Il figlio del magistrato ucciso dalla Mafia 23 anni fa in via D’Amelio annuncia che non sarà presente il giorno della commemorazione della strage: «Non ho tempo per le commemorazioni senza senso. Sono stato educato al rifiuto delle passerelle» «Il 19 luglio? Non ci sarò. Mi sono messo di turno al lavoro, a cercare di fare qualcosa di concreto, non ho tempo per commemorazioni senza senso. Per me, appassionato di calcio, i memorial sono quelli sui campi, non ne esistono altri». Parole pronunciate, in un colloquio con La Stampa, da Manfredi Borsellino, figlio del giudice Paolo ucciso 23 anni fa in via D’Amelio, oggi commissario di polizia a Cefalù, che hanno infiammato il dibattito sul valore delle giornate della memoria e dell’antimafia. Alla commemorazione della strage, continua Manfredi Borsellino, «noi figli non ci saremo. Fiammetta da sei anni passa questo periodo a Pantelleria. Il 19 luglio fa celebrare una messa in memoria di papà in una chiesetta di contrada Khamma, sull’isola, dove entrano a malapena dieci persone. Lucia quest’anno sarà lì con lei. E io sarò in servizio, il 17, il 18 e il 19. Sono stato educato da mio padre all’etica del lavoro, alla concretezza, al rifiuto delle passerelle. Tre anni fa, pochi giorni prima dell’anniversario, abbiamo fatto un blitz contro la criminalità delle Madonie, il migliore modo di commemorarlo». A una precisa domanda sulle parole della sorella che da poco ha lasciato, non senza polemiche, l’assessorato alla Sanità, ha ammesso: «Mia sorella ha parlato di antimafia di facciata e io quelle parole me le sono appese in ufficio, tanto le condivido, tanto mi sembrano arrivare dritte dalla voce di mio padre. Lei è la più figlia di Paolo Borsellino, è quella che ha nel sangue i suoi geni migliori. Io penso che le parole di mia sorella dovrebbero aprire un dibattito – sottolinea -, ma non tocca a me farlo. Tutti noi fratelli la pensiamo esattamente come Lucia». PALERMO MANIA 10.7.2015