FIAMMETTA BORSELLINO AI GIOVANI: rifiutate il compromesso e denunciate. Riaprire le scuole per sconfiggere la mafia

 

 

“LA NAFIA SI ALIMENTA DEL CONSENSO GIOVANILE CON IL MITO DEI SOLDI FACILI”  Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo trucidato da Cosa Nostra con la scorta in via D’Amelio il 19 luglio del 1992, in città sta conducendo una battaglia, spesso solitaria, per sensibilizzare le istituzioni a non chiudere le scuole e a mettere tra le priorità proprio l’istruzione nella prevenzione del Covid: per evitare che l’unica soluzione per limitare i contagi sia lasciare i bambini e i ragazzi a casa. Davanti al Teatro Massimo ha organizzato un sit-in con alcune mamme. Ma nessuna delle istituzioni le ha risposto: «Il presidente Giuseppe Conte ha commemorato mio padre al Senato nel giorno in cui avrebbe compiuto 81 anni, ma se c’è un regalo che il Paese può fare davvero a mio padre Paolo è l’apertura delle scuole: la maggiore forma di lotta alla mafia è la scuola, questo ripeteva sempre lui», dice Fiammetta Borsellino, preoccupata per il rischio che una generazione scivoli nelle fauci della criminalità, comunque in un destino segnato dalla marginalità sociale: «Anche gli adolescenti più impegnati si consegnano all’apatia. Lo Stato è assente. Abbiamo preteso che i medici degli ospedali andassero al lavoro, ma non c’è differenza tra medici e maestri che si prendono cura dei nostri figli. Si doveva mettere tra le priorità la sicurezza della scuola: invece è stata fatta la cosa più semplice, chiudere tutto. I ragazzi stanno diventando dei fantasmi, nella migliore delle ipotesi, nella peggiore rischiano di prendere pessime strade: mio padre l’ha sempre gridato che la “mafia si nutre del consenso giovanile, con guadagni facili in cambio di rapine, spaccio e rischi enormi per questi ragazzi molto giovani”. L’età adolescenziale è l’età nella quale si forma una persona, i danni sono irreparabili e se non si interviene lo saranno prestissimo».

Le fosche previsioni di Fiammetta Borsellino sono già realtà per gli operatori del carcere minorile Malaspina di Palermo. Salvatore Inguì osserva il fluire delle cose dall’Ufficio servizio sociale giustizia minorile: «Molti ragazzi non stanno più frequentando la scuola, anche tra i mille segnalati dall’autorità giudiziaria e che cerchiamo di seguire. Spesso perché non hanno i mezzi: con la Caritas e altre associazioni benefiche abbiamo cercato e stiamo cercando di dare intanto gli strumenti, come tablet e pc. Ma è tutto il sistema che sta crollando, perché i luoghi di aggregazione sono chiusi. Stiamo perdendo questi ragazzi dai nostri radar. Molti ragazzi rischiano così di entrare in circuiti ben più gravi legati alla mafia: si inizia facendo la vedetta per 100 euro, poi c’è il passaggio a corriere con 200 euro, e poi diventi anche spacciatore a tutti gli effetti. E ti diplomi per la vita sbagliata. Quella che di sicuro non porta gioia».



FIAMMETTA BORSELLINO – IL MESSAGGIO AI GIOVANI: RIFIUTATE IL COMPROMESSO E DENUNCIATE. Fiammetta Borsellino in lacrime: “Riaprire le scuole, unico modo per sconfiggere la mafia”

