MALVAGNA FILIPPO collaboratore di giustizia

 

MALVAGNA Filippo Era inserito dal 1982/83 nellassociazione mafiosa diretta da PULVIRENTI Giuseppe, inteso u Malpassotu”, strettamente alleata con la famiglia” catanese di COSA NOSTRA del SANTAPAOLA, sin dai tempi della sanguinosa faida che aveva contrapposto in Catania nei primi anni 80 questultima consorteria criminale a quella facente capo a FERLITO Alfio prima ed a SALVATORE PILLERA poi, entrambi a suo tempo inseriti in COSA NOSTRA, dalla quale si erano allontanati per contrasti con il SANTAPAOLA.

Questo rapporto tra il gruppo del PULVIRENTI, operante prevalentemente nei paesi etnei e quello del SANTAPAOLA era talmente intenso che, fatto insolito nellambiente criminale, alcuni componenti di spicco della prima organizzazione, erano organicamente inseriti nella famiglia” del SANTAPAOLA, a cominciare da PUGLISI Piero, genero del Malpassotu” e secondo solo a questultimo – almeno dal punto di vista formale – nella gerarchia di questa cosca, che sin dal 1982 era uomo donore” di quella famiglia”. E, daltronde, lo stesso PULVIRENTI era divenuto qualche tempo dopo il PUGLISI uomo donore”, conservando ovviamente il comando del gruppo che portava il suo nome e sul finire degli anni 80 aveva anche assunto una delle cariche più elevate allinterno della famiglia” di COSA NOSTRA, e cioè quella di consigliere. Ma anche altri componenti del clan del Malpassotu” erano stati combinati” nel gruppo catanese di COSA NOSTRA, e tra essi PULVIRENTI Antonino, figlio del Malpassotu” e RANNESI Girolamo, inteso Gino”, genero di GRAZIOSO Giuseppe, a sua volta genero del PULVIRENTI per averne sposato unaltra figlia.

Anche gli incontri operativi tra i due gruppi, per concertare le strategie comuni, organizzare gli omicidi di comune interesse e gestire le estorsioni ai danni degli operatori economici più importanti, che di solito il clan del Malpassotu” non intraprendeva senza il concorso della famiglia” di COSA NOSTRA, avvenivano con cadenza periodica, quasi settimanale.

Il MALVAGNA, che aveva sposato nel 1985 una figlia di PULVIRENTI Angelo, fratello del Malpassotu”, occupava una posizione di vertice nellambito di questo clan, dirigendo due dei gruppi su base territoriale (solitamente un comune etneo) in cui esso si articolava, e precisamente quello di Misterbianco prima e poi, dopo larresto dei due figli del Malpassotu”, anche quello di S. Pietro Clarenza. Tale posizione il MALVAGNA aveva acquisito sia in virtù del predetto rapporto di affinità con il leader del suo gruppo (circostanza questa che esercita sempre un peso notevole nellacquisizione di posizioni di vertice nellambito dei gruppi di tipo mafioso, dove il legame di sangue o comunque di affinità viene considerato un importante fattore di affidabilità, atto a scongiurare il pericolo di tradimenti interni) sia in virtù di indubbie qualità personali, come la capacità di concettualizzare, di cogliere le relazioni tra i fatti e di collocarli in un quadro di riferimento più ampio, le notevoli capacità mnemoniche, qualità queste tutte poco comuni in questo ambiente criminale, rispetto al cui livello medio il MALVAGNA possedeva anche una cultura superiore, oltre naturalmente ad avere altre qualità indispensabili per emergere in tale ambiente e quindi più diffuse al suo interno, come la fredda determinazione e la mancanza di qualsiasi remora a perseguire i propri fini con ogni mezzo ed anche a prezzo della vita altrui.

