Con le scuole chiuse sempre più giovani a rischio

 

  • Allarme del procuratore di Palermo «STIAMO PERDENDO PER SEMPRE MIGLIAIA DI RAGAZZINI, PENSIAMO AL LORO FUTURO»
  • LA DAD? AL SUD UN VIATICO PER LA MALAVITA   “In due mesi le segnalazioni di dispersione scolastica a Palermo hanno quasi eguagliato quelle dell’anno scorso. E Brancaccio batte tutti”: questa è una delle tante considerazioni che L’Espresso pubblica nella sua inchiesta dal titolo: “Da Napoli a Palermo, la Dad strappa i ragazzi dalle scuole. E la malavita ringrazia”, relativa alla dispersione scolastica, dovuta alla chiusura delle scuole in città come Napoli e Palermo, e che starebbe rimpinguando di manodopera la malavita la quale “ringrazia”
  • Le fosche previsioni di Fiammetta Borsellino sono già realtà per gli operatori del carcere minorile Malaspina di Palermo. Salvatore Inguì osserva il fluire delle cose dall’Ufficio servizio sociale giustizia minorile: «Molti ragazzi non stanno più frequentando la scuola, anche tra i mille segnalati dall’autorità giudiziaria e che cerchiamo di seguire.  Stiamo perdendo questi ragazzi dai nostri radar. Molti ragazzi rischiano così di entrare in circuiti ben più gravi legati alla mafia: si inizia facendo la vedetta per 100 euro, poi c’è il passaggio a corriere con 200 euro, e poi diventi anche spacciatore a tutti gli effetti. E ti diplomi per la vita sbagliata. Quella che di sicuro non porta gioia».
  • FIAMMETTA BORSELLINO e la SCUOLA  in occasione del Premio a Fiammetta Borsellino dal Magna Grecia Awards   Sono felice di ricevere il premio ma lo percepisco come qualcosa in più perché credo che sia mio dovere adoperarmi a favore della legalità. Vivo il mio impegno, rivolto principalmente ai giovani e alle scuole, come una missione necessaria e dovuta.  C’è stata una chiamata alla quale non ho saputo sottrarmi. Il lavoro con gli studenti è fondamentale per compiere quella rivoluzione culturale e morale che voleva mio padre e che, come diceva lui, non si fa con le pistole o solo con la magistratura ma con un cambiamento radicale delle coscienze. Bisogna abbandonare l’idea delle scorciatoie, il comportamento legato all’omertà e all’indifferenza, predominante nell’ organizzazione criminale”. Ho sempre pensato di dedicarlo a quell’esercito di docenti che lavorano nelle scuole superando qualsiasi limite, anche quello derivante dagli ostacoli ministeriali dei programmi, perché viviamo in un Paese che non investe nella scuola. Dedico quindi questo riconoscimento agli insegnanti che, in assenza di mezzi e condizioni favorevoli, agevolano e promuovono la conoscenza, attraverso lo studio dei fatti storici e quindi anche delle stragi del ’92, di quegli uomini che hanno sacrificato la propria vita per la legalità. Lo dedico a tutte le persone che lavorano in silenzio per diffondere la cultura del diritto e della legge. L’eccessiva burocratizzazione della scuola, non sono del settore ma dialogo con tanti docenti, implica che si dedichi la maggior parte del tempo alle circolari continue, agli adempimenti burocratici, sottraendo tempo alla trasmissione del sapere”. “Lo studio della storia è fondamentale perché vuol dire recupero della memoria, riappropriarsi delle testimonianze di persone che hanno creduto nello Stato sino a dare la vita. Studiare la storia equivale a contribuire alla creazione del patrimonio di un popolo e a metterne in pratica gli insegnamenti. Mi riferisco alla pratica dell’antimafia quotidiana attraverso azioni concrete, tangibili e non ai meri proclami”
  • SENZA SCUOLA IN PRESENZA, PER TANTI RAGAZZI NON C’È SALVEZZA  In un articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera, Vincenzo Rosati, insegnante napoletano che opera all’interno del progetto IoValgo presso la scuola CasArcobaleno nel quartiere di Scampia, si pone una domanda più o meno retorica: “Ma davvero possono usufruire tutti della Dad? Il diritto allo studio (per ora a distanza) è stato tutelato e garantito per le fasce più povere e deboli della popolazione?” La risposta, secondo Rosati, è del tutto negativa. L’insegnante così argomenta: “Guardiamo nelle periferie, dove vive la maggior parte di questa popolazione che di anno in anno cresce considerevolmente. Se durante il periodo ante-Covid la situazione socio-culturale nelle periferie, dove vivono (o giacciono) i dimenticati, era grave, adesso è una tragedia in atto”. “Nei soli 4 kmq di estensione del quartiere ci sono quasi 100.000 abitanti – spiega Rosati – e la Dad non fa che amplificare i profondi disagi familiari con cui si è costretti a vivere come in un carcere. Seguire le lezioni da casa non è facile quando non si ha alcuno strumento elettronico né connessione alla rete né tantomeno una stanza propria per poter seguire le lezioni, ma solo uno smartphone e un divano letto o un tavolo della cucina da condividere con altri fratelli o sorelle, con la mamma o il papà, magari agli arresti domiciliari, o la compagna o il compagno di questi che non accetta i figli e in alcuni casi li maltratta”.  TRATTO DA LATECNICA DELLA SCUOLA 20.3.2021 

Fiammetta Borsellino scrive a Draghi: «Riapra le scuole, stiamo perdendo i nostri ragazzi»

di Fiammetta Borsellino 15 APRILE 2021
Scrivo questa lettera per esprimere il dolore di mamma e cittadina di questo Paese per il grave danno che la compressione del diritto allo studio provocata da una didattica a distanza, da troppo tempo prolungata, sta determinando nella salute psicofisica dei bambini, delle bambine, dei preadolescenti e adolescenti del nostro Paese.
ll sacrificio a cui li stiamo sottoponendo evolverà inevitabilmente, se non prontamente risolto con soluzioni adeguate, in danni irreparabili.
E’ oramai evidente come i ragazzi, ogni giorno di più, stiano perdendo entusiasmo e stimoli ma, soprattutto, il sentimento dell’amore verso ciò che studiano, perché imparare non vuol dire solo seguire dei programmi ministeriali ma anche crescere nella capacità di gestire relazioni, scambi, emozioni e ciò può avvenire principalmente a scuola.
Oggi la vita dei giovani si svolge principalmente dietro ad uno schermo che, al pari delle droghe e delle nuove dipendenze, provoca solo l’illusione di riempire le giornate caratterizzate invece da un vuoto assoluto. E’ importante difendersi dal virus ma è altrettanto importante è curare la salute dell’anima. Oggi i nostri bambini e ragazzi sono dei fiori che appassiscono ogni giorno di più, sepolti nelle loro stanze e noi adulti stiamo diventando i principali complici di tale situazione.
Stiamo insegnando ai nostri figli che in tempo di crisi la prima cosa ad essere sacrificata è l’istituzione della scuola, della cultura, ovvero di quei valori che mio padre ha sempre considerato come la prima vera forma di contrasto alle mafie e che sono gli unici capaci di togliere alle stesse il consenso giovanile di cui si nutrono.
Oggi, il perdurare della chiusura totale o parziale delle scuole di ogni ordine e grado, nonché la eliminazione pressoché totale dell’attività sportiva, musicale e teatrale, sta consegnando centinaia di ragazzi alla rete delle organizzazioni criminali.
Mi chiedo perché queste scelte si stiano portando avanti nonostante le recenti pronunce giurisdizionali del Tar vadano in una direzione completamente opposta, avendo accolto nel merito il ricorso di cittadini nei confronti dei Dpcm che disponevano la chiusura delle scuole. Il Tar, infatti, ha ribadito che la scuola non è un luogo privilegiato di contagio ma anzi, in caso di picchi di contagi, deve essere l’ultimo presidio a chiudere. Ha stabilito che l’uso prolungato della didattica a distanza è lesivo del diritto allo studio e del diritto alla salute, perché la scuola è salute che, ricordo, sono entrambi diritti costituzionalmente garantiti. Ha stabilito che le scuole di ogni ordine e grado devono rimanere aperte.
Oggi tutto questo viene ignorato.
La ripresa delle scuole fino alla prima media è un segnale importante da parte del Governo a tutela degli alunni e delle alunne, ma insufficiente per la salvaguardia del benessere psicofisico dei preadolescenti e dei ragazzi delle scuole superiori, moltissimi dei quali in didattica a distanza da oltre un anno con conseguenze disastrose, come confermato dall’Associazione degli ospedali pediatrici italiani e dalle Associazioni che tutelano infanzia e adolescenza.
Il nostro Paese continua non proteggere i suoi cittadini più piccoli e i suoi giovani privandoli del luogo privilegiato della loro crescita: la scuola.
E’ oramai evidente come la didattica a distanza sia uno strumento di insegnamento inefficace, svilente per gli insegnanti, discriminatorio per gli studenti provenienti da famiglie fragili e lesivo nei confronti degli alunni con disabilità o con difficoltà di apprendimento.
In ultimo, in molte Regioni si insiste a non bilanciare adeguatamente diritto alla salute e diritto allo studio con continui provvedimenti incongruenti di chiusura delle classi. In queste Regioni, specialmente nel Sud Italia, sono gli stessi Sindaci e Governatori a sbarrare i cancelli delle scuole persino a studenti disabili e con bisogni educativi speciali, attraverso ordinanze restrittive in palese contraddizione con le direttive nazionali.
L’Italia non è un paese per giovani e per famiglie se non riconosce che per tutti gli studenti, la scuola è salute, anche e soprattutto in tempo di pandemia.

 

 

16.4.2021 – Didattica a distanza, l’urlo di Fiammetta Borsellino: “così il Governo fa un favore alla mafia”  Fiammetta Borsellino chiede al governo la riapertura delle scuole: la dispersione scolastica ha abbandonato tanti giovani fra i tentacoli della mafia. Le fasce di popolazione più giovani hanno pagato a caro prezzo le difficoltà causate dalla pandemia di Coronavirus. Non solo un restringimento delle libertà personali e lo stop alle attività sportive, ma a pesare sui ragazzi è soprattutto la chiusura della scuole. La didattica a distanza ha messo a nudo le difficoltà tecnologiche e organizzative dell’Italia, aumentando le difficoltà relative all’apprendimento e favorendo la dispersione scolastica. Secondo un rapporto di Save the children stilato in collaborazione con l’istituto di sondaggi Ipsos, “il 28% degli adolescenti dichiara che dall’inizio della pandemia almeno un compagno di classe ha smesso di frequentare la scuola”. Lontani dalla scuola, dalla cultura e dai suoi valori, molti ragazzi finiscono preda dei tentacoli della mafia. Lo sottolinea Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo Borsellino assassinato nella strage di via D’Amelio nel 1992. La donna è scesa in piazza per rivolgere un appello al governo Draghi affinchè possa riaprire le scuole al più presto spiegando che con la didattica a distanza e le scuole chiuse “il governo sta facendo un favore alla mafia“. 16 Aprile 2021 12:44 | Mirko Spadaro STRETTO WEB  Fiammetta Borsellino chiede di riaprire le scuole: “con la Dad il governo fa un favore alla mafia!” [VIDEO]

 

15.4.2021 – A ROMA SI MANIFESTA CONTRO LA DAD: DIMENTICATI A DISTANZA  di Cinzia Cortese.Sabato 10 Aprile anche Alba era presente alla manifestazione nazionale a Roma organizzata da Scuole in presenza. Referenti del gruppo Tavola Rotonda Alba,Enrica Cravanzola ed io abbiamo avuto la fortuna di vivere un pomeriggio veramente indimenticabile… Da diverse città italiane ci siamo uniti per dire basta per sempre alla DAD…metodo assolutamente dannoso per un sano sviluppo scolastico e una sana crescita psico-fisica nell’intera età di sviluppo. Siamo state spettatrici di interventi emozionanti e coinvolgenti, in primis Daniele Novara, pedagogista di fama nazionale, ha esortato la non scuola dinnanzi ad un monitor, senza incontro, senza apprendimento, senza nulla portando i fanciulli stessi ad ammalarsi mentalmente… A seguire c’è stato l’intervento della dottoressa Gandini, epidemiologa che ha condotto uno studio approfondito sull’inesistenza di contagi negli ambienti scolastici e lei stessa ha riportato i suoi dati direttamente a Roma..

