PSF con la FIM a Roma contro le mafie

“Il Progetto San Francesco è il nostro tentativo di rispondere ad una semplice quesito: cosa fare come organizzazioni protagoniste del mondo del lavoro a favore della cultura

Dispositivo finale CG


“Il Progetto San Francesco è il nostro tentativo di rispondere ad un semplice quesito: cosa fare come organizzazioni protagoniste del mondo del lavoro a favore della cultura della giustizia. Secondo noi occorre innanzi tutto comprendere che nella crisi vi sono tutte le spinte necessarie per la realizzazione sia di un nuovo modello sociale rifondato sulla responsabilitá collettiva e sia di un nuovo blocco sociale che contrasti, in sinergia, le mafie quali principale problema nazionale. Infatti le tre anomali italiane della corruzione, dell’evasione fiscale e del crimine organizzato mafioso rappresentano un drammatico freno allo sviluppo e al progresso occupazionale, oggi non più sostenibile” con queste parole Battista Villa ha salutato l’accoglienza del Consiglio Generale  della FIM Cisl nazionale a Roma. “Siamo convinti che occorre rinforzare i legami produttivi e culturali tra le istituzioni e le associazioni di rappresentanza del mondo del lavoro, impegnandosi in un progetto di “bilateralità sociale allargata”, rispettosi delle identità e specialmente delle responsabilità di ciascuno. Questa crisi sottolinea il valore economico e culturale del pool antimafia voluto da Costa, Chinnici e Caponnetto, oggi da rinnovare il un pool sociale antimafia, appunto centrato su una nuova strategia ampia di contrasto delle cosche nel mondo del lavoro”, ha continuato Villa, presidente del Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco, concludendo poi con uno specifico riguardo della Fim Cisl “il sindacato dei metalmeccanici entrando con questa convinzione nel Progetto San Francesco lo rigenera e lo rafforza con nuove specifiche proposte, proseguendo un cammino popolare e federativo a sostegno della Cisl e di un sindacato rinnovato nella società”. Mentre Alessandro de Lisi, direttore del centro studi antimafia ha sottolineato i rischi di distrazione e di retorica legati agli ultimi drammatici fatti emiliani “In Italia non si muore accidentalmente ed esclusivamente a causa del maltempo o del terremoto, poiché la speculazione edile criminale e la delega esagerata e senza controllo a subappaltatori privi di scrupoli e di ignoranza del carattere geologico del territorio sono espressioni direttamente collegate al comportamento mafioso. Il Progetto San Francesco con la campagna di petizione popolare “Ricicliamoli!” Chiede al Governo di destinare il 35% dei soldi confiscati ai mafiosi alla ricostruzione e al lavoro in Emilia, mentre il 21% del denaro recuperato dall’evasione vada al prestito sociale per l’avvio o il consolidamento di piccole e medie imprese ad alto valore sociale, tutto attraverso una rete di microcredito tracciato e certificato. La Filca, la Fiba e il Siulp hanno iniziato un percorso storico di responsabilità nella lotta al consenso sociale delle mafie, alla mafiosità, a quella zona grigia in cui gli affari sono affari convergenti tra apparente legalità, omertà di convenienza e strutturata criminalità. Come dimostrato da molte sentenze ormai il danno maggiore delle azioni mafiose ricade sempre sui lavoratori e sui giovani e costa troppo alle imprese, complessivamente per oltre il 3% dell’impegno produttivo. Adesso il campo criminale di sperimentazione più importante é quello della finanza collegata ai circuiti di delocalizzazione, verso quei mercati ancora disponibili ad investimenti di riciclaggio enormi, mentre in Italia le cosche “comprano” il debito di famiglie e imprese in difficoltá aumentando esponenzialmente il loro consenso sociale. Per questo adesioni strutturate come il sindacato metalmeccanici al Progetto San Francesco, insieme a quelli del circuito agroalimentare in alcune regioni, o del settore delle poste o della scuola, rendono disponibili nuove eccezionali energie a sostegno del lavoro degli investigatori e della magistratura di prima linea, od anche a favore di importanti processi innovativi di responsabilitá sociale come quelli di Confindustria con Ivan Lo Bello e Antonello Montante. Questo il miglior modo di celebrare il lavoro e l’impegno di Falcone e Borsellino a vent’anni dal loro assassinio”.

 

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