Il MALVAGNA aveva fatto per qualche tempo anche uso di sostanze stupefacenti, circostanza questa ammessa dal collaboratore e di cui hanno riferito con contenuti ben diversi il PUGLISI – che ha sostenuto lo stato di cronica tossicodipendenza del predetto, da cui egli non sarebbe mai riuscito a liberarsi – ed il PULVIRENTI – che, invece, ha evidenziato come il nipote fosse riuscito a disintossicarsi, avendo superato i periodici esami di laboratorio cui egli lo aveva sottoposto per la ricerca di tracce di droga – circostanza questa della disintossicazione confermata anche dal DI RAIMONDO. Al riguardo alcuni difensori hanno sostenuto lassoluta inverosimiglianza della possibilità che il MALVAGNA potesse partecipare in rappresentanza del clan del Malpassotu” a riunioni con uomini donore” di Catania, data la sua qualità di tossicodipendente e la preclusione che questa poneva ad una sua futura rituale affiliazione. Ma in proposito deve rilevarsi che lindubbia partecipazione del predetto collaborante allattività criminale svolta dal gruppo del PULVIRENTI sino al momento del suo arresto e la stessa posizione di vertice che egli rivestiva in questo clan risultano comprovate dalle dichiarazioni convergenti di entrambi i collaboranti, nonché da quelle del DI RAIMONDO; dalla minuziosa conoscenza da parte del MALVAGNA di particolari di attività criminali svolte dal gruppo predetto di cui non avrebbe potuto essere al corrente senza un suo diretto coinvolgimento in tali fatti; dagli stessi processi pendenti nei suoi confronti per tali reati, per i quali ha già riportato varie condanne. Ciò evidenzia limpossibilità che il MALVAGNA versasse ancora in uno stato di tossicodipendenza, che altrimenti lo avrebbe non solo emarginato dal gruppo ma avrebbe certamente comportato la sua fisica eliminazione, secondo la prassi generalmente seguita in questi sodalizi. E, invece, lassoluta fiducia che il PULVIRENTI nutriva nei confronti del MALVAGNA – che era divenuta la persona a lui più vicina dopo larresto del figlio PULVIRENTI Antonino nel 1991 – ed il suo ruolo nellambito di quel clan costituivano certamente delle credenziali idonee per consentire al MALVAGNA di partecipare agli incontri con gli uomini donore” della famiglia” del SANTAPAOLA, nella quale il predetto era in procinto di entrare al momento del suo arresto, verificatosi nel marzo del 1993.

Dopo circa un anno di detenzione, il MALVAGNA iniziò a collaborare con lA.G., avendo ben compreso che il dilagare del fenomeno delle collaborazioni nellambito del suo gruppo e le complessive emergenze processuali riducevano fortemente i suoi margini di impunità ed al tempo stesso desiderando offrire ai suoi figli delle prospettive di vita ben diverse da quelle criminali cui sarebbero stati con molta probabilità avviati anche in sua assenza. Ma una volta effettuata tale scelta il MALVAGNA vi ha aderito senza alcuna esitazione, confessando la sua responsabilità anche per numerosi omicidi per i quali non vi erano ancora gravi indizi a suo carico ed offrendo quel contributo rilevante di conoscenze che gli derivavano dal ruolo sino ad allora ricoperto.

Nel presente processo sono state acquisite ex art. 238 c.p.p. anche le dichiarazioni rese dal MALVAGNA nelludienza del 20.2.1996 nel processo di primo grado per la strage di Capaci.

Le indicazioni fornite dallo stesso in ordine ai rapporti intercorsi tra la famiglia” di COSA NOSTRA di Catania e gli organi di vertice delle altre province in cui operava tale associazione in relazione alla deliberazione ed attuazione di un comune programma stragistico” appaiono senzaltro giustificate dalla sua vicinanza al PULVIRENTI e dai suoi frequenti contatti con esponenti di vertice della predetta famiglia” di Catania ed hanno trovato significativo riscontro nelle dichiarazioni del PULVIRENTI e dello AVOLA. da PROCESSO AGATE+26