Beni confiscati alla criminalità organizzata: che farne ?

 

Villetta

La sede del Centro Studi Sociali contro le mafie – immobile confiscato all’ndrangheta

 

Da tempo, per quanto riguarda in particolare gli immobili, si dibatte se sia utile o meno che gli stessi, almeno in parte, vengano alienati e sul come debba essere impiegato il relativo ricavo. Tema, quello della confisca e sequestro dei beni, ora rilanciato dal programma del nuovo Governo:

Contrasto alle mafie
Bisogna potenziare gli strumenti normativi e amministrativi volti al contrasto della criminalità organizzata, con particolare riferimento alle condotte caratterizzate dallo scambio politico mafioso.
 È necessario inoltre implementare gli strumenti di aggressione ai patrimoni di provenienza illecita, attraverso una seria politica di sequestro e confisca dei beni e di gestione dei medesimi, finalizzata alla salvaguardia e alla tutela delle aziende e dei lavoratori prima dell’assegnazione nel periodo di amministrazione giudiziaria.

“Quello dei beni confiscati alla mafia e’  un altro dossier sul quale interverrò, un tema che mi interessa  moltissimo e su cui bisogna lavorare”.  Matteo Salvini   vicepremier e ministro dell’Interno – Roma 2 Giugno 2018 

 

 

 

 

 

“Bisogna provare a cambiare piano  piano filosofia perché l’utilizzo dei beni confiscati è di per sé un  mezzo di contrasto alle mafie”, ha spiegato Raffaele Cantone. “Quando un bene confiscato finisce male  si manda un segnale molto negativo all’opinione pubblica perché si dà  l’impressione che lì dove la mafia creava occasioni di lavoro, lo  Stato non sia in grado di farlo”. Raffaele Cantone – Presidente ANAC – Palermo 15.2.2017

 

Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti: “Si alla vendita dei beni confiscati” – Abbiamo già perso molto, troppo tempo: adesso serve un cambio di passo concreto. Per questo ritengo che sia arrivato il momento di prendere in considerazione anche l’alienazione dei beni”. LEGGI TUTTO

I beni confiscati alla criminalità organizzata? “È arrivato il momento di prendere in considerazione l’idea di vederli“. Parola del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti… LEGGI TUTTO

 

MAFIA e CORRUZIONE tra confische e interdittive  di Giuseppe Pignatone Procuratore della Repubblica di Roma

L’aggressione ai patrimoni illecitamente acquisiti è ormai una linea strategica fondamentale del nostro ordinamento e trova la sua prima realizzazione, soprattutto a partire dalla L. 646/1982 (c.d. legge Rognoni-La Torre), con la confisca del provento del reato (in sede di processo penale) e di quanto “sia il frutto di attività illecita o ne costituisca il reimpiego” in sede di presenzione  LEGGI TUTTO

 

 

  LA DIFFERENZA FRA SEQUESTRO E CONFISCA

Sequestro probatorio: cos’è?

Il sequestro probatorio è istituto esclusivamente penale. Si tratta di un mezzo di ricerca della prova che consiste nell’assicurare una cosa mobile o immobile al procedimento per finalità probatorie, mediante lo spossessamento della cosa e la creazione di un vincolo di indisponibilità sulla medesima.

Questa indisponibilità serve per conservare immutate le caratteristiche del bene, al fine dell’accertamento dei fatti. Dunque, lo scopo del sequestro probatorio è quello di assicurare al processo il relativo mezzo di prova.

Di norma, oggetto del sequestro probatorio è il corpo del reato, cioè la cosa sulla quale o mediante la quale è stato commesso il reato si pensi al sequestro dell’arma del delitto (coltello, pistola, ecc.), oppure al sequestro di banconote false, di un mezzo danneggiato, ecc.

Corpo del reato sono anche le cose che costituiscono il prodotto, il profitto o il prezzo del reato: si pensi, ad esempio, al denaro proveniente da ricettazione o da riciclaggio.

Il sequestro probatorio, quindi, protegge quelle cose che possono essere utili alle indagini e che, se lasciate prive di custodia, rischiano di disperdersi o di diventare irrecuperabili.

