Servizio RAI TG Lombardia – intervista a Benedetto Madonia, Direttore PSF – 19.8.16
di Benedetto Madonia – Direttore Centro Studi Sociali contro le mafie – Progetto San Francesco
La situazione che stiamo vivendo nelle città di frontiera è ormai al collasso, vorrei fornire un contributo a quella che potrebbe essere una reale soluzione al problema. Prima di tutto non possiamo parlare di emergenza in quanto i primi sbarchi sono datati 1997 se non prima; l’emergenza é un momento critico che richiede un intervento immediato. Ad oggi, abbiamo assistito solo ad interventi tampone o di “decompressione” come li ha definiti il Capo della Polizia: spostare gli immigrati da Como a Taranto o in altre località significa solo spostare il problema senza risolverlo. La mia preoccupazione é che intorno a queste sciagure le organizzazioni criminali trovino un terreno più che fertile per alimentare il business del trasporto illegale attraverso i “passatori”, per il reclutamento della manodopera di traffici illeciti ed anche per le organizzazioni terroristiche. Non possiamo dimenticare che stiamo parlando di uomini e donne in un momento di debolezza della loro esistenza e che pertanto rappresentano facili prede. I politici non hanno ben compreso, a mio avviso per incompetenza sulla materia dell’immigrazione, che il punto focale è un intervento preciso di modifica al Trattato di Dublino. Per attuare una politica europea efficace, è fondamentale ribadire che l’Europa inizia a Lampedusa e non finisce a Ponte Chiasso o a Ventimiglia, ma i suoi confini vanno ben oltre… l’Unione Europea comprende 28 paesi indipendenti e democratici che dovrebbero realizzare nei fatti un’unione politica, economica e di coesione sociale. Il cittadino straniero che fugge dalla guerra e che attraversa il Mediterraneo arriva per forza di cose in Italia dove deve essere accolto, soccorso, rifocillato, salvato da morte sicura e identificato come prevede il trattato di Dublino. Sarà poi lui a dover scegliere lo Stato membro dove presentare la domanda per il riconoscimento dello status di rifugiato politico. In seguito la Commissione di quello Stato membro, valuterà e deciderà se lo straniero potrà essere riconosciuto rifugiato politico. Ritengo che sia una proposta logica e accettabilissima da parte di tutti gli Stati che fanno parte dell’Unione Europea. Tra l’altro c’è un qualcosa di simile che non tutti hanno accettato, si tratta della ricollocazione dei richiedenti protezione internazionale ovvero della ” RELOCATION”, un documento redatto dall’European Asylum Support Office ( EASO), ma che evidentemente non é stato recepito poiché “non conviene” a tanti Paesi membri una proposta del genere. È meglio far rimanere gli stranieri nel primo Paese che trovano: Italia o Grecia, perché Malta e Spagna hanno dei sistemi di persuasione efficaci per non farli avvicinare. La posizione geografica dell’Italia che si affaccia direttamente sul Mediterraneo è strategica e d’interesse in caso di guerra, mentre in situazioni come queste, veniamo lasciati assolutamente soli …!!! A questo punto penso che sia solo ed esclusivamente un problema di politica internazionale o meglio europea, visto che siamo tutti europei o no? Per quanto ci riguarda, come Centro Studi restiamo a disposizione delle Istituzioni per le collaborazioni che saranno ritenute utili.