“DAD” INUTILE, RIAPRIRE LE SCUOLE. «Chiedo scusa ai ragazzi perché vi costringiamo a stare dietro a degli schermi, perché noi adulti, le Istituzioni, la Scuola, non hanno saputo proporvi altre soluzioni che quelle di relegarvi dietro a degli schermi. Un qualcosa che definiscono apprendimento (la Didattica a distanza, ndr) ma non è così che i ragazzi che possono esprimere le proprie emozioni, sentimenti e disagi. In questo momento provo un forte dolore per la Scuola, per come la si sta trattando, per l’incapacità di trovare soluzioni alternative, se non quella di chiuderei ragazzi a casa da marzo dell’anno scorso. Ancora oggi io sto parlando attraverso uno schermo e non so chi mi guarda. Sono molto arrabbiata perché – per riportare le parole di mio padre che ripetutamente vengono sconfessate – la scuola è l’unico modo per avviare quel processo di cambiamento morale e culturale che può sconfiggere la mafia. Ma noi, di tutto questo, ce ne stiamo assolutamente dimenticando visto che le scuole sono ancora chiuse».

I 57 GIORNI E IL SENSO DI PERICOLO. «Provo un profondo disagio a parlare di cose molto personali dietro a uno schermo, senza guardare negli occhi chi mi ascolta, ma lo faccio perché ho capito che c’era un’esigenza. Quando è morto mio padre avevo 19 anni, non mi trovavo a Palermo, ma ero in viaggio con un suo amico in un Paese lontano (Thailandia, ndr). Era stato lui stesso a spingermi a farmi intraprendere quel viaggio per allontanarmi qualche giorno da casa, perché dopo la morte di Giovanni Falcone gli eventi erano completamente precipitati. In quei 57 giorni che separarono la strage di Capaci con quella di via D’Amelio, nessuno lo sapeva in quel momento, ma era iniziato un conto alla rovescia per mio padre. Il pericolo aleggiava ovunque, in famiglia ci eravamo abituati già dagli anni ’70, da quando mio padre aveva cominciato ad occuparsi di mafia. Fu precisamente dall’omicidio di Emanuele Basile del 1980 che iniziammo a vivere in una nuova dimensione legata ad un pericolo costante. E poi fu un susseguirsi di perdite, di assassinii di colleghi e amici di mio padre. Abbiamo cominciato a respirare questa sensazione di precarietà che inevitabilmente si trasferiva in ognuno di noi».

L’INSEGNAMENTO E L’EREDITÀ MORALE. «Non era solo il lavoro a mettere in pericolo mio padre, ma era il come e il dove lo faceva. Malgrado le conseguenze delle sue scelte, nessuno di noi figli, né mia madre, pensò mai di chiedergli di smettere. Al contrario, lo abbiamo sempre appoggiato nel suo lavoro, sostenendolo nelle sue scelte anche nei periodi peggiori, anche quando la morte si poteva toccare con mano. Nessuno di noi ha mai pensato di desistere, o abbandonare la città, o di chiedergli di cambiare incarico. La sua convinzione di fare qualcosa di giusto, di buono, di utile, per liberarci dalla schiavitù data dell’oppressione mafiosa ci ha convinto che quella era l’unica strada possibile e percorribile».

L’IMPORTANZA DELLA SCUOLA. «Di fatto, a ripensarlo oggi quel periodo, fu purtroppo una lunga preparazione alla possibilità della morte. Una preparazione durata anni, che ci ha segnato nella nostra crescita di figli. Anche se non si è mai preparati alla morte di un padre, quell’allenamento e l’esempio che ci aveva dato hanno determinato il modo in cui il 19 luglio 1992, e nei mesi e negli anni successivi, abbiamo affrontato quegli eventi. Lucia, Manfredi e io, cioè noi figli, eravamo all’Università. A Lucia mancava un solo esame per laurearsi. E lo diede qualche giorno dopo la morte di mio padre, sotto gli occhi increduli di una commissione incredula. Anche Manfredi e io ci “buttammo” nello studio perché mio padre ci aveva dato gli strumenti per salvarci solo in questo modo. Ci aveva trasmesso la consapevolezza che solo questo ti può dare un futuro, un lavoro, la consapevolezza dei tuoi diritti e dei tuoi doveri. Questo te lo dà la scuola: se sai, nessuno ti può prendere in giro o darti l’illusione di un lavoro o di una casa che arrivano per un favore».

