conoscenza di tutti i fatti, effettuare ricostruzioni parziali condite da pericolose insinuazioni.
Il vero ed il falso mescolato
Ciò di cui non si tiene mai conto nelle ricostruzioni sul depistaggio di via d’Amelio è che molte dichiarazioni di Spatuzza coincidono, incredibilmente, anche con quelle del âfalso pentitoâ Vincenzo Scarantino. La stessa Corte d’assise di Caltanissetta, nelle motivazioni del processo Borsellino Quater dedica una parte alle dichiarazioni dello Scarantino che, “pur essendo sicuramente inattendibili, contengono elementi di veritĂ ”.
Alcuni di questi elementi furono ricordati anche dal Procuratore generale Scarpinato, proprio in occasione della presentazione del precedente lavoro della Commissione regionale antimafia.
In quell’occasione venne smontato anche il caso dei verbali di confronto tra Scarantino ed i collaboratori di giustizia Cancemi, La Barbera e Di Matteo: “Quei verbali sono stati depositati in tutti i processi. Nel ‘Borsellino uno’ sono stati depositati in appello, quindi prima che il processo avesse la sua conclusione in Cassazione. Ciò significa che i giudici hanno avuto la possibilitĂ di valutare quei verbali. Nonostante quei verbali di confronto si è arrivati alla condanna di Profeta; Orofino è stato assolto nel concorso in strage ma non per il favoreggiamento; Pietro Scotto non è stato condannato nonostante la figlia di Rita Borsellino ed il marito avessero riconosciuto in lui l’operaio che qualche giorno prima era andato ad armeggiare sui fili del telefono in via d’Amelio. Ancora era accaduto che nel Borsellino bis i giudici di primo grado hanno ritenuto Scarantino inattendibile mentre la Corte d’appello, nonostante quei verbali di confronto, ha ribaltato il giudizio. Quindi ci sono 80 magistrati che hanno fatto valutazioni differenti sugli stessi verbali di confronto”.
Il segno chiaro di come il “pupo” era stato ben vestito dai depistatori rendendo ancora piĂš difficile e complesso l’accertamento della veritĂ si ha proprio nella coincidenza delle dichiarazioni tra Spatuzza e Scarantino. “E’ accaduta una cosa diabolica – ricordava sempre Scarpinato – Scarantino e Spatuzza indicano le stesse persone come partecipi della fase cruciale della strage. Scarantino dice che quando la macchina viene portata nel garage per essere imbottita di esplosivo c’erano Graviano, Tagliavia e Tinnirello, cosĂŹ come poi dirĂ in perfetta coincidenza Spatuzza. Quest’ultimo dice anche che presente era un uomo che non apparteneva a Cosa nostra. Secondo le regole della mafia quando un uomo dâonore commette un reato con un altro uomo dâonore devono essere presentati a vicenda, in caso contrario si tratta di un soggetto esterno. Ebbene abbiamo Andriotta che riferisce che Scarantino in carcere gli aveva detto che era presente anche un uomo che non era di Cosa nostra, uno specialista di esplosivi italiano. Quindi abbiamo magistrati che si trovano a dover valutare una persona che dirĂ cose costruite a tavolino con informazioni sulla fase esecutiva che coincidono con le stesse che dirĂ Spatuzza”.
Altre difficoltĂ si aggiungono quando vengono compiuti dei sopralluoghi con un altro dei falsi pentiti, Candura, che viene accusato di aver rubato la macchina. “Lui – aggiungeva il Pg – indica il luogo dove si trovava la macchina e quel luogo corrisponde a quanto fu detto dalla signora Valenti a cui l’auto fu rubata. Molti anni dopo Spatuzza dice di aver trovato la macchina in un altro posto. E la Valenti cambierĂ la sua versione. Inoltre Spatuzza, in un colloquio investigativo del 26 maggio 1998, dirĂ che la macchina è stata rubata da persone della Guadagna e che poi è stata ‘riarrubata’”.
Alla luce di tutto ciò, dunque, è evidente che la storia del depistaggio è tutt’altro che semplice e lineare.
E stupisce notare che il Presidente Claudio Fava insiste, nella sua visione unidirezionale, a non voler audire Salvatore Borsellino o il suo legale, Fabio Repici. O ancora non fa cenno alcuno, nella relazione, all’indagine sulla trattativa Stato-mafia che ha visto le pesantissime condanne in primo grado contro boss, ufficiali dell’arma e ex senatori.
