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18 Novembre 2015 Borsellino quater, la deposizione dell’ex Procuratore Tinebra che firmò le indagini “Scarantino ci diede un bel da fare, ci ha fornito un mare di notizie, ma avevamo anche il sospetto che ci potesse dire delle falsità”. Lo ha detto l’ex procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra deponendo stamattina nel quarto processo per la strage di via D’Amelio, in corso davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta, come teste di parte civile. Una deposizione contraddistinta da parecchi ‘non ricordo, ma non lo escludo’ su diverse circostanze. Tinebra ha detto ad esempio di ricordare la circostanza che alcuni suoi sostituti, come i magistrati Boccassini e Saieva, avevano manifestato perplessità sull’attendibilità di Vincenzo Scarantino, dalle cui dichiarazioni scaturirono i primi arresti per la strage di via D’Amelio e poi smentite nel 2008 a seguito del pentimento di Gaspare Spatuzza. Solo che Tinebra ha detto di non ricordare che Boccassini e Saieva gli avessero inviato una lettera su questo aspetto. L’ex procuratore ha detto inoltre di non ricordare di avere raccolto indizi sul magistrato Giuseppe Ayala da alcuni collaboratori, in particolare Giovanni Brusca, rispondendo a una domanda specifica che gli è stata rivolta dall’avvocato Fabio Repici, legale di parte civile di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso nell’attentato dinamitardo del 19 luglio ’92 assieme a cinque agenti di scorta. Al teste sono state chieste anche informazioni sull’apertura di indagini per mafia a Caltanissetta, a carico di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, poi archiviate. “Non escludo che decidemmo di aprire un fascicolo – la risposta – ricordo che al momento di chiedere l’archiviazione ci furono dei contrasti all’interno dell’ufficio”. ANSA