FRANCESCO ONORATO, al soldo del boss Riccobono

 


 

Francesco Onorato (Palermo, 16 novembre 1960)  mafioso e collaboratore di giustizia italiano. Ex pugile affiliato a cosa nostra nel 1980 fu inizialmente un mafioso al soldo del boss Rosario Riccobono fino alla sua scomparsa. Venne arrestato la prima volta nel 1984 e condannato a 3 anni di reclusione per estorsione. Una volta fuori il boss di San Lorenzo Salvatore Biondino gli affida la reggenza del mandamento di Partanna-Mondello.
Viene nuovamente arrestato il 28 novembre 1993 e tre anni dopo nel 1996 inizia a collaborare con la giustizia, confessando circa 50 omicidi, tra cui quello dell’eurodeputato della Democrazia Cristiana Salvo Lima, dell’agente di polizia Emanuele Piazza e dei fratelli Sceusa, misteriosamente scomparsi nel 1991.
Fra le tante dichiarazioni rese, destarono parecchio scalpore quelle relative all’assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il quale a suo dire venne ucciso per fare un “favore” a Bettino Craxi e Giulio Andreotti
Francesco Onorato, reo confesso del delitto Lima: “Scopelliti fu ucciso per fare un favore a Riina”  
Il magistrato di Cassazione Antonino Scopelliti fu ucciso dalla ‘ndrangheta per fare un favore a Totò Riina, che temeva l’esito negativo del ricorso in Cassazione contro le condanne al maxiprocesso di Palermo che avevano decimato capi e gregari di Cosa Nostra e gettato un’ombra di gravi sospetti sul rapporto tra organizzazioni criminali e poteri deviati dello Stato. A dirlo è stato Francesco Onorato, reo confesso dell’omicidio del capo della corrente andreottiana in Sicilia Salvo Lima, che ha deposto venerdì in Corte d’assise a Reggio Calabria nel processo denominato “‘ndrangheta stragista”. Rispondendo alle domande del procuratore aggiunto della Dda Giuseppe Lombardo, Onorato ha ribadito di non conoscere gli autori materiali dell’agguato mortale al sostituto procuratore generale della Cassazione Scopelliti, ma che “tutto avvenne per uno scambio di favori e non si poteva dire di no”.
Il pentito ha fatto però i nomi delle famiglie di ‘ndrangheta pronte allo scambio eguale in fatto di omicidi e traffici criminali: i De Stefano, i Mancuso e i Piromalli.
“Quando ci riunivamo in Calabria – ha detto Onorato – tornavamo in Sicilia con le macchine piene di salame, formaggio e ‘nduja, riunioni in cui si discutevano questioni delicate e favori da scambiare”.
“Era notorio – ha sottolineato Onorato – che chiunque di Cosa nostra si trovasse in transito dal carcere di Reggio Calabria veniva sempre accolto con grande solidarietà da tutti i detenuti per volere di Paolo De Stefano il quale si faceva carico di farci pervenire pranzi costosi, anche a base di aragosta”.
Per il collaboratore “non tutte le cosche di ‘ndrangheta avevano lo stesso peso” e con i siciliani potevano interfacciarsi solo De Stefano, Mancuso e Piromalli. Il collaboratore ha anche ricostruito il clima degli anni ‘90, i rapporti con alcune frange della Democrazia Cristiana siciliana, ormai in crisi: “Salvo Lima – ha detto – fu ucciso per non avere mantenuto gli impegni con Cosa Nostra per quanto riguardava la sentenza del maxi processo.”
