Gli imputati sono diciotto. Come mandanti della strage vengono indicati il capo di Cosa nostra, Salvatore Riina, Carlo Greco, Salvatore Biondino, Pietro Aglieri e Giuseppe Graviano; la lista degli imputati prosegue con Gaetano Scotto e Francesco Tagliavia, l’elenco dei presunti esecutori prosegue con Giuseppe Calascibetta, Natale Gambino, Giuseppe La Mattina, Cosimo Vernengo, Lorenzo Tinnirello, Giuseppe Urso, Salvatore Vitale; Gaetano Murana e Antonino Gambino; Salvatore Tomaselli e Giuseppe Romano. La corte di Assise è presieduta da Pietro Falcone, l’accusa è rappresentata dai pubblici ministeri Annamaria Palma e Antonino Di Matteo. Agli atti del processo bis, oltre alle dichiarazioni di Vincenzo Scarantino, vengono acquisite quelle dei collaboratori di giustizia Salvatore Cancemi, Giovanbattista Ferrante, Calogero Ganci e Francesco Paolo Anselmo. Nel frattempo l’azione repressiva dello Stato contro Cosa nostra procede incessantemente. In un covo di Bagheria ricolmo di crocifissi, madonne e immagini sacre viene catturato Pietro Aglieri, “’U signorino”. Alle 9.30 del 6 giugno 1997 il boss della Guadagna finisce in manette. È accusato da Scarantino di aver premuto il telecomando per la strage di via d’Amelio.