IL PIANTO. «L’insegnamento principale che ci ha lasciato mio padre, la sua eredità morale, è molto semplice: compiere il proprio dovere. Sembra un concetto scontato, ma alla fine è quello che ha fatto lui: è stato un lavoratore. Un lavoratore onesto, che credeva in quello che faceva».  Qui un momento di pausa, con il discorso interrotto dal pianto spontaneo di Fiammetta Borsellino. Lacrime amare di una donna forte che da oltre 28 anni chiede verità e giustizia.

IL MESSAGGIO AI GIOVANI. «Applicare questa idea – ha proseguito – e il suo esempio, in ogni ambito, è quello che i miei fratelli e io facciamo da tutta la vita. Non si lotta contro la mafia solo facendo il magistrato; l’idea di fondo che cerco di trasmettere ogni volta che posso è che non è necessario essere in prima linea contro il crimine. Per lottare contro la mafia è sufficiente compiere il proprio dovere, ognuno il suo. Per i ragazzi questo vuol dire studiare, a scuola, dentro le aule; investire nella cultura, andare a scuola e imparare a pensare con la propria testa.  La mafia si nutre di giovani senza punti di riferimento. E l’assenza della scuola oggi sta consegnando, come un “agnello sacrificale”, i giovani alla mafia. Non si contano più i numeri della dispersione scolastica, in un momento in cui la scuola è limitata e, in certi casi, assolutamente assente. La mafia si nutre del consenso dei giovani: se quei giovani non esistono più, non ha futuro. Per fare la nostra parte dobbiamo sempre chiederci quali possono essere le ricadute di ogni gesto, anche quelli più insignificanti. Gli atteggiamenti principali dei mafiosi sono la prevaricazione, la prepotenza, il sopruso, e quindi anche “fare il bullo” o atteggiarsi in questo modo può essere l’anticamera di qualcosa di peggio. Anche nel consumo di droghe pesanti, leggere, tecnologiche, si nasconde la mafia. Perché anche l’apparente e insignificante gesto di comprare uno spinello alimenta economicamente la mafia. Anche rifiutare di risolvere un problema, o un favore, o evitare di prendere una scorciatoia, significa rifiutare il malaffare. La criminalità si combatte non girandosi dall’altra parte quando vediamo qualcosa che non va, ma denunciando. Bisogna combattere il “me ne fotto”, il menefreghismo di chi cerca solo di trarre benefici dal sistema, scendendo a compromessi con le organizzazioni mafiose, pur non facendone parte. Quella mentalità alimenta la mafia, che non è solo organizzazione criminale ma un modo di fare, un modo di essere».   IL SICILIA 29.1.2021

 

La Dad? Al Sud un viatico per la malavita  “In due mesi le segnalazioni di dispersione scolastica a Palermo hanno quasi eguagliato quelle dell’anno scorso. E Brancaccio batte tutti”: questa è una delle tante considerazioni che L’Espresso pubblica nella sua inchiesta dal titolo: “Da Napoli a Palermo, la Dad strappa i ragazzi dalle scuole. E la malavita ringrazia”, relativa  alla dispersione scolastica, dovuta alla chiusura delle scuole in città come Napoli e Palermo, e che starebbe rimpinguando di manodopera la malavita la quale “ringrazia”.

Tante le tristissime storie di ragazzi acchiappati nella rete della malavita che il settimanale riporta e tante pure le denunce di insegnanti ed educatori contro chi “ha sbarrato le scuole e se n’è pure vantato. Semplice. La gente è contenta, si avverte sicura, nella paura accetta tutto, ma così non va bene, io lavoro per il futuro e il futuro ha bisogno di sapere, discernere, comprendere e infine deliberare con coscienza. Il caos lo creano i trasporti? A Caivano solo ogni tanto vedi un autobus. I ragazzi vengono a piedi. Oppure una mamma ne carica 4 o 5 in macchina per 5 euro in nero. Dal 24 settembre i nostri ragazzi sono venuti per una dozzina di giorni. Siccome la legge lo permette, noi abbiamo aperto le aule ai ragazzi con disabilità per non lasciarli da soli, per non abbandonare i genitori e loro hanno frequentato sempre con gioia, con lo stupore, per una volta, di essere speciali. Io non so che scuola avremo dopo la pandemia, credo che più della metà degli iscritti non li rivedremo più, mentre l’altro Stato, quello silenzioso che non ti fa respirare, li ha già reclutati per scaricare merce, frutta, carni e verdure, per fare le sentinelle del buio, per trascinarli all’autodistruzione”.

