15 Gennaio 2016
“Non ho mai effettuato il furto di una 126”. Vittorio Tutino, imputato nell’ambito del “Borsellino quater”, nel faccia a faccia con il pentito Gaspare Spatuzza, torna a ribadire di non aver mai partecipato al furto dell’utilitaria poi utilizzata come autobomba nella strage di via d’Amelio.
Dichiarazione che contrasta con quanto sempre riferito e ribadito anche questa mattina da Spatuzza il quale ha detto alla Corte d’Assise di Caltanissetta, che al furto della 126 partecipo’ anche Tutino, suo fraterno amico. “Con Spatuzza – ha sottolineato Tutino – ho rubato solo una Regata”.
Il pentito ha anche affermato che poco prima della strage di via d’Amelio, gli consigliarono di stare lontano da Palermo. Tutino ha invece detto che “il 19 luglio del ’92, giorno dell’attentato, era a mare con la moglie e nessuno lo avverti’ di quanto sarebbe successo. Per questo mi sono anche incavolato”.
Tutino ha smentito anche un altro pentito, Vito Galatolo, ex boss dell’Acquasanta che ha sostenuto di essere suo stretto amico: “Non e’ cosi’”, e’ stata la replica, “ci conosciamo, ma non ci siamo mai frequentati”. Galatolo ha parlato di un incontro, avvenuto poco prima dell’uccisione del giudice Borsellino, al quale avrebbe assistito anche Tutino, nel corso del quale Filippo Graviano gli avrebbe detto di dire a suo padre “di stare tranquillo perche’ eravamo coperti al mille per mille”.
“Galatolo riferisce solo chiacchiere”, e’ stata la risposta. L’ex picciotto dell’Acquasanta ha anche riferito alla Corte che Tutino, poco prima della strage, consigliava a lui e ai sui cugini di non frequentare un parcheggio, gestito dai Galatolo, che si trovava nelle vicinanze di via d’Amelio. “Dopo via d’Amelio – ha detto il collaborante – Tutino tiro’ un sospiro di sollievo: ‘mi parlava il cuore’, mi disse, ‘ve lo dicevo di non andare la’. Avete visto cosa e’ successo?’”. Circostanza negata dall’imputato. LA SPIA