Il gomitolo rosso

 

Il gomitolo rosso

La piccola fabbrica del pool antimafia

Cos’è la mafia?

La mafia (o le mafie), in qualunque forma organizzativa si mostri sul territorio, è un’organizzazione criminale,

politica ed economica

che ha per fine il raggiungimento del massimo guadagno.

La via più efficace ed illecita per raggiungere tale scopo

è il consenso sociale,

che le cosche realizzano attraverso la gestione

del credito a usura,

del pizzo,

con la partecipazione economica alle imprese in difficoltà garantendo a queste la

concessione ricattatoria di ingenti somme.

Le cosche sono impegnate in ogni forma di criminalità comune, attive altresì nel narcotraffico, nella prostituzione, nel caporalato di manodopera, nei servizi alle imprese edili e alle attività commerciali in genere e in particolari casi nello smaltimento illecito di rifiuti pericolosi.

Come si riconosce un mafioso?

La figura storica del criminale gretto e ignorante non è mai tramontata, tuttavia si può assistere ad una specializzazione nel travestimento.

Le nuove figure di supporto e di favoreggiamento delle cosche spesso si manifestano con “stile” soffice,

professionisti inappuntabili,

assidui frequentatori degli studi più in vista e

disponibili a recepire le necessità di un ceto medio sempre più povero e di imprenditori oggi davvero a rischio fallimento.

Tali personaggi non sono la “zona grigia”,

ma un vero e proprio esercito di burocrati

che si arricchisce con il nutrimento economico

delle cosche alle quali sono vicini e

per le quali operano.

La “zona grigia” esiste esclusivamente nel consenso sociale che le cosche e gli uomini o le donne ad esse prossimi assicurano nel territorio, necessario per i loro affari più o meno evidenti.

La “zona grigia” è la mafiosità, ovvero la pigrizia civile e la disponibilità attiva di tutti coloro che non essendo mafiosi aiutano la mafie.

Il mafioso si riconosce sia nel metodo che nel fine delle proprie attività e non è mai occulto, anzi ha tutto l’interesse di suggerire “scorciatoie”, elusioni, omissioni, evasioni, al fine di garantire più facili guadagni e più consenso per la propria organizzazione, nei confronti di tutti coloro siano per vocazione o per necessità disponibili a collaborare.

Accadde a Palermo

Tra il 1980 e il 1988 ebbe origni e si rafforzò a Palermo l’idea di un pool, una squadra di magistrati e di investigatori capace di condividere l’indagine e le informazioni. Ne fecero parte, tra gli altri, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Fu iniziato da Rocco Chinnici e Gaetano Costa, e interpretato magistralmente con la guida di Antonino Caponnetto. I primi due, consiglieri istruttori (gli attuali Pubblico Ministero) furono uccisi proprio perché avevano assicurato alla giustizia molti boss, proprio grazie ad un metodo nuovo, che aboliva nei fatti le divisioni tra magistrati e inchieste, tra uffici e sezioni del Tribunale, rivoluzionando anche il sistema di controllo del potere istituzionale da anni praticato da Cosa Nostra all’interno del sistema giudiziario.

Oggi, con il nuovo Codice di Procedura Penale, l’esistenza di questi gruppi di lavoro nelle più importanti Procure della Repubblica (in particolare, Milano, Firenze, Napoli, Reggio Calabria e Palermo) è un fenomeno diffuso e ricorrente, previsto e disciplinato dal Codice stesso.

Il gomitolo rosso

Sin dal principio tutti i protagonisti del pool erano legati da un “filo rosso” di amicizie e attenzione reciproca. Allo stesso modo si vuole indirizzare, grazie ad uno strumento low cost e diffuso, come un gomitolo di lana rossa, il lavoro pedagogico sui giovani, legandoli simbolicamente tra loro.

Tale patto è una strategia comune di impegno prioritariamente nel mondo quotidiano, capace per mutua assistenza di non scadere nella retorica e nella confusione: la legalità o la costruzione della giustizia, mafia o mafiosità, essere o subire? Possono queste essere alcune domande semplici per iniziare un discorso sociale e pedagogico sul bullismo e sulle dipendenze in età adolescenziale e giovanile.

Oltre al rispetto delle regole sociali dei contratti e delle collaborazioni professionali serve un nuovo protagonismo di tutti gli attori sociali, imprese, sindacati e istituzioni che impegni la politica a tenere la barra dritta sulla legalità e sulla giustizia sociale. Attraverso la costruzione del proprio pool sociale, piccolo, artigianale, nato a scuola. Come l’amicizia e il primo amore.

Momenti

Laboratori di due ore ciascuno in cui descrivere – attraverso foto e video – il periodo in cui nasce il pool storico e il contesto sociale dell’epoca. La prima ora di descrizione e la seconda di discussione e di raccolta delle istanze dei ragazzi, delle loro percezioni, dei loro utili pregiudizi.

Strumenti

Video, foto e pratica collettiva, in gruppi e in azioni condivise

Finalità

Diffondere la cultura della giustizia e della democrazia, senza ideologia e soprattutto senza retorica.

Prodotto

Ogni gruppo di giovani “produrrà” il proprio pool secondo lo schema originale e si dedicherà alla costruzione di un elaborato multimediale, frutto di una propria inchiesta. Tale prodotto sarà presentato al pubblico presso il Tribunale di Firenze o nelle sedi che verranno indicate.