Dalla Calabria nuove iniziative contro le cosche

 

di Lionello Mancini

Stanno lavorando in silenzio ormai da un anno e fra due giorni si presenteranno alla Calabria (ma non solo, vogliamo sperare): il 15 gennaio,a Cittanova, nel cuore della provincia reggina, prenderà ufficialmente vita il primo spin off “continentale” di Professionisti liberi, il comitato con sede a Palermo che raccoglie in Italia oltre 1.700 tra ingegneri, architetti, geologi, medici, commercialistie tante altre categorie professionali.

Questo gruppo interdisciplinare è nato cinque anni fa nella scia delle scelte antimafia di Confindustria Sicilia, a loro volta maturate in un contesto di metodica repressione da parte dello Stato e di azioni civili di gruppi quali Addiopizzo e LiberoFuturo.
Professionisti, dunque, per i quali l’aggettivo “liberi” sottolinea un impegno etico e deontologico forte, tanto da entrare a volte in dialettica con le regole giudicate blande o scarsamente applicate in vigore negli Ordini.
Senza cedere a facili entusiasmi, va sottolineato che la nascita dei Professionisti liberi in Calabria rappresenta, in questa difficile regione,un ulteriore segnale garantito, come altri,da una forte cifra di serietà.
Ci riferiamo, per esempio, alla recente creazione di una sezione della Federazione antiracket a Cosenza, città lungamente descritta come zona franca dalle estorsioni e dalle influenze mafiose, per poi scoprire che la finta tranquillità era solo il frutto di paura e isolamento di commercianti e imprenditori.
Anche a Cosenza sono serviti mesi di prudenti contatti riservati tra gli animatori dell’antiracket e gli operatori locali, fino a consolidare la determinazione necessaria per uscire allo scoperto.  
«La sezione Fai di Cosenza è una novità di grande importanza, così come il comitato dei Professionisti liberi Calabria. Sono la trama di una stessa rete» spiega l’architetto lametino Maria Teresa Morano, tra i protagonisti del lavorìo incessante e silenzioso di tessitura civile.
Un impegno efficace, per nulla appariscente, ma – quel che è peggio – spesso misconosciuto dalle istituzioni locali, più aduse a derive affaristiche che non all’attenzione verso quanto accade fuori dai Palazzi.
«Non dobbiamo limitarci a incoraggiare imprenditori, commercianti e consumatori ad affiancare apertamente lo Stato. Proprio il tipo di economia della regione ci ha spinti a valorizzare il ruolo dei professionisti, per definizione attivi al centro di interessi che richiedono più trasparenza, autorevolezza ed etica che non in altre zone del Paese. Mi riferisco anche ai professionisti che lavorano dentro le amministrazioni e gli enti pubblici».

Analisi realistica e condivisibile, tanto da aver raccolto, per la presentazione di Cittanova, testimonial di alto profilo: dal milanese Umberto Ambrosoli a Tano Grasso, dal palermitano Emanuele Nicosia (presidente dei Professionisti liberi) al vicepresidente dell’Ordine dei geologi, Vittorio D’Oriano.
La composizione professionale della pattuglia d’avanguardia calabrese – una trentina tra architetti, ingegneri, commercialisti, medici – racconta le problematiche più urgenti della regione, dal dissesto idrogeologico, all’abusivismo edilizio, alla sanità, all’utilizzo dei fondi europei.
«Vedremo se lo Stato saprà valorizzare queste competenze, se si farà strada la trasparenza o se dovremo solo combattere l’ostracismo da parte del solito sistema di gestione delle risorse, fatto di canali opachi e appartenenze politiche. Noi facciamo la nostra parte, ora tocca alle istituzioni» conclude Morano. Staremo a vedere anche noi. Intanto, però, possiamo citare alcune circostanze che appaiono beneauguranti per questa vitalità colta nella terra madre delle ‘ndrine: il recentissimo documento dell’episcopato calabrese, di inedita durezza verso le cosche, e l’insediamento, a Catanzaro, della reggina Luisa Latella, già attiva e stimata prefetto di Vibo Valentia.

SOLE 24 ORE 12.1.2014