Inaspettatamente sul palco è salita Fiammetta Borsellino…testimonianza piena di pathos, citando più volte il padre, ucciso dalla mafia e per uno come lui, che credeva nella scuola, la mafia lo sta nuovamente uccidendo oggi, allontanando i giovani tra loro in contesti scolastici e appiattendo il loro pensiero libero e critico. La cultura e la scuola devono coinvolgere le nuove generazioni e la scuola è l’unico luogo di scambio e relazioni dove i ragazzi possono crescere insieme.Si sono susseguite testimonianze di studenti, genitori, professori… Scendere in piazza è un nostro diritto e si scende perché qualcosa non sta funzionando e lo stato, le regioni, i comuni non possono continuare ad essere sordi e ciechi. Le voci che partono da una piazza sono quelle dei cittadini che rappresentate, sono voci di persone semplici e umili che parlano di vita vera, sono voci da ascoltare, sono voci che credono ancora che il futuro della nostra nazione è nei nostri figli. Vederli così vuoti, spenti, quasi ormai rassegnati felicemente a questo distanziamento che sembra quasi essere divenuto la loro normalità che adulti li renderà? Sapranno ancora confrontarsi, costruire insieme una comunità, un paese da persone istruite ed educate collettivamente verso il bene comune? Nella speranza che la DAD diventerà solo un brutto ricordo voglio terminare con una frase di Paolo Borsellino riportata a Roma dalla figlia Fiammetta: Chi ha paura muore ogni giorno chi non ha paura muore una volta sola. ALTRI ASTI

 

10.4.2021 – Roma manifestazione nazionale. FIAMMETTA BORSELLINO: riapriamo le scuole

 

14.4.2021 I politici delle scuole chiuse dovrebbero solo vergognarsi  Aumenta l’evasione scolastica. La figlia di Paolo Borsellino: con gli istituti serrati state uccidendo mio padre per la seconda volta Stylo24 lo ha scritto e ribadito in tempi non sospetti, col solo obiettivo di ristabilire la verità, rispetto allo storytelling dominante ripreso anche da numerosi organi di stampa, «complici» di aver diffuso un racconto distante anni luce dalla realtà. La didattica a distanza – abbiamo affermato, numeri alla mano – è quanto di più lontano dall’istruzione, e fa aumentare drammaticamente il bacino della dispersione scolastica. Nelle scorse ore a ulteriormente certificare la tragedia in atto, sono arrivati i dati snocciolati dal Comune di Napoli. L’assessore Annamaria Palmieri è incredula davanti alla cifra, che denuncia un aumento delle assenze ingiustificate, alle elementari (dove la dispersione era stata quasi debellata), ben 5 volte, rispetto a quelle registrate prima della Dad. Se prima del 16 ottobre del 2020, 43 bambini risultavano assenti ingiustificati, a fine novembre (con la didattica a distanza in corso) erano diventati 208 (a non collegarsi per dieci giorni di fila). Il quadro è da allarme rosso (questo sì, altro che le imposizioni della zona dello stesso colore) anche negli istituti di medie e superiori di Napoli. Con lo scattare del lockdown didattico (in Campania , gli studenti sono andati a scuola, in quella vera, in totale, appena per un mese, ndr), i ragazzi inadempienti alle medie, sono passati da 873 a 219; alle superiori, da 532 a 1.237. In media, dunque, dai dati che arrivano dal Comune, a Napoli, l’evasione scolastica è triplicata. Lo ribadiamo, la didattica a distanza ha già pregiudicato – con danni incalcolabili – il futuro di un milione di giovani, solo nella nostra regione. Palazzo Santa Lucia (leggi Vincenzo De Luca) si è fatta trovare impreparata su tutto il fronte della scuola, che vogliamo pure ricordare, nella stragrande maggioranza delle altre regioni italiane è rimasta accessibile, in presenza. Ma di questo abbiamo ampiamente parlato, come pure abbiamo parlato di quei politici, che appoggiando la stessa linea del governatore della Campania, si sono resi complici del disastro, complici dell’attentato perpetrato contro l’istruzione, i rapporti sociali, l’educazione e la tenuta psico-fisica dei giovani, vittime sacrificali principi della pandemia, e della gestione fallimentare dell’emergenza Covid. Quei politici, adesso dovrebbero solo vergognarsi, provare a chiedere scusa, e cercare di attivarsi per limitare (per quanto possibile) i danni. Non lo diciamo solo noi di Stylo24, che per mesi abbiamo combattuto una battaglia in solitaria, lo sottolinea, nel corso di un toccante intervento, anche Fiammetta Borsellino, figlia di Paolo, il magistrato ucciso dalla mafia. Presente alla manifestazione romana contro la didattica a distanza, Fiammetta Borsellino, parlando di contrasto alla mentalità mafiosa, ha affermato: «Si fa con la conoscenza giusta che è quella della scuola. E negando questo diritto, oggi stanno uccidendo mio padre una seconda volta». Parole come pietre, che fanno male come la verità di cui sono cariche. «Nei giovani, mio padre ha creduto, e per i giovani ha lottato. Ed era convinto che soltanto la scuola, la cultura, che ti insegna a ragionare con la tua testa, e non col la testa degli altri, può togliere consensi alla mafia», ha detto ancora Borsellino. Che ha puntato il dito contro Roma: «Oggi, il Governo sta facendo un favore alla mafia, la sta aiutando, perché centinaia di ragazzini sono scomparsi dai radar degli osservatori scolastici, e sono imprendibili. Sono futuri soldati della mafia».  A conclusione dell’intervento, Fiammetta Borsellino ha annunciato: «Non andrò più a nessuna commemorazione, a nessuna intitolazione organizzata da organi istituzionali, se la situazione (sul fronte delle scuole, ndr) non cambierà». di Giancarlo Tommasone STYLO24

 

13.4.2021 – Fiammetta Borsellino ha emozionato i presenti, stigmatizzando con forza le scelte del governo che, chiudendo la scuola, abbandonano i giovani di alcune regioni d’Italia lusinghe della criminalità organizzata: «la lotta alla mafia si fa con la scuola. Negando questo diritto oggi stanno uccidendo per la seconda volta mio padre, che nei giovani ha creduto, che per i giovani ha lottato, ed era convinto che soltanto la scuola, la cultura ti insegna a ragionare con la tua testa e non con la testa degli altri, può togliere consensi alla mafia. Oggi il governo sta facendo un favore alla mafia. Centinaia di ragazzini sono scomparsi dai radar degli osservatori scolastici e sono imprendibili. Dobbiamo difendere la scuola senza paura. Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola». Fiammetta Borsellino ha annunciato infine che rifiuterà di prestare la propria adesione a qualsiasi iniziativa del governo, finché non cesseranno le misure di chiusura delle scuole. L’AQUILA BLOG

 

12.4.2021 – Dad, Fiammetta Borsellino con Scuola in Presenza Vicenza: “chiudere scuole favorisce mafia” Fiammetta Borsellino, figlia del giudice assassinato nella strage di Via D’Amelio: “Voglio portarvi la testimonianza di figlia di un uomo morto per lo Stato, per difendere l’idea più alta di Stato, nella sua forma più alta di salvaguardia dei diritti, della libertà e della dignità di ogni essere umano. Mio padre era fortemente convinto che la lotta alla mafia non si fa con la repressione, le pistole e le conoscenze “giuste”, ma con la cultura, quella che si insegna a scuola, quella che ti insegna a ragionare con la tua testa e oggi negando questo diritto, stanno uccidendo per la seconda volta mio padre. Con la chiusura delle scuole lo Stato sta facendo un grande favore alla mafia perché in questo lungo periodo, centinaia di ragazzi sono scomparsi dai radar degli osservatori scolastici e sono irrecuperabili, sono i futuri soldati della mafia”. “Dobbiamo difendere la scuola, riappropriaci di questo diritto e lottare. Lottare senza paura, come diceva mio padre, perché chi ha paura muore ogni giorno mentre chi non ha paura muore una volta sola. Vi voglio raccontare, oggi, della lettera che mio padre scrisse alle 5 di mattina del 19 luglio, prima di morire, ad una sua ex alunna di Padova che lo rimproverava bonariamente di non aver trovato il tempo di partecipare ad un incontro a causa dei numerosi impegni. In questa lettera mio padre esprime tutto il suo amore per la scuola, la cultura, per quel movimento culturale che deve muovere le nuove generazioni e che deve essere ritenuto lo strumento più importante alla lotta contro la mafia. Scuola come luogo di scambio, sicuro e di relazione, non semplicemente di apprendimento di nozioni”. Molto forte e decisa la sua presa di posizione verso il governo che sta sbagliando, facendo delle scelte che compromettono in modo grave la salute psicofisica dei ragazzi. Per questo motivo, Fiammetta, ha dichiarato che non parteciperà mai più a nessuna commemorazione organizzata dagli organi istituzionali, se questa situazione non cambierà.

 

