9 giugno 2011 Verbale (non depositato) interrogatorio SCRANTINO 

 Verbale (non depositato) In parte, io non sono stato un mafioso e non lo sono stato mai, è vero che io avevo, vendevo le sigarette e certe volte vendevo la droga per coprire le spese delle sigarette perché mi sequestravano tutte queste cose e come si sa io ho detto la verità, ho già detto la verità, per quanto riguarda la strage del Dott. Borsellino però non è che io avevo tutto questo interesse di depistare o di dire una bugia sulla strage di Borsellino. Perché io sono stato sia a Busto Arsizio sia a Pianosa a 41 bis senza televisione, senza completamente, vegetativo, purtroppo dopo è cominciata a depressione, ho cominciato a perdere u cervellu, e dopo diciamo, forti pressioni psicologiche, tutte queste cose dovevo diventare il clono di Buscetta, dovevo essere io Buscetta nuovo, dopo si vede che, io non è che avevo nessuna intenzione di depistare, io si è vero che ho fatto delle dichiarazioni su dott. Contrada però non è che diciamo oggi potrei dire no ho letto nel giornale, m’inventavo tutte cose, però non è vero, penso che non è giusto perché io onestamente nel 92 – 93 non ho mai letto niente del Dott. . Contrada

 

 

TRASCRIZIONE DI NR. 1 CD CONTENENTE LA VIDEOREGISTRAZIONE DEL VERBALE DI ASSUNZIONE DI DICHIARAZIONI RESE EX ART.391 BIS CPP DA SCARANTINO Vincenzo IN DATA 9 GIUGNO 2011.

  • AVVOCATO LIPERA: Nessun quesito sarà rivolto in ordine al contenuto della domande eventualmente già in precedenza formulate dalla Polizia Giudiziaria o dal Pubblico Ministero, risposte … la responsabilità penale conseguente a false dichiarazioni e lei ha detto “intendo rispondere”, ok, allora le leggo il contenuto di questo libro da cui poi usciranno le domande. Chi scrive è il Dott. Ingroia, lei l’ha conosciuto il Dott. Ingroia? 
  • SCARANTINO: Sì, sì. 
  • AVVOCATO LIPERA: “Ho conosciuto tanti collaboratori che sapevano sia del progetto di eliminare Paolo a Marsala, poi abbandonato, sia dell’attentato poi realizzato a Palermo, mai però avevo interrogato qualcuno degli esecutori materiali di Via D’Amelio. Avevo interrogato per la verità Vincenzo Scarantino che si era autoaccusato di aver organizzato il furto della FIAT 126 usata come autobomba in Via D’Amelio. Indagini più recenti della Procura di Caltanissetta sembrano comunque aver definitivamente smascherato Scarantino come depistatore e falso pentito. Già allora Scarantino mi lasciava perplesso perché c’era qualcosa in lui che a pelle non mi convinceva. Lo interrogai una sola volta ricevendone una sensazione sgradevole, l’attribuivo al disagio di trovarmi di fronte un probabile complice dell’omicidio di di Paolo, ma forse percepivo qualcos’altro. Era stato Scarantino a reclamare la presenza della Procura di Palermo mettendo sul piatto due temi di prova apparentemente appetitosi, nuove accuse a carico di Bruno Contrada, Alto Funzionario dei Servizi di Sicurezza, all’epoca già inquisito in custodia cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa ed addirittura dichiarazioni che coinvolgevano il già allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in oscure vicende di traffico di stupefacenti. Le dichiarazioni a carico di Contrada erano minuziose e precise, apparentemente riscontrabili. Quelle che riguardavano Berlusconi invece erano generiche e sostanzialmente indimostrabili. Rimasi perplesso, osservavo con attenzione Scarantino, lo fissavo negli occhi, ma il suo sguardo era sfuggente, elusivo, non mi piaceva, non mi convinse né mi sembrava plausibile il personaggio nel suo complesso. Era evidente che si trattava di un criminale di infimo livello. Possibile che sapesse cose tanto rilevanti? Possibile che Cosa Nostra avesse affidato ad un tale personaggio la delicatissima fase di preparazione ed organizzazione della strage di Via D’Amelio? Tuttavia era mio dovere di cercare di riscontrare il riscontrabile e così feci. Diedi incarico alla Polizia Giudiziaria di svolgere gli approfondimenti sulle vicende citate da Scarantino riguardanti la competenza della Procura di Palermo. L’esito fu sconfortante. Le dichiarazioni accusatorie in merito a Contrada erano riscontrate ma solo in apparenza, nel senso che in realtà i fatti riferiti da Scarantino erano accaduti e presentavano delle anomalie, ma non era stato acquisito alcun riscontro che si potesse considerare individualizzante a carico di Contrada. Nulla cioè era emerso che potesse collegare quelle anomalie con Contrada a parte le dichiarazioni stesse di Scarantino. Si trattava dunque di riscontri apparenti”