Da Don a Dott, Tommaso Spadaro il “re” della Kalsa che si paragonava a Gianni Agnelli

 

 Deposizione al maxiprocesso


Confiscata la villa di Spadaro


 ENTRO’ IN CARCERE CON LA ‘QUINTA ELEMENTARE’: Masino Spadaro, 72 anni, il boss della Cupola condannato all’ergastolo ha discusso in carcere una tesi su Gandhi e la non violenza  Da «don» a «Dott», da boss di Cosa Nostra a laureato in filosofia: Masino Spataro, 72 anni, condannato all’ergastolo nel 1983 quale mandante dell’omicidio del maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella, ucciso a Palermo nell’81, si è laureato nel carcere di Spoleto, di cui è direttore Ernesto Padovani, dove sta scontando il «fine pena mai». Discutendo la tesi: «La concezione dell’uomo nel pensiero di Gandhi, Spataro ha ottenuto 110, mancando di un soffio la «lode». Emozionatissimo, circondato da un folto numero di parenti e di operatori del carcere, il neo dottore ha stretto la mano commosso ai membri della commissione, presieduta dal professor Gaetano Mollo, che dall’Università di Perugia, si sono riuniti nel penitenziario. Giornate memorabili per l’ex-boss storico del quartiere palermitano della Kalsa perchè se due giorni fa ha raggiunto l’ambito il traguardo della laurea, ieri ha festeggiato i cinquant’anni di matrimonio. «Non importa dove siamo ma che ancora ci siamo», avrebe detto alla moglie l’uomo che modestamente si definiva “l’Agnelli di Palermo”, perchè  con il contrabbando di sigarette, di cui aveva il monopolio a Palermo, manteneva centinaia e centinaia di famiglie. Un percorso incredibile ha scandito i 26 anni di detenzione di don Masino. «Quando ha fatto il suo ingresso nel carcere di Spoleto Spadaro aveva solo la licenza di quinta elementare spiega il dottor Pietro Busetti, uno dei quattro educatori in forza al penitenziario . Con tenacia e capacità ha prima ottenuto il diploma di scuola media inferiore, poi la maturità presso l’istituto d’arte di Spoleto e quindi la laurea. È stato d’esempio e di stimolo per tanti altri detenuti, al punto che attualmente ce ne sono altri nove che frequentano l’Università e molti si stanno per diplomare. Spataro oggi si rammarica di avere dei figli che hanno frequentato le scuole soltanto fino alla terza media». Il ruolo degli educatori è fondamentale all’interno di un carcere. «Organizziamo ai detenuti le loro attività, dal lavoro allo studio, ai momenti di svago puntualizza Busetti il nostro obiettivo è creare le condizioni perchè chi ha sbagliato possa acquisire gli strumenti per rientrare a testa alta nella società, una volta scontata la pena nella convinzione che, tranne casi rarissimi, nessuno è irrecuperabile. La maggior parte dei detenuti presenti nel carcere di Spoleto devono scontare pene lunghissime. Attraverso lo studio acquisiscono altre consapevolezze avendo delle possibilità che nel contesto sociale dove sono nati e cresciuti gli sono state negate. La cultura cambia indubbiamente le prospettive della vita». Per quanto riguarda Spataro è intenzione degli educatori proporlo per un encomio. «È il primo passo per poi chiedere al ministero di declassificare la sua pena chiarisce ancora Busetti. Dopo 26 anni di carcere e una condotta irreprensibile, arricchita dall’impegno costante negli studi e nelle attività all’interno del carcere potrebbero esserci le condizioni». In poche parole la declassificazione comporterebbe il passaggio dal «fine pena mai» alla possibilità di ottenere qualche permesso premio fuori dal carcere. Per il momento solo un sogno.27 FEBBRAIO 2010STAMPA LIBERA

 E’ morto il boss Tommaso Spadaro: il “re” della Kalsa che si paragonava a Gianni Agnelli

Il padrino si trovava a Perugia, ai domiciliari per motivi di salute. Fu storico contrabbandiere di sigarette e uno dei responsabili dell’omicidio, il 10 settembre 1981, del maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella. Fu uno dei responsabili dell’omicidio, il 10 settembre 1981, del maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella; al maxi processo si definì “il Gianni Agnelli di Palermo” per “avere offerto lavoro a centinaia di giovani”; negli anni di carcere conseguì anche la laurea con una tesi su Gandhi. E’ morto a 82 anni il boss Tommaso Spadaro, considerato il “re della Kalsa”. Il padrino (che era stato condannato all’ergastolo ndr) si trovava a Perugia, ai domiciliari per motivi di salute. Masino Spadaro è stato un elemento di spicco di Cosa nostra. E’ stato uno storico contrabbandiere di sigarette prima ancora di essere un uomo d’onore. Ad arrestato per la prima volta è stato il giudice Giovanni Falcone con l’accusa di contrabbando. Durante uno sbarco fu costretto a gettarsi in mare per l’arrivo della Finanza. Lo trovarono al bar dell’hotel Villa Igiea, completamente fradicio ma con in mano un aperitivo. E’ stato lui a ordinare l’uccisione del maresciallo Ievolella, freddato dai sicari in piazza Principe di Camporeale mentre era a bordo della propria Fiat 128 con la moglie Iolanda, in attesa della figlia Lucia. Poi l’arresto e la condanna. Rinchiuso nel carcere di Spoleto, ha studiato Filosofia e ha anche conseguito la laurea con 110. “La non violenza e i fondamenti della religione di Gandhi”, il titolo della sua tesi.  Il segreto più grande degli Spadaro riguarda il tesoro accumulato. Ricchezze sequestrate solamente in parte.  PALERMOTODAY 15.2.2019

 

Il figlio di un boss della mafia in manette a Malpensa L’operazione, coordinata dai carabinieri di Bagheria, è stata portata a termine dai militari di Gallarate. Suo padre era il capo mafia del quartiere Kaos di Palermo.

Arresto d’eccezione quello effettuato dai carabinieri di Gallarate a Malpensa. Nella serata di mercoledì

10 dicembre, intorno alle 19, è finito in manette Antonino Spadaro, 48 anni, pluripregiudicato per vari reati, tra i quali l’associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e traffico e spaccio di stupefacenti. L’operazione, coordinata dai carabinieri di Bagheria, è stata la conclusione di lunghi mesi di indagine che hanno portato ad altri arresti in Sicilia. Spadaro è arrivato a Malpensa dal Brasile: i militari lo hanno individuato con qualche difficoltà, dato che il malvivente cambiava spesso voli per non farsi rintracciare. È accusato di aver organizzato una rete di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, diretta presumibilmente in Sicilia, destinazione finale di Spadaro. L’arrestato è il figlio di un vecchio boss della mafia palermitana, Tommaso Spadaro, condannato all’ergastolo per associazione a delinquere di stampo mafioso, che negli Anni Settanta e Ottanta aveva in mano la diffusione e lo spaccio di droga a Palermo ed era il capo indiscusso del quartiere Kalsa: si narrava che avesse a disposizione addirittura più di 2 mila uomini per controllare il territorio. Anche il fratello di Antonino Spataro, Francesco, è in carcere per varie estorsioni, perpetrate anche a danno dell’antica focacceria San Francesco di Palermo. Antonino Spadaro si trova in carcere a Busto Arsizio con l’accusa di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. VARESE NEWS 11.12.2028