12.4.2021 – ABBANDONO SCOLASTICO, IMPENNATA DI SEGNALAZIONI ALLE PROCURE MINORILI DOPO UN ANNO DI COVID. “CON LA DAD I RAGAZZI PIÙ FRAGILI NON CE LA FANNO  Ministero e provveditorati non hanno dati aggiornati (e sono addirittura rimasti a 4 anni fa). Ma gli effetti della pandemia e sulla chiusura delle scuole sui giovani traspare dal lavoro dei magistrati che raccolgono le comunicazioni di abbandono o interruzione della frequenza. I casi (impressionanti) di Cagliari e Napoli, dove le procuratrici hanno chiesto la collaborazione delle istituzioni, dai Comuni ai servizi sociali  Alla procura minorile di Cagliari in un solo mese sono arrivate 300 segnalazioni di abbandoni o di interruzione della frequenza scolastica a fronte di 700 fascicoli aperti, in media, in un anno. Stessi dati allarmanti si registrano negli uffici di viale Colli Aminei a Napoli: in un mese e mezzo sul tavolo del procuratore Maria de Luzenberger Milnernsheim, sono giunte dalle scuole 900 segnalazioni rispetto alle 400 annuali del 2020 e le 800 del 2019. A suonare il campanello d’allarme sono i magistrati dei tribunali per i minorenni che si sono accorti di una questione inequivocabile: la didattica a distanza, l’assenza della scuola in presenza ha aumentato a dismisura la dispersione scolastica. Un caso che non riguarda solo il Sud ma anche la Lombardia dove l’assessore regionale all’Istruzione conferma che si è passati in un anno dal 12,6% al 15,7% di abbandoni tra gli adolescenti. A livello nazionale, al ministero dell’Istruzione, non hanno nessun numero sulla dispersione scolastica registrata in quest’ultimo anno di scuola a singhiozzo. Gli uffici di viale Trastevere hanno fatto l’ultimo approfondimento statistico relativo a questo argomento nell’anno scolastico 2016/2017 e nel passaggio tra il 2016/2017 e il 2017/2018. Da quel momento più nulla. Nemmeno gli uffici scolastici regionali, in questi mesi, hanno raccolto percentuali per comprendere cosa è successo e chi ha lasciato i banchi per sempre o ha fatto un numero di assenze troppo elevato. In Veneto la dirigente dell’Usr Carmela Palumbo spiega: “Non abbiamo ancora dati certi sul fenomeno. Potremo capirlo bene solo alla fine dell’anno scolastico con gli scrutini”. In Friuli Venezia GiuliaDaniela Beltrame, a capo dell’ufficio scolastico regionale, sta ipotizzando di fare un monitoraggio ma per ora non ha alcun report. Così in Piemonte dove il dirigente Fabrizio Manca sta provando a mettere in piedi un’indagine coinvolgendo Save the Children, Ires Piemonte e università. Il dato nazionale più aggiornato è dell’Istat e risale al 2019: 13,5% di abbandono tra i ragazzi dai 18 ai 24 anni. L’unica realtà ad avere un monitoraggio sulle conseguenze della crisi sanitaria nella scuola è proprio Save the children che in collaborazione con l’istituto di sondaggi Ipsos ha presentato il 5 gennaio un’indagine da cui emerge che “il 28% degli adolescenti dichiara che dall’inizio della pandemia almeno un compagno di classe ha smesso di frequentare la scuola”. Ad accorgersi dell’aggravarsi della situazione sono, invece, i procuratori minorili. Anna Cau, procuratrice capo a Cagliari, davanti all’evidente disagio percepito ha deciso di intervenire. Ha preso carta e penna e ha chiesto ai dirigenti scolastici di comunicare il livello di dispersione scolastica evidenziando l’abbandono delle lezioni e le frequenze irregolari, in quest’ultimo anno. Immediata la risposta che ha fatto sobbalzare sulla sedia il procuratore: “Ci siamo trovati davanti a numeri impressionanti. Abbiamo avviato delle verifiche che vedono un lavoro coi servizi sociali per puntare alla collaborazione della famiglia. Se ci sono situazioni di bisogno diventa un diritto per loro avere l’assistenza. Nella mia Procura c’è un avamposto dei servizi sociali che sta esaminando caso per caso. Ho anche scritto una lettera alle famiglie per informare i genitori delle poche frequenze dei ragazzi”. La gran parte delle 300 segnalazioni arrivate in soli trenta giorni riguardano la scuola secondaria di primo e secondo grado ma ci sono anche alcuni casi di bambini dell’infanzia. “Sono abbandoni – spiega la procuratrice Cau – dovuti all’anno di scuola in didattica a distanza. E’ mancato il lavoro di motivazione: i ragazzi si sono sentiti soli e non ce l’hanno fatta. L’hanno pagata soprattutto i più fragili”Dalla Sardegna alla Campania dove il procuratore per i minori, Maria de Luzenberger Milnernsheim, è in trincea: “L’evasione già normalmente nella nostra regione è enorme. Il Comune di Napoli si muove ma il resto delle amministrazioni sono latitanti: c’è solo il sindaco Luigi de Magistris che fa ammonizioni come previsto dalla legge. Siamo in un territorio difficile dove la preside che fa troppe segnalazioni balza all’occhio e rischia. Nel 2019 abbiamo avuto 800 fascicoli aperti. L’anno successivo siamo passati a 400, un numero anomalo che mi ha insospettito. Ho percepito che la dad aveva aggravato una fuga dagli schermi. Ho scritto ai presidi e in poche settimane sono arrivate 900 segnalazioni”. A lavorare su questi dati è l’ispettore Giuseppe Liguori che sta classificando i numeri. Ad oggi sono arrivate esattamente 892 segnalazioni ma il monitoraggio non è ancora completo. Nella provincia di Napoli si registrano 119 casi nelle primarie; 201 alle medie e 228 alle superiori. Dal solo istituto comprensivo di Caivano sono arrivati 161 nomi di bambini e ragazzi che hanno abbandonato la scuola o fatto un numero di assenze che già determina la possibile bocciatura dell’alunno. Nelle dieci municipalità di Napoli la situazione non è migliore: 23 casi alla primaria; 140 alla secondaria di primo grado; 66 alle superiori. Il numero maggiore di segnalazioni (39) arriva dalla sesta municipalità, Ponticelli, Barra, S. Giovanni a Teduccio. Stesso dato nella terza municipalità, Stella, S. Carlo all’Arena. A Caserta e provincia i ragazzi che hanno lasciato le lezioni sono 109: 54 alle elementari; 39 alle medie; 16 alle superiori: la maglia nera va a Mondragone (35). “Purtroppo – spiega il procuratore – ho visto tanti di bambini della primaria dove in genere il dato è molto contenuto. Serve l’impegno di tutti. Sono necessarie istituzioni che facciamo davvero rete. La giustizia minorile funziona se ci sono all’esterno servizi sociali che possono intervenire. Dovremo costituire un pool per lavorare su questo problema”. Nelle prossime settimane gli uffici del procuratore passeranno ad esaminare caso per caso per comprendere le ragioni precise che hanno creato questa valanga di dispersi in quest’ultimo anno. Chi conosce bene questo mondo è sicuramente Cesare Moreno, presidente dell’associazione “Maestri di strada” di Napoli. Lui con tutti i suoi volontari ha raggiunto in questi mesi 210 famiglie di ragazzi che non frequentavano più le lezioni portando loro un “pacco viveri per la mente” che conteneva materiale didattico e in qualche caso device. Moreno, alla lettura dei numeri raccolti dalle procure, è preoccupato: “I dati per quanto siano significativamente più alti sono ancora inferiori alla realtà. Le spiego: abbiamo fatto incontri con l’assessore istruzione del Comune di Napoli e i servizi sociali hanno tentato di frenare sulla questione perché non hanno sufficiente personale per seguire tutti. Dal nostro osservatorio i dispersi si sono triplicati. E’ ripreso l’abbandono scolastico alla primaria che non si vedeva da anni. Nel resto d’Italia le chiusure sono state minori, ma in tutto il Paese vale il ragionamento che ho fatto per la scuola elementare”. Una fotografia, quella dell’abbandono, che in effetti non risparmia nemmeno il Centro e il Nord. Dopo sei mesi dall’inizio dell’anno scolastico all’appello in classe, secondo i dati forniti dalla Prefettura di Prato, mancano complessivamente 866 alunni; 360 alla scuola dell’infanzia, 224 alla primaria (di cui 175 hanno scelto l’istruzione parentale), 143 alle scuole medie (65 parentale) e 139 alle superiori. Oltre 1.400 gli studenti cinesi che non hanno frequentato l’anno scolastico in modo regolare. In Lombardia a parlare di abbandono è l’assessora all’Istruzione regionale Melania Rizzoli che ha investito 13 milioni di euro per tentare di recuperare quei giovani tra i 15 e i 18 anni che hanno lasciato i banchi: “Si stima – spiega l’assessora al Fatto Quotidiano.it – che un ragazzo su quattro abbandonerà quest’anno gli studi come effetto dell’isolamento dovuto alla pandemia. Ora vogliamo riportare questi ragazzi all’interno di percorsi formativi professionali che consentano loro di avere un titolo di studio e un lavoro garantito. Purtroppo dall’Usr ho solo dati numerici: abbiamo bisogno di avere nomi e cognomi per poter raggiungere questi giovani. Ne ho parlato con il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che si è impegnato a lavorare su questo fronte”. Il quadro, seppur carente dei dati ufficiali nazionali del ministero di viale Trastevere, preoccupa tante persone. In primis c’è Marco Rossi-Doria, neo presidente di “Con i Bambini” : “La dispersione scolastica e l’abbandono della scuola sono fenomeni purtroppo ben presenti già prima del Covid, soprattutto al Sud e in particolari aree sociali, nelle grandi periferie urbane ma non solo. Tra gli effetti sociali del Covid vi è sicuramente l’acuirsi di tali fenomeni e più in generale l’aumento delle diseguaglianze educative. Siccome voglio vedere il bicchiere mezzo pieno, credo che questa sia l’occasione per fare quello che andava fatto anche prima: creare alleanze educative tra scuola, famiglie, civismo educativo, istituzioni locali. Se ne esce solo insieme, implementando e rafforzando le “comunità educanti” come sistema nazionale e a livello territoriale”. di Alex Corlazzoli| 12 APRILE 2021 il fatto quotidiano

 

13.4.2021 Fiammetta Borsellino ha ricordato come il padre avesse a cuore la scuola, presidio di autentica lotta alla criminalità, mentre la dispersione scolastica causata dalla chiusura delle scuole sta consegnato centinaia di ragazzi nelle mani della malavita. «Negando il diritto alla scuola stanno uuccidendo una seconda volta mio padre. FAMIGLIA CRISTIANA

 

10.4.2021 SERVIZIO TG SKY24 MANIFESTAZIONE NAZIONALE  “Non c’è più tempo, bisogna tornare in classe”. La protesta indetta dalle trenta associazioni della rete nazionale “Scuola in presenza”. In piazza del Popolo anche Fiammetta Borsellino. All’Esquilino la manifestazione della Comunità Educante 100celle e del Coordinamento Aec “I giovani sono il nostro futuro, rendiamo loro il presente per crescere”, “manifesto contro la pandemia educativa”, “lasciare la scuola aperta”. E ancora: “La scuola è solo in presenza”. Sono solo alcuni degli striscioni e dei cartelloni che dalle 15 di oggi, nonostante qualche goccia di pioggia, sono approdati a piazza del Popolo, in occasione della protesta indetta dalla rete nazionale “Scuola in presenza”, insieme alle 30 associazioni che raggruppano. “Eravamo in 500 – dicono gli organizzatori – per chiedere con forza il rientro a scuola per tutti gli studenti, anche in zona rossa. Scuola è salute anche e soprattutto in tempo di pandemia: i ragazzi non stanno bene e manifestano un disagio sempre più ampio, diffuso e grave, come confermato anche dall’Associazione degli Ospedali Pediatrici Italiani e dalle associazioni che tutelano infanzia e adolescenza. Il nostro Paese continua a non proteggere i suoi cittadini più piccoli e i suoi ragazzi privandoli del luogo privilegiato per la loro crescita, la scuola” E non è tutto: “Pur riconoscendo la gravità della pandemia, saremo di nuovo in piazza per chiedere alle Istituzioni di attivarsi in ogni modo per consentire l’immediato rientro in classe di tutti gli studenti”, inclusi quelli delle superiori, che attualmente sono tornati, sì, in presenza, ma dal 50% e non oltre il 75%. Diversi gli interventi, da docenti ad avvocati, da studenti a insegnanti e genitori. A parlare è stata anche Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo Borsellino, ucciso nella strage di via D’Amelio del 1992. di Valentina Lupia. LA REPUBBLICA 10.4.2021

 

9.4.2021 – Scuola, il Consiglio di Stato boccia Palazzo Chigi e chiede maggiore documentazione per imporne la chiusura Esultano le associazioni delle famiglie che chiedono lezioni in classe. Domenica manifestazione del comitato Rete nazionale Scuola in presenza. Fiammetta Borsellino: “I ragazzi stanno soffrendo molto” Il Consiglio di Stato ha respinto l’appello proposto dall’Avvocatura contro l’ordinanza del Tar Lazio che  bocciava i vecchi Dpcm del governo nazionale di gennaio, febbraio e marzo che prevedevano la schiusa delle scuole. Il Consiglio di Stato ha ribadito quanto già ampiamente indicato dal Tar Lazio e cioè che vi è «(…) la non forte influenza delle attività di istruzione in presenza ai fini della diffusione del contagio, sicché non apparirebbe una razionale motivazione della priorità assegnata alla precauzione sanitaria a fronte della grave compressione del diritto alla istruzione, anch’esso costituzionalmente tutelato».  di Antonio Fraschilla L’ESPRESSO

 

 1.4.2021 – IL CONSIGLIO DI STATO CONFERMA L’ORDINANZA DEL TAR LAZIO: LE SCUOLE VANNO APERTE TUTTE!  Il  Consiglio di Stato ha respinto l’appello proposto dall’Avvocatura di Stato contro l’ordinanza del Tar Lazio n.1947/21 e ha confermato che abbiamo ragione: le scuole, di ogni ordine e grado devono riaprire TUTTE, indipendentemente dal colore assegnato a ciascuna regione! Il Consiglio di Stato ha ribadito quanto già ampiamente indicato dal TAR Lazio (ordinanza n. 1947/2021) ovvero “(…) la non forte influenza delle attività di istruzione in presenza ai fini della diffusione del contagio, sicché non apparirebbe una razionale motivazione della priorità assegnata alla precauzione sanitaria a fronte della grave compressione del diritto alla istruzione, anch’esso costituzionalmente tutelato” Ed ancora ammonisce il Presidente del Consiglio dei Ministri, prossimo ad emanare un Decreto Legge che disciplinerà anche in materia di scuola sottolineando che: “l’ordinanza appellata riconduce entro il corretto parametro il potere-dovere del Giudice di assicurare che dette scelte siano adottate in modo trasparente e in coerenza con le risultanze dei dati scientifici, modificandole ovvero motivando con argomenti non contraddittori l’impatto della eventuale riapertura della istruzione in presenza sulla ulteriore diffusione del contagio”.  Non potevamo sperare in un risultato migliore! Grazie al vostro aiuto e al vostro sostegno abbiamo tagliato questo straordinario traguardo.  Giudici attenti ai principi della nostra Costituzione hanno tracciato la strada all’esecutivo. Ora la parola spetta al Governo: dovrà tener conto di queste importanti pronunce che evidenziano ancora una volta come il diritto all’istruzione sia un diritto costituzionalmente garantito al pari del diritto alla salute e che pertanto non può essere compresso! Un grazie di cuore va nuovamente a tutti gli amici che hanno contribuito alla raccolta fondi su Splitted, a chi ci ha supportato con amicizia e incoraggiamenti, alla “Rete Nazionale Scuola in Presenza” con la quale stiamo portando avanti in tutta Italia la tutela del diritto all’istruzione in presenza e sicurezza per ogni scuola di ordine e grado e ai nostri legali Jacopo Michi, Giovanni Taddei Elmi, Federico Di Salvo e Francesco Gesess, che insieme a noi hanno creduto in questo percorso di civiltà e democrazia. Il Comitato Ri(n)corriamo la Scuola!  https://splitted.it/scuola-in-presenza-ricorriamo

 

