‘NDRANGHETA: a TABULARASA L’ANALISI DI PRESTIPINO SU COSCHE E LA LORO AZIONE



(ANSA) – REGGIO CALABRIA, 28 LUG – “La società calabrese oscilla tra il contagio e l’immunità dal fenomeno ‘ndranghetistico. Molto dipenderà dalle contingenze storiche, soprattutto a Reggio Calabria”. E’ stato Filippo Veltri, responsabile della redazione calabrese dell’Agenzia Ansa, a dialogare, coadiuvato dai direttori di Strill.it Giusva Branca e Raffaele Mortelliti, il dibattito della ventesima serata del contest ‘Tabularasa – La Frontiera’, organizzato da Strill.it ieri sera presso la Torre Nervi di Reggio Calabria. La manifestazione ha avuto come protagonisti il Procuratore Aggiunto della Dda di Reggio Calabria Michele Prestipino Giarritta ed il capo della Squadra Mobile di Roma Renato Cortese, che fino a pochi mesi fa ricopriva lo stesso incarico a Reggio Calabria. Veltri ha introdotto la discussione citando l’ultimo libro di Prestipino ‘Il contagio’. ”Fino a pochi anni fa – ha sostenuto il Procuratore aggiunto – si aveva addirittura paura di pronunciare la parola ‘ndrangheta, come se fosse, appunto, quasi realisticamente contagiosa o infettiva. Si parlava genericamente, in convegni ed incontri pubblici, di criminalità organizzata, organizzazioni criminali, ma mai di ‘ndrangheta. Oggi questa percezione è mutata: una serie di sentenze attesta, infatti, l’esistenza della ‘ndrangheta come organizzazione unitaria”. Quando Veltri ha aggiunto alla discussione Renato Cortese chiedendogli quali potessero essere, da esperto conoscitore di entrambe le realtà sociali, i tratti in comune tra la Palermo degli Anni Novanta e l’attuale città di Reggio Calabria, il capo della Squadra Mobile di Roma ha evidenziato una molteplicità di sviluppi simili. ”Quando nel 1996 – ha detto – prendemmo Brusca, Palermo era una città vuota. La sensibilità dei cittadini verso la lotta alla mafia era quasi del tutto assente. Dieci anni dopo, quando arrestammo Provenzano, fu tutto diverso. Lo stesso è avvenuto a Reggio Calabria: sono state eseguite negli ultimi tempi numerose operazioni di polizia che hanno trasmesso, interpretandole, un messaggio di fiducia e di speranza ai cittadini”. Il giornalista Filippo Veltri ha successivamente introdotto il tema dell’area grigia. ”Come possono i cittadini avere fiducia – si è chiesto Cortese – quando un bene sequestrato alla ‘ndrangheta rimane ancora nella disponibilità del boss di turno?”. Sui collaboratori di giustizia, invece, Prestipino ha precisato che ”essi sono, insieme allo strumento delle intercettazioni, una delle due fonti più importanti per la lotta alla ‘ndrangheta. I collaboratori di giustizia sono la dimostrazione che, all’interno di una famiglia ‘ndranghetista, si può anche evitare di diventare mafiosi grazie ad un enorme sforzo di responsabilità. Ciò è ancora più difficile per le donne, viste come distruttrici dell’assetto culturale mafioso”.