L’ormai ex pg, dice la figlia del magistrato assassinato, “sostiene di non avere avuto il tempo di occuparsi di questa vicenda perché era impegnato in altre vicende giudiziarie. Quali lo abbiamo scoperto in queste ultime settimane, perché era occupato a pilotare con Luca Palamara le nomine dei procuratori di Roma”. Il capo della polizia: “Se qualcuno di noi ha sbagliato deve pagare”
Una lettera “che vengono i brividi a leggerla”. È quella inviata dalll’ormai ex procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, a Fiammetta Bosellino. La figlia del giudice ucciso il 19 luglio del 1992, in un’intervista al Quotidiano del Sud, parla di una missiva firmata da Fuzio, alla vigilia del ventisettesimo anniversario della strage di via D’Amelio, che le è stata inviata ieri e la definisce: “L’ultimo affronto, da parte di uno Stato che non ha mai voluto fare niente per individuare i veri colpevoli del depistaggio sulla morte di mio padre”.
Una lettera, continua Borsellino, “che vengono i brividi a leggerla, che mi indigna e che indignerebbe anche mio padre e tutti i magistrati che fanno e che hanno fatto il loro dovere”. L’ex procuratore Fuzio le ha scritto una missiva “incredibile e vergognosa, nella quale dice di non essere riuscito a far nulla per avviare una indagine per l’azione disciplinare nei confronti dei magistrati coinvolti nell’inchiesta sul depistaggio, indagati dalle procure di Messina. Una indagine che avrebbe dovuto portare ad individuare i magistrati responsabili del depistaggio”.
Fuzio, prosegue Fiammetta Borsellino, “sostiene di non avere avuto il tempo di occuparsi di questa vicenda perché era impegnato in altre vicende giudiziarie. Quali lo abbiamo scoperto in queste ultime settimane, perché era occupato a pilotare con Luca Palamara le nomine dei procuratori di Roma, Torino ed altre procure. Una vera e propria indecenza, si è consumato da solo”.
Allo Stato, la figlia di Paolo Borsellino chiede: “Semplicemente di fare il proprio dovere. Questa è una storia molta amara, se ognuno avesse fatto il proprio dovere, di non girarsi dall’altra parte, non avremmo magistrati indagati e poliziotti indagati. Semplicemente fare il proprio dovere dare un contributo di onestà da parte delle istituzioni”. Dopo essere stato intercettato mentre parlava con Palamara, raccontandogli dettagli dell’inchiesta aperta a Perugia, Fuzio ha deciso di chiedere la pensione anticipata. Prima avrebbe dovuto lasciare la magistratura a novembre, poi nei giorni scorsi, ha chiesto di andare a riposo dalla prossima settimana.
La figlia del giudice ucciso esattamente 27 anni fa ha anche attaccato la commissione Antimafia. “Strumentalizzano ai fini mediatici, desecretando gli atti del Csm e della stessa Commissione antimafia. Una vergogna. Oggi, anzi ieri – dice – molti si pavoneggiano di avere desecretato quegli atti. Loro, (Commissione antimafia e Parlamento ndr) puntano agli anniversari per fare vedere che lavorano. Loro, il Csm e la Commissione antimafia, lo fanno il 19 luglio nell’anniversario della morte di mio padre e degli uomini della sua scorta e hanno il sapore della strumentalizzazione mediatica”. Il riferimento è per la desecretazione degli audio con le audizioni di Borsellino all’Antimafia tra il 1984 e il 1991.
“Le parole di Fiammetta Borsellino sono per me fonte di riflessione ed uno stimolo forte e deciso che accolgo in pieno. La commissione Antimafia sta desecretando il materiale in suo possesso e continuerà a farlo, senza tentennamenti”, dice Nicola Morra, presidente di palazzo San Macuto. “Ci auguriamo che anche i materiali della commissione stragi, la cui desecretazione non dipende dall’Antimafia, possano diventare patrimonio dei cittadini, così come quelli gestiti da altre istituzioni – continua- Il rispetto dell’immenso dolore dei familiari delle vittime è per me principio inamovibile. In qualità di presidente della commissione ed interpretando lo spirito di abnegazione di tutta la commissione lavoreremo per trovare la verità e non per un titolo di giornale”.
In occasione del 27esimo anniversario della strage, il capo della polizia Franco Gabrielli si è espresso sui tre poliziotti attualmente a giudizio per il depistaggio: “Se tra di noi qualcuno ha sbagliato, se qualcuno ha tradito per ansia da prestazione o per oscuri progetti, siamo i primi a pretendere la verità. E non ci si pari dietro a chi non più parlare e a scorciatoie. Non vogliamo verità di comodo”. A Caltanissetta tre poliziotti sono imputati per calunnia aggravata dall’aver favorito la mafia.Parlando con i cronisti alla fine della cerimonia, Gabrielli ha aggiunto: “Chi sbaglia portando la divisa sbaglia due volte, come cittadino e perché tradisce quel credito che i cittadini ripongono in noi. Non vogliamo agnelli sacrificali e che non si pratichi lo spot tutti responsabili e nessuno responsabile, lo dobbiamo ai familiari delle vittime e a poliziotti che lavorano sul territorio”. di F. Q. | 19 LUGLIO 2019