Un processo che, guarda caso, ha visto come protagonista, assieme agli altri membri del pool Teresi-Tartaglia e Del Bene, proprio Nino Di Matteo.
Nelle ricostruzioni viene omesso il dato che quest’ultimo è uno di quei magistrati che ha impegnato la propria vita proprio nella ricerca della veritĂ sulle stragi ed in particolare sui mandanti esterni che si celano dietro ad esse.
La storia dice che è lui ad aver condotto proprio a Caltanissetta inchieste pesantissime, assieme al collega Luca Tescaroli, che si sono sviluppate negli anni successivi, come quelle su âAlfa e Betaâ (ovvero Silvio Berlusconi e Marcello DellâUtri) oppure sulla presenza in via dâAmelio di Bruno Contrada, che fu anche accusato di concorso in strage (e poi archiviato).
Si dimentica troppo spesso che, rispetto alle indagini del Borsellino bis (uno dei due processi oggetto di “revisione”), Di Matteo si occupò di esse solo marginalmente. Diversamente istruĂŹ in toto le indagini sul âBorsellino terâ che portarono alla condanna di tutti i capi della Commissione provinciale e regionale, tracciando il percorso delle indagini sui cosiddetti mandanti esterni.
E invece ogni scusa diventa buona per colpire il magistrato e delegittimarlo.
Tutto all’interno di una “campagna” che, purtroppo, ha visto coinvolti anche familiari vittime di mafia, una in particolare, cioè Fiammetta Borsellino.
Un fatto tanto grave quanto pericoloso, considerato che Di Matteo è oggetto di una condanna a morte espressa direttamente dal Capo dei capi Totò Riina e dal super latitante Matteo Messina Denaro.  Una condanna a morte emessa âperchĂŠ si è spinto troppo oltreâ, racconta il collaboratore di giustizia Vito Galatolo secondo quanto richiesto, appunto, dal Messina Denaro.
Ci sono inchieste, come quella della trattativa, che sono scomode. CosĂŹ come scomodi sono i magistrati che non si arrendono nella ricerca della veritĂ .
Una Commissione regionale antimafia che lavora nel nome del popolo siciliano dovrebbe essere capace di andare oltre la politica o l’ideologia in cui viene offerta una ricostruzione monca.
Un peccato se si considera che, per alcuni aspetti nella relazione della Commissione ci sono degli spunti di interesse come ad esempio l’esistenza di unâinformativa dei servizi che giĂ pochi giorni dopo la strage di Capaci lanciava lâallarme sulla vita di Paolo Borsellino; il depistaggio di Maurizio Avola e gli approfondimenti sulla presenza di uomini âdei serviziâ in Via DâAmelio.
Un punto su mafia-appalti  Tornando alla trattativa va ricordato che essa rientra perfettamente tra i motivi dell’accelerazione della strage, ben piĂš di quel rapporto mafia-appalti sbandierato a destra e manca come la risoluzione di ogni mistero. La Commissione regionale non prende posizione, ma riporta le parole di Roberto Scarpinato che cosĂŹ sintetizzata la vicenda da una parte confermando il clima tumultuoso, al tempo, all’interno della Procura di Palermo. Dall’altra conferma le omissioni nel rapporto: âQuando noi abbiamo lâinformativa, nel febbraio â91, non sappiamo che câè una intercettazione tra Lima e un soggetto coinvolto negli appalti. Viene ucciso Lima, i Carabinieri non ci dicono niente, non ci dicono che esiste una intercettazione che riguarda Salvo Lima neppure dopo lâomicidio. Questa cosa come si spiega secondo lei? Nellâinformativa del 1991, ben 900 pagine, non si citano queste intercettazioni: spuntano soltanto nel settembre del 1992 dopo che ci sono stati gli articoli di stampa in cui dice che la Procura di Palermo è insana⌠Cosa hanno fatto i Carabinieri? Quale è la scelta che hanno fatto? Io, sinceramente, questo non lo so. Quello che è inammissibile è che da parte di alcuni si spaccia lâarchiviazione temporanea con lâarchiviazione dellâinchiesta, tutta, che è un falso perchĂŠ lâinchiesta non fu mai archiviata, continuòâŚâ.
