Perché, come e quando nacque ” il bunker” dell’ufficio istruzione?
Dove fu stampata la poderosa sentenza-ordinanza di 8632 pagine con oltre 400.000 pagine di allegati?
Come si riuscì a costruire ” l astronave verde”, ossia l aula bunker del maxi in poco tempo?
Questo e altro in un’ audizione che sembra un libro di oltre 20 anni di storia giudiziaria italiana..
“Durante la cena mi parlo` della lotta alla mafia, di cosa nostra, del do vere di liberare il Paese e la sua Sicilia da questo cancro e di tutto quanto si poteva fare avendo mezzi e sostegno dell’amministrazione centrale.
Ascoltai una descrizione lucida e compiuta del fenomeno mafioso, deglistrumenti di sostegno indispensabili, dell’opportunita` che si era presentata di collaborare con le competenti autorita` di altri Paesi (Stati Uniti, Ca-
nada, Germania). Mi disse che era gia` in stretto collegamento con Ru-
dolph Giuliani negli Stati Uniti e con la DEA, anche perche´ collaborava
con lui un giovane dirigente della Polizia di Stato, Gianni De Gennaro,
che gia` da tempo con l’autorizzazione del capo della Polizia aveva avviato
uno stretto rapporto con la DEA e con l’FBI e con alcuni giudici di tribu-
nali chiamati a giudicare in distretti dominati dalla cosa nostra americana.
Queste le ragioni e le persone che mi convinsero ad accettare di ri-
tornare al Ministero.
Quando feci il mio primo viaggio a Palermo, dopo aver preso pos-
sesso del nuovo ufficio agli inizi del mese di aprile del 1983, entrando
nella stanza del dottor Giovanni Falcone vidi che aveva una scrivania di
ferro malandata davanti alla quale si trovavano due sedie sgangherate.
Una di queste si reggeva perche´ sostenuta da una pila di fascicoli. La si-
curezza degli uffici dei magistrati era inesistente, anzi, la collocazione de-
gli stessi al piano terra, con grandi finestroni dal soffitto al pavimento,
nell’ala esterna del palazzo, davanti alla quale passavano tutti, era in so-
stanza quasi un luogo provocatorio per un attacco ai magistrati. Ometto di
descrivere tutto quello che riscontrai all’esito della compiuta ricognizione.
Comincio` cosı` un’attivita` assorbente che si svolgeva tra Palermo e
Roma e che in breve tempo porto` all’installazione di sistemi di controllo
agli ingressi, di vetri blindati agli uffici del piano terra, all’individuazione
di un’area nel cosiddetto ammezzato che, adeguatamente ristrutturata e
protetta, divento` la sede di lavoro del pool antimafia.
Nel frattempo, i giudici procedevano alle indagini, aumentavano le
esigenze e cresceva la tensione nella citta`. Tommaso Buscetta, arrestato
in Brasile, dopo aver parlato con Giovanni Falcone, accetto` di collaborare
e fu portato in una localita` segreta in Italia ove il dottor Falcone si recava,
pressoche´ quotidianamente, per verbalizzare di suo pugno le dichiarazioni.
Non passarono inosservati i suoi continui viaggi e il particolare attivismo
dell’ufficio istruzione, sicche´ il consigliere Caponnetto e tutti i giudici del
pool decisero di accelerare quanto piu` possibile la stesura della sentenza
ordinanza che fu poi depositata l’8 novembre 1985.
In proposito vorrei raccontare alla Commissione solo due o tre acca-
dimenti. In quei mesi sparirono da tutti i negozi di Palermo la carta per le
fotocopiatrici, i toners per le stesse e tutto quanto era necessario per la
produzione della sentenza ordinanza. Questa fu di 8.632 pagine, raccolte
in 22 volumi, oltre a 400.000 pagine di allegati. La situazione di Palermo
e la quantita` di materiale da stampare mi costrinsero a chiedere al Mini-
stero del tesoro, previa autorizzazione del Ministro della giustizia, di far
stampare l’ordinanza sentenza dal centro documentazione del Ministero
del tesoro, all’epoca dedicato alla stampa dei bollettini dei pagamenti
dei dipendenti dello Stato. Le copie furono portate a Palermo in aereo e
la notificazione agli imputati avvenne pressoche´ contestualmente, grazie
alla grande collaborazione di alcuni uffici giudiziari che aderirono alla ri-
chiesta di convocare gli ufficiali giudiziari e di consegnare loro i plichi
per le notifiche personalmente, facendoli poi accompagnare da agenti delle Forze dell’ordine. Fu cosı` che furono arrestati 246 dei 475 imputati”
Estratto da un’udizione di Liliana Ferraro del 16 febbraio 2011