Un delitto eccellente raccontato dai killer  Sono state raccolte, infine, le dichiarazioni di uno degli esecutori materiali dell’omicidio Lima, quelle di Onorato Francesco che è bene riportare qui di seguito a conferma del pieno coinvolgimento di un’ampia rappresentanza delle “famiglie” mafiose palermitane appartenenti anche a diversi “mandamenti” di modo da elidere qualsiasi dubbio sulla riconducibilità del mandato omicidiario al solo organismo, la “commissione provinciale”, nel quale poteva concretizzarsi e formalizzarsi quella decisione unitaria. Onorato Francesco, infatti, ha, tra l’altro, raccontato all’udienza del 7 novembre 2013 nella quale è stato esaminato in qualità di testimone assistito ex art. 197 bis C.p.p., riguardo ai fatti che qui più direttamente rilevano ai fini della disamina dell’omicidio Lima nel contesto dei reati oggetto del presente processo: […]

– che, tra i tanti delitti commessi, avrebbe dovuto partecipare anche al tentativo di omicidio del Commissario Germanà su incarico di Salvatore Biondino, ma che poi non vi aveva preso parte perché impegnato nella ricerca di Salvatore Contorno […];

– che, in quel periodo, oltre al Commissario Germanà “cosa nostra” progettava l’uccisione di molte altre persone, o perché davano “fastidio” all’organizzazione ovvero perché, dopo la sentenza del maxi processo, le avevano voltato le spalle […];

– che, in particolare, vi era una lista di persone che avrebbero dovuto essere uccise, tra in quali l’On. Vizzini, l’On. Mannino e l’On. Lima, l’On. Andreotti, i cugini Salvo, l’On. Martelli ed altri come riferitogli da Salvatore Biondino che faceva da emissario degli ordini di Salvatore Riina e della “commissione” (“Allora, c’era tutta una lista che si dovevano fare ammazzare.
A parte, se avesse avuto possibilità, Totò Riina li avesse ammazzati a tutti, diceva sempre così Salvatore Biondino e Salvatore Riina, che se avessero avuto possibilità, li avesse ammazzati a tutti i politici per quello che era successo, per la sentenza andata male del Maxi Processo.
Però c’era una lista prioritaria di uccidere il Commissario Germanà, l’Onorevole Vizzini, Calogero Vizzini, era nella lista, di cui io ho fatto pure le dichiarazioni quando ho collaborato, che si pedinava, ma era un po’ difficile perché c’era l’elicottero che la mattina lo veniva a prendere …. Mannino, Calogero Mannino doveva essere ucciso, che prima se ne parlava bene.
Di questo ne ho parlato pure quando ho collaborato, il Ministro Calogero Vizzini.
Salvo Lima era il primo della lista ….la fonte è Salvatore Biondino, di cui è ambasciatore della Commissione … ……
Il ruolo di Salvatore Biondino, nel 92 è capo mandamento e anche membro della Commissione, faceva parte della Commissione, e coordinatore di Commissione, perché lui coordinava pure la Commissione, lui mandava pure gli appuntamenti anche per coordinare la Commissione …
Queste sono cose che Salvatore Biondino mi ha detto di fare e ho fatto.
Dopo il 92, Salvatore Biondino riveste la carica sia come coordinatore. ma sia anche come capo mandamento e sia come regista. come regista di tutto quello che deve succedere in Cosa Nostra.
Salvatore c’ha una lista di tutti quelli che devono essere ammazzati e diceva pure che se avesse possibilità li avesse ammazzati a tutti i politici dopo la sentenza di Cassazione. lo mi ricordo che si doveva fare l’omicidio Vizzini.
Mi ricordo che si doveva fare… Ma direttamente. io parlo direttamente con Salvatore Biondino …  Prima Totò Riina. detto da Salvatore Biondino. Totò Riina voleva ammazzato subito a Salvo Lima con il figlio se c’era possibilità e Andreotti con il figlio. questi erano i primi che dovevano morire e infatti è stato il primo Salvo Lima ….
