PASQUA 1991. Paolo Borsellino era in vacanza a Pantelleria con la sua famiglia. Erano giorni tranquilli, lontani dal lavoro e dal caos della grande città: la signora Agnese guardava il dottor Borsellino negli occhi, sorridevano, qualcuno prese in mano una macchina fotografica e immortalò quell’istante. Quell’isola non era un posto qualunque per i due coniugi e per i loro figli: era un rifugio sicuro, quel mare custodiva dei ricordi bellissimi. Il giudice ci tornava ogni volta che poteva e quando si specchiava sulle acque limpide della costa ripercorreva i racconti sull’Africa che da bambino gli faceva suo zio Ciccio. La bellezza mozzafiato di Pantelleria lo aiutava a colmare la nostalgia e a vivere la libertà. Il 1991 era un anno particolare: il 5 novembre venne arrestato Vincenzo Calcara, esponente della famiglia mafiosa di Castelvetrano, che un mese Pasqua1991. Paolo Borsellino era in vacanza a Pantelleria con la sua famiglia. Erano giorni tranquilli, lontani dal lavoro e dal caos della grande città: la signora Agnese guardava il dottor Borsellino negli occhi, sorridevano, qualcuno prese in mano una macchina fotografica e immortalò quell’istante. Quell’isola non era un posto qualunque per i due coniugi e per i loro figli: era un rifugio sicuro, quel mare custodiva dei ricordi bellissimi. Il giudice ci tornava ogni volta che poteva e quando si specchiava sulle acque limpide della costa ripercorreva i racconti sull’Africa che da bambino gli faceva suo zio Ciccio.
La bellezza mozzafiato di Pantelleria lo aiutava a colmare la nostalgia e a vivere la libertà. Il 1991 era un anno particolare: il 5 novembre venne arrestato Vincenzo Calcara, esponente della famiglia mafiosa di Castelvetrano, che un mese dopo scelse di parlare con Borsellino. Calcara gli rivelò di aver ricevuto dal suo capo Francesco Messina Denaro, padre del superlatitante Matteo, l’incarico di ucciderlo. Era quasi tutto pronto, l’esecuzione si sarebbe dovuta effettuare con un fucile di precisione o con un’autobomba. Alla fine Calcara non fece nulla e dopo la cattura decise appunto di collaborare con la giustizia. “Lei deve sapere che io ero ben felice di ammazzarla”, disse il pentito al magistrato. Poco dopo gli chiese di poterlo abbracciare e lui gli avrebbe risposto: “Nella mia vita tutto potevo immaginare, tranne che un uomo d’onore mi abbracciasse”.
Il 23 maggio 1992, poi, la stage di Capaci. “Falcone è morto fra le mie braccia, senza però riprendere conoscenza”, disse il dottor Borsellino, ormai consapevole che lui sarebbe stato il prossimo bersaglio. Due mesi dopo, Cosa nostra tirò fuori dal cassetto quel piano rimasto incompiuto e lo mise in pratica. Alle 16:58 del 19 luglio 1992, una Fiat 126 imbottita di tritolo, parcheggiata sotto l’abitazione della madre in via D’Amelio a Palermo, esplose uccidendo Borsellino e i cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Il resto è storia.dopo scelse di parlare con Borsellino. Calcara gli rivelò di aver ricevuto dal suo capo Francesco Messina Denaro, padre del superlatitante Matteo, l’incarico di ucciderlo. Era quasi tutto pronto, l’esecuzione si sarebbe dovuta effettuare con un fucile di precisione o con un’autobomba. Alla fine Calcara non fece nulla e dopo la cattura decise appunto di collaborare con la giustizia. “Lei deve sapere che io ero ben felice di ammazzarla”, disse il pentito al magistrato. Poco dopo gli chiese di poterlo abbracciare e lui gli avrebbe risposto: “Nella mia vita tutto potevo immaginare, tranne che un uomo d’onore mi abbracciasse”. Il 23 maggio 1992, poi, la stage di Capaci. “Falcone è morto fra le mie braccia, senza però riprendere conoscenza”, disse il dottor Borsellino, ormai consapevole che lui sarebbe stato il prossimo bersaglio. Due mesi dopo, Cosa nostra tirò fuori dal cassetto quel piano rimasto incompiuto e lo mise in pratica. Alle 16:58 del 19 luglio 1992, una Fiat 126 imbottita di tritolo, parcheggiata sotto l’abitazione della madre in via D’Amelio a Palermo, esplose uccidendo Borsellino e i cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Il resto è storia. TELEJATO NOTIZIE
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