28.2.2021 news CORONAVIRUS, IL TAR RIMANDA IN CLASSE GLI STUDENTI DELLE SUPERIORI: “LE SCUOLE NON SONO FONTE DI CONTAGIO” La sentenza in seguito al ricorso.  “COMITATO RI(N)CORRIAMO LA SCUOLA!”  sulla didattica in presenza dal 50% al 75% nelle zone arancioni e gialle. “La decisione del Dpcm non risulta supportata da specifiche indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico”, si legge Mentre la didattica in presenza continua a essere un nodo da sciogliere nel dibattito fra le regioni e il governo, in attesa che venga varato il prossimo decreto della presidenza del consiglio dei ministri, per il Tar del Lazio nessun dubbio: le scuole non rappresentano un luogo di contagio. A ricorrere contro il Dpcm il comitato “Ri(n)corriamo la Scuola”, che ha presentato ricorso contro la chiusura delle scuole superiore e l’attivazione ingiustificata della didattica digitale integrata al 50% o, massimo, al 75%.   La sentenza definitiva del 24 febbraio 2021 ha ribadito che la decisione del decreto “non risulta supportata da specifiche indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico né, peraltro, da studi orientati a verificare il ruolo dell’attività scolastica nella diffusione del contagio all’interno ed all’esterno dei plessi”, si legge. Mentre già dalla prossima settimana anche gli studenti siciliani delle scuole superiori potranno tornare a scuola al 75%, tuttavia resta importante dal punto di vista giurisprudenziale il pronunciamento del tribunale del Lazio.  “Sussistono, di contro, alla luce delle allegazioni di parte ricorrente, elementi che inducono a dubitare del fatto che la riapertura delle scuole, anche secondarie, possa svolgere un effettivo ruolo amplificatore del contagio nella popolazione degli studenti e degli insegnanti o che possa influenzare l’andamento del c.d. “indice Rt”, scrivono ancora nella sentenza. Un dato, questo, che trova riscontro anche nell’andamento epidemiologico fotografato settimanalmente dagli uffici scolastici provinciali.   Il Tar ha infine stigmatizzato che la mancanza di una “indagine finalizzata a verificare se sia possibile implementare misure contingenti straordinarie finalizzate a garantire a tutti gli studenti la frequenza in presenza dell’intero monte ore settimanale”, si legge ancora. Nel dibattito attualmente in corso l’ipotesi che sembra prevalere è quella della didattica digitale integrata soltanto nelle zone rosse regionali o locali. MESSINA TODAY 


TAR LAZIO sul D.P.C.M. 14.1.2021: le scuole non si chiudono! Per farlo occorrono evidenze scientifiche, ad oggi non fornite.   Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio, Sezione Prima, con  ordinanza del 26.2.2021 ha condiviso quanto evidenziato dai genitori  fiorentini, con figli alle scuole superiori, nel ricorso proposto contro la chiusura delle scuole e l’attivazione ingiustificata della Dad al 50% disposta dal D.P.C.M. del 14 gennaio u.s. Infatti il TAR ha riconosciuto “profili di fondatezza dei motivi di ricorso”, constatando che la decisione del D.P.C.M. “non risulta supportata da specifiche indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico  né, peraltro, da studi orientati a verificare il ruolo dell’attività  scolastica nella diffusione del contagio all’interno ed all’esterno dei plessi”. Anzi, ha precisato il TAR. Lazio, “sussistono, di contro, alla luce delle allegazioni di parte ricorrente, elementi che  inducono a dubitare del fatto che la riapertura delle scuole, anche secondarie, possa svolgere un effettivo ruolo amplificatore del contagio nella popolazione degli studenti e degli insegnanti o che possa influenzare l’andamento del c.d. “indice Rt.”  Se ne deduce che la scuola non è il luogo privilegiato di contagio.

Inoltre, il TAR ha stigmatizzato la mancanza di una “indagine  finalizzata a verificare se sia possibile implementare misure contingenti straordinarie finalizzate a garantire a tutti gli studenti la frequenza in presenza dell’intero monte ore settimanale”.

Di quanto rilevato dal Tribunale Amministrativo non si potrà non tener  conto nei prossimi provvedimenti in materia di Scuola (il TAR si è infatti pronunciato sul D.P.C.M., destinato a perdere efficacia la prossima settimana; il che spiega la mancata sospensione dello stesso).  “COMITATO RI(N)CORRIAMO LA SCUOLA!”

 

7.3.2021 I genitori vincono contro le lezioni da casa Il Tar: «La scuola non amplifica i contagi» IL TIRRENO

21.3.2021 nasce ASCUOLA COMO


 I CARTELLI DELLA PROTESTA –Galleria fotografica


 

VIDEO – Messaggio di Fiammetta Borsellino

 

  • 23.2.2021 Sostenuta da diverse forze politiche, prende sempre più corpo l’ipotesi di far tornare in classe gli alunni più piccoli subito dopo Pasqua, anche nelle regioni in zona rossa. Ieri è stata Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la famiglia, a dire di ritenere che «complice l’aumento delle vaccinazioni», bisogna «rivalutare la possibilità di riaprire la scuola dell’infanzia e almeno la primaria» al termine delle prossime festività.  Sulla stessa linea la presidente della Commissione infanzia Licia Ronzulli (FI). Il Pd, con Paolo Lattanzio e Flavia Piccoli Nardelli, componenti della Commissione Istruzione della Camera, dice di constatare «con preoccupazione che da qualche settimana, oltre agli altri istituti serrati fin dalla prima fase della pandemia, sono chiusi anche asili e scuole dell’infanzia. Crediamo che sia importante diversificare le prossime e necessarie aperture non solo per zone e colori ma anche per fasce d’età, valutando con attenzione se anche nelle zone rosse sia possibile procedere con l’attività almeno di asili nido, scuole d’infanzia e primarie in presenza».da LA STAMPA
  • 22.3.2021 – L’APPELLO. Lettera dei pediatri di famiglia: «La chiusura prolungata delle scuole fa male alla salute dei bambini» «Il livello di istruzione è una causa determinante della salute mentre la prolungata assenza da scuola accentua le lacune formative, specialmente nei bambini più svantaggiati». di Società Italiana delle Cure Primarie della Lombardia-SICuPP Lombardia Come Società Scientifica di Pediatri di Famiglia, desideriamo condividere alcune riflessioni sul diritto all’istruzione che si collega al nostro ruolo professionale, che comprende il sostegno dell’infanzia e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui problemi del bambino. Sappiamo bene che la scuola non è solo un luogo di apprendimento di nozioni, ma è anche (e forse soprattutto) uno spazio in cui bambini e ragazzi interagiscono, imparano a socializzare e hanno l’opportunità di confrontarsi al fine di favorirne la crescita intellettuale e morale e la maturazione di una coscienza civile. Una didattica a distanza, se può garantire l’apprendimento di nozioni, non sembra in grado di soddisfare tutte queste altre esigenze importanti nello sviluppo del bambino. Dopo l’esperienza del primo lockdown in Italia e in numerosi Paesi europei, a fronte di innegabili benefici «sanitari» si sono purtroppo evidenziate una serie di problematiche sociali, pedagogiche, culturali e psicologiche, tanto da poter affermare che la chiusura prolungata della scuola è un’esperienza dannosa. Ricordiamo che anche il livello di istruzione è un determinante della salute e la prolungata assenza da scuola accentua le lacune formative, specialmente nei bambini più svantaggiati per ragioni sociali o anche di patologia cronica. Mentre entriamo nel secondo anno della pandemia, riteniamo quindi che sia indispensabile mettersi subito al lavoro, nelle singole realtà, per scongiurare il prolungamento di questa situazione, per elaborare strategie che garantiscano una riapertura sicura delle scuole, cercando soluzioni efficaci ad esempio nell’utilizzo dei trasporti, nel tracciamento della diffusione del virus in ambito scolastico ed extrascolastico, nel promuovere la vaccinazione al personale scolastico nell’attesa che possa essere disponibile, in tempi brevi, anche per l’età pediatrica. «I bambini non possono permettersi un altro anno di chiusura delle scuole. Solo così potremo proteggere questa generazione dal diventare una generazione perduta», come afferma Henrietta Fore, direttore generale dell’UNICEF. Una particolare attenzione, infine, agli adolescenti che più di tutti stanno soffrendo le limitazioni scolastiche e sociali legate alla pandemia che li costringe in uno spazio confinato. Proprio ai nostri adolescenti vogliamo lanciare un messaggio di responsabilità e speranza, che vorremmo fosse condiviso da tutti gli adulti e rilanciato da tutti canali di comunicazione. Questa pandemia ha reso tutti vulnerabili, ha limitato la libertà personale di tutti, ci costringe a fare grandi sacrifici per poter continuare, il più presto possibile, a progettare la vita che desideriamo. Dobbiamo, con responsabilità, vivere questi mesi in cui ci viene chiesto un ulteriore sforzo nell’attesa che la campagna vaccinale raggiunga gli obiettivi. Siamo ben consapevoli di quanto sia difficile, per i nostri ragazzi, accettarlo! Sappiamo, però, che gli adolescenti hanno le energie per affrontare questo momento così complicato della nostra storia, ma soprattutto per guardare e costruire il futuro che ameranno di più, proprio perché hanno temuto di non poterlo realizzare e si sono sacrificati per ottenerlo. E noi adulti dobbiamo essere al loro fianco. CORRIERE DELLA SERA
  • 21.3.2021 – Anche la salute psicofisica dei nostri figli è importante”, il messaggio della Borsellino per sostenere la scuola in presenza La figlia del magistrato ucciso dalla mafia scende al fianco del movimento che domani alla batteria Masotto manifesterà contro la Dad. In città il focolaio alla ludoteca che arriva a scombussolare le cifre contenute dei contagi. Con questi risultati Effetto domino in città dopo i 26 casi riscontrati in una ludoteca della zona Sud. La frequentazione dei bimbi in vari istituti ha comportato la chiusura per cautela di una trentina di classi. Da lunedì didattica a distanza dunque in alcune sezioni della Manzoni e della Enzo Drago dove è stata chiusa la primaria, ma anche nelle succursali. LAsp non esclude che possa trattarsi della variante inglese. Le procedure per laccertamento sono in corso al Policlinico di Messina e nelle 48 ore si avrà il responso definitivo. Un caso quello della ludoteca che arriva a scombussolare le cifre comunque contenute dei contagi nelle scuole di Messina e provincia. Almeno secondo i dati forniti dallufficio scolastico regionale e provinciale. Tanto che il Comitato Scuola in presenzaha chiesto chiarimenti dopo che il sindaco di Milazzo ha annunciato la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. Il Comitato chiede di conoscere numeri e dati dei contagi nelle scuole che ricadono nel comune mamertino. L’Asp non ha ancora risposto. La decisione di chiudere le scuole ha un forte impatto sulla salute psicofisica della popolazione studentesca e, come cittadini, riteniamo giusto conoscere con esattezza i dati che hanno portato ad una decisione così drastica, spiega il portavoce Cesare Natoli. Proprio domani è prevista alla batteria Masotto una manifestazione in difesa della didattica in presenza da parte del movimento che si è costituito in ambito nazionale e che difende la scuola come luogo non solo di apprendimento ma anche di relazione e crescita complessiva dellindividuo. Un impegno, quello di Sip che non è sfuggito a Fiammetta Borsellino che ha voluto mandare un video messaggio a sostegno del movimento. Salute vuol dire anche salute psicofisica dei nostri figli che oggi appare fortemente compromessa spiega la Borsellino ricordiamo anche che la scuola è anche la prima forma di contrasto alla criminalità organizzata che si nutre del consenso dei giovani”. MESSINA TODAY 20.3.2021
  • 21.3.2021 FIAMMETTA BORSELLINO:Oggi, parlare ad esempio di quanto mio padre tenesse alla scuola come principale forma di contrasto alla criminalità organizzata, vuol dire avere uno sguardo critico verso tutto ciò che sta accadendo.  Non si può disquisire su quanto importante fossero per mio padre la cultura e l’istruzione per combattere il crimine se oggi quello che è evidente è proprio il fatto che non viene garantito il diritto allo studio. In un momento di crisi e di difficoltà, il primo messaggio che stiamo dando alle nuove generazioni è proprio questo, ossia che la cultura e l’istituzione della scuola sono le prime cose a dover essere sacrificate. Allora è ovvio che tutto questo pone un enorme interrogativo rispetto a come noi stiamo portando avanti i valori di quelli che definiamo martiri, cioè gli eroi che si sono sacrificati per la giustizia e per l’affermazione della legalità. Come si può celebrare la memoria nelle giornate dedicate, quando nella pratica quotidiana gli insegnamenti di coloro che omaggiamo e onoriamo vengono in qualche modo sconfessati?  Allora io dico che bisogna fare memoria ogni giorno, ogni giorno della nostra vita gridare il nostro NO alle mafie. E affermare il nostro NO alle mafie significa portare avanti non proclami ma atteggiamenti concreti, quelli che io definisco “pratiche dell’antimafia quotidiana”, con l’esempio e l’insegnamento.