Scarpinato ha anche confermato di aver personalmente avvisato Borsellino degli sviluppi dellâindagine prima dell’archiviazione del 14 luglio. âGlielo avevo detto io: ‘abbiamo deciso di concentrarci su quelle posizioni forti in modo da avere la legittimazione della Corte di Cassazione⌒. Il problema quale era? Archiviare venti posizioni che poi si potevano riaprire in qualsiasi momento, perchĂŠ la archiviazione è momentanea? Si disse dellâarchiviazione di mafia-appalti: ma quando mai è stata archiviata mafia-appalti?â.
Ed infine concludeva: âUna serie di falsitĂ su questa storia è stata messa in giro proprio per creare unâartificiosa connessione di questa vicenda con la strage di via DâAmelio. Questo risponde allâinteresse difensivo di alcuni imputati, e questo è pienamente legittimo, ma io credo che corrisponda allâinteresse ulteriore di molti che hanno interesse a blindare la causale della strage di Via DâAmelio dentro Cosa nostra, tagliando fuori invece tutti pezzi deviati dei Serviziâ.
Altro spunto nella relazione della Commissione Fava è il dato che giĂ nel 1998 Spatuzza, in un colloquio investigativo con i giudici Pier Luigi Vigna e Piero Grasso (allâepoca capo e vice della procura nazionale antimafia), per la prima volta disse che la storia della strage di via DâAmelio, come raccontata dal falso pentito Vincenzo Scarantino, era una balla, autoaccusandosi e spiegando perchĂŠ Scarantino aveva mentito accusando se stesso e altri innocenti di reati mai compiuti.
Ad onor del vero Spatuzza, diede indicazioni giĂ un anno prima, sempre davanti gli stessi giudici, addirittura aggiungendo di âfare attenzione a Milano 2â. In quale processo riferĂŹ del colloquio investigativo? Neanche a dirlo. Nella trasferta romana del processo trattativa Stato-mafia presso l’aula bunker di Rebibbia. Dove anche Di Matteo era presente.
Ma anche questo, ovviamente, è l’ennesimo dato omesso.
Quindi, a nostro giudizio, lo ribadiamo, dietro alla relazione del Presidente Claudio Fava c’è un intento che non guarda alla ricerca della veritĂ . Piuttosto a quei facili consensi, soprattutto da quei partiti che hanno perso i grandi ideali per i quali sono stati fondati, per poi diventare falsi movimenti politici al servizio del potere.
Consensi sempre utili con l’approssimarsi delle elezioni politiche-amministrative. Giorgio Bongiovanni ANTIMAFIA DUEMILA
17.7.2021 – Borsellino: figlia Fiammetta, non sarò a Palermo Nessuna polemica, lascio che siano altri a ricordare e riflettere  , 17 LUG – “In questi giorni non sarò a Palermo”, dice Fiammetta Borsellinomentre si prepara a lasciare la cittĂ alla vigilia delle manifestazioni per la strage di via D’Amelio. “Lascio ora – aggiunge la figlia del magistrato ucciso 29 anni fa con la scorta – che siano gli altri, la gente e chiunque ne avverta il bisogno, a ricordare e a riflettere. Io lo faccio sempre incontrando i giovani e andando nelle scuole”.  Non c’è un risvolto polemico nella decisione. I tre figli di Borsellino e, fino a quando era in vita, la moglie Agnese hanno sempre mantenuto un profilo riservato. E assicurato la loro presenza solo in alcune occasioni. (ANSA).
17.7.2021 – Anniversario della strage di via D’Amelio, Fiammetta Borsellino: “Non sarò in cittĂ ”  La figlia del magistrato si prepara a lasciare la cittĂ alla vigilia delle manifestazioni in ricordo del padre e degli agenti di scorta uccisi. “Che siano gli altri, la gente e chiunque ne avverta il bisogno, a ricordare e a riflettere”. Salvatore Borsellino: “Con Paolo ancora in vita, la trattativa Stato-mafia non sarebbe mai potuta andare avanti”
“In questi giorni non sarò a Palermo”. CosĂŹ Fiammetta Borsellino mentre si prepara a lasciare la cittĂ alla vigilia delle manifestazioni per la strage di via D’Amelio.
