VINCENZO VIRGA, boss milionario con la pensione Inps

 

 


Vincenzo Virga

(Erice11 settembre 1936)  esponente di  Cosa NostraVirga, alleato dei Corleonesi nella seconda guerra di mafia dei primi anni ottanta insieme a Francesco Messina Denaro di Castelvetrano e Mariano Agate di Mazara del Vallo, subentrò nella guida del mandamento di Trapani ai fratelli Calogero (morto d’infarto nel 1998) e Salvatore Minore (detto “Totò”, ucciso dai Corleonesi nel 1982). Era inoltre ricercato per gli omicidi del giudice Alberto Giacomelli e del sociologo Mauro Rostagno, fondatore di Lotta Continua e commentatore di un’emittente televisiva di Trapani dalla quale aveva apertamente denunciato la mafia.

Il 24 marzo 1994, il Nucleo operativo dei Carabinieri di Trapani condusse l'”operazione Petrov“, sequestrando numerose attività imprenditoriali di Virga (che sfuggì alla cattura e si rese latitante) e arrestando decine di membri di Cosa nostra trapanese. Fino ad allora Virga era incensurato e conosciuto solo come imprenditore. Il boss è stato arrestato dagli uomini della squadra mobile in un casolare di Fulgatore, una frazione di Trapani, il 20 febbraio 2001. Al momento della cattura Virga era già stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Montalto, agente di polizia penitenziaria in servizio all’Ucciardone di Palermo, ucciso a Palma (una frazione di Trapani) nel 1995, per aver rifiutato di collaborare con i boss imprigionati nel carcere. Giuseppe Linares, capo della squadra mobile di Trapani, nell’occasione dell’arresto di Virga, ha affermato di aver trovato materiale interessante nel covo del boss. Ha dichiarato: «Abbiamo preso la mente imprenditoriale di Bernardo Provenzano. La latitanza di Virga è stata possibile grazie al sostegno di poteri forti, sia a livello sociale che politico […]. Virga è stato abilissimo nel turbare le aste per gli appalti pubblici nel trapanese ed ha saputo tenere i contatti tra imprenditori, politici e altri poteri impegnati nel riciclaggio del denaro sporco.» Nel 2002 Virga venne condannato all’ergastolo insieme al boss Salvatore Riina per la strage di Pizzolungo (2 aprile 1985), in cui persero la vita Barbara Rizzo e i suoi figli Salvatore e Giuseppe Asta, gemelli di 6 anni.


Preso Virga, Mandante dell’omicidio Rostagno E’ uno dei capi di Cosa Nostra, fedelissimo di Provenzano: arrestato dalla polizia a Trapani, era latitante dal 1994 65 anni, coinvolto anche nella morte del giudice Giacomelli.

La trappola è scattata poco prima della mezzanotte, in una delle zone della Sicilia dove i santuari di Cosa nostra sono sempre apparsi più inviolabili. Vincenzo Virga, 65 anni, uno dei dieci uomini in testa alla lista dei ricercati, è stato arrestato dalla polizia. Gli agenti della squadra mobile di Trapani hanno dato l’assalto a un casolare, isolato nella campagna, ma non troppo lontano dalla città dove Virga esercitava il potere per conto di Bernardo Provenzano. Virga era da solo: non ha opposto resistenza. Gli agenti lo hanno caricato su una jeep che è corsa verso la questura della città. Già nel 1999 erano arrivati a pochi passi dalla sua cattura: riuscì a scappare immediatamente prima dell’irruzione della polizia, abbandonando un bunker costruito nel sotterraneo di una vecchia masseria. La sua cattura costituisce un colpo pesantissimo per la mafia. E’ un segnale positivo che arriva proprio nel giorno delle polemiche, di quello scontro tra apparati dello Stato scaturito proprio dalla mancanza di coordinamento nella caccia ai latitanti. Ma è anche una perdita che difficilmente il vertice di Cosa nostra riuscirà a rimpiazzare. Virga infatti non è soltanto un esponente di spicco dell’ala militare, di quella frangia violenta che ha segnato l’escalation dei Corleonesi di Totò Riina, capace di ordinare omicidi eccellenti.

Il padrino di Trapani avrebbe avuto anche un ruolo determinante nella gestione dei patrimoni accumulati dai clan, proprio in quella che spesso è stata indicata come la «città dei denari» nella geografia di Cosa nostra. Un personaggio chiave nella mediazione degli appalti, assegnati alle «aziende amiche» o a quelle che accettavano di pagare il pizzo. Il ritratto che ne hanno fatto i pentiti è quello di un boss spietato: secondo il collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori avrebbe ordinato l’omicidio di Mauro Rostagno, il sociologo che proprio a Trapani aveva fondato la sua comunità per la lotta alla droga e che sfidava dagli schermi di una televisione locale lo strapotere della mafia. Ma a Virga viene attribuita una serie di reati impressionante, con una condanna all’ergastolo. Un elenco che comincia con l’uccisione della guardia carceraria Giuseppe Montalto, un agente onesto che rifiutava di cedere alle richieste dei boss detenuti nell’Ucciardone, e prosegue con l’assassinio del giudice Alberto Giacomelli.

