È già iniziata la corsa verso il rating

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di Lionello Mancini

Di Lionello Mancini

Per quanto il dato emerso sia ufficioso, è di grande interesse per il suo profilo qualitativo, specie se raffrontato con la scarsità di soggetti affluiti nelle white list, predisposte per otto categorie produttive della filiera dell’edilizia.

Se decine di imprenditori e di società con un fatturato minimo di due milioni si dichiarano a posto sotto ogni aspetto, si aprono ai controlli preventivi e “prenotano” il rating, significa che lo strumento lanciato a gennaio da Confindustria intercetta (finalmente) un bisogno reale: quello che da alcuni anni spinge una parte del mondo imprenditoriale a veder distinti i comportamenti virtuosi da quelli che lo sono meno, la trasparenza dall’opacità, il prodotto di qualità da quello piazzato grazie all’aggancio politico (magari con mazzetta incorporata).

La platea dei potenziali richiedenti, stimata sulla base del fatturato, è di 120-130mila soggetti, ma la sproporzione non deve trarre in inganno. L’afflusso finora registrato è assai significativo, anche perché chi si è già fatto avanti si è mosso praticamente al buio, visto che a oggi esiste soltanto il regolamento dell’Authority (varato meno di un mese fa nella sua versione definitiva), mentre tardano ad arrivare i decreti ministeriali dell’Economia e dello Sviluppo economico, indispensabili a dare l’esatta misura della premialità annessa al rating, in termini di accesso ai finanziamenti pubblici e al credito privato.

Le domande che si vanno accumulando negli uffici del Garante del mercato indicano dunque un nuovo apprezzamento per il dato reputazionale da parte di imprese per le quali, ancora prima di conoscere entità e modalità dei vantaggi promessi, sembra valere il fattore distintivo di questa nuova certificazione basata sui risultati dell’impegno soggettivo.

Se poi gettiamo uno sguardo all’andamento delle white list – strumento finora specificamente orientato alla prevenzione da infiltrazioni criminali – la differenza di “gradimento” balza subito agli occhi. Al momento, infatti, le imprese inserite nelle white list sono in tutto 27. Venticinque a Milano, per partecipare ai lavori di Expo 2015, e due a L’Aquila, iscritte per la ricostruzione in Abruzzo. Davvero poche, anche se presto dovrebbero aggiungersene altre per la partecipazione ai lavori post-sisma dell’Emilia.

Sole 24 Ore 10.12.12

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