E il prefetto di Napoli: “ È chiaro che più allentiamo il contatto fisico con l’educazione e la cultura, più diradiamo incontro e socialità, più mettiamo a rischio i valori positivi di convivenza, che crescono nelle esperienze di comunità, prima tra tutte la scuola. Ci aspetta, dunque, un grande lavoro per mitigare gli effetti negativi delle pur necessarie chiusure”.

Simile voce, il maestro di strada: “I ragazzi sono esausti, in casa da mesi, reclusi con i genitori che hanno perso il lavoro in nero, che sono nervosi, che predicano. Diventano dipendenti da tutto mentre stavano cercando di diventare indipendenti. Un terzo dei ragazzi qui non prosegue gli studi né cerca lavoro. Stiamo immettendo nella società una massa enorme di gente che non farà nulla, che una volta consumati i soldi di “mammà e papà” cercherà di sfangarla con gli espedienti, qualche rapina, qualche spaccio, un po’ di criminalità”. Dura la realtà anche a Palermo dove ogni giorno decine di ragazzi si congedano in silenzio dalla scuola.  Dice Sabrina Di Salvo, figlia di Rosario, l’autista di Pio La Torre che morì con il sindacalista e politico comunista nell’agguato mafioso del 1982, dopo avere specificato che già nei primi mesi di questo anno scolastico ha ricevuto 840 segnalazioni di ragazzi non più reperibili dalla scuola, 250 soltanto a Brancaccio e nella zona che si estende verso Bagheria: “Noi recuperiamo moltissimi ragazzi dopo che riceviamo la segnalazione. La pandemia ha ampliato il divario sociale: molte famiglie non vivono in contesti abitativi idonei a fare lezioni a distanza e non hanno le risorse per dare a tutti i loro figli pc e tablet”. “Le mamme spesso decidono insieme di non mandare i bambini a scuola per paura del Covid, e così le assenze aumentano – racconta un altro operatore – mentre la dispersione è cresciuta soprattutto nella fascia tra i 13 e i 16 anni. Ed entrino invece in circuiti di microcriminalità o, peggio, vengano utilizzati dalla mafia per ”lavoretti” legati allo spaccio”.

E infine Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo trucidato da Cosa Nostra con la scorta in via D’Amelio il 19 luglio del 1992: “Il presidente Giuseppe Conte ha commemorato mio padre al Senato nel giorno in cui avrebbe compiuto 81 anni, ma se c’è un regalo che il Paese può fare davvero a mio padre Paolo è l’apertura delle scuole: la maggiore forma di lotta alla mafia è la scuola, questo ripeteva sempre lui. Anche gli adolescenti più impegnati si consegnano all’apatia. Lo Stato è assente. Abbiamo preteso che i medici degli ospedali andassero al lavoro, ma non c’è differenza tra medici e maestri che si prendono cura dei nostri figli. Si doveva mettere tra le priorità la sicurezza della scuola: invece è stata fatta la cosa più semplice, chiudere tutto. I ragazzi stanno diventando dei fantasmi, nella migliore delle ipotesi, nella peggiore rischiano di prendere pessime strade: mio padre l’ha sempre gridato che la “mafia si nutre del consenso giovanile, con guadagni facili in cambio di rapine, spaccio e rischi enormi per questi ragazzi molto giovani”. L’età adolescenziale è l’età nella quale si forma una persona, i danni sono irreparabili e se non si interviene lo saranno prestissimo”.