Ora toccherà ai magistrati approfondire il profilo del boss. A partire dal suo ruolo di collegamento tra la vecchia mafia e imprenditoria. Virga sarebbe stato il regista del racket in tutta la provincia di Trapani, imponendo il pizzo non solo ai negozianti ma anche a grossisti, costruttori e industriali. Solo nel 1994, di fronte al mandato di cattura per associazione mafiosa, si è dato alla macchia. Ma è sempre rimasto nei dintorni di Trapani, mantenendo il controllo sulla «sua» provincia. E soprattutto garantendo l’unità della struttura mafiosa, garantendo l’assistenza economica ai detenuti. Proprio Virga sarebbe stato il più deciso nel rastrellare denaro per aiutare i picciotti detenuti e le loro famiglie, imponendo un giro di vite nelle estorsioni. Il tutto sempre rispettando le indicazioni di Provenzano.

E la fine della sua latitanza, forse, contribuirà a chiarire uno degli episodi più controversi del processo contro Marcello Dell’Utri. Al parlamentare di Forza Italia è stato contestato proprio l’intervento di Virga in un tentativo di estorsione: la richiesta di denaro ai danni dell’ex senatore repubblicano Vincenzo Garraffa per una questione di sponsorizzazioni. Un episodio che risalirebbe agli anni tra il 1991 e il 1992, respinto con decisione dalla difesa del top manager di Publitalia. Ma a dimostrare il potere del padrino di Trapani c’è anche il patrimonio che gli è stato sequestrato dalla magistratura: beni per miliardi. Nonostante questo tesoro, anche in latitanza continuava a ricevere una pensione dell’Inps: un riconoscimento di invalidità per i problemi al cuore che gli è stato revocato soltanto un anno fa. G. D. F


Preso Vincenzo Virga luogotenente di Provenzano Sequestrati 17 milioni in contante e diverse lettere “riservate” Un altro luogotenente di Bernardo Provenzano è finito in manette. Ieri gli uomini della squadra mobile di Trapani hanno infatti arrestato Vincenzo Virga, 64 anni, uno dei mafiosi ritenuti più pericolosi dagli inquirenti e latitante da una decina di anni.
Questa l’ultima preda catturata nella caccia all’uomo scatenatasi in Sicilia sulle tracce di Provenzano e che sta portando all’arresto di molti suoi uomini. Virga è stato arrestato poco prima di mezzanotte in un casolare alle porte di Trapani. Gli agenti, dopo sei mesi di pedinamenti e intercettazioni, hanno fatto irruzione ed hanno bloccato l’uomo e un presunto vivandiere per il momento solo fermato dalla polizia. Nel casolare, oltre a 17 milioni in pezzi da cento mila lire, la polizia ha sequestrato anche delle lettere ritenute molto interessanti dagli investigatori.
Virga, braccio destro di Matteo Messina Denaro, secondo gli inquirenti manteneva i contatti fra la nuova mafia di Messina Denaro e quella “tradizionale” di Bernardo Provenzano. Ma era ricercato per gli omicidi del giudice Alberto Giacomelli e del sociologo Mauro Rostagno, ammazzato per le denunce antimafia che faceva dalla sua televisione trapanese. Virga è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Montalto, la guardia carceraria dell’Ucciardone che ha pagato con la vita il suo rifiuto di fare favori ai boss in carcere.
“Abbiamo preso la mente imprenditoriale di Bernardo Provenzano. La latitanza di Virga è stata possibile grazie al sostegno di poteri forti, sia a livello sociale che politico”, ha detto il capo della squadra mobile di Trapani, Giuseppe Linares, che ha guidato l’operazione. Linares ha rivelato che nel covo del boss è stato trovato materiale “molto interessante che dimostra, tra l’altro, come Virga sia stato a strettissimo contatto con altri mafiosi latitanti”. “Virga – ha proseguito il capo della mobile – è stato abilissimo nel turbare le aste per gli appalti pubblici nel trapanese ed ha saputo tenere i contatti tra imprenditori, politici e altri poteri impegnati nel riciclaggio del denaro sporco”. 
(LA REPUBBLICA 21 febbraio 2001)