Per quanto riguarda Mannino. si deve uccidere. Intanto quello che … Non è che si possono uccidere tutti in un giorno. perché poi ci vuole pure … Ma man mano c’era questa lista di uccidere queste persone che…
Si dovevano uccidere i Salvo. i cugini Salvo. si dovevano uccidere Andreotti. si doveva uccidere Martelli. Martelli. perché l’avevano pure con Martelli in quanto Martelli era stato. insieme con Craxi, insieme con Craxi e si parlava pure di Gardini. ai tempi che c’era Gardini. ai tempi che c’era Ferruzzi. tutte persone che si interessavano per Cosa Nostra stiamo parlando.
Craxi … Martelli l’abbiamo fatto diventare noi Ministro di Grazia e Giustizia.
Perché Buscemi Antonino della famiglia di Passo di Rigano aveva nelle mani queste persone. come Ferruzzi. Craxi. Martelli.
Lui aveva detto a noi. che abbiamo pure finanziato con duecento milioni di lire. noi come famiglia di Partanna Mondello abbiamo uscito duecento milioni di lire per finanziare il Martelli e portarlo nell’88.. anni 88… a farlo diventare Ministro di Grazia e Giustizia.
Dove che ci diceva che poi si è avverata la realtà perché quello che ha detto si è mantenuto che piano piano faceva uscire i mafiosi tutti con gli arresti domiciliari o arresti ospedalieri. che il carcere non se ne faceva nessuno.
Questa è una cosa che io ho vissuto personalmente. che ho finanziato dalla cassa di Partanna Mondello. abbiamo dato i voti. Ed era pure nella lista di ucciderlo … Perché poi non lo so, ma io so solo che all’indomani del Maxi Processo ci sono… lo gli ho detto che Riina diceva sempre, e Salvatore Biondino, che se c’era possibilità li voleva ammazzare a tutti, a tutti i politici.
Ma sa perché Riina accusa sempre lo Stato? Perché Riina in ogni intervista, ogni volta che si fa intervistare nella televisione, dice sempre lo Stato, lo Stato, lo Stato?
Perché sa lui benissimo come sono andate le cose. Non è perché accusa lo Stato … Perché accusa lo Stato perché lui sta pagando il conto e lo Stato non sta pagando niente. Scusi se … Per questo motivo Riina accusa sempre lo Stato. Non è che l’accusa perché è una cosa che si (PAROLA INCOMPRENSIBILE).
Ha ragione di accusare lo Stato. lo dico ogni volta che vedo Riina che accusa lo Stato, accusa tuffi, Violante, accusa questo, accusa quello, accusa lo Stato, lo Stato che manovra, che fa, che dice, ha ragione …… . …
Sono a conoscenza che io ho fatto venti anni di Cosa Nostra e in venti anni di Cosa Nostra è sempre stato risaputo, sentito e ho vissuto tante di quelle cose che … Non è che c’è …
Quando si parla di trattativa con lo Stato, io dico la trattativa, ma che trattativa, se c’è stata sempre una convivenza. lo ho sempre visto la convivenza tra i politici e Cosa Nostra. Dove è sta trattativa, se c’è stata sempre la convivenza?”);

– che il risentimento verso i politici era tale che si intendeva uccidere anche i figli di Lima e Andreotti e lo stesso Onorato era stato rimproverato perché non aveva ucciso anche coloro che accompagnavano Lima […];

– che l’incarico di uccidere Lima gli era stato dato qualche settimana prima, dopo che il medesimo Lima non si era presentato ad un appuntamento datogli per discutere dell’esito del maxi processo (“lo dopo la sentenza del maxi processo c’è stato subito che avevano dato … Mi diceva Salvatore Biondino che avevano dato l’appuntamento a Salvo Lima e che lui aveva fatto buca, non si era presentato. Ma non solo Salvo Lima, anche queste persone che io ho parlato … Di politici, di politici, di tanti politici che sono stati fissati degli appuntamenti e che non si sono neanche presentati ….  