LunedĂŹ saranno trascorsi 29 anni dall’eccidio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. “Lascio ora – aggiunge la figlia del magistrato all’Ansa – che siano gli altri, la gente e chiunque ne avverta il bisogno, a ricordare e a riflettere. Io lo faccio sempre incontrando i giovani e andando nelle scuole”. Non c’è un risvolto polemico nella decisione. I tre figli di Borsellino e – fino a quando era in vita – la moglie Agnese hanno sempre mantenuto un profilo riservato, assicurando la loro presenza solo in alcune occasioni. In via D’Amelio ci sarĂ invece Salvatore Borsellino, il fratello del magistrato. Che torna sulle ipotesi di depistaggio e su chi “non vuole che venga fuori la veritĂ su quanto accadde quella maledetta domenica”. “Tante volte si dice che lo Stato non può processare se stesso – afferma all’Adnkronos -. Sono stati proprio pezzi deviati dello Stato che hanno intavolato la trattativa. E quella trattativa, con Paolo ancora in vita, non sarebbe mai potuta andare avanti. Paolo doveva morire per potere portare avanti quella scellerata trattativa e doveva anche sparire la sua agenda rossa”.
17.7.2021 – Anniversario Borsellino, la figlia Fiammetta: “Non sarò a Palermo” LunedĂŹ saranno trascorsi 29 anni dalla strage di via D’Amelio“In questi giorni non sarò a Palermo”, dice Fiammetta Borsellino  mentre si prepara a lasciare la cittĂ alla vigilia delle manifestazioni per la strage di via D’Amelio. “Lascio ora – aggiunge la figlia del magistrato ucciso 29 anni fa con la scorta – che siano gli altri, la gente e chiunque ne avverta il bisogno, a ricordare e a riflettere. Io lo faccio sempre incontrando i giovani e andando nelle scuole”. Non c’è un risvolto polemico nella decisione. I tre figli di Borsellino e, fino a quando era in vita, la moglie Agnese hanno sempre mantenuto un profilo riservato. E assicurato la loro presenza solo in alcune occasioni.
Alla vigilia dell’anniversario arriva poi anche la presa di posizione del fratello, Salvatore: “La veritĂ su via D’Amelio – dice – si saprĂ , purtroppo, solo quando tutti gli attori di questa scellerata storia saranno morti…”. Salvatore Borsellino, maglietta rossa e cappellino intonato, è seduto sotto l’albero piantato in via D’Amelio per tenere vivo il ricordo del fratello Paolo Borsellino e dei cinque agenti di scorta uccisi nella strage del 19 luglio 1992. Incontra dei bambini a cui racconta chi era il giudice ucciso dalla mafia. Ma parla anche di Rita Borsellino, la sorella. Poi, il viso si rabbuia, e parla del “depistaggio sulla strage”, anzi “dei depistaggi” e di chi “non vuole che venga fuori la veritĂ su quanto accadde quella maledetta domenica”. “Tante volte si dice che lo Stato non può processare se stesso – dice in una intervista all’Adnkronos – E sono stati proprio pezzi deviati dello Stato che hanno intavolato la trattativa. E quella trattativa, con Paolo ancora in vita, non sarebbe mai potuta andare avanti. Paolo doveva morire per potere portare avanti quella scellerata trattativa e doveva anche sparire la sua agenda rossa”.
Per Salvatore Borsellino “il depistaggio comincia nel momento in cui un capitano dei carabinieri si allontana dalla macchina di Paolo con la sua borsa che poi viene rimessa nel sedile, sperando in un ritorno di fiamma dell’inferno che c’era in via D’Amelio. E sperando che andasse tutto perduto, compresa la borsa. Ma su questo non si è mai veramente indagato, perchĂŠ se è vero che il capitano Arcangioli è stato assolto dal reato di avere sottratto l’agenda, a mio avviso si sarebbe dovuto indagare su che fine abbia fatto l’agenda di mio fratello e chi fine ha fatto prima che borsa venisse restituita alla moglie e alla figlia”.
