Venti anni fa la strage di Capaci, nella quale morirono Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, sua
moglie, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro agenti in servizio di scorta della Polizia di Stato.
Nessuno, da allora in poi, poté dirsi sicuro in una città che non aveva saputo riconoscere e salvare i suoi figli migliori.
Tuttavia oggi sappiamo che le intuizioni di Falcone sono divenuti strumenti sociali e giuridici per sconfiggere, speriamo presto, la mafia. La Cisl nazionale, le federazioni dei bancari e degli edili, il Siulp hanno dato vita da tempo al centro studi sociali contro le mafie «Progetto San Francesco». Il suo obiettivo: aiutare sindacalisti ed imprenditori a riconoscere la mafia, a combatterla, promuovendo una collaborazione tra lavoratori, sindacalisti, prefetti, questori, sindaci per contrastare ogni eventuale pericolo di infiltrazione mafiosa nelle aziende del territorio.
Se ne è parlato al convegno promosso dalla Cisl al polo tecnologico di Navacchio. Presente Alessandro De Lisi, Direttore del Centro Studi Sociali contro le mafie “Progetto San Francesco”: «oggi la mafia dà lavoro all’uomo, per costruire intorno a sé consenso e fedeltà». Ma un lavoro o un prestito ottenuto da un mafioso rema contro il bene comune.
Con lui hanno portato la loro testimonianza il primo cittadino di Cascina Alessio Antonelli, il segretario nazionale della Filca Domenico Pesenti, quello regionale Massimo Bani, il segretario regionale della Fiba Stefano Biondi, il segretario confederale della Cisl Maurizio Petriccioli. Assente, perché impegnato in Sicilia, Leonardo Guarnotta, presidente del Tribunale di Palermo.
L’annuncio del segretario provinciale Gianluca Federici: «anche la Cisl di Pisa aderisce al “Progetto San Francesco».