Di Fabrizio Barabesi CORRIERE DI COMO Un anno di pandemia ha causato mutazioni allarmanti nelle abitudini delle famiglie. Smart working, didattica a distanza e reclusione forzata hanno peggiorato la vita dei più piccoli e complicato quella dei genitori, con conseguenze sulla salute. E così dopo lunghi mesi di vita in clausura, salvo brevi parentesi, e con davanti un futuro ancora incerto, più di cento professionisti – tra educatori e psicologi – hanno voluto lanciare una petizione (consultabile sul portale change.org con il titolo “Riconosciamo alla Scuola il suo ruolo di tutela della Salute biopsicosociale”). Fino a ieri erano 2.300 le jfirme raccolte dal 12 marzo. Chiaro l’intento: capire cosa ne sarà del futuro della scuola, dei ragazzi e della vita di un tempo e poter avere a disposizione i dati dell’impatto del Covid sul mondo dell’educazione. Tra i primi firmatari anche una quindicina di professionisti di Como. Tutti rivendicano la necessità di riconoscere alla scuola – soffocata dalla Dad, da mezzi tecnologici non sempre a disposizione di tutti e da insegnanti a volte impreparati al cambio di didattica – il ruolo di garantire «la salute, intesa a livello biopsicosociale, di bambini, bambine, ragazzi e ragazze che deve essere una priorità per tutti noi. La scuola è uno degli elementi che sostiene la salute globale della nostra società», si legge nella petizione. La premesse è molto semplice quanto dirompente. «Un anno di pandemia e di un nuovo modo di fare scuola ha avuto costi altissimi sulla salute psichica, fisica e sociale di tutte le persone coinvolte e soprattutto dei bambini e dei ragazzi e ragazze, come ampiamente riportato nella letteratura scientifica nazionale e internazionale (e vengono citate le fonti scientifiche, ndr). Costo facilmente misurabile con l’aumento degli accessi ai servizi di salute mentale per questa fascia di età». Di fronte a questa situazione tutti hanno provato a resistere per lunghi mesi. Uno sforzo dettato dalla responsabilità personale e collettiva e dalla fiducia in alcune aspettative. «Adesso però abbiamo bisogno di risposte, supportate da evidenze scientifiche, circa il perché si scelga costantemente che la scuola sia il primo servizio essenziale ad essere sottratto alla popolazione. Nel caso fosse scientificamente dimostrata la relazione di causalità e quindi un rischio correlato alla frequenza scolastica in presenza, quali sono le azioni studiate o in fase di studio per abbassare tale rischio? Che tipo di interventi verranno approntati per sostenere il benessere biopsicosociale dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze, che costituiscono il futuro di questo Paese?». La speranza è che si riesca a superare rapidamente questo momento delicato.
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