 E un operatore  del carcere minorile Malaspina di Palermo: “Molti ragazzi non stanno più frequentando la scuola, anche tra i mille segnalati dall’autorità giudiziaria e che cerchiamo di seguire. E tutto il sistema che sta crollando, perché i luoghi di aggregazione sono chiusi. Stiamo perdendo questi ragazzi dai nostri radar. Molti ragazzi rischiano così di entrare in circuiti ben più gravi legati alla mafia: si inizia facendo la vedetta per 100 euro, poi c’è il passaggio a corriere con 200 euro, e poi diventi anche spacciatore a tutti gli effetti. E ti diplomi per la vita sbagliata. Quella che di sicuro non porta gioia”. LA TECNICA DELLA SCUOLA Quotidiano della scuola 2.2.2021

FIAMMETTA BORSELLINO, ‘CONTE CITA PAPÀ? SE VUOL ONORARE SUA MEMORIA APRA SCUOLE’.

Se il premier Conte vuole davvero fare un regalo a mio padre deve riaprire al più presto le scuole di ogni ordine e grado e tutte le università. E’ l’unico modo per onorare in questo momento la memoria di mio padre. Perché noi stiamo consegnando migliaia di ragazzi alla criminalità”. Lo ha detto all’Adnkronos Fiammetta Borsellino, figlia minore di Paolo Borsellino, commentando le parole del premier Giuseppe Conte che poco fa, durante le repliche in aula, ha citato il giudice Paolo Borsellino, ricordando anche che oggi sarebbe stato il suo compleanno. “Il 19 gennaio è il giorno della nascita di un grande personaggio che non voleva fare l’eroe, Paolo Borsellino, nacque 81 anni fa”, ha detto il Presidente del Consiglio, ricordando il magistrato. E l’Aula ha tributato al giudice ucciso da Cosa nostra il 19 luglio del 1992 un lungo applauso. Tutti i senatori in piedi. “Se Conte davvero vuole fare un regalo a mio padre – prosegue Fiammetta Borsellino -si deve occupare della scuola. Mio padre diceva sempre che la lotta alla mafia parte dalla scuola. Quindi si deve fare il possibile per fare ritornare i ragazzi a scuola. Il possibile. E’ l’unico modo per onorare in questo momento mio padre, il suo compleanno”. “Per il resto è inutile il ricordo se non si fa qualcosa per aiutare i ragazzi a farli uscire dlal’isolamento – prosegue Fiammetta Borsellino – io li vedo migliaia di ragazzini in giro che non fanno assolutamente nulla. Questo è il mio pensiero”. Elvira Terranova Palermo, 19 gen. 2021 Adnkronos


Le parole di Conte in Aula. C’è un virus forse peggiore del Covid: quella della mafia. La difesa della legalità è nel Dna di questo governo. Il contrasto alla magia e la difesa della legalità sono” al centro della “nostra strategia di azione”, ha detto oggi il premier in Aula, durante le comunicazioni in Senato sulla crisi di governo. Conte ha poi ricordato l’anniversario oggi della nascita di Paolo Borsellino. “Oggi avrebbe compiuto 81 anni”. Il ricordo del presidente è stato accompagnato dall’applauso in aula di ministri e senatori. ADNKRONOS 19.1.2021
 

Conte ricorda Paolo Borsellino, la figlia del giudice: “Vero omaggio è riaprire scuole al più presto”.Il presidente del Consiglio, intervenendo al Senato, ha voluto omaggiare il magistrato ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio e che oggi avrebbe compiuto 81 anni. La figlia Fiammetta: “E’ inutile il ricordo se non si fa qualcosa per aiutare i ragazzi a farli uscire dall’isolamento”

“Parliamo in questi giorni tanto di Coronavirus: c’è un virus forse peggiore, rimane il virus della mafia. La difesa della legalità è ragione ontologica del governo, è nel nostro dna. E’ una deliberata strategia di azione, sarà sempre così finchè il governo sarà qui”. Con queste parole il premier Giuseppe Conte, nel corso del suo intervento in Senato per la fiducia, ha ricordato il giudice Paolo Borsellino, che oggi avrebbe compiuto 81 anni. “Il 19 gennaio è il giorno della nascita di un grande personaggio che non voleva fare l’eroe, Paolo Borsellino, nacque 81 anni fa”, ha aggiunto Conte prima che l’Aula tributasse un lungo applauso alla memoria del giudice ucciso nella strage di via D’Amelio del 1992.

