25.5.1992 – Martirio di uomini del Sud

 
Martirio di uomini del Sud Martirio di uomini del Sud L’amicizia legava scorta e giudice. Pochi giorni fa aveva rassicurato i suoi famigliari : «Non c’è da aver paura, nessun pericolo, il giudice Falcone sa come combattere la mafia».
Antonio Montinaro avrebbe compiuto 30 anni a settembre.
Era nato a Calimera, un piccolo centro della provincia di Lecce. Nonostante avesse una scorza da duro, Montinaro ne parlava con dolcezza e con affetto: «Non si può non rispettarlo. Ce ne fossero altri come lui, per la mafia sarebbe tutto più difficile». Avrebbe voluto raccontarlo in un libro, Falcone: «Lo scriverò diceva – racconterò le mie esperienze e diventerò ricco», e forse scherzava, forse no.
In polizia Montinaro ci era arrivato per convinzione a 19 anni. La scuola di polizia, poi il servizio in giro per l’Italia, infine Palermo. Qui aveva conosciuto una ragazza napoletana, Concetta Marcines Mauro, poi fu trasferito a Bergamo. «Fu lui a chiedere di tornare a Palermo – racconta la sorella Luigina – voleva stare con Concetta, sposarsi».
A Palermo il matrimonio, due figli (Gaetano ha 5 anni, Giovanni 6 mesi) e l’impegno del maxiprocesso a Cosa Nostra accanto al «giudice blindato».
Era un fedelissimo, specializzato alla scuola di polizia in Sardegna.
Da quando il magistrato si era trasferito a Roma per assumere la direzione degli affari penali del ministero di Grazia e Giustizia, il poliziotto incontrava Falcone, per fargli da scorta, durante i suoi fine settimana a Palermo.
A Calimera è stato proclamato il lutto cittadino. Martedì sarà una giornata di lutto anche a Triggiano, in provincia di Bari, il paese di Rocco Di Cillo, l’altro poliziotto morto nell’attentato. Trent’anni, Di Culo a Palermo aveva conosciuto Alba, voleva sposarsi tra un anno e tornare in Puglia per vivere vicino alla sua famiglia. Aveva frequentato la facoltà di ingegneria a Bari, poi nell’87 era entrato in polizia. Dopo il corso di perfezionamento in Sardegna, era stato trasferito a Palermo ed assegnato al servizio scorte, al fianco di Giovanni Falcone.
Per non allarmare la famiglia Rocco, che era con il giudice anche ai tempi del primo attentato, le aveva raccontato di essere stato destinato ad un compito più comodo, in ufficio.
Con Antonio e Rocco c’era Vittorio Schifano. Poliziotto palermitano, ventottenne, da due anni Schifano faceva parte della scorta del giudice Giovanni Falcone, un incarico coinciso con il matrimonio con Rosaria da cui aveva avuto un bambino a marzo. Lavorava nell’ombra, poco appariscente come tutti, fatta eccezione per Montinaro, l’allegrone del gruppo, che ai cronisti prometteva scoop sensazionali. Tonio Aitino LA STAMPA