L’appuntamento, l’appuntamento per parlare. Salvo Lima era stato, ricordo che era stato fissato un appuntamento, mi diceva Salvatore Biondino, e che non si è presentato. E allora questo era diventato pericoloso, questa cosa che lui non si era presentato, ecco perché c’era la fretta di uccidere Salvo Lima. Perché quando una persona, se ci dai un appuntamento e non si presenta, si ci va subito a sparare, anche in Cosa Nostra tra uomini d’onore era così, perché certamente se non si presenta vuoi dire che ha capito qualcosa ….
Per quanto riguardava questa sconfitta che si era avuta per il maxi processo.
Poi invece si decide subito di prendere e ammazzarlo ….  Sto parlando io febbraio …. A me mi ha detto che l’appuntamento era stato dato a Lima con altri politici, però mi ha detto di Lima … … …
Alla Perla del Golfo, alla Perla del Golfo qualche mese prima, e insieme all’Avvocato Ponte, c’era l’Avvocato Ponte che era il proprietario e socio di Salvo Lima, dove che questo Avvocato Ponte aveva dei buoni rapporti con Salvatore Biondino, con Salvatore Riina, anche con un certo D’Anna, che faceva parte del mandamento di Terrasini, uomo d’onore della famiglia di Terrasini, aveva un appuntamento in questo residence. Parlo del mese di febbraio. Non sono venuti all’appuntamento dove è che lui era rassicurato dall’amicizia di questo proprietario Ponte, si chiamava”); […].
Sono state acquisite anche le dichiarazioni di un altro degli esecutori materiali dell’omicidio Lima, Giovan Battista Ferrante. In particolare, esaminato all’udienza del 7 novembre 2013 nella qualità di testimone assistito ai sensi dell’articolo 197 bis c.p.p., quanto all’omicidio dell’On. Salvo Lima, il predetto collaborante ha riferito che era stato Salvatore Biondino a comunicargli, almeno dieci o quindici giorni prima dell’omicidio stesso, la decisione di uccidere l’On. Lima, che, poiché egli non lo conosceva, lo stesso Biondino o Salvatore Biondo gli avevano descritto come una persona che “ha i capelli di colore bianco, sembra una lampadina accesa, ha i capelli come quelli di Mariano Tullio Troia, quindi bianco candido”.  Secondo Ferrante, tale omicidio si inseriva in un più generale programma di omicidi di soggetti nei cui confronti l’associazione mafiosa “cosa nostra” intendeva ”pulirsi i piedi”, affermazione questa utilizzata proprio da Biondino Salvatore prima dell’omicidio Lima in occasione di una delle tante riunioni, probabilmente anche alla presenza di Salvatore Biondo “il corto”, con riferimento al programma di “cosa nostra” di uccidere quei politici che avevano fatto promesse all’associazione mafiosa e non le avevano mantenute[…]. In questo programma rientrava appunto l’omicidio dell’onorevole Lima che poiché doveva avvenire nel territorio del mandamento di San Lorenzo dovevaessere organizzato da Salvatore Biondino ed eseguito anche dal Ferrante (e da altri del “mandamento” predetto), avvertito di ciò, come già detto, dieci o quindici giorni prima, poiché c’era da eseguire alcuni pedinamenti del politico (“P.M:- Le faccio una domanda: lei quando è che fil coinvolto per la prima volta, (FUORI MICROFONO) il suo coinvolgimento in questo episodio?