Sequestro conservativo: cos’è?

Continuiamo nel nostro excursus all’interno delle diverse tipologie di sequestro. il codice di procedura penale, oltre a quello probatorio, contempla anche il sequestro conservativo e quello preventivo.

Il sequestro conservativo ha una finalità prevalentemente economica: infatti, il suo scopo è quello di sottrarre all’imputato la disponibilità di beni mobili o immobili in vista del pagamento della pena pecuniaria, delle spese del procedimento oppure del risarcimento dovuto alla persona offesa.

Il sequestro conservativo può essere richiesto sia dal pubblico ministero che dalla parte civile interessata al risarcimento del danno; a disporlo è il giudice con ordinanza, avverso la quale è possibile ricorrere al tribunale in sede di riesame.

Sequestro preventivo: cos’è?

Per quanto riguarda il sequestro preventivo, invece, la legge dice che, quando vi è pericolo che la libera disponibilità di una cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze dello stesso ovvero agevolare la commissione di altri reati, a richiesta del pubblico ministero il giudice ne dispone il sequestro con decreto motivato. Il giudice può altresì disporre il sequestro delle cose di cui è consentita la confisca.

Nel corso delle indagini preliminari, quando non è possibile, per la situazione di urgenza, attendere il provvedimento del giudice, il sequestro è disposto con decreto motivato direttamente dal pubblico ministero. Negli stessi casi, prima dell’intervento del pubblico ministero, al sequestro procedono ufficiali di polizia giudiziaria, i quali, nelle quarantotto ore successive, trasmettono il verbale al pubblico ministero del luogo in cui il sequestro è stato eseguito. Questi, se non dispone la restituzione delle cose sequestrate, richiede al giudice la convalida entro quarantotto ore dal sequestro, se disposto dallo stesso pubblico ministero, o dalla ricezione del verbale, se il sequestro è stato eseguito di iniziativa dalla polizia giudiziaria.

Il sequestro perde efficacia se non sono osservati i termini sopra indicati ovvero se il giudice non emette l’ordinanza di convalida entro dieci giorni dalla ricezione della richiesta.

Confisca: cos’è?

Abbiamo parlato ampiamente del sequestro; ora manca l’altro polo per capire qual è la differenza tra sequestro e confisca. Parliamo quindi della confisca.

La confisca, come il sequestro, consiste nell’apprensione di uno o più beni. Sequestro e confisca sono dunque uguali? No. La differenza sta nel fine: mentre il sequestro comporta una sottrazione temporanea, la confisca si caratterizza, al contrario, per la sua definitività. Detto in parole semplici, il bene confiscato non viene più restituito: se non viene proprio distrutto, esso viene acquisito a titolo definitivo dallo Stato.

Facciamo un esempio. Secondo il codice penale, i beni che hanno costituito il prezzo o il profitto di uno dei principali reati contro la pubblica amministrazione (concussione, peculato, corruzione, ecc.) sono confiscati a seguito di sentenza di condanna. Se questi beni non ci sono o non sono più reperibili, è ordinata la confisca dei beni di proprietà del colpevole per un valore corrispondente al suo illecito arricchimento.

Si prenda il caso del dipendente che, avendo la disponibilità del denaro della pubblica amministrazione per cui lavora, se ne appropri. Se verrà condannato per peculato, gli verranno confiscati beni per un ammontare pari al suo furto.

Allo stesso modo, si pensi al pubblico ufficiale che, abusando delle sue funzioni, in cambio di alcuni favori si faccia regalare un’automobile. Se, a seguito di processo penale, il pubblico ufficiale verrà condannato per concussione, l’automobile che gli è stata ingiustamente regalata gli verrà confiscata.

Sequestro e confisca: qual è la differenza?

Si può dire ora che la differenza tra sequestro e confisca è chiara: il sequestro consiste in un’apprensione solamente momentanea di uno o più oggetti, mentre la confisca consiste in una pena accessoria che viene comminata a seguito di condanna e che consiste in una vera e propria espropriazione a favore dello Stato.

