12 aprile 2019 FIAMMETTA BORSELLINO esplode contro il Csm: “Non ha fatto nulla”

Figlia Borsellino, Csm non ha fatto nulla. Su eventuali misure disciplinari per magistrati che indagarono

  “Il Csm sul piano disciplinare non ha fatto nulla e quando si è mosso non l’ha fatto di sua iniziativa ma solo su input di noi familiari e questo per me è abominevole”.
E’ dura la denuncia di Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso nel ’92, intervenuta a un convegno sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio.
Il riferimento della Borsellino è ad eventuali responsabilità disciplinari dei magistrati che indagarono sulla strage.
Indagine condizionata da una clamoroso depistaggio su cui è in corso un processo a tre funzionari di polizia. “Sono stata convocata dal procuratore generale della Cassazione. Ci si chiedono contributi a cui non ci siamo mai sottratti, contrariamente ad altri. Ma non c’è stata alcuna riparazione”. Intanto la Prima Commissione del Csm si appresta ad archiviare la pratica aperta proprio sulla base di un esposto con cui la figlia di Paolo Borsellino aveva segnalato “anomalie” e “disattenzioni” nella gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino.  (ANSA) – PALERMO, 12 APRiLE 2019


RASSEGNA STAMPA

 

13.04.2019 – CSM NON HA FATTO NULLA . I TOPI STANNO MANGIANDO I FALDONI DELLE STRAGI

Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso nel 1992 in un attentato di stampo mafioso in Via d’Amelio 21 a Palermo, tuona contro il Consiglio Superiore della magistratura  accusandolo di non aver preso alcuna iniziativa se non ,fsu suggestione dei famigliari

Per tutti è la “strage di via D’Amelio“, l’attentato di stampo mafioso che ebbe nel mirino il magistrato italiano, Paolo Borsellino. In quell’attacco, il magistrato perse la vita in quel lontano 19 luglio 1992. Solamente il 5 novembre scorso, in Tribunale a Caltanissetta, ha avuto inizio il processo per il depistaggio delle indagini sulla strage e oggi, la figlia del magistrato ucciso, tuona con forti accuse contro il Consiglio superiore della magistratura.

Via d’Amelio, il processo per depistaggio

Sono trascorsi già 27 anni da quel drammatico 19 luglio del 1992, quando intorno alle 17 di pomeriggio un’auto, una Fiat 126 con a bordo più o meno 90 kg di esplosivo, veniva da lontano fatta esplodere in via Maria D’Amelio 21 a Palermo, proprio sotto casa del magistrato Borsellino.

Un vero attentato di stampo mafioso progettato per uccidere il magistrato che perse la vita insieme ai 5 agenti di scorta che viaggiavano con lui. Lo scorso novembre, a Caltanissetta, dopo lungo tempo ha avuto inizio il processo per depistaggio delle indagini proprio riguardo la strage e che vede, come imputati, 3 persone: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, 3 poliziotti che dovranno difendersi dall’accusa di calunnia aggravata dall’aver favorito la mafia, in questo specifico caso, Cosa nostra.

Un depistaggio avuto luogo, come si evincerebbe, nei momenti immediatamente successivi all’attacco nel corso delle indagini a riguardo. Gli imputati, a vario titolo, sono accusati di aver portato a testimonianza dei “falsi pentiti” volto a condannare 8 persone per l’attentato di Via d’Amelio.

Proprio in ambito di questo processo, ha voluto esprimersi con rabbia la figlia di Paolo Borsellino, Fiammetta.

“Il Csm sul piano disciplinare non ha fatto nulla e quando si è mosso non l’ha fatto di sua iniziativa ma solo su input di noi familiari e questo, per me, è abominevole“, sono queste le forti dichiarazioni della figlia di Paolo Borsellino che punta il dito contro il Consiglio Superiore della Magistratura. Dichiarazioni che vengono pronunciate in occasione di un convegno: “Ad oggi nei nostri confronti non c’è stata alcuna riparazione. Io sono stata convocata dal procuratore generale della Cassazione. Ci si chiedono contributi a cui non ci siamo mai sottratti, contrariamente ad altri.  The Social Post