15 LUGLIO 2021 – ARIDIOCESI DI PALERMO  PROIEZIONE SPECIALE IN OCCASIONE DEL FESTINO DEL DOCUFILM DI TV2000 âIL DONO DELLA LUNAâ Tv2000 organizza una proiezione speciale a Palermo del docufilm di Tv2000 âIl dono della lunaâ, in occasione del 397° Festino di Santa Rosalia e lâanniversario della strage di via DâAmelio (19 luglio). Appuntamento giovedĂŹ 15 luglio ore 21.30 sul sagrato della Cattedrale, subito dopo la messa conclusiva delle celebrazioni per la santa patrona della cittĂ . Intervengono: lâarcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, Fiammetta Borsellino e il direttore di Tv2000, Vincenzo Morgante. âIl dono della Lunaâ, diretto da Gianni Vukaj, scritto con Beatrice Bernacchi e prodotto da Tv2000Factory, intreccia tre storie che prendono forma attraverso la voce di Antonio, un bambino palermitano che ama gli eroi, le storie epiche dei cavalieri e le loro gesta, colleziona Pupi e cita a memoria lâOrlando Furioso. Ă lui il cantastorie che introduce nella vita quotidiana di tre famiglie ferite per mano della mafia. Tra queste quella di Paolo Borsellino attraverso unâintensa testimonianza di Fiammetta, la figlia del giudice ucciso con gli uomini della scorta dalla mafia a Palermo in via dâAmelio il 19 luglio 1992. âBellezza e amore â sottolinea Fiammetta Borsellino â sono le parole dominanti nella nostra vita. Mio padre anche nei momenti piĂš difficili non smetteva mai di sorridere anche utilizzando come antidoto alla paura lâironia, che permetteva di sdrammatizzare. Il 19 luglio 1992 noi eravamo ragazzi adolescenti, tra i 19 e i 22 anni. A quellâetà è facile lasciarsi un poâ andare e se non si trovano delle risorse interiori. Abbiamo scelto la strada della vita, se non avessimo fatto cosĂŹ avremmo totalmente sconfessato quelli che sono stati gli insegnamenti di mio padreâ. âIl tema della lotta alle mafie â dichiara il direttore di Tv2000, Vincenzo Morgante â lo abbiamo voluto trattare da unâangolatura diversa rispetto al consueto privilegiando le testimonianze intime e personali dei famigliari delle vittime di mafia. Il racconto di Fiammetta Borsellino va proprio in questo senso. La sua narrazione del padre Paolo â aggiunge il direttore Morgante â fa emergere la grandezza di un uomo non solo sul fronte civile e giudiziario ma anche nel rapporto speciale con i figli e con la fedeâ. âLa mafia è âunâinvenzione dellâuomo e solo lâuomo può sconfiggerlaâ. Siamo partiti da qui con Beatrice Bernacchi autrice insieme a me di questo docufilm â spiega il regista Gianni Vukaj â convinti che la mafia si combatte prima di tutto cambiando la mentalitĂ mafiosa nella vita di tutti i giorni di ognuno di noi. âIl dono della Lunaâ è un docufilm di 75 minuti, tre capitoli, tre storie di vita quotidiana di famiglie italiane che hanno perso un caro per mano della mafiaâ.  Trailer: https://youtu.be/OMSVJQTtGpw
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12.7.2021 – Strage via DâAmelio: Palermo, giovedĂŹ sera proiezione del docufilm di Tv2000 âIl dono della lunaâ con mons. Lorefice, Fiammetta Borsellino e Morgante Fiammetta Borsellino nel docufilm “Il dono della luna” di Tv2000 In occasione del 397° Festino di Santa Rosalia e del ventinovesimo anniversario della strage di via DâAmelio che ricorre il 19 luglio, Tv2000 organizza una proiezione speciale a Palermo del docufilm âIl dono della lunaâ. Lâevento è in programma per giovedĂŹ 15 luglio con inizio alle 21.30 sul sagrato della cattedrale, subito dopo la messa conclusiva delle celebrazioni per la santa patrona della cittĂ . Interverranno lâarcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, Fiammetta Borsellino e il direttore di Tv2000, Vincenzo Morgante.  