DICH. FERRANTE: – Ma guardi, non ricordo con esattezza se è stato almeno dieci – quindici giorni prima, perché c’è stato un periodo che appunto si doveva pedinare l’Onorevole Salvo Lima e io a dire il vero non lo conoscevo personalmente”). Indi, Ferrante ha sinteticamente esposto le modalità dell’omicidio dell’On. Lima, per le quali si rinvia alle sentenze già prima ricordate. In ogni caso, incaricati materialmente dell’omicidio erano stati, oltre a Ferrante Giovan Battista, Salvatore Biondino e Salvatore Biondo, anche Simone Scalici, Onorato Francesco e D’Angelo Giovanni. Era stato Salvatore Biondino, poi, ad indicare l’abitazione e la vettura del politico, una Mercedes amaranto che in realtà si appurò veniva utilizzata dal figlio, circostanza questa che aveva fatto perdere un po’ di tempo. Il giorno dell’omicidio Giovanni D’Angelo aveva guidato la motocicletta con Francesco Onorato a bordo, entrambi muniti di casco, il Ferrante aveva osservato da Monte Pellegrino con un binocolo l’arrivo della vettura con l’autista che prelevava l’onorevole ed aveva avvisato D’Angelo, mentre Biondo, Biondino e Scalici avevano, poi, con le autovetture prelevato D’Angelo e Onorato dopo l’esecuzione (” .. all’inizio, ripeto, si parlava di farlo con un’auto, adesso non ricordo i dettagli. Successivamente poi si è optato per una moto, perché Giovanni D’Angelo sapeva guidare abbastanza bene la moto e Francesco Onorato stava dietro. lo ho avvisato il Giovanni D’Angelo e Salvatore Biondino e Simone Scalici e Salvatore Biondo dovevano prendere diciamo, sia Salvatore… Sia, scusi, l’Onorato che il Giovanni D’Angelo e successivamente praticamente … Cioè dopo l’omicidio avvenuto, dovevano credo caricare uno dei due … Il Simone Scalici forse l’Onorato o Giovanni D’Angelo, adesso non ricordo con precisione . …
P. M.: – Lei dove era posizionato?
DICH. FERRANTE: … non ricordo con esattezza … Diciamo visivamente non ricordo i luoghi con esattezza. Se non mi sbaglio, sopra Monte Pellegrino, … perché dovevo vedere credo l’auto che uscisse diciamo da casa del Lima, quindi credo che mi sono posizionato, diciamo, sopra … Al Monte Pellegrino . … per vedere praticamente l’auto quando arrivava o quando usciva, perché credo che poi veniva un autista a prenderlo. … Credo che avevo un binocolo che poi ho lasciato forse direttamente lì . … Nella moto c’era Giovanni D’Angelo che guidava e Francesco Onorato che stava dietro . … credo che avevano entrambi i caschi. “). Ferrante ha aggiunto che allorché Biondino Salvatore ebbe a comunicare la decisione di eliminare l’On. Lima, aveva anche raccomandato di non parlarne con nessuno poiché, data la caratura politica del politico, la reazione delle Istituzioni sarebbe stata certamente forte (“La raccomandazione credo che sia stata quella chiaramente di non parlare con nessuno, di non dire troppo in giro, anzi di cercare di tenere il più possibile riservato questo perché con l’uccisione di Lima sicuramente sarebbe successo qualcosa di eclatante, perché Lima era un euro parlamentare, quindi non era con tizio qualsiasi. … Perché sarebbe successo qualcosa di sicuramente eclatante, polizia e Carabinieri si sarebbero sicuramente mossi, ricordo qualcosa del genere.”)Sollecitato poi il ricordo del collaboratore con apposita contestazione, Ferrante ha confermato di avere avanzato a Biondino Salvatore, cosa mai fatta in precedenza, alla presenza di Biondo Salvatore, le proprie perplessità sulla decisione di uccidere l’onorevole Lima, perplessità rispetto alle quali il Biondino rappresentò la necessità procedere alla esecuzione di quanto deciso al fine di fare capire a chi li aveva presi in giro di adeguarsi (“P. M.,’ – Senta, dopo l’omicidio, lei ebbe… Dopo anche alcuni giorni l’omicidio, ebbe poi ad incontrare Biondino Salvatore per commentare questo episodio?
DICH. FERRANTE ” – Guardi, Biondino Salvatore, con Biondino Salvatore ci si incontrava diciamo spesso, quasi giornalmente, non ricordo di avere avuto diciamo, successivamente di averne parlato o in quale occasione o perché, non ricordo adesso.