“Se il premier Conte vuole davvero fare un regalo a mio padre deve riaprire al più presto le scuole di ogni ordine e grado e tutte le università. E’ l’unico modo per onorare in questo momento la memoria di mio padre. Perché noi stiamo consegnando migliaia di ragazzi alla criminalità”, il commento all’Adnkronos di Fiammetta Borsellino, figlia minore di Paolo Borsellino.

“Se Conte davvero vuole fare un regalo a mio padre – ha proseguito Fiammetta Borsellino – si deve occupare della scuola. Mio padre diceva sempre che la lotta alla mafia parte dalla scuola. Quindi si deve fare il possibile per fare ritornare i ragazzi a scuola. Il possibile. E’ l’unico modo per onorare in questo momento mio padre, il suo compleanno. Per il resto è inutile il ricordo se non si fa qualcosa per aiutare i ragazzi a farli uscire dall’isolamento – prosegue Fiammetta Borsellino – io li vedo migliaia di ragazzini in giro che non fanno assolutamente nulla. Questo è il mio pensiero”.  

“Purtroppo – ha commentato con l’AdnKronos Salvatore Borsellino, il fratello del giudice – è raro che i nostri governanti parlino di mafia. Il fatto che il premier Conte lo abbia fatto oggi nell’Aula del Senato, ricordando anche il compleanno di Paolo, è una cosa che apprezzo. Certo l’impegno sul fronte della lotta a Cosa nostra non è stato particolarmente forte, dire che è nel Dna di questo governo lo trovo un po’ azzardato, c’è stata ma non come compito principale, direi più come un’azione di contorno”. 

“La lotta alla mafia dovrebbe essere il primo impegno del governo del nostro Paese – ha aggiunto Salvatore Borsellino – Cosa nostra è il nostro peggiore male, invece nelle dichiarazioni programmatiche di tutti i Governi che si sono succeduti nessuno ha mai messo al primo posto dell’agenda politica la lotta ai boss. Voglio prendere queste parole del premier come un augurio, che possa davvero la lotta alla mafia diventare l’impegno principale del governo e di tutti quelli che verranno. In questo giorno in cui festeggiamo il compleanno di Paolo, voglio avere questa speranza”.  PALERMO TODAY 19.1.2021

 Se non si riaprono le scuole si consegnano migliaia di giovani alla criminalità organizzata  



“La scuola si cura non si chiude”: sit-in di genitori, studenti e prof in piazza Verdi. Girotondo per chiedere che il ritorno in classe di lunedì non sia l’ennesima “falsa partenza”  Genitori, studenti e insegnanti si sono ritrovati in piazza Verdi con striscioni e cartelli per chiedere la riapertura delle scuole. O meglio per chiedere che il ritorno in classe di lunedì non sia l’ennesima “falsa partenza”, visto che di mezzo ci sono bambini e ragazzi che stanno “accusando il colpo”. “La scuola si cura non si chiude”, lo slogan principale

“Chiediamo attenzione verso il mondo della scuola – dice Fabrizio Brancato, papà di due ragazzi – Del resto i presidi hanno lavorato sodo per riaprire. Poi, invece, la scuola è stata penalizzata e con la scuola i bambini e i ragazzi di cui nessuno si cura. La scuola sia messa nelle condizioni di andare avanti in sicurezza senza aperture e chiusure continue”. Davanti al teatro Massimo, genitori e bambini hanno preso la parola per chiedere di tornare a scuola, non per una settimana o due, ma fino alla fine dell’anno scolastico.

