L’incontro ha rappresentato il momento conclusivo di un percorso educativo incentrato sull’educazione civica, iniziato nei mesi scorsi con la lettura del volume “Paolo sono” di Alex Corlazzoli
A poco più di un mese dal 23 maggio, “Giornata della Legalità”, promossa dal 2002 dal Ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone con l’intento commemorare le vittime di tutte le mafie, mantenendo vivo il ricordo del sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, oltre trecento studentesse e studenti del Comprensivo di Govone, Scuola polo regionale delle Avanguardie Educative, hanno avuto la fortuna e l’onore di poter dialogare, seppure a distanza, con la dottoressa Fiammetta Borsellino.
L’incontro ha rappresentato il momento conclusivo di un percorso educativo incentrato sull’educazione civica, iniziato nei mesi scorsi con la lettura del volume “Paolo sono” di Alex Corlazzoli, Giunti editore, e il cui obiettivo è stato quello di avvicinare e approfondire il tema scottante della mafia attraverso il taccuino immaginario di Paolo Borsellino.
Salutata con entusiasmo dalla Dirigente scolastica, prof.ssa Laura Ragazzo, che ha sottolineato l’importanza del testimoniare e della memoria, dai numerosi docenti e dall’ampio, giovane pubblico di bambine, bambini, ragazze e ragazzi, la dottoressa Borsellino, in collegamento da Palermo, non si è sottratta alle numerose domande, rivolte anche dai piccoli delle scuole primarie di Castellinaldo e Govone.
Al quesito “Che cos’è la mafia?”, la figlia del compianto giudice siciliano ha affrontato questioni fondamentali come la natura della stessa, da lei definita attraverso parole forti come “paura, intimidazione e violenza”, ponendo l’accento su un’organizzazione gerarchica, quasi feudale, il cui scopo è sempre stato quello di accumulare denaro attraverso attività illecite quali il traffico di stupefacenti o il gioco d’azzardo, solo per citarne alcune.
Ricordando le parole del padre, “La lotta alla mafia non può essere delegata solo alla magistratura…”, Fiammetta Borsellino ha sottolineato l’importanza dell’impegno personale, quotidiano, basato sul rispetto vero delle regole, sulla convivenza, sull’essere sentinelle ma anche sulla capacità di non arrendersi, denunciare e chiedere aiuto in caso di necessità.
Questo messaggio di responsabilità comune è cruciale, soprattutto per le nuove generazioni, che devono essere educate al rispetto delle regole e alla denuncia di comportamenti illeciti. In risposta alla domanda “Che cosa le ha lasciato suo padre?”, frutto della sete di conoscenza di uno dei giovani intervenuti, l’illustre relatrice ha evidenziato alcuni valori che hanno accompagnato la vita del giudice Borsellino e che lui ha saputo trasmettere ai suoi figli: impegno, onestà, coraggio.
Nonostante il dolore per la perdita, si è detta orgogliosa dell’eredità trasmessale dal padre, invitando i giovani a coltivare la cultura e l’istruzione come strumenti fondamentali nella lotta contro la mafia
Al termine ha messo in guardia contro i rischi dell’indifferenza e dell’isolamento, sottolineando l’importanza di apprezzare la bellezza dell’arte e della musica come antidoto alla cultura mafiosa. In sintesi, l’incontro non solo ha celebrato la memoria di Paolo Borsellino, ma ha anche rappresentato un’importante lezione di vita per il giovane pubblico, incoraggiandolo a una cittadinanza attiva e consapevole nella lotta per la legalità e la giustizia. LA VOCE DI ALBA 15.4.2025