P. M.: – Non ricorda. E allora procedo ad una contestazione dal medesimo verbale, pagina /08 per le difese. A domanda del Pubblico Ministero: dopo il /2 di marzo del 92 incontra più nessuno dei suoi correi? È il signor Ferrante a rispondere: va bene, i miei correi, come le ho detto con Salvatore Biondino e Salvatore Biondo ci vedevamo molto spesso. Lo stesso giorno credo di no, ma diciamo qualche giorno dopo ci siamo rivisti e contrariamente diciamo alle mie abitudini, ho chiesto se era stata una mossa intelligente quella di fare l’omicidio dell’Onorevole Lima. Ricorda questa circostanza? 
DICH. FERRANTE : – Adesso no, però quello che ho detto sì, ricordo … Non ricordo i dettagli, ecco, la verità è quella, non ricordo i dettagli, però chiaramente quello che ho riferito parecchi anni fa (FUORI MICROFONO) è molto più preciso rispetto a quello che ricordo adesso. P. M.: – Senta, non ricorda quindi questa sollecitazione che ebbe a fare? Questa interlocuzione con il Biondino sull’opportunità di uccidere l’onorevole Lima? Che peraltro qua nel verbale dice contro le sue abitudini.
DICH. FERRANTE: – Non ricordo questi dettagli. . ..
P. M .: – E allora procedo ad una contestazione, alla luce di questo. Nello stesso verbale, pagina /09: non sarebbero stati con le mani in mano, a quel punto Salvatore Biondino mi disse che praticamente era una cosa che si doveva, che si doveva fare. Gli chiedo il perché, dice perché praticamente così la smettono, dice così gli facciamo capire noi il discorso come deve andare, perché ci hanno preso in giro, adesso così la smettono.
DICH. FERRANTE: – No, no, no, ricordo praticamente questa frase, però non ricordando appunto se poteva essere fatta una frase che era stata detta successivamente all’omicidio, o precedentemente, diciamo, all’omicidio, quando appunto si parlava che ognuno doveva pulirsi i piedi e quindi … Cioè, potevo immaginare che era stata fatta prima o dopo, ma adesso in sintesi quello che mi è stato contestato, non ricordo … Lo ricordo, sì, sì, è stato detto”). Per mera completezza, sia pure in presenza delle già ricordate perplessità conseguenti al suo percorso collaborativo, vanno, infine, citate anche le dichiarazioni rese da Maurizio Avola, il quale, riferendo il punto di vista delle cosche catanesi di cui egli faceva parte, ha, a sua volta, confermato che Salvo Lima era stata uno delle prime vittime della nuova strategia voluta dai “corleonesi” (“Ricordo che hanno cominciato ad uccidere …
Mi sembra che era Salvo Lima uno dei prima a cadere sotto sta strategia . … Era diciamo un uomo di Andreotti. . .. Era quello stesso periodo che si dovevano toccare anche i socialisti, stiamo parlando di 92″), tanto che D’Agata, apprendendo di tale omicidio, aveva commentato, appunto, che i corleonesi avevano dato inizio a quella strategia (“i corleonesi ci misiru mani …i corleonesi hanno messo mano al/a strategia”). 
Dalle suddette risultanze, dunque, per ciò che rileva in questa sede essendo stato stralciata la relativa contestazione di reato formulata a carico del solo Bernardo Provenzano e residuando soltanto l’aspetto dell’antecedente fattuale rispetto alle vicende più propriamente riconducibili alle imputazioni formulate, può trarsi, in fatto, la conclusione probatoria che l’omicidio dell’On. Lima è stato voluto da Salvatore Riina, con decisione ratificata dalla “commissione provinciale di cosa nostra”, nell’ambito della strategia con la quale, da un lato, si intendeva “punire” una serie di soggetti ritenuti “vicini” all’associazione mafiosa o che comunque, a vario titolo, avevano beneficiato del suo operato e che, però, non erano riusciti ad ottenere il risultato dell’«aggiustamento» del maxi processo sul quale lo stesso Salvatore Riina si era fortemente impegnato nei confronti dei sodali, e, dall’altro, nel contempo, ci si voleva vendicare di alcuni magistrati che storicamente avevano assunto il ruolo di “nemici” proprio in quanto artefici di quel maxi processo che per la prima volta aveva prodotto il riconoscimento definitivo di “cosa nostra” e delle sue regole e le molteplici condanne all’ergastolo dei suoi capi.  