Da tanto si evince un’ulteriore differenza: mentre il sequestro ha natura cautelare, cioè è adottato in via preventiva per evitare che le prove vengano inquinate (sequestro probatorio), che l’imputato disperda il suo patrimonio (sequestro conservativo) oppure che lo stesso utilizzi il bene per commettere un nuovo reato (si pensi al sequestro preventivo di una pistola), la confisca ha il carattere della definitività, essendo comminata solamente a seguito di condanna.

 

Che fine fanno i soldi sequestrati alla criminalità?

Dove vanno a finire i soldi sequestrati alla mafia e alla criminalità? In questo articolo cercheremo di capire cosa prevede la normativa italiana a riguardo.

Questo è un quesito che ci si pone spesso per capire a chi vengono destinati i soldi confiscati alla criminalità organizzata.

I soldi sottratti alla mafia e alle altre organizzazioni criminali confluiscono nel Fondo Unico Giustizia; la gestione di tale fondo è attribuita ad Equitalia Giustizia che deve assicurare la gestione finanziaria delle risorse sequestrate rendendole produttive (con modalità prive di rischio), grazie all’utilizzo di operatori finanziari.

La normativa italiana prevede che solo il 30% delle somme sequestrate possa essere utilizzata, mentre quelle confiscate affluiscono definitivamente all’apposito capitolo del bilancio dello Stato.

Vediamo di seguito nel dettaglio cosa prevede la normativa italiana a riguardo.

Il Fondo Unico Giustizia

I soldi sequestrati alla criminalità organizzata confluisco nel Fondo Unico Giustizia, quest’ultimo riceve le comunicazioni di sequestro, dissequestro e confisca degli uffici giudiziari o amministrativi i flussi informativi trasmessi dagli operatori finanziari e assicurativi, mediante il sistema Entratel dell’Agenzia delle Entrate.

Gli obiettivi del Fondo sono molteplici e tra questi troviamo:

accentramento della gestione delle risorse sequestrate;

individuazione delle somme sequestrate da “anticipare” allo Stato;

ottimizzazione del rendimento finanziario a favore dello Stato;

tempestiva esecuzione dei provvedimenti di confisca e di dissequestro;

realizzazione e gestione dell’anagrafe informatizzata delle risorse sequestrate.

La gestione del Fondo Unico Giustizia è attribuita a Equitalia Giustizia, quest’ultima deve assicurare la gestione finanziaria delle risorse sequestrate, rendendole produttive, con modalità prive di rischio, utilizzando operatori finanziari.

Cosa prevede la normativa italiana?

La normativa italiana prevede che spetti ad un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri determinare ogni anno, entro il 30 aprile, la destinazione delle risorse del Fondo unico giustizia, fino ad una percentuale non superiore al 30 % delle sole risorse oggetto di sequestro penale o amministrativo, che dovranno essere divise nel modo seguente:

un terzo delle risorse dovrà essere destinato al Ministero dell’interno, per la tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico;

un terzo delle risorse dovrà essere destinato al funzionamento e al potenziamento degli uffici giudiziari e degli altri servizi istituzionali del Ministero della giustizia;

il resto dovrà affluire all’entrata del bilancio dello Stato.

Le suddette quote minime delle risorse da assegnare ai due ministeri possono essere modificate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in caso di urgenti necessità degli stessi ministeri, derivanti da circostanze gravi ed eccezionali.

Le problematiche dell’ANBSC

Secondo l’ex direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, Giuseppe Caruso, il problema della gestione dei beni confiscati alla mafia deriva proprio dalla situazione in cui versa l’Agenzia stessa.

Caruso infatti sostiene che non ci siano né gli strumenti né le risorse per gestire in modo adeguato l’immenso patrimonio che deriva dai beni sequestrati alla criminalità organizzata.

Sono talmente pochi i dipendenti che lavorano all’interno dell’Agenzia che spesso non riescono neanche ad aggiornare il sito e a fornire dati statistici reali riguardanti i beni mobili e immobili confiscati o sequestrati alla Mafia.

Infine un altro grosso problema secondo l’ex direttore dell’ANBSC deriva dal fatto che i beni che vengono sequestrati alla criminalità organizzata non vengono assegnati poi ai Comuni e questo contribuisce solo ad alimentare le tasche degli amministratori giudiziari.

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