La sua presenza a Palermo e i presunti legami con vertici di Cosa Nostra erano già emersi decenni fa in indagini della Procura di Caltanissetta, ma finirono in un fascicolo archiviato per manifesta fragilità. Eppure, come un déjà-vu, la pista nera ritorna ciclicamente, alimentata ogni volta da un documento “decisivo” che, alla prova dei fatti, non dimostra nulla.
Non solo. Viene anche bacchettato l’avvocato Fabio Repici che, nel 2023, in commissione Antimafia, presieduta da Chiara Colosimo, ha dato per certo un episodio, in realtà completamente smentito.
Oggi, affidarsi alla memoria dei protagonisti dell’epoca è deleterio per tutti. Che valore possono avere, se non contribuire alla strategia della confusione che regna in questo momento?
Tutto ciò si basa sostanzialmente sul racconto di Maria Romeo, ex compagna del pentito Alberto Lo Cicero. Quest’ultimo, morto di cancro, non affiliato a Cosa Nostra (da ricordare che mentì dicendo di esserlo), ma autista del boss Tullio Troia. Nel racconto della Romeo, interrogata dall’allora procuratore generale Scarpinato, emerse la “certezza” del coinvolgimento del nero nella strage di Capaci. Non solo. Tutto ciò troverebbe riscontro nella famosa “nota Cavallo”: il documento presentato come prova decisiva di tale tesi.
Dopo quell’interrogatorio svolto innanzi alla procura generale di Palermo, il 3 dicembre del 2021, arriva la trasmissione di Rai3 Report, che il 30 maggio del 2022 porta la donna in prima serata, che svela – aggiungendo altri elementi rispetto all’interrogatorio che fece in precedenza – questa presunta verità.
Una ricostruzione minimalista. Ma quando i magistrati le contestano la “nota Cavallo” – un appunto del 1992 dove lei stessa, sempre de relato, colloca Delle Chiaie in Sicilia prima della strage – il suo racconto si trasforma. Improvvisamente, afferma che Delle Chiaie fu a Palermo nell’aprile 1992, durante la campagna elettorale, per “contatti politici”. Aggiunge dettagli: una telefonata concitata con un misterioso “Mario”, un sopralluogo a Capaci per procurarsi esplosivi, persino un incontro tra Delle Chiaie e il boss Mariano Tullio Troia. Ma ogni nuovo passaggio si scontra con le versioni precedenti.
Le presunte rivelazioni su Delle Chiaie a Borsellino? Non trovano traccia negli atti, né nelle memorie dei colleghi del magistrato. Dietro le incongruenze affiora un profilo personale turbolento.
I Carabinieri la descrivono come una donna con problemi di alcolismo, ossessionata dall’ottenere lo status di collaboratrice. Dettagli che gettano luce sulle sue motivazioni strumentali, aggravate dal fatto che molte “rivelazioni” esplodono solo dopo la morte di Lo Cicero, quando non può più smentirla.
Tutti i maggiori pentiti che hanno partecipato alla strage di Capaci smentiscono categoricamente la presenza dei neofascisti.
Tutti tranne Francesco Onorato, che per la procura nissena è credibile. Invece no. Come sottolinea il gip, è stato escusso in data successiva al clamore mediatico-giudiziario suscitato da due servizi televisivi andati in onda da Report. Inutile dire che la suggestione è evidente. E non sarebbe la prima volta.
Strage di Capaci, archiviata l’inchiesta sulla ‘pista nera’
Ci sono voluti due anni per sviluppare l’ultimo capitolo di indagine sulla bomba di Capaci.
E, adesso, la procura di Caltanissetta è arrivata a una conclusione ben precisa: “Nella fase ideativa ed esecutiva della strage del 23 maggio 1992 non ci fu il coinvolgimento di soggetti collegati ad ambienti della destra eversiva tra cui il noto Stefano Delle Chiaie, uno dei fondatori della formazione politica “Avanguardia nazionale”, della cui presenza a Palermo in epoca antecedente alle stragi del 1992 erano emerse tracce”.
Il gip di Caltanissetta Santi Bologna ha condiviso le considerazioni del pool coordinato dal procuratore Salvatore De Luca e dell’aggiunto Pasquale Pacifico, archiviando il fascicolo. Lo scrive l’edizione di Palermo di Repubblica.
“È certo – ha scritto il giudice nel provvedimento depositato il 23 aprile scorso – che nessun elemento utile a ricostruire un ruolo di Delle Chiaie nella strage di Capaci possa trarsi dalle dichiarazioni dei testimoni ascoltati”. A chiamare in causa Stefano Delle Chiaie era stato l’ex brigadiere dei carabinieri Walter Giustini, che sosteneva di aver saputo dell’estremista di destra dal mafioso Alberto Lo Cicero. Anche la moglie di Lo Cicero, Maria Romeo, aveva sostenuto di aver ricevuto dichiarazioni importanti, a proposito di incontri fra Delle Chiaie e il boss Mariano Tullio Troia, nella primavera del 1992.
La donna aveva addirittura parlato di un “sopralluogo” di Delle Chiaie e di Alberto Lo Cicero a Capaci. Maria Romeo ha parlato anche di un colloquio fra Lo Cicero e Paolo Borsellino, al palazzo di giustizia di Palermo dopo la strage Falcone. «Lo Cicero mi disse di aver riferito a Borsellino che aveva accompagnato Delle Chiaie per un sopralluogo a Capaci, insieme a un altro soggetto”.Nei mesi scorsi, Maria Romeo aveva pure rilasciato un’intervista a Report su questi temi. Ma, adesso la procura di Caltanissetta bolla come inattendibili le dichiarazioni della donna, e anche quelle dell’ex brigadiere Giustini.La richiesta di archiviazione è firmata non solo dai sostituti procuratori nisseni Nadia Caruso, Davide Spina e Claudia Pasciuti, ma anche dai sostituti procuratori nazionali Domenico Gozzo e Francesco Del Bene, che sono stati applicati al fascicolo. ANSA