 

  • 19.3.2021 MARIO DRAGHI  “Scuola prima a riaprire quando i contagi lo permetteranno” Il premier ha confermato che la riapertura delle scuole è una delle priorità del governo. “Per quel che mi riguarda la scuola sarà la prima a riaprire quando la situazione dei contagi lo permetterà. Sarà la prima attività a essere riaperta, riprendendo perlomeno la frequenza scolastica fino alla prima media”.
  • 18.3.2021 – “Le associazioni criminali, come ben sappiamo, si servono molto spesso del consenso dei giovani,i quali illusi da futili ricompense, prestano la propria vita diventando dei veri e propri soldati della criminalità organizzata. L’unica cura, buona e giusta, è l’istruzione capace di elevare i ragazzi verso la liceità, respingendo completamente le tentazioni e le illusioni della mafia. Mio padre amava parlare con i giovani e aveva “il pallino” della scuola, amava l’istruzione, la cultura poiché sono i mezzi attraverso i quali si combatte la mafia». La viltà della criminalità organizzata, dunque, rende schiavi ed è la distruzione della vita. Sono speranzosa per il prossimo futuro.  Una speranza legata all’investimento dello Stato sui giovani.”
  • 9.3.2021 – QUANDO RIAPRONO LE SCUOLE IN ITALIA? LA RISPOSTA DI BIANCHI “SPIAZZA” TUTTI I genitori di tutta Italia spingono per la riapertura, ma Bianchi non un un… orizzonte.Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi rivendica la scelta del primo dpcm Draghi di chiudere le scuole. E’ stata una decisione sofferta, ma responsabile. Ha sintetizzato così Bianchi al seminario sull’autonomia scolastica organizzato da Valeria Fedeli e Luigi Berlinguer. Al momento, però, non trova risposta la domanda sulla riapertura degli istituti. I genitori chiedono: quando sarà possibile tornare in classe? Il Ministro Bianchi non si sbilancia: “Non c’è un orizzonte per la riapertura, è la nostra capacità di essere uniti che ci dà l’orizzonte, la responsabilità non è solo del governo è di tutto il Paese“. Una risposta che spiazza, considerato che il Governo Draghi doveva prendere decisioni diverse da quello precedente. Ma soprattutto si parlava di ritorno in classe degli studenti italiani. Dunque tutto dipenderà dai contagi. Per questo nel decreto «Sostegni» che dovrebbe essere approvato in settimana, conterrà – promette il ministro – fondi per le famiglie, per i congedi e i bonus babysitter e anche per le scuole direttamente, “soprattutto per quelle del Sud“, che sono state chiuse più a lungo e hanno bisogno di interventi mirati per recuperare. 

 

 

L’allarme del procuratore di Palermo Massimo Russo: «STIAMO PERDENDO PER SEMPRE MIGLIAIA DI RAGAZZINI, PENSIAMO AL LORO FUTURO». dopo l’inchiesta dell’Espresso sui casi di abbandono della scuola e il rischio che vengano utilizzati dalla mafia: “Il prossimo governo utilizzi le risorse del Recovery fund per riprendere questi minori e dare loro maggiori opportunità”

«Il governo utilizzi i fondi del Recovery fund per recuperare una generazione  di bambini e ragazzi che rischia di perdersi». Il procuratore dei minori di Palermo, Massimo Russo, chiede maggiori risorse per la scuola e la formazione, intervenendo sull’inchiesta dell’Espresso sulla crescita dell’abbandono scolastico in questo anno di pandemia in realtà difficili come Napoli e Palermo e gli annessi rischi che migliaia di ragazzini finiscano nelle mani delle mafie.

Procuratore Russo state ricevendo maggiori segnalazioni di abbandono scolastico e disagi in famiglia?  «Purtroppo sì e siamo molto preoccupati, registriamo un incremento delle segnalazioni di liti familiari e di bambini che presentano un disagio psichico: dall’apatia all’uso smodato di pc e tablet, due dirette conseguenze dei lockdown e della chiusura delle scuole. Aumentano  sempre più i casi di minori che assistono a scene di violenza tra genitori, verifichiamo maggiori condizioni di  difficoltà all’interno dei nuclei familiari, amplificate dalle prescrizioni restrittive per la pandemia. Ma soprattutto un elemento di grande tensione è costituito dall’aggravarsi della povertà per molte famiglie. C’è un evidente cambiamento di stile e di vita che si ripercuote sui minori».

Fiammetta Borsellino ha lanciato un allarme sul rischio che i minori fuori dalla scuola finiscano nelle mani della mafia. Lei vede questo pericolo?  «E’ ovvio che per quasi un anno è saltato il sistema scolastico e certo non possiamo addossare la colpa a nessuno: c’è stato un fatto eccezionale,  una pandemia che ha sconvolto le nostre vite. Ma è chiaro che i bambini e i ragazzi non seguiti dalle famiglie, senza spazi e senza mezzi come tablet e pc, sono abbandonati a se stessi. Tutte le azioni di prevenzione, sostegno e monitoraggio delle persone più fragili si sono interrotte a causa del virus e questo è un altro grande problema. In questo contesto  così critico sono preoccupato per i percorsi, che a breve o nel prossimo futuro, possono intraprendere questi ragazzi che in determinati ambienti rischiano di essere coinvolti  nelle organizzazioni criminali. Come dimostrano le recenti operazioni antimafia a Palermo, cosa nostra è pronta a prendersi l’anima e il corpo di questi ragazzini e delle loro famiglie, con il suo efficacissimo  welfare sociale nei confronti degli strati della popolazione meno abbiente che ha maggiormente patito le conseguenze della crisi economica: aiuti concreti con beni di prima necessità, generi alimentari, vestiario, farmaci, sostegni vari in cambio di riconoscenza e consenso».

Lo Stato, nelle sue diramazioni, cosa dovrebbe fare per evitare che l’abbandono scolastico di questo anno di pandemia abbia conseguenze irreparabili?  «Il Paese ha una grande opportunità, quella del Recovery fund. Vorrei che parte di queste risorse venisse utilizzate per un grande progetto di recupero e di sostegno per i nostri ragazzi in difficoltà che altrimenti rischiamo di perdere in questo periodo  di pandemia e scuole chiuse o aperte a singhiozzo. Come? Investendo nella formazione, con asili nido e tempo pieno nelle scuole, in attività extra scolastiche e progetti di inclusione sociale e in opportunità di lavoro. E, ancora,  assumendo un esercito di assistenti sociali da destinare ai Comuni. Investendo in un vero welfare per le famiglie disagiate e a rischio di marginalità: magari cominciando a dotarli di una connessione internet e di un pc o di un tablet».

Lei pensa che ci sia questa sensibilità al momento da parte delle istituzioni? «Guardi , l’ascensore sociale era già inceppato, adesso ha cominciato a muoversi ma scende giù.  Ed è un fatto gravissimo che alimenta diseguaglianze e sperequazioni e ne vedremo le conseguenze  quando si tornerà alla normalità. Il Paese deve pensare a recuperare questi bambini e questi ragazzi svantaggiati, subito. Altrimenti  entreranno dritti in circuiti illegali ed il costo sociale sarà enorme perché a determinate latitudini a rafforzarsi saranno le organizzazioni mafiose» L’ESPRESSO 10.2.2021 di Antonio Fraschilla


“LA MAFIA SI ALIMENTA DEL CONSENSO GIOVANILE CON IL MITO DEI SOLDI FACILI”  Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo trucidato da Cosa Nostra con la scorta in via D’Amelio il 19 luglio del 1992, in città sta conducendo una battaglia, spesso solitaria, per sensibilizzare le istituzioni a non chiudere le scuole e a mettere tra le priorità proprio l’istruzione nella prevenzione del Covid: per evitare che l’unica soluzione per limitare i contagi sia lasciare i bambini e i ragazzi a casa. Davanti al Teatro Massimo ha organizzato un sit-in con alcune mamme. Ma nessuna delle istituzioni le ha risposto: «Il presidente Giuseppe Conte ha commemorato mio padre al Senato nel giorno in cui avrebbe compiuto 81 anni, ma se c’è un regalo che il Paese può fare davvero a mio padre Paolo è l’apertura delle scuole: la maggiore forma di lotta alla mafia è la scuola, questo ripeteva sempre lui», dice Fiammetta Borsellino, preoccupata per il rischio che una generazione scivoli nelle fauci della criminalità, comunque in un destino segnato dalla marginalità sociale: «Anche gli adolescenti più impegnati si consegnano all’apatia. Lo Stato è assente. Abbiamo preteso che i medici degli ospedali andassero al lavoro, ma non c’è differenza tra medici e maestri che si prendono cura dei nostri figli. Si doveva mettere tra le priorità la sicurezza della scuola: invece è stata fatta la cosa più semplice, chiudere tutto. I ragazzi stanno diventando dei fantasmi, nella migliore delle ipotesi, nella peggiore rischiano di prendere pessime strade: mio padre l’ha sempre gridato che la “mafia si nutre del consenso giovanile, con guadagni facili in cambio di rapine, spaccio e rischi enormi per questi ragazzi molto giovani”. L’età adolescenziale è l’età nella quale si forma una persona, i danni sono irreparabili e se non si interviene lo saranno prestissimo». Le fosche previsioni di Fiammetta Borsellino sono già realtà per gli operatori del carcere minorile Malaspina di Palermo. Salvatore Inguì osserva il fluire delle cose dall’Ufficio servizio sociale giustizia minorile: «Molti ragazzi non stanno più frequentando la scuola, anche tra i mille segnalati dall’autorità giudiziaria e che cerchiamo di seguire. Spesso perché non hanno i mezzi: con la Caritas e altre associazioni benefiche abbiamo cercato e stiamo cercando di dare intanto gli strumenti, come tablet e pc. Ma è tutto il sistema che sta crollando, perché i luoghi di aggregazione sono chiusi. Stiamo perdendo questi ragazzi dai nostri radar. Molti ragazzi rischiano così di entrare in circuiti ben più gravi legati alla mafia: si inizia facendo la vedetta per 100 euro, poi c’è il passaggio a corriere con 200 euro, e poi diventi anche spacciatore a tutti gli effetti. E ti diplomi per la vita sbagliata. Quella che di sicuro non porta gioia».

FIAMMETTA BORSELLINO   “DAD” INUTILE, RIAPRIRE LE SCUOLE.«Chiedo scusa ai ragazzi perché vi costringiamo a stare dietro a degli schermi, perché noi adulti, le Istituzioni, la Scuola, non hanno saputo proporvi altre soluzioni che quelle di relegarvi dietro a degli schermi. Un qualcosa che definiscono apprendimento (la Didattica a distanza, ndr) ma non è così che i ragazzi che possono esprimere le proprie emozioni, sentimenti e disagi. In questo momento provo un forte dolore per la Scuola, per come la si sta trattando, per l’incapacità di trovare soluzioni alternative, se non quella di chiuderei ragazzi a casa da marzo dell’anno scorso. Ancora oggi io sto parlando attraverso uno schermo e non so chi mi guarda. Sono molto arrabbiata perché – per riportare le parole di mio padre che ripetutamente vengono sconfessate – la scuola è l’unico modo per avviare quel processo di cambiamento morale e culturale che può sconfiggere la mafia. Ma noi, di tutto questo, ce ne stiamo assolutamente dimenticando visto che le scuole sono ancora chiuse».

I 57 GIORNI E IL SENSO DI PERICOLO. «Provo un profondo disagio a parlare di cose molto personali dietro a uno schermo, senza guardare negli occhi chi mi ascolta, ma lo faccio perché ho capito che c’era un’esigenza. Quando è morto mio padre avevo 19 anni, non mi trovavo a Palermo, ma ero in viaggio con un suo amico in un Paese lontano (Thailandia, ndr). Era stato lui stesso a spingermi a farmi intraprendere quel viaggio per allontanarmi qualche giorno da casa, perché dopo la morte di Giovanni Falcone gli eventi erano completamente precipitati. In quei 57 giorni che separarono la strage di Capaci con quella di via D’Amelio, nessuno lo sapeva in quel momento, ma era iniziato un conto alla rovescia per mio padre. Il pericolo aleggiava ovunque, in famiglia ci eravamo abituati già dagli anni ’70, da quando mio padre aveva cominciato ad occuparsi di mafia. Fu precisamente dall’omicidio di Emanuele Basile del 1980 che iniziammo a vivere in una nuova dimensione legata ad un pericolo costante. E poi fu un susseguirsi di perdite, di assassinii di colleghi e amici di mio padre. Abbiamo cominciato a respirare questa sensazione di precarietà che inevitabilmente si trasferiva in ognuno di noi».

L’INSEGNAMENTO E L’EREDITÀ MORALE. «Non era solo il lavoro a mettere in pericolo mio padre, ma era il come e il dove lo faceva. Malgrado le conseguenze delle sue scelte, nessuno di noi figli, né mia madre, pensò mai di chiedergli di smettere. Al contrario, lo abbiamo sempre appoggiato nel suo lavoro, sostenendolo nelle sue scelte anche nei periodi peggiori, anche quando la morte si poteva toccare con mano. Nessuno di noi ha mai pensato di desistere, o abbandonare la città, o di chiedergli di cambiare incarico. La sua convinzione di fare qualcosa di giusto, di buono, di utile, per liberarci dalla schiavitù data dell’oppressione mafiosa ci ha convinto che quella era l’unica strada possibile e percorribile».