Genitori, studenti e insegnanti si sono ritrovati in piazza Verdi con striscioni e cartelli per chiedere la riapertura delle scuole. O meglio per chiedere che il ritorno in classe di lunedì non sia l’ennesima “falsa partenza”, visto che di mezzo ci sono bambini e ragazzi che stanno “accusando il colpo”. “La scuola si cura non si chiude”, lo slogan principale. “Chiediamo attenzione verso il mondo della scuola – dice Fabrizio Brancato, papà di due ragazzi – Del resto i presidi hanno lavorato sodo per riaprire. Poi, invece, la scuola è stata penalizzata e con la scuola i bambini e i ragazzi di cui nessuno si cura. La scuola sia messa nelle condizioni di andare avanti in sicurezza senza aperture e chiusure continue”. Davanti al teatro Massimo, genitori e bambini hanno preso la parola per chiedere di tornare a scuola, non per una settimana o due, ma fino alla fine dell’anno scolastico. “La scuola non può essere la prima a chiudere e l’ultima a riaprire – dice Loriana Cavaleri, mamma di un bambino di quarta elementare – Non è possibile che nessuno si chieda come stanno i bambini e i giovani in questa città, il silenzio delle amministrazioni è allarmante. Devono essere prese tutte le misure di sicurezza, screening a tappeto e piano vaccinazioni prioritario per il personale scolastico e i docenti”. (Claudia Brunetto, foto di Mike Palazzotto)

“La scuola non può essere la prima a chiudere e l’ultima a riaprire – dice Loriana Cavaleri, mamma di un bambino di quarta elementare – Non è possibile che nessuno si chieda come stanno i bambini e i giovani in questa città, il silenzio delle amministrazioni è allarmante. Devono essere prese tutte le misure di sicurezza, screening a tappeto e piano vaccinazioni prioritario per il personale scolastico e i docenti”. Alle 16, ai Quattro Canti, sarà il momento degli studenti delle superiori. Il sit-in, organizzato dalla Rete degli studenti Medi, vuole affrontare il tema del rientro adesso previsto per il 1° febbraio: “Ritornare? Sì, ma come?”.   di Claudia Brunetto LA REPUBBLICA 17.1.2021


CONTE RICORDA PAOLO BORSELLINO, LA FIGLIA DEL GIUDICE: “VERO OMAGGIO È RIAPRIRE SCUOLE AL PIÙ PRESTO” Il presidente del Consiglio, intervenendo al Senato, ha voluto omaggiare il magistrato ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio e che oggi avrebbe compiuto 81 anni. La figlia Fiammetta: “E’ inutile il ricordo se non si fa qualcosa per aiutare i ragazzi a farli uscire dall’isolamento”.

