Relazione DIA
La relazione sul secondo semestre della Direzione investigativa antimafia in Parlamento mostra una struttura rimasta immutata con 24 “locali“ presenti in tutta la regione Lombardia
Resta immutata la struttura criminale organizzata nella camera di controllo denominata “la Lombardia“, con 24 locali presenti in tutta la regione e in collegamento con la casa madre reggina. Per quanto riguarda la criminalità organizzata siciliana, in Lombardia questa è dotata di una spiccata autonomia, sebbene mantenga forti i legami con l’area geografica di origine. «Anche per tale matrice criminale, il core business è rappresentato dall’infiltrazione del tessuto economico nei settori maggiormente attrattivi: attività ricettive e di ristorazione, commercio di autoveicoli, edilizia, attività connesse al ciclo del cemento».
Per quanto riguarda la camorra, il rapporto della Dia evidenzia che, in territorio lombardo, questa tende ad operare in maniera occulta con modalità operative diverse e più funzionali alla gestione degli affari, per destare il minore allarme sociale possibile e non attrarre le attenzioni delle istituzioni preposte a vigilare. «Sebbene meno visibile sul territorio, la criminalità campana non è da ritenersi meno pericolosa per invasività e capacità di nuocere al tessuto sociale e imprenditoriale legale».
Per quanto riguarda infine la criminalità organizzata pugliese, «si sono registrate incursioni di gruppi criminali pugliesi, non necessariamente riconducibili alla criminalità mafiosa, indirizzati al compimento di reati inerenti al traffico di armi, di stupefacenti ovvero alla commissione di rapine complesse ai danni di caveau, depositi o furgoni blindati, oppure semplici estorsioni».
Non manca anche la criminalità straniera, che opera soprattutto in traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione, tratta di essere umani.
Il fenomeno si caratterizza per la presenza organizzazioni di matrice albanese e nordafricana, o provenienti dall’Africa sub sahariana, Senegal, Gambia, Nigeria «che sovente interagiscono tra loro e con soggetti collegati alla criminalità italiana, anche con proiezioni transnazionali». IL GIORNO 29.11.2024
Le organizzazioni mafiose hanno da tempo trasformato i propri tratti distintivi adattando, ai mutamenti sociali, nuovi modus operandi criminali mediante competenze più raffinate, ma sempre finalizzate al “controllo” del territorio.
Se da un lato i sodalizi hanno mostrato la tendenza a rinunciare, se non in casi strettamente necessari, all’utilizzo della forza di intimidazione intesa come manifestazione di violenza, dall’altro si è assistito all’evoluzione della strategia mafiosa verso contesti economico-imprenditoriali, specie nei territori caratterizzati da un tessuto imprenditoriale fortemente sviluppato, avvalendosi sempre più spesso di compiacenti professionisti finanziari e tributari. In questo senso l’infiltrazione silente dell’economia da parte dei sodalizi ha come scopo anche quello del controllo dei settori economici più redditizi al fine di facilitare le attività di riciclaggio dei capitali illeciti e al contempo aumentare, in un circolo vizioso, le possibilità di incrementare i profitti derivanti dai canali legali dei mercati. Sono questi gli elementi messi in evidenza nella Relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia.
Nella Provincia di Milano, l’11 luglio 2023, a Milano, Lecco, Roma e Catanzaro, nell’ambito di attività coordinata dalla Procura di Reggio Calabria, la DIA ha eseguito la confisca282 di quote societarie relative a 4 società attive nel settore informatico, delle scommesse e delle lotterie, nonché di 2 beni immobili e alcune disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa 1,6 milioni di euro, riconducibili a un pluripregiudicato.
Segnalazioni Operazioni Sospette – Nel semestre in esame, sebbene si sia registrato un calo di circa il 6,6% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, il numero delle SOS complessivamente analizzate ammonta comunque a 74.980, valore superiore di circa il 7,6% in più rispetto al 2021 e il 24% in più rispetto al 20202. Inoltre, l’analisi delle menzionate SOS ha comportato l’esame delle posizioni di 762.207 soggetti (di cui 450.153 persone fisiche). Peraltro, è emersa la riconducibilità di 391 SOS al fenomeno Covid 193 e di 158 SOS ad “anomalie connesse all’attuazione del PNRR”.
Province Como e Varese
Nel contesto territoriale di Varese e di Como si richiamano alcune conferme giudiziarie di interesse. Il 16 gennaio 2023, il GUP del
Tribunale di Milano, a seguito di rito abbreviato, ha pronunciato la sentenza21 di condanna nei confronti di 14 imputati nell’ambito
19 20 21 OCC n. 27781/2020 RGNR e 13155/2020 RG GIP emessa il 6 giugno 2023 dal Tribunale di Milano.