L’IMPORTANZA DELLA SCUOLA. «Di fatto, a ripensarlo oggi quel periodo, fu purtroppo una lunga preparazione alla possibilità della morte. Una preparazione durata anni, che ci ha segnato nella nostra crescita di figli. Anche se non si è mai preparati alla morte di un padre, quell’allenamento e l’esempio che ci aveva dato hanno determinato il modo in cui il 19 luglio 1992, e nei mesi e negli anni successivi, abbiamo affrontato quegli eventi. Lucia, Manfredi e io, cioè noi figli, eravamo all’Università. A Lucia mancava un solo esame per laurearsi. E lo diede qualche giorno dopo la morte di mio padre, sotto gli occhi increduli di una commissione incredula. Anche Manfredi e io ci “buttammo” nello studio perché mio padre ci aveva dato gli strumenti per salvarci solo in questo modo. Ci aveva trasmesso la consapevolezza che solo questo ti può dare un futuro, un lavoro, la consapevolezza dei tuoi diritti e dei tuoi doveri. Questo te lo dà la scuola: se sai, nessuno ti può prendere in giro o darti l’illusione di un lavoro o di una casa che arrivano per un favore».

IL PIANTO. «L’insegnamento principale che ci ha lasciato mio padre, la sua eredità morale, è molto semplice: compiere il proprio dovere. Sembra un concetto scontato, ma alla fine è quello che ha fatto lui: è stato un lavoratore. Un lavoratore onesto, che credeva in quello che faceva».  Qui un momento di pausa, con il discorso interrotto dal pianto spontaneo di Fiammetta Borsellino. Lacrime amare di una donna forte che da oltre 28 anni chiede verità e giustizia.

IL MESSAGGIO AI GIOVANI. «Applicare questa idea – ha proseguito – e il suo esempio, in ogni ambito, è quello che i miei fratelli e io facciamo da tutta la vita. Non si lotta contro la mafia solo facendo il magistrato; l’idea di fondo che cerco di trasmettere ogni volta che posso è che non è necessario essere in prima linea contro il crimine. Per lottare contro la mafia è sufficiente compiere il proprio dovere, ognuno il suo. Per i ragazzi questo vuol dire studiare, a scuola, dentro le aule; investire nella cultura, andare a scuola e imparare a pensare con la propria testa.  La mafia si nutre di giovani senza punti di riferimento. E l’assenza della scuola oggi sta consegnando, come un “agnello sacrificale”, i giovani alla mafia. Non si contano più i numeri della dispersione scolastica, in un momento in cui la scuola è limitata e, in certi casi, assolutamente assente. La mafia si nutre del consenso dei giovani: se quei giovani non esistono più, non ha futuro. Per fare la nostra parte dobbiamo sempre chiederci quali possono essere le ricadute di ogni gesto, anche quelli più insignificanti. Gli atteggiamenti principali dei mafiosi sono la prevaricazione, la prepotenza, il sopruso, e quindi anche “fare il bullo” o atteggiarsi in questo modo può essere l’anticamera di qualcosa di peggio. Anche nel consumo di droghe pesanti, leggere, tecnologiche, si nasconde la mafia. Perché anche l’apparente e insignificante gesto di comprare uno spinello alimenta economicamente la mafia. Anche rifiutare di risolvere un problema, o un favore, o evitare di prendere una scorciatoia, significa rifiutare il malaffare. La criminalità si combatte non girandosi dall’altra parte quando vediamo qualcosa che non va, ma denunciando. Bisogna combattere il “me ne fotto”, il menefreghismo di chi cerca solo di trarre benefici dal sistema, scendendo a compromessi con le organizzazioni mafiose, pur non facendone parte. Quella mentalità alimenta la mafia, che non è solo organizzazione criminale ma un modo di fare, un modo di essere».   IL SICILIA 29.1.2021

 

LA DAD? AL SUD UN VIATICO PER LA MALAVITA  “In due mesi le segnalazioni di dispersione scolastica a Palermo hanno quasi eguagliato quelle dell’anno scorso. E Brancaccio batte tutti”: questa è una delle tante considerazioni che L’Espresso pubblica nella sua inchiesta dal titolo: “Da Napoli a Palermo, la Dad strappa i ragazzi dalle scuole. E la malavita ringrazia”, relativa  alla dispersione scolastica, dovuta alla chiusura delle scuole in città come Napoli e Palermo, e che starebbe rimpinguando di manodopera la malavita la quale “ringrazia”.

Tante le tristissime storie di ragazzi acchiappati nella rete della malavita che il settimanale riporta e tante pure le denunce di insegnanti ed educatori contro chi “ha sbarrato le scuole e se n’è pure vantato. Semplice. La gente è contenta, si avverte sicura, nella paura accetta tutto, ma così non va bene, io lavoro per il futuro e il futuro ha bisogno di sapere, discernere, comprendere e infine deliberare con coscienza. Il caos lo creano i trasporti? A Caivano solo ogni tanto vedi un autobus. I ragazzi vengono a piedi. Oppure una mamma ne carica 4 o 5 in macchina per 5 euro in nero. Dal 24 settembre i nostri ragazzi sono venuti per una dozzina di giorni. Siccome la legge lo permette, noi abbiamo aperto le aule ai ragazzi con disabilità per non lasciarli da soli, per non abbandonare i genitori e loro hanno frequentato sempre con gioia, con lo stupore, per una volta, di essere speciali. Io non so che scuola avremo dopo la pandemia, credo che più della metà degli iscritti non li rivedremo più, mentre l’altro Stato, quello silenzioso che non ti fa respirare, li ha già reclutati per scaricare merce, frutta, carni e verdure, per fare le sentinelle del buio, per trascinarli all’autodistruzione”.

E il prefetto di Napoli: “ È chiaro che più allentiamo il contatto fisico con l’educazione e la cultura, più diradiamo incontro e socialità, più mettiamo a rischio i valori positivi di convivenza, che crescono nelle esperienze di comunità, prima tra tutte la scuola. Ci aspetta, dunque, un grande lavoro per mitigare gli effetti negativi delle pur necessarie chiusure”.

Simile voce, il maestro di strada: “I ragazzi sono esausti, in casa da mesi, reclusi con i genitori che hanno perso il lavoro in nero, che sono nervosi, che predicano. Diventano dipendenti da tutto mentre stavano cercando di diventare indipendenti. Un terzo dei ragazzi qui non prosegue gli studi né cerca lavoro. Stiamo immettendo nella società una massa enorme di gente che non farà nulla, che una volta consumati i soldi di “mammà e papà” cercherà di sfangarla con gli espedienti, qualche rapina, qualche spaccio, un po’ di criminalità”. Dura la realtà anche a Palermo dove ogni giorno decine di ragazzi si congedano in silenzio dalla scuola.  Dice Sabrina Di Salvo, figlia di Rosario, l’autista di Pio La Torre che morì con il sindacalista e politico comunista nell’agguato mafioso del 1982, dopo avere specificato che già nei primi mesi di questo anno scolastico ha ricevuto 840 segnalazioni di ragazzi non più reperibili dalla scuola, 250 soltanto a Brancaccio e nella zona che si estende verso Bagheria: “Noi recuperiamo moltissimi ragazzi dopo che riceviamo la segnalazione. La pandemia ha ampliato il divario sociale: molte famiglie non vivono in contesti abitativi idonei a fare lezioni a distanza e non hanno le risorse per dare a tutti i loro figli pc e tablet”. “Le mamme spesso decidono insieme di non mandare i bambini a scuola per paura del Covid, e così le assenze aumentano – racconta un altro operatore – mentre la dispersione è cresciuta soprattutto nella fascia tra i 13 e i 16 anni. Ed entrino invece in circuiti di microcriminalità o, peggio, vengano utilizzati dalla mafia per ”lavoretti” legati allo spaccio”.

E infine Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo trucidato da Cosa Nostra con la scorta in via D’Amelio il 19 luglio del 1992: “Il presidente Giuseppe Conte ha commemorato mio padre al Senato nel giorno in cui avrebbe compiuto 81 anni, ma se c’è un regalo che il Paese può fare davvero a mio padre Paolo è l’apertura delle scuole: la maggiore forma di lotta alla mafia è la scuola, questo ripeteva sempre lui. Anche gli adolescenti più impegnati si consegnano all’apatia. Lo Stato è assente. Abbiamo preteso che i medici degli ospedali andassero al lavoro, ma non c’è differenza tra medici e maestri che si prendono cura dei nostri figli. Si doveva mettere tra le priorità la sicurezza della scuola: invece è stata fatta la cosa più semplice, chiudere tutto. I ragazzi stanno diventando dei fantasmi, nella migliore delle ipotesi, nella peggiore rischiano di prendere pessime strade: mio padre l’ha sempre gridato che la “mafia si nutre del consenso giovanile, con guadagni facili in cambio di rapine, spaccio e rischi enormi per questi ragazzi molto giovani”. L’età adolescenziale è l’età nella quale si forma una persona, i danni sono irreparabili e se non si interviene lo saranno prestissimo”.  E un operatore  del carcere minorile Malaspina di Palermo: “Molti ragazzi non stanno più frequentando la scuola, anche tra i mille segnalati dall’autorità giudiziaria e che cerchiamo di seguire. E tutto il sistema che sta crollando, perché i luoghi di aggregazione sono chiusi. Stiamo perdendo questi ragazzi dai nostri radar. Molti ragazzi rischiano così di entrare in circuiti ben più gravi legati alla mafia: si inizia facendo la vedetta per 100 euro, poi c’è il passaggio a corriere con 200 euro, e poi diventi anche spacciatore a tutti gli effetti. E ti diplomi per la vita sbagliata. Quella che di sicuro non porta gioia”. LA TECNICA DELLA SCUOLA Quotidiano della scuola 2.2.2021

 

FIAMMETTA BORSELLINO, ‘CONTE CITA PAPÀ? SE VUOL ONORARE SUA MEMORIA APRA SCUOLE’  VIDEO INTERVENTO DI GIUSEPPE CONTE Se il premier Conte vuole davvero fare un regalo a mio padre deve riaprire al più presto le scuole di ogni ordine e grado e tutte le università. E’ l’unico modo per onorare in questo momento la memoria di mio padre. Perché noi stiamo consegnando migliaia di ragazzi alla criminalità”. Lo ha detto all’Adnkronos Fiammetta Borsellino, figlia minore di Paolo Borsellino, commentando le parole del premier Giuseppe Conte che poco fa, durante le repliche in aula, ha citato il giudice Paolo Borsellino, ricordando anche che oggi sarebbe stato il suo compleanno. “Il 19 gennaio è il giorno della nascita di un grande personaggio che non voleva fare l’eroe, Paolo Borsellino, nacque 81 anni fa”, ha detto il Presidente del Consiglio, ricordando il magistrato. E l’Aula ha tributato al giudice ucciso da Cosa nostra il 19 luglio del 1992 un lungo applauso. Tutti i senatori in piedi. “Se Conte davvero vuole fare un regalo a mio padre – prosegue Fiammetta Borsellino -si deve occupare della scuola. Mio padre diceva sempre che la lotta alla mafia parte dalla scuola. Quindi si deve fare il possibile per fare ritornare i ragazzi a scuola. Il possibile. E’ l’unico modo per onorare in questo momento mio padre, il suo compleanno”. “Per il resto è inutile il ricordo se non si fa qualcosa per aiutare i ragazzi a farli uscire dlal’isolamento – prosegue Fiammetta Borsellino – io li vedo migliaia di ragazzini in giro che non fanno assolutamente nulla. Questo è il mio pensiero”. Elvira Terranova Palermo, 19 gen. 2021 Adnkronos

Le parole di Conte in Aula.“C’è un virus forse peggiore del Covid: quella della mafia. La difesa della legalità è nel Dna di questo governo. Il contrasto alla magia e la difesa della legalità sono” al centro della “nostra strategia di azione”, ha detto oggi il premier in Aula, durante le comunicazioni in Senato sulla crisi di governo. Conte ha poi ricordato l’anniversario oggi della nascita di Paolo Borsellino. “Oggi avrebbe compiuto 81 anni”. Il ricordo del presidente è stato accompagnato dall’applauso in aula di ministri e senatori. ADNKRONOS 19.1.2021

Conte ricorda Paolo Borsellino, la figlia del giudice: “Vero omaggio è riaprire scuole al più presto”.Il presidente del Consiglio, intervenendo al Senato, ha voluto omaggiare il magistrato ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio e che oggi avrebbe compiuto 81 anni. La figlia Fiammetta: “E’ inutile il ricordo se non si fa qualcosa per aiutare i ragazzi a farli uscire dall’isolamento”

“Parliamo in questi giorni tanto di Coronavirus: c’è un virus forse peggiore, rimane il virus della mafia. La difesa della legalità è ragione ontologica del governo, è nel nostro dna. E’ una deliberata strategia di azione, sarà sempre così finchè il governo sarà qui”. Con queste parole il premier Giuseppe Conte, nel corso del suo intervento in Senato per la fiducia, ha ricordato il giudice Paolo Borsellino, che oggi avrebbe compiuto 81 anni. “Il 19 gennaio è il giorno della nascita di un grande personaggio che non voleva fare l’eroe, Paolo Borsellino, nacque 81 anni fa”, ha aggiunto Conte prima che l’Aula tributasse un lungo applauso alla memoria del giudice ucciso nella strage di via D’Amelio del 1992.

