La DAD e i RAGAZZI di SCAMPIA

 

I ragazzi di Scampia «persi» dalla Dad. Per loro senza scuola non c’è salvezza La proposta di un insegnante del progetto IoValgo che aiuta i «dispersi» a prendere il diploma: «Le scuole permettano a questi ragazzi di tornare in classe»

Ci si è interrogati spesso su come rendere al meglio le lezioni da remoto o quali strumenti di valutazione adoperare. Ma una domanda, a mio avviso, non è stata posta: possono usufruire tutti della Dad? Il diritto allo studio (per ora a distanza) è stato tutelato e garantito per le fasce più povere e deboli della popolazione? La risposta è negativa. Guardiamo nelle periferie, dove vive la maggior parte di questa popolazione che di anno in anno cresce considerevolmente. Se durante il periodo ante-Covid la situazione socio-culturale nelle periferie, dove vivono (o giacciono) i dimenticati, era grave, adesso è una tragedia in atto. A mo’ d’esempio, nelle prossime righe racconterò di alcune esperienze raccolte in una delle tante borgate italiane: Napoli, quartiere Scampia. Attualmente vivo lì. E come educatore e insegnante faccio lezione di storia, italiano e musica per il progetto IoValgo presso la scuola CasArcobaleno. Nella sua missione il progetto IoValgo si propone, anzitutto, di combattere la profonda ferita del Sud: la dispersione scolastica; in secondo luogo, si prefigge di dare una seconda possibilità per una propria realizzazione agli adolescenti della periferia di Napoli che, essenzialmente, non hanno alcuna considerazione di sé(da qua il nome del progetto Io valgo). Nella pratica di tutti i giorni, la scuola offre ogni anno un percorso di studio ponderato per quei ragazzi e ragazze che, dopo esser stati bocciati ripetutamente, per motivazioni spesso legate anche a disagi familiari e sociali, vogliono prepararsi all’esame di terza media e, in alcuni casi, continuare un progetto di studio al liceo.

Nei soli 4 kmq di estensione del quartiere ci sono quasi 100.000 abitanti. La Dad non fa che amplificare i profondi disagi familiari con cui si è costretti a vivere come in un carcere. Seguire le lezioni da casa non è facile quando non si ha alcuno strumento elettronico né connessione alla rete né tantomeno una stanza propria per poter seguire le lezioni, ma solo uno smartphone e un divano letto o un tavolo della cucina da condividere con altri fratelli o sorelle, con la mamma o il papà, magari agli arresti domiciliari, o la compagna o il compagno di questi che non accetta i figli e in alcuni casi li maltratta. E’ un fatto grave che le periferie vengano ancora una volta lasciate per ultime, ma è ancora più grave che la risposta educativa alla situazione emergenziale creata dal Covid-19 non sia partita anzitutto dalle fasce più deboli.

C’è ancora spazio, a mio parere, perché qualcosa venga fatto e almeno le sorti di quest’anno scolastico vengano tratte in salvo. Il ministero dell’Istruzione potrebbe provvedere al rilancio dell’educazione dei bambini e adolescenti più poveri attraverso una forma di Dad solidale. Ogni istituto scolastico avrà l’incarico di rintracciare gli alunni e le alunne che sono impossibilitati a poter proseguire la didattica a distanza e invitarli a venire nella struttura. Successivamente bisognerà distribuire, secondo i protocolli di sicurezza, i vari studenti nelle classi dove potranno seguire da banchi singoli. Preferibilmente i ragazzi seguiranno le lezioni direttamente in presenza con gli insegnanti, mentre gli altri studenti della classe saranno collegati in remoto. Nel caso in cui non si riuscisse ad ottenere una compresenza di alunni e professori, gli studenti saranno comunque invitati a seguire le lezioni a distanza usufruendo degli spazi e strumenti della scuola. Fornire strumentazioni, spesso peraltro non adeguate (ad esempio i tablet, ma non le sim necessarie alla connessione), non è assolutamente una soluzione per queste situazioni perché è proprio la famiglia spesso l’ambiente invalidante da cui i ragazzi dovrebbero affrancarsi, almeno durante la scuola. Il progetto di Dad solidale porterà non solo a disincentivare l’assenteismo ma trasmetterà un chiaro messaggio di solidarietà a quei ragazzi e ragazze che da sempre sentono di essere emarginati e del tutto inutili alla società. E concorrerà a un aumento del capitale umano, partendo proprio dagli ultimi, che da sempre hanno fame di riscatto, di un raggiungimento concreto, di un miglioramento della loro condizione e di quella dei loro cari. di Vincenzo Rosati*educatore e insegnante per il progetto IoValgo CORRIERE DELLA SERA