âIl dono della Lunaâ, diretto da Gianni Vukaj, scritto con Beatrice Bernacchi e prodotto da Tv2000Factory, intreccia tre storie che prendono forma attraverso la voce di Antonio, un bambino palermitano che ama gli eroi, le storie epiche dei cavalieri e le loro gesta, colleziona Pupi e cita a memoria lâOrlando Furioso. Ă lui il cantastorie che introduce nella vita quotidiana di tre famiglie ferite per mano della mafia. Tra queste quella di Paolo Borsellino attraverso unâintensa testimonianza di Fiammetta, la figlia del giudice ucciso con gli uomini della scorta dalla mafia a Palermo in via DâAmelio il 19 luglio 1992.  âBellezza e amore â sottolinea Fiammetta Borsellino â sono le parole dominanti nella nostra vita. Mio padre anche nei momenti piĂš difficili non smetteva mai di sorridere anche utilizzando come antidoto alla paura lâironia, che permetteva di sdrammatizzare. Il 19 luglio 1992 noi eravamo ragazzi adolescenti, tra i 19 e i 22 anni. A quellâetà è facile lasciarsi un poâ andare e se non si trovano delle risorse interiori. Abbiamo scelto la strada della vita, se non avessimo fatto cosĂŹ avremmo totalmente sconfessato quelli che sono stati gli insegnamenti di mio padreâ.  âIl tema della lotta alle mafie â dichiara Morgante â lo abbiamo voluto trattare da unâangolatura diversa rispetto al consueto privilegiando le testimonianze intime e personali dei famigliari delle vittime di mafia. Il racconto di Fiammetta Borsellino va proprio in questo sensoâ. âLa sua narrazione del padre Paolo â aggiunge il direttore di Tv2000 â fa emergere la grandezza di un uomo non solo sul fronte civile e giudiziario ma anche nel rapporto speciale con i figli e con la fedeâ.
12.7.2021 – Tv 2000: docufilm ‘Il dono della luna’ a Palermo per Festino Proiezione davanti Cattedrale, Testimonianza Fiammetta Borsellino  (ANSA) – PALERMO, Proiezione speciale a Palermo del docufilm di Tv2000 ‘Il dono della luna’, in occasione del 397° Festino di Santa Rosalia e l’anniversario della strage di via D’Amelio (19 luglio). Appuntamento giovedĂŹ 15 luglio ore 21.30 sul sagrato della Cattedrale, subito dopo la messa conclusiva delle celebrazioni per la santa patrona della cittĂ . Intervengono l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, Fiammetta Borsellino e il direttore di Tv2000, Vincenzo Morgante.  ‘Il dono della Luna’, diretto da Gianni Vukaj, scritto con Beatrice Bernacchi e prodotto da Tv2000Factory, intreccia tre storie che prendono forma attraverso la voce di Antonio, un bambino palermitano che ama gli eroi, le storie epiche dei cavalieri e le loro gesta, colleziona Pupi e cita a memoria l’Orlando Furioso. Ă lui il cantastorie che introduce nella vita quotidiana di tre famiglie ferite per mano della mafia. Tra queste quella di Paolo Borsellino attraverso un’intensa testimonianza di Fiammetta, la figlia del giudice ucciso con gli uomini della scorta dalla mafia a Palermo in via D’Amelio il 19 luglio 1992. “Bellezza e amore – sottolinea Fiammetta Borsellino – sono le parole dominanti nella nostra vita. Mio padre anche nei momenti piĂš difficili non smetteva mai di sorridere anche utilizzando come antidoto alla paura l’ironia, che permetteva di sdrammatizzare. Il 19 luglio 1992 noi eravamo ragazzi adolescenti, tra i 19 e i 22 anni. A quell’età è facile lasciarsi un po’ andare e se non si trovano delle risorse interiori. Abbiamo scelto la strada della vita, se non avessimo fatto cosĂŹ avremmo totalmente sconfessato gli insegnamenti di mio padre”.“Il tema della lotta alle mafie – dichiara il direttore di Tv2000, Vincenzo Morgante – lo abbiamo voluto trattare da un’angolatura diversa rispetto al consueto privilegiando le testimonianze intime e personali dei famigliari delle vittime di mafia. Il racconto di Fiammetta Borsellino va proprio in questo senso. La sua narrazione del padre Paolo – aggiunge Morgante – fa emergere la grandezza di un uomo non solo sul fronte civile e giudiziario ma anche nel rapporto speciale con i figli e con la fede”. (ANSA).