“Parliamo in questi giorni tanto di Coronavirus: c’è un virus forse peggiore, rimane il virus della mafia. La difesa della legalità è ragione ontologica del governo, è nel nostro dna. E’ una deliberata strategia di azione, sarà sempre così finchè il governo sarà qui”. Con queste parole il premier Giuseppe Conte, nel corso del suo intervento in Senato per la fiducia, ha ricordato il giudice Paolo Borsellino, che oggi avrebbe compiuto 81 anni. “Il 19 gennaio è il giorno della nascita di un grande personaggio che non voleva fare l’eroe, Paolo Borsellino, nacque 81 anni fa”, ha aggiunto Conte prima che l’Aula tributasse un lungo applauso alla memoria del giudice ucciso nella strage di via D’Amelio del 1992.”Se il premier Conte vuole davvero fare un regalo a mio padre deve riaprire al più presto le scuole di ogni ordine e grado e tutte le università. E’ l’unico modo per onorare in questo momento la memoria di mio padre. Perché noi stiamo consegnando migliaia di ragazzi alla criminalità”, il commento all’Adnkronos di Fiammetta Borsellino, figlia minore di Paolo Borsellino. “Se Conte davvero vuole fare un regalo a mio padre – ha proseguito Fiammetta Borsellino – si deve occupare della scuola. Mio padre diceva sempre che la lotta alla mafia parte dalla scuola. Quindi si deve fare il possibile per fare ritornare i ragazzi a scuola. Il possibile. E’ l’unico modo per onorare in questo momento mio padre, il suo compleanno. Per il resto è inutile il ricordo se non si fa qualcosa per aiutare i ragazzi a farli uscire dall’isolamento – prosegue Fiammetta Borsellino – io li vedo migliaia di ragazzini in giro che non fanno assolutamente nulla. Questo è il mio pensiero”. “Purtroppo – ha commentato con l’AdnKronos Salvatore Borsellino, il fratello del giudice – è raro che i nostri governanti parlino di mafia. Il fatto che il premier Conte lo abbia fatto oggi nell’Aula del Senato, ricordando anche il compleanno di Paolo, è una cosa che apprezzo. Certo l’impegno sul fronte della lotta a Cosa nostra non è stato particolarmente forte, dire che è nel Dna di questo governo lo trovo un po’ azzardato, c’è stata ma non come compito principale, direi più come un’azione di contorno”.“La lotta alla mafia dovrebbe essere il primo impegno del governo del nostro Paese – ha aggiunto Salvatore Borsellino – Cosa nostra è il nostro peggiore male, invece nelle dichiarazioni programmatiche di tutti i Governi che si sono succeduti nessuno ha mai messo al primo posto dell’agenda politica la lotta ai boss. Voglio prendere queste parole del premier come un augurio, che possa davvero la lotta alla mafia diventare l’impegno principale del governo e di tutti quelli che verranno. In questo giorno in cui festeggiamo il compleanno di Paolo, voglio avere questa speranza”. PALERMO TODAY 19.1.2021

 
Apriamo le scuole le scuole…”

#prioritàallascuola

Sit-in sabato 16 gennaio 2021 (Piazza Verdi, Teatro Massimo) promosso da genitori, insegnanti e studenti.L’educazione e la formazione sono beni di prima necessità a cui dare priorità nella gestione di una pandemia. L’assenza della Scuola in presenza ha gravi ripercussioni per tutti gli studenti di ogni ordine e grado: I danni didattici, psicologici, sociali, non sono indennizzabili da alcun «ristoro». Altrettanto preoccupante è l’aumento della dispersione e dell’abbandono scolastico causato dalla DaD. Non c’è Dpcm che possa togliere quello che la Costituzione garantisce: la scuola (aperta) a tutti. La salute, come ricorda l’Oms è psicofisica e la relazione è vitale. Opporsi alla chiusura generalizzata non significa «volere scuole aperte comunque» significa adoperarsi per scuole più sicure, accettare chiusure mirate là dove ci fossero focolai e valorizzare gli istituti anche come luoghi di monitoraggio territoriale del contagio, unica rete in grado di raggiungere oltre 20 mln di cittadini. Significa insegnare buone pratiche di convivenza e di reciproca responsabilità, trasmettendole ai giovani che saprebbero adottarle negli altri contesti in cui vivono.

  • Chiediamo in maniera urgente e immediata al Governo regionale e alle amministrazioni locali Che effettuino screening frequenti e generali nelle scuole.
  • Che diano priorità di vaccinazione al personale scolastico così come dichiarato dal Ministero della Sanità negli ultimi giorni
  • Che improntino un piano di mobilità urbana con mezzi di trasporto dedicati agli studentii
  • Che eseguano una mappatura di luoghi possibili per l’educazione, alternativi agli spazi scolastici, resi disponibili dalle amministrazioni e adeguati.
  • Che attuino una concertazione di ingressi scaglionati tra scuole, uffici pubblici, attività commerciali

Gli Speciali del Progetto San Francesco

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a cura di Claudio Ramaccini  Direttore Centro Studi Sociali contro la mafia – Progetto San Francesco