«Papà al Tg dicono parolacce, parlano di una Signora che ti ha detto parolacce, perchè?».
Così mia figlia Merope, 9 anni, ha esclamato ieri appresa la notizia delle offese rivolte alla mia persona e a mia sorella Lucia dalla signora Saguto.
Già, perchè?
Non sapevo (e non so) come rispondere a una domanda di mia figlia, come spiegarle perché un alto magistrato che ha definito Paolo Borsellino «un carissimo amico personale», sostenendo di «aver visto crescere i suoi figli» li insulti etichettandoli «cretini» e «squilibrati».
Non abbiamo voluto commentare quelle parole perché sono incommentabili, ma la domanda di mia figlia esige forse una risposta. Perché una donna che non ha mai frequentato la nostra casa, ha ignorato per anni la nostra stessa esistenza (come noi a dire il vero la sua), il cui nome non abbiamo mai sentito pronunciare ai nostri genitori ha avuto l’impellente necessità, interloquendo al telefono con un’amica, di esprimere giudizi così trancianti e cattivi nei riguardi del sottoscritto e di sua sorella Lucia?
Io, cara Merope, a questa tua legittima domanda ti confesso non sono in grado di rispondere. Per tuo padre articolare una risposta è impresa ardua, non avendo avuto mai “l’onore” di conoscere direttamente la signora che ha pronunciato quelle offese. Onore che però hanno avuto tante persone importanti della tua città. Forse un giorno qualcuna di queste persone qualificate ti spiegherà ciò che io non sono in grado di spiegarti.
Tieni però a mente un verso della Divina Commedia del poeta Dante mentre descrive i vili, cioè “coloro che visser senza ‘nfamia e senza lodo”: “non ragioniam di loro, ma guarda e passa”, ovvero non ti curare di loro ma guarda avanti e non ti vergognare mai di tutte le volte che proverai forti emozioni di piangere o di commuoverti.
Il tuo papà
23 ottobre 2015 · di Centro studi “Paolo e Rita Borsellino”