ONORATO Francesco
Ritualmente affiliato a COSA NOSTRA nel 1980, dopo aver commesso alcuni omicidi nel periodo “di osservazione”, entrò nella “famiglia” di Partanna Mondello, il cui rappresentante RICCOBONO Rosario era anche capomandamento. Lo ONORATO era stato uomo di fiducia del RICCOBONO e di MICALIZZI Salvatore, vice del RICCOBONO, e da loro aveva appreso varie regole sul meccanismo di formazione del consenso all’interno della consorteria mafiosa e sugli organi di vertice, costituiti dalla commissione provinciale e da quella regionale.
Il 30 novembre 1982 GAMBINO Giuseppe e BIONDINO Salvatore gli avevano comunicato l’uccisione del RICCOBONO, ritenuto “un infame” e la nomina a capo del mandamento del GAMBINO, rappresentante della “famiglia” di San Lorenzo. Detenuto dal 1984 al 1987, all’atto della sua scarcerazione era stato nominato reggente della “famiglia” di Partanna Mondello perché CIVILETTI Giuseppe era stato ucciso e PORCELLI Nino era ristretto in carcere.
Rimasto in stato di libertà sino al 1993, si era reso autore di circa una trentina di omicidi, spontaneamente confessati all’inizio della sua collaborazione. Tra l’altro era stato il killer dell’eurodeputato Salvo LIMA, ucciso il 12 marzo del 1992 in territorio di Partanna Mondello. Fu arrestato nel 1993 per il reato associativo, per l’omicidio di un appartenente alla famiglia BADALAMENTI commesso nel 1981, nonché per l’omicidio LIMA, ma per quest’ultima imputazione la Cassazione aveva annullato il provvedimento restrittivo, fondato principalmente sulle accuse del MUTOLO, che lo aveva indicato come reggente della “famiglia” mafiosa nel cui territorio il delitto era stato commesso. Iniziò a collaborare nel corso del 1996, confessando tutti gli omicidi commessi, tra cui quello da ultimo indicato e rivelando un progetto di attentato ai danni del Questore Arnaldo LA BARBERA, progetto già deliberato nel 1992, tanto che nel periodo da giugno a settembre di quell’anno, mentre egli era alloggiato con la famiglia di sangue presso il villaggio turistico LA PERLA DEL GOLFO a Terrasini, gli era stato dato l’incarico di osservare i movimenti del LA BARBERA, pure alloggiato in quel villaggio.  
Nel corso del 1993, dopo l’arresto del RIINA e del BIONDINO, egli era stato latore dal carcere di un messaggio dei predetti perché si desse ulteriore corso a quel progetto omicidiario, come si dirà più specificamente allorché si tratterà la questione delle comunicazione dal carcere dei capimandamento detenuti.
L’ONORATO ha motivato la sua scelta collaborativa con la disapprovazione per la folle strategia di sangue perseguita negli ultimi anni con particolare determinazione dai vertici di COSA NOSTRA e con il desiderio di offrire un futuro diverso da quello criminale ai tre figli, ancora piccoli.
La piena e spontanea ammissione da parte del collaborante di vari omicidi per i quali non esistevano validi elementi a suo carico, ne conferma la complessiva affidabilità ed il contributo dallo stesso offerto appare rilevante per la posizione elevata da lui occupata nell’ambito di uno dei mandamenti maggiormente coinvolti nella strategia stragista. MISTERI D’ITALIA