Decreto di fermo di indiziato di delitto n. 9601/15 RGNR emesso l’8 maggio 2023 dalla DDA di Reggio Calabria. Sentenza n. 15909/2022 RGNR e 15622/2022 RG GIP.
“Doppio Binario”22 della DDA di Milano.
L’operazione, conclusa nel febbraio 2022 dalla Guardia di finanza di Varese e Milano, aveva disvelato l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata all’emissione ed utilizzo di fatture per operazoni inesistenti, bancarotta e somministrazione illecita di manodopera con l’aggravante del metodo e dell’agevolazione mafiosa.
Nei mesi di gennaio23 e febbraio24 2023, la Corte di Cassazione ha pronunciato due sentenze di condanna nei confronti di 8 soggetti imputati nel procedimento “Krimisa” articolato sulle infiltrazioni26 della cosca FARAO-MARINCOLA di Cirò Marina (KR) fra le province di Milano e Varese, tramite il locale di Legnano (MI)-Lonate Pozzolo (VA), proiezione territoriale della consorteria calabrese.
Ancora il 27 aprile 2023 è stata pronunciata dal Tribunale di Como, a seguito di rito ordinario, la sentenza di condanna di 8 soggetti imputati nell’ambito del processo “Cavalli di razza”, la cui operazione, coordinata dalle DDA di Milano, Reggio Calabria e Firenze, si era conclusa nel novembre 2021 con l’esecuzione di oltre cento misure cautelari nei confronti di soggetti contigui alla cosca MOLÈ-PIROMALLI di Gioia Tauro (RC).
Agli indagati vennero contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, usura, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione. Con la recente sentenza il Tribunale di Como ha condannato gli 8 imputati, nei confronti dei quali è stata esclusa l’aggravante dell’essere l’associazione armata (ex art. 416 bis comma 4 c.p.).
LOMBARDIA
Nel semestre le evidenze giudiziarie hanno fatto registrare, in forma pressoché esclusiva, gli esiti di indagini incentrate sul traffico espaccio di stupefacenti, talvolta organizzato in forma associativa e con caratteristiche di transnazionalità. In alcune di tali inchieste
è altresì affiorata la presenza, in posizioni di vertice, di alcune figure contigue ad organizzazioni mafiose calabresi e campane attive nelle rispettive regioni di origine; pur tuttavia, dai provvedimenti analizzati, non risultano formulate, a carico di alcuno, contestazioni per ipotesi di reato ex art. 416 bis c.p. e/o per specifiche circostanze aggravanti ex art. 416 bis, co 1 c.p. Si conferma comparto del narcotraffico il ricorso, da parte di diverse strutture criminali, a prescindere dal loro livello di organizzazione, agli innovativi canali di comunicazione nel tentativo di eludere l’azione di contrasto: dark web e piattaforme di comunicazione cryptografate sono, infatti, i nuovi strumenti che si sono rapidamente diffusi tra narcotrafficanti e pusher.
Le attività delle Forze di polizia e della DIA nel semestre sono proseguite sul piano più squisitamente preventivo mediante le verifiche antimafia nei confronti delle imprese interessate alle opere collegate al PNRR e a quelle connesse alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. In tale quadro, si è mantenuta costante l’azione di contrasto da parte delle Prefetture con l’adozione di provvedimenti interdittivi1 che hanno riguardato per lo più imprese aventi legami con la ‘ndrangheta.
Il contesto regionale, caratterizzato da un modello economico e produttivo efficiente e trainante2, rappresenta per i gruppi criminali
di tipo mafioso un’ottima opportunità di riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti e per questo da infiltrare senza ricorrere a metodi violenti.
Ricerca di consenso e di accettazione da parte degli operatori economici è l’obiettivo di organizzazioni come la ‘ndrangheta il cui consenso sociale è in crescita, proprio perché soggetti, la cui appartenenza a contesti mafiosi è conclamata, sono considerati dagli operatori socio-economici locali interlocutori affidabili con i quali concludere affari.
L’infiltrazione della criminalità organizzata calabrese nell’economia lombarda è altresì desumibile dalle interdittive3 disposte dalle Prefetture nel primo semestre 2023, prevalentemente riconducibili a società con elementi di criticità collegati alla ‘ndrangheta.
In tema di beni sequestrati e confiscati, i dati dell’ Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati
e Confiscati alla criminalità organizzata, aggiornati al 30 giugno 2023, vedono la Lombardia in una posizione rilevante a livello
nazionale in quanto, con 3.285 immobili confiscati, è al quinto posto dopo Sicilia (16.601), Campania (6.593), Calabria (5.056) e
Lazio (3.594).