Un altro luogotenente di Bernardo Provenzano è finito in manette. Ieri gli uomini della squadra mobile di Trapani hanno infatti arrestato Vincenzo Virga, 64 anni, uno dei mafiosi ritenuti più pericolosi dagli inquirenti e latitante da una decina di anni. Questa l’ultima preda catturata nella caccia all’uomo scatenatasi in Sicilia sulle tracce di Provenzano e che sta portando all’arresto di molti suoi uomini. Virga è stato arrestato poco prima di mezzanotte in un casolare alle porte di Trapani. Gli agenti, dopo sei mesi di pedinamenti e intercettazioni, hanno fatto irruzione ed hanno bloccato l’uomo e un presunto vivandiere per il momento solo fermato dalla polizia. Nel casolare, oltre a 17 milioni in pezzi da cento mila lire, la polizia ha sequestrato anche delle lettere ritenute molto interessanti dagli investigatori.
Virga, braccio destro di Matteo Messina Denaro, secondo gli inquirenti manteneva i contatti fra la nuova mafia di Messina Denaro e quella “tradizionale” di Bernardo Provenzano. Ma era ricercato per gli omicidi del giudice Alberto Giacomelli e del sociologo Mauro Rostagno, ammazzato per le denunce antimafia che faceva dalla sua televisione trapanese. Virga è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Montalto, la guardia carceraria dell’Ucciardone che ha pagato con la vita il suo rifiuto di fare favori ai boss in carcere.
“Abbiamo preso la mente imprenditoriale di Bernardo Provenzano. La latitanza di Virga è stata possibile grazie al sostegno di poteri forti, sia a livello sociale che politico”, ha detto il capo della squadra mobile di Trapani, Giuseppe Linares, che ha guidato l’operazione. Linares ha rivelato che nel covo del boss è stato trovato materiale “molto interessante che dimostra, tra l’altro, come Virga sia stato a strettissimo contatto con altri mafiosi latitanti”. “Virga – ha proseguito il capo della mobile – è stato abilissimo nel turbare le aste per gli appalti pubblici nel trapanese ed ha saputo tenere i contatti tra imprenditori, politici e altri poteri impegnati nel riciclaggio del denaro sporco”. 
(LA REPUBBLICA 21 febbraio 2001)


Virga, boss miliardario con pensione Inps  l boss era negli anni Settanta un contadino indigente 15 anni dopo un ricco e rispettato imprenditore di Trapani Vincenzo Virga, 64 anni, mago dell’imprenditorialità di Cosa Nostra, un miliardario con pensione Inps. E’ questo il ritratto del luogotenente di Provenzano, arrestato stanotte dopo 10 anni di latitanza. Negli anni ’70 era un contadino indigente, 15 anni dopo un ricco, rispettato e insospettabile imprenditore, con interessi in vari settori, dall’edilizia allo smaltimento dei rifiuti e una moglie titolare di una delle più eleganti gioiellerie di Trapani. Poi, nel 1994, la scomparsa dalla vita pubblica, con l’ingresso in latitanza: ad accusarlo per primo è stato il pentito Pietro Scavuzzo e le sue accuse, seguite da quelle di numerosi altri collaboratori, gli costeranno la prima condanna a 12 anni di carcere seguita da un’altra all’ergastolo, inflitta nel processo cosiddetto “Rino”.
L’ascesa nella gerarchia mafiosa di Vincenzo Virga, 59 anni, passa attraverso la sua abilità nel muoversi nella ragnatela di interessi finanziari che hanno trasformato Trapani nella città d’Italia dove è più alto il numero delle società finanziarie e degli sportelli bancari in rapporto alla popolazione. “E’ un mago nel pilotare gli appalti”, sostiene il capo della Mobile, Giuseppe Linares, che da ottobre dell’anno scorso indaga su tutti gli appalti banditi da enti pubblici nel trapanese. E la sua abilità criminale è misurata anche dal patrimonio accumulato in 15 anni di dominio mafioso a Trapani: negli ultimi 4 anni gli investigatori hanno sequestrato un numero elevatissimo di società a lui riconducibili e beni mobili e immobili per svariati miliardi, arrestando numerosi prestanome. Una ricchezza che non gli ha impedito di continuare a percepire una regolare pensione dell’Inps relativa ai suoi anni di lavoro, vero o fittizio, nei campi.
I pentiti lo descrivono come un boss attentissimo alla gestione degli affari mafiosi nel territorio, con legami anche nel mondo della politica. Virga, tra l’altro, è imputato di tentata estorsione insieme con il deputato di Forza Italia Marcello Dell’Utri in un procedimento recentemente trasferito da Palermo ai giudici di Milano. Secondo le accuse dell’ex senatore repubblicano Vincenzo Garraffa, il boss sarebbe intervenuto su sollecitazione di Dell’Utri per indurre Garraffa a versare una tangente di 700 milioni a Publitalia come prezzo di una sponsorizzazione ricevuta dalla Pallacanestro Trapani, della quale era il presidente. 
(LA REPUBBLICA 21 febbraio 2001)

 

 a cura di Claudio Ramaccini  Direttore Centro Studi Sociali contro la mafia – Progetto San Francesco