“Se il premier Conte vuole davvero fare un regalo a mio padre deve riaprire al più presto le scuole di ogni ordine e grado e tutte le università. E’ l’unico modo per onorare in questo momento la memoria di mio padre. Perché noi stiamo consegnando migliaia di ragazzi alla criminalità”, il commento all’Adnkronos di Fiammetta Borsellino, figlia minore di Paolo Borsellino.

“Se Conte davvero vuole fare un regalo a mio padre – ha proseguito Fiammetta Borsellino – si deve occupare della scuola. Mio padre diceva sempre che la lotta alla mafia parte dalla scuola. Quindi si deve fare il possibile per fare ritornare i ragazzi a scuola. Il possibile. E’ l’unico modo per onorare in questo momento mio padre, il suo compleanno. Per il resto è inutile il ricordo se non si fa qualcosa per aiutare i ragazzi a farli uscire dall’isolamento – prosegue Fiammetta Borsellino – io li vedo migliaia di ragazzini in giro che non fanno assolutamente nulla. Questo è il mio pensiero”.  

“Purtroppo – ha commentato con l’AdnKronos Salvatore Borsellino, il fratello del giudice – è raro che i nostri governanti parlino di mafia. Il fatto che il premier Conte lo abbia fatto oggi nell’Aula del Senato, ricordando anche il compleanno di Paolo, è una cosa che apprezzo. Certo l’impegno sul fronte della lotta a Cosa nostra non è stato particolarmente forte, dire che è nel Dna di questo governo lo trovo un po’ azzardato, c’è stata ma non come compito principale, direi più come un’azione di contorno”. 

“La lotta alla mafia dovrebbe essere il primo impegno del governo del nostro Paese – ha aggiunto Salvatore Borsellino – Cosa nostra è il nostro peggiore male, invece nelle dichiarazioni programmatiche di tutti i Governi che si sono succeduti nessuno ha mai messo al primo posto dell’agenda politica la lotta ai boss. Voglio prendere queste parole del premier come un augurio, che possa davvero la lotta alla mafia diventare l’impegno principale del governo e di tutti quelli che verranno. In questo giorno in cui festeggiamo il compleanno di Paolo, voglio avere questa speranza”. PALERMO TODAY 19.1.2021

 

 

DA NAPOLI A PALERMO, LA DAD STRAPPA I RAGAZZI DALLE SCUOLE. E LA MALAVITA RINGRAZIA  Da Caivano a Brancaccio cresce il tasso di evasione dalle aule nell’anno della pandemia. Fiammetta Borsellino:«Senza istruzione tanti giovani sono a rischio di finire nelle mani della criminalità»  Un giorno assai ventoso di aprile la preside Eugenia Carfora ha ordinato ai ragazzi di spegnere le telecamere e affacciarsi ai balconi e alle finestre perché stava nel giardino della scuola a piantare i pomodori. Era un modo per prendersi cura assieme di qualcosa a cui voler bene, in un luogo spesso oppresso dal male. Eugenia insegna il bello da una dozzina di anni all’Istituto superiore Francesco Morano di Caivano, distesa di cemento armato in provincia di Napoli, quartiere Parco Verde, zona di droga e di vergogna, di cronaca nera e di aggettivi putridi. Da quei palazzi da cui precipitarono Antonio e Fortuna, due bambini capitati in un posto disgraziato e da cui tentò di scappare Maria Paola, speronata e uccisa dal fratello per aver osato amare un transessuale, da una dozzina di anni Carfora si è messa in testa che vuole cavare un futuro migliore: «Aprite le scuole: qui i ragazzi non hanno altro». A Palermo la brezza ti spinge fuori dalle stanze basse, strette e umide. In via Conte Federico a Brancaccio, dietro l’istituto intitolato a padre Pino Puglisi, il prete beato ammazzato dalla mafia, la didattica a distanza, la cosiddetta “dad”, si fa in motorino, in due o in tre, senza casco e senza sosta. In due mesi le segnalazioni di dispersione scolastica in città hanno quasi eguagliato quelle dell’anno scorso. E Brancaccio batte tutti.

Alla periferia di Napoli come al centro di Palermo, a Caivano come a Brancaccio, le conseguenze della “dad” non si recuperano o si contrastano con una ordinanza. Tanti ragazzi chiudono il computer, per chi ce l’ha, e non tornano più. Vanno a spasso fra le macerie della società o si fanno mani e corpi giovani per la criminalità organizzata. La mafia e la camorra.
Eugenia Carfora sta dove sta la disperazione e non si appoggia mai alla retorica del dire, solo alla ruvidezza del fare: «Ho sempre acceso le luci della scuola. L’ho fatto perché la scuola non va in pausa, neanche la vita va in pausa. Chi va in pausa, muore. Per chi vive al Parco Verde di Caivano andare a scuola significa sentirsi uguali e lasciarsi dietro la porta tutti i problemi, gli affanni, le tensioni familiari. Andare a scuola vuol dire lavarsi la faccia, le mani e i denti. Quando tredici anni fa sono arrivata al Parco Verde, terra di nessuno, la metà degli iscritti non frequentava. Ho dimezzato la dispersione scolastica. C’era sempre chi veniva un giorno sì e un giorno no, ma io li tiravo per lo zaino, nelle piazze vuote, ai tavoli di un bar, fino a casa. La scuola per loro era diventata conforto, un rifugio sicuro. Un’opportunità di cambiare il destino, forse l’unica. A Milano in molti possono permettersi il precettore di latino a domicilio, a Caivano no. Se fai morire una cellula che sarà famiglia, muore il futuro di una comunità. A Caivano, 40.000 abitanti circa, c’è la scuola tra il degrado e la speranza. È un punto su cui da anni, mica soltanto col virus, si è abbattuta una contraerea senza sosta».

Eugenia non accetta l’alibi della pandemia: «A marzo hanno scoperto che non eravamo pronti per la didattica a distanza, ma se non avevamo mezzi per la didattica in presenza! Ci siamo inventati di tutto per resistere e adesso tutto è stato vanificato. La colpa è del virus, certo, ma è anche di chi ha sbarrato le scuole e se n’è pure vantato. Semplice. La gente è contenta, si avverte sicura, nella paura accetta tutto, ma così non va bene, io lavoro per il futuro e il futuro ha bisogno di sapere, discernere, comprendere e infine deliberare con coscienza. Il caos lo creano i trasporti? A Caivano solo ogni tanto vedi un autobus. I ragazzi vengono a piedi. Oppure una mamma ne carica 4 o 5 in macchina per 5 euro in nero. Dal 24 settembre i nostri ragazzi sono venuti per una dozzina di giorni. Siccome la legge lo permette, noi abbiamo aperto le aule ai ragazzi con disabilità per non lasciarli da soli, per non abbandonare i genitori e loro hanno frequentato sempre con gioia, con lo stupore, per una volta, di essere speciali. Io non so che scuola avremo dopo la pandemia, credo che più della metà degli iscritti non li rivedremo più, mentre l’altro Stato, quello silenzioso che non ti fa respirare, li ha già reclutati per scaricare merce, frutta, carni e verdure, per fare le sentinelle del buio, per trascinarli all’autodistruzione».

Il prefetto Marco Valentini è arrivato a Napoli un mese prima della pandemia: «Fin dall’inizio del mio incarico mi è apparso subito chiaro che le problematiche dei minori e l’abnorme circolazione di armi illegali fossero assolutamente centrali nelle politiche di prevenzione, non solo nell’ottica della tutela della sicurezza pubblica, ma anche nel senso più proprio della prevenzione sociale. Penso al fenomeno delle “stese”, sparatorie che avvengono in luogo pubblico e spesso in pieno giorno, a scopo intimidatorio, non di rado ad opera di giovanissimi già gravitanti nell’orbita dei clan, ma anche all’utilizzo di armi da fuoco nel compimento di reati minori, che vedono Napoli al primo posto in Europa. È chiaro che più allentiamo il contatto fisico con l’educazione e la cultura, più diradiamo incontro e socialità, più mettiamo a rischio i valori positivi di convivenza, che crescono nelle esperienze di comunità, prima tra tutte la scuola. Ci aspetta, dunque, un grande lavoro per mitigare gli effetti negativi delle pur necessarie chiusure. La questione che ci sta a cuore è la salvaguardia della coesione sociale. Questa si assicura partendo da coloro che sono più in difficoltà, mitigando le disuguaglianze e garantendo giustizia e diritti. Un immobile fatiscente, un quartiere deprivato, un cantiere infinito, un cumulo di immondizia abbandonata, non lavorano per la fiducia nelle istituzioni». Eugenio Moreno è il fondatore dell’associazione “maestri di strada” che si prende cura di centinaia di ragazzi nella parte est di Napoli: «Per chi come me insegna la vita in strada, la pandemia è un bel guaio». Campagne nelle fabbriche, la mensa proletaria, la militanza in Lotta Continua, Moreno non si arrende alle convenzioni mediatiche e politiche: «Si lanciano gli allarmi su Napoli? Io non li voglio sentire. Io sto in mezzo agli allarmi. I ragazzi sono esausti, in casa da mesi, reclusi con i genitori che hanno perso il lavoro in nero, che sono nervosi, che predicano. Diventano dipendenti da tutto mentre stavano cercando di diventare indipendenti. Io li accolgo, li ascolto. Facciamo musica, teatro, parliamo. I ragazzi si vergognano, le file per i pacchi viveri aumentano. Così subiscono un altro taglio addosso che poi sarà un’altra cicatrice. Senza la scuola e senza contatti, stiamo crescendo uomini e donne amorfe. Un terzo dei ragazzi qui non prosegue gli studi né cerca lavoro. Stiamo immettendo nella società una massa enorme di gente che non farà nulla, che una volta consumati i soldi di “mammà e papà” cercherà di sfangarla con gli espedienti, qualche rapina, qualche spaccio, un po’ di criminalità. E noi ci dovremmo stupire di questo pericolo? Di cosa ci stupiamo? Dove non ci sono luoghi di aggregazione, dove c’è abbandono, non c’è nessuna possibilità di redenzione. Solo un’eterna condanna sociale».

Ogni giorno a Palermo decine di ragazzi si congedano in silenzio dalla scuola. I conti li aggiorna una funzionaria dell’ufficio comunale dispersione scolastica, una struttura guidata dall’assessora Giovanna Marano e creata vent’anni fa da un’assessora delle giunte della Primavera (l’esperienza politica di Leoluca Orlando, tra metà anni Ottanta e primi anni Novanta, con un’alleanza tra una parte della Dc e la Sinistra), scomparsa troppo presto e però non dimenticata da insegnanti e studenti: Alessandra Siragusa. La funzionaria si chiama Sabrina Di Salvo, figlia di Rosario, l’autista di Pio La Torre che morì con il sindacalista e politico comunista nell’agguato mafioso del 1982. Sabrina Di Salvo ha ricevuto nei primi mesi di questo tribolato anno scolastico 840 segnalazioni di ragazzi non più reperibili dalla scuola, 250 soltanto a Brancaccio e nella zona che si estende verso Bagheria. «Lo scorso anno sono stati in tutto 1.200, se siamo già a questi numeri è evidente che c’è un problema molto grave. La pandemia ha reso tutto più difficile: noi recuperiamo moltissimi ragazzi dopo che riceviamo la segnalazione. I nostri operatori sul territorio, nove in tutto, fanno un grande lavoro e da vent’anni conoscono ogni famiglia. Ma il virus non consente quel contatto fisico necessario per conoscere le situazioni e far capire ai bambini e soprattutto alle famiglie l’importanza di andare a scuola. La pandemia ha ampliato il divario sociale: molte famiglie non vivono in contesti abitativi idonei a fare lezioni a distanza e non hanno le risorse per dare a tutti i loro figli pc e tablet».

Scuola, ecco i danni della didattica a distanza: gli studi riservati del ministero dell’Istruzione Di Salvo coordina una squadra di nove operatori che conoscono bene i quartieri e le piaghe del disagio. Come Antonina La Malfa, che lavora a Brancaccio: «Molte famiglie stanno vivendo come un lutto questa pandemia e sono entrate in uno stato depressivo che coinvolge anche i bambini e i minori. La mamma di un ragazzino l’altro giorno si è messa a piangere: il piccolo, 11 anni, dorme in classe, mangia in continuazione dolci e spesso non va a scuola perché vuole dormire. Prende dei farmaci per riposare. E di situazioni simili ne sono sorte tantissime con la pandemia». Invece Salvo Giuffré lavora nel quartiere Zen: «Le mamme spesso decidono insieme di non mandare i bambini a scuola per paura del Covid, e così le assenze aumentano – racconta Giuffré – mentre la dispersione è cresciuta soprattutto nella fascia tra i 13 e i 16 anni». La paura è che questi bambini e ragazzi non rientrino nel circuito della formazione, della scuola, spesso l’unico appiglio per poter fare “altro” nel quartiere. Ed entrino invece in circuiti di microcriminalità o, peggio, vengano utilizzati dalla mafia per ”lavoretti” legati allo spaccio.

Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo trucidato da Cosa Nostra con la scorta in via D’Amelio il 19 luglio del 1992, in città sta conducendo una battaglia, spesso solitaria, per sensibilizzare le istituzioni a non chiudere le scuole e a mettere tra le priorità proprio l’istruzione nella prevenzione del Covid: per evitare che l’unica soluzione per limitare i contagi sia lasciare i bambini e i ragazzi a casa. Davanti al Teatro Massimo ha organizzato un sit-in con alcune mamme. Ma nessuna delle istituzioni le ha risposto: «Il presidente Giuseppe Conte ha commemorato mio padre al Senato nel giorno in cui avrebbe compiuto 81 anni, ma se c’è un regalo che il Paese può fare davvero a mio padre Paolo è l’apertura delle scuole: la maggiore forma di lotta alla mafia è la scuola, questo ripeteva sempre lui», dice Fiammetta Borsellino, preoccupata per il rischio che una generazione scivoli nelle fauci della criminalità, comunque in un destino segnato dalla marginalità sociale: «Anche gli adolescenti più impegnati si consegnano all’apatia. Lo Stato è assente. Abbiamo preteso che i medici degli ospedali andassero al lavoro, ma non c’è differenza tra medici e maestri che si prendono cura dei nostri figli. Si doveva mettere tra le priorità la sicurezza della scuola: invece è stata fatta la cosa più semplice, chiudere tutto. I ragazzi stanno diventando dei fantasmi, nella migliore delle ipotesi, nella peggiore rischiano di prendere pessime strade: mio padre l’ha sempre gridato che la “mafia si nutre del consenso giovanile, con guadagni facili in cambio di rapine, spaccio e rischi enormi per questi ragazzi molto giovani”. L’età adolescenziale è l’età nella quale si forma una persona, i danni sono irreparabili e se non si interviene lo saranno prestissimo».
Le fosche previsioni di
Fiammetta Borsellinosono già realtà per gli operatori del carcere minorile Malaspina di Palermo. Salvatore Inguì osserva il fluire delle cose dall’Ufficio servizio sociale giustizia minorile: «Molti ragazzi non stanno più frequentando la scuola, anche tra i mille segnalati dall’autorità giudiziaria e che cerchiamo di seguire. Spesso perché non hanno i mezzi: con la Caritas e altre associazioni benefiche abbiamo cercato e stiamo cercando di dare intanto gli strumenti, come tablet e pc. Ma è tutto il sistema che sta crollando, perché i luoghi di aggregazione sono chiusi. Stiamo perdendo questi ragazzi dai nostri radar. Molti ragazzi rischiano così di entrare in circuiti ben più gravi legati alla mafia: si inizia facendo la vedetta per 100 euro, poi c’è il passaggio a corriere con 200 euro, e poi diventi anche spacciatore a tutti gli effetti. E ti diplomi per la vita sbagliata. Quella che di sicuro non porta gioia». di Antonio Fraschilla e Carlo Tecce l’Espresso 05 FEBBRAIO 2021


“Chiediamo attenzione verso il mondo della scuola – dice Fabrizio Brancato, papà di due ragazzi – Del resto i presidi hanno lavorato sodo per riaprire. Poi, invece, la scuola è stata penalizzata e con la scuola i bambini e i ragazzi di cui nessuno si cura. La scuola sia messa nelle condizioni di andare avanti in sicurezza senza aperture e chiusure continue”. Davanti al teatro Massimo, genitori e bambini hanno preso la parola per chiedere di tornare a scuola, non per una settimana o due, ma fino alla fine dell’anno scolastico. Genitori, studenti e insegnanti si sono ritrovati in piazza Verdi con striscioni e cartelli per chiedere la riapertura delle scuole. O meglio per chiedere che il ritorno in classe di lunedì non sia l’ennesima “falsa partenza”, visto che di mezzo ci sono bambini e ragazzi che stanno “accusando il colpo”. “La scuola si cura non si chiude”, lo slogan principale. “Chiediamo attenzione verso il mondo della scuola – dice Fabrizio Brancato, papà di due ragazzi – Del resto i presidi hanno lavorato sodo per riaprire. Poi, invece, la scuola è stata penalizzata e con la scuola i bambini e i ragazzi di cui nessuno si cura. La scuola sia messa nelle condizioni di andare avanti in sicurezza senza aperture e chiusure continue”. Davanti al teatro Massimo, genitori e bambini hanno preso la parola per chiedere di tornare a scuola, non per una settimana o due, ma fino alla fine dell’anno scolastico. “La scuola non può essere la prima a chiudere e l’ultima a riaprire – dice Loriana Cavaleri, mamma di un bambino di quarta elementare – Non è possibile che nessuno si chieda come stanno i bambini e i giovani in questa città, il silenzio delle amministrazioni è allarmante. Devono essere prese tutte le misure di sicurezza, screening a tappeto e piano vaccinazioni prioritario per il personale scolastico e i docenti”.  “La scuola non può essere la prima a chiudere e l’ultima a riaprire – dice Loriana Cavaleri, mamma di un bambino di quarta elementare – Non è possibile che nessuno si chieda come stanno i bambini e i giovani in questa città, il silenzio delle amministrazioni è allarmante. Devono essere prese tutte le misure di sicurezza, screening a tappeto e piano vaccinazioni prioritario per il personale scolastico e i docenti”. Alle 16, ai Quattro Canti, sarà il momento degli studenti delle superiori. Il sit-in, organizzato dalla Rete degli studenti Medi, vuole affrontare il tema del rientro adesso previsto per il 1° febbraio: “Ritornare? Sì, ma come?”.   di Claudia Brunetto LA REPUBBLICA 17.1.2021

Intervista  TG SKY24 alla dottoressa Fiammetta Borsellino – VIDEO




Fiammetta Borsellino in lacrime: “Riaprire le scuole, unico modo per sconfiggere la mafia” | “DAD” INUTILE, RIAPRIRE LE SCUOLE. «Chiedo scusa ai ragazzi perché vi costringiamo a stare dietro a degli schermi, perché noi adulti, le Istituzioni, la Scuola, non hanno saputo proporvi altre soluzioni che quelle di relegarvi dietro a degli schermi. Un qualcosa che definiscono apprendimento (la Didattica a distanza, ndr) ma non è così che i ragazzi che possono esprimere le proprie emozioni, sentimenti e disagi. In questo momento provo un forte dolore per la Scuola, per come la si sta trattando, per l’incapacità di trovare soluzioni alternative, se non quella di chiuderei ragazzi a casa da marzo dell’anno scorso. Ancora oggi io sto parlando attraverso uno schermo e non so chi mi guarda. Sono molto arrabbiata perché – per riportare le parole di mio padre che ripetutamente vengono sconfessate – la scuola è l’unico modo per avviare quel processo di cambiamento morale e culturale che può sconfiggere la mafia. Ma noi, di tutto questo, ce ne stiamo assolutamente dimenticando visto che le scuole sono ancora chiuse».

L’IMPORTANZA DELLA SCUOLA. «Di fatto, a ripensarlo oggi quel periodo, fu purtroppo una lunga preparazione alla possibilità della morte. Una preparazione durata anni, che ci ha segnato nella nostra crescita di figli. Anche se non si è mai preparati alla morte di un padre, quell’allenamento e l’esempio che ci aveva dato hanno determinato il modo in cui il 19 luglio 1992, e nei mesi e negli anni successivi, abbiam0 affrontato quegli eventi. Lucia, Manfredi e io, cioè noi figli, eravamo all’Università. A Lucia mancava un solo esame per laurearsi. E lo diede qualche giorno dopo la morte di mio padre, sotto gli occhi increduli di una commissione incredula. Anche Manfredi e io ci “buttammo” nello studio perché mio padre ci aveva dato gli strumenti per salvarci solo in questo modo. Ci aveva trasmesso la consapevolezza che solo questo ti può dare un futuro, un lavoro, la consapevolezza dei tuoi diritti e dei tuoi doveri. Questo te lo dà la scuola: se sai, nessuno ti può prendere in giro o darti l’illusione di un lavoro o di una casa che arrivano per un favore».

IL PIANTO. «L’insegnamento principale che ci ha lasciato mio padre, la sua eredità morale, è molto semplice: compiere il proprio dovere. Sembra un concetto scontato, ma alla fine è quello che ha fatto lui: è stato un lavoratore. Un lavoratore onesto, che credeva in quello che faceva».

Qui un momento di pausa, con il discorso interrotto dal pianto spontaneo di Fiammetta Borsellino. Lacrime amare di una donna forte che da oltre 28 anni chiede verità e giustizia.

IL MESSAGGIO AI GIOVANI. «Applicare questa idea – ha proseguito – e il suo esempio, in ogni ambito, è quello che i miei fratelli e io facciamo da tutta la vita. Non si lotta contro la mafia solo facendo il magistrato; l’idea di fondo che cerco di trasmettere ogni volta che posso è che non è necessario essere in prima linea contro il crimine. Per lottare contro la mafia è sufficiente compiere il proprio dovere, ognuno il suo. Per i ragazzi questo vuol dire studiare, a scuola, dentro le aule; investire nella cultura, andare a scuola e imparare a pensare con la propria testa. 

La mafia si nutre di giovani senza punti di riferimento. E l’assenza della scuola oggi sta consegnando, come un “agnello sacrificale”, i giovani alla mafia. Non si contano più i numeri della dispersione scolastica, in un momento in cui la scuola è limitata e, in certi casi, assolutamente assente. La mafia si nutre del consenso dei giovani: se quei giovani non esistono più, non ha futuro. Per fare la nostra parte dobbiamo sempre chiederci quali possono essere le ricadute di ogni gesto, anche quelli più insignificanti. Gli atteggiamenti principali dei mafiosi sono la prevaricazione, la prepotenza, il sopruso, e quindi anche “fare il bullo” o atteggiarsi in questo modo può essere l’anticamera di qualcosa di peggio. Anche nel consumo di droghe pesanti, leggere, tecnologiche, si nasconde la mafia. Perché anche l’apparente e insignificante gesto di comprare uno spinello alimenta economicamente la mafia. Anche rifiutare di risolvere un problema, o un favore, o evitare di prendere una scorciatoia, significa rifiutare il malaffare. La criminalità si combatte non girandosi dall’altra parte quando vediamo qualcosa che non va, ma denunciando. Bisogna combattere il “me ne fotto”, il menefreghismo di chi cerca solo di trarre benefici dal sistema, scendendo a compromessi con le organizzazioni mafiose, pur non facendone parte. Quella mentalità alimenta la mafia, che non è solo organizzazione criminale ma un modo di fare, un modo di essere». 

 
Apriamo le scuole le scuole…”

#prioritàallascuola

sit-in sabato 16 gennaio (Piazza Verdi, Teatro Massimo) promosso da genitori, insegnanti e studenti. L’educazione e la formazione sono beni di prima necessità a cui dare priorità nella gestione di una pandemia.

L’assenza della Scuola in presenza ha gravi ripercussioni per tutti gli studenti di ogni ordine e grado: I danni didattici, psicologici, sociali, non sono indennizzabili da alcun «ristoro». Altrettanto preoccupante è l’aumento della dispersione e dell’abbandono scolastico causato dalla DaD. Non c’è Dpcm che possa togliere quello che la Costituzione garantisce: la scuola (aperta) a tutti.

La salute, come ricorda l’Oms è psicofisica e la relazione è vitale. Opporsi alla chiusura generalizzata non significa «volere scuole aperte comunque» significa adoperarsi per scuole più sicure, accettare chiusure mirate là dove ci fossero focolai e valorizzare gli istituti anche come luoghi di monitoraggio territoriale del contagio, unica rete in grado di raggiungere oltre 20 mln di cittadini. Significa insegnare buone pratiche di convivenza e di reciproca responsabilità, trasmettendole ai giovani che saprebbero adottarle negli altri contesti in cui vivono.

  • Chiediamo in maniera urgente e immediata al Governo regionale e alle amministrazioni locali Che effettuino screening frequenti e generali nelle scuole.
  • Che diano priorità di vaccinazione al personale scolastico così come dichiarato dal Ministero della Sanità negli ultimi giorni
  • Che improntino un piano di mobilità urbana con mezzi di trasporto dedicati agli studentii
  • Che eseguano una mappatura di luoghi possibili per l’educazione, alternativi agli spazi scolastici, resi disponibili dalle amministrazioni e adeguati.
  • Che attuino una concertazione di ingressi scaglionati tra scuole, uffici pubblici, attività commerciali

CERCA NEL SITO

a cura di Claudio Ramaccini – Direttore Centro Studi Sociali contro le mafie – Progetto San Francesco