Nelle territori dei distretti di Corte d’Appello di Milano e Brescia, la presenza di compagini riconducibili alla criminalità
organizzata calabrese è stata confermata da numerose operazioni registrate dal 2005 sino al 31 dicembre 2022. La consistenza
di molti gruppi è stata ridimensionata dall’azione di contrasto delle istituzioni nonostante il loro particolare dinamismo li renda
sfuggenti. Ciò a causa delle continue fasi di rigenerazione e rinnovamento strutturale, non sempre desumibili dalle evidenze
investigative/giudiziarie, dell’innesto di nuovi sodali ovvero dall’interazione con altri sodalizi, anche di differente matrice o
provenienza geografica.
La principale struttura organizzativa di ‘ndrangheta, la cosiddetta camera di controllo, denominata appunto, la Lombardia, è sovraordinata ai locali presenti nella Regione e in collegamento con la casa madre reggina. Nella Regione, risulterebbero operativi 24 locali di ‘ndrangheta nelle province di Milano (locali di Milano, Bollate, Bresso, Cormano, Corsico-Buccinasco, Pioltello, Rho, Solaro, Legnano- Lonate Pozzolo (VA)), Como (locali di Erba, Canzo-Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco – Cermenate), Monza-Brianza (locali di Monza, Desio, Seregno e Giussano, Lentate sul Seveso, Limbiate), Lecco (locali di Lecco e Calolziocorte) e Pavia (locali di Pavia e Voghera).
Per quanto attiene invece le matrici criminali di estrazione siciliana e campana, pur non disponendo, contrariamente alla
‘ndrangheta, di specifiche pronunce giudiziarie che ne attestino il radicamento, non si esclude la presenza in specifiche aree territoriali di proiezioni anche significative5 di cosa nostra e camorra.
Per quanto riguarda le infiltrazioni nell’economia legale in Lombardia, lo straordinario flusso di capitali immesso nel sistema
economico italiano dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), può rappresentare un’opportunità per le organizzazioni criminali che, con particolare evidenza in questo territorio, hanno una forte vocazione imprenditoriale. Nell’opera di monitoraggio e prevenzione adottata dalle Prefetture delle province lombarde nel semestre in esame sono stati emessi complessivamente 25 provvedimenti interdittivi.
Dall’esame dei provvedimenti interdittivi emessi, è emersa una propensione dei gruppi criminali mafiosi a essere presenti in una
pluralità di settori economici e imprenditoriali.
Quello della ristorazione è risultato indubbiamente il più attrattivo
Con riferimento alla ‘ndrangheta sono emersi interessi anche nell’edilizia, in ambito immobiliare e nella manutenzione e riparazione di autoveicoli, come accertato in sede di istruttorie antimafia svolte dalla Prefettura di Milano, che hanno consentito di emettere 3 provvedimenti interdittivi a carico di altrettante aziende attive nei citati settori economici. Le Prefetture di Varese e Lecco, inoltre, hanno disposto singoli provvedimenti a carico di imprese attive, rispettivamente, nella raccolta di rifiuti solidi urbani e nella formazione per le imprese.
L’interesse di gruppi delinquenziali, anche non collegati alla criminalità organizzata, permane pure nella commissione dei reati connessi allo stoccaggio di rifiuti in discariche, false dichiarazioni spesso contestuali ad ipotesi di riciclaggio, autoriciclaggio e fatturazioni per operazioni inesistenti.
Tali pratiche criminali risultano particolarmente remunerative poiché garantiscono profitti ragguardevoli a fronte di un rischio sanzionatorio inferiore ad altre ipotesi di reato. Le operazioni concluse nel semestre non hanno attestato il coinvolgimento diretto della criminalità organizzata nel business del traffico illecito di rifiuti, facendo emergere piuttosto gli interessi illeciti di imprenditori senza scrupoli attivi nel settore.
Per quanto attiene alla criminalità straniera, le operazioni di polizia giudiziaria condotte in Lombardia fanno ritenere che questasia presente ed operante in vari settori, con particolare riguardo ai reati predatori, al traffico di stupefacenti e allo sfruttamento della prostituzione. Relativamente alla gestione dello spaccio di stupefacenti, il fenomeno si caratterizza essenzialmente per la presenza di organizzazioni di origine albanese e nordafricana e/o provenienti dall’Africa sub sahariana (Senegal, Gambia, Nigeria, etc.), che sovente interagiscono tra loro e con soggetti collegati alla criminalità italiana, con proiezioni in altri Paesi europei come Belgio, Olanda e Spagna. Provincia di Milano e area metropoli.
ARCHIVIO RELAZIONI PRECEDENTI