Sempre secondo l’esposto, Scarantino avrebbe confidato alla moglie che i pubblici ministeri Carmelo Petralia ed Ilda Boccassini lo avrebbero indotto ad accusare il cognato Salvatore Profeta: “Se non lo fai non sei credibile” gli avrebbero detto. “Mio marito mi disse che i pm giocano sporco” – si legge ancora nell’esposto – Rosalia, devi vedere come mi difendono, pur sapendo che sono tutte bugie, perché se questo processo finisce male possono andare a difendere i processi dei minori”. In un’altra occasione, sostiene la moglie, il “pentito” sarebbe venuto a Palermo per individuare l’officina carrozzeria di Giuseppe Orofino dove la 126 venne caricata con il tritolo. “Mio marito non sapeva dove si trovasse e con un gesto uno dei poliziotti gliela indicò”. Nell’esposto si prospettano comportamenti illeciti da parte dei magistrati inquirenti sulla strage di Caltanissetta, con riferimento a una presunta falsa verbalizzazione od a rifiuto di verbalizzare ed infine al divieto che sarebbe stato imposto a Scarantino di parlare con i magistrati di Palermo in assenza di quelli nisseni.
MISTERI ITALIANI