13 marzo 2013 Strage via d’Amelio, 15 anni a SPATUZZA Al rito abbreviato condannati anche TRANCHINA (10 anni) ed il falso pentito CANDURA (10 anni). Sono tre le condanne al processo per rito abbreviato nell’ambito del nuovo filone d’inchiesta per la strage di via D’Amelio in cui il 19 luglio 1992 persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta. Oggi il gup di Caltanissetta Lirio Conti ha emesso la sentenza nei confronti dei collaboratori di giustizia Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, accusati di strage e condannati rispettivamente a 15 e 10 anni di carcere, e per il falso pentito Salvatore Candura, condannato a 12 anni per calunnia. Le pene comminate, in due casi, sono più pesanti di quelle richieste dalla Procura, che aveva chiesto 13 anni per Spatuzza, 10 anni per Tranchina e 10 anni e mezzo per Candura. Il nuovo filone d’inchiesta è nato dalle dichiarazioni di Spatuzza che hanno portato anche alla scarcerazione di mafiosi e presunti mafiosi che erano stati condannati in via definitiva a seguito delle dichiarazioni del falso collaboratore Vincenzo Scarantino.
Così, nell’ ottobre del 2011, la procura generale di Caltanissetta diretta da Roberto Scarpinato aveva avanzato la richiesta di sospensione della pena per boss del calibro di Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe Urso, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Gaetano Scotto, Gaetano Murana (condannati all’ergastolo), Vincenzo Scarantino e poi ancora Salvatore Candura, Salvatore Tomaselli e Giuseppe Orofino (condannati a pene fino a 9 anni). Per i condannati detenuti Scarpinato aveva chiesto la sospensione dell’esecuzione della pena; per Orofino, Tomaselli e Candura, che avevano già espiato la condanna, era stata chiesta solo la revisione.
Nella propria requisitoria gli inquirenti avevano sottolineato come “Paolo Borsellino sapeva della trattativa che apparati dello Stato avevano avviato con Cosa Nostra tramite Vito Ciancimino. Totò Riina lo riteneva un ‘ostacolo’ alla trattativa con esponenti delle istituzioni, che gli ‘sembrava essere arrivata su un binario morto’ e che per questo il capo di Cosa Nostra voleva ‘rivitalizzare’ con la strage”.
Le dichiarazioni di Spatuzza, secondo il procuratore aggiunto di Caltanissetta, Nico Gozzo, “erano state pienamente sincere. Confessioni che sono riscontrate e che hanno permesso alla Procura non solo di ricostruire in maniera più dettagliata la dinamica della strage, ma anche di scoprire che in carcere vi erano degli innocenti”. Importante anche l’apporto di Fabio Tranchina che ha indicato in Giuseppe Graviano l’uomo che ha schiacciato il pulsante che ha fatto esplodere l’autobomba in via D’Amelio.
“Ci possiamo ritenere molto soddisfatti per le tre condanne per la strage di via D’Amelio – ha commentato il Procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari – Il gup ha riconosciuto in pieno la nostra ricostruzione dei fatti fatta nel nuovo filone d’inciesta. Questa è la prima sentenza di condanna che otteniamo dei colpevoli della strage la nostra ricostruzione ha avuto l’avallo del giudice. Ecco perché siamo soddisfatti”.
Il prossimo 22 marzo, davanti la corte d’Assise di Caltanissetta comincerà il processo ordinario per il boss mafioso Salvatore Madonia e Vittorio Tutino, che avrebbero avuto un ruolo importante nella fase preparatoria della strage. Alla sbarra anche lo stesso Scarantino e gli altri falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci che devono rispondere di calunnia di AMDuemila – 13 marzo 2013
Processo Borsellino quater
Primo grado
Il processo di primo grado si apre il 23 marzo 2013. Imputati sono i boss Vittorio Tutino, Salvo Madonia e i tre falsi pentiti Calogero Pulci, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino. Parti civili sono i familiari delle vittime della strage, Gaetano Murana e Gaetano Scotto (due dei sette condannati in seguito alle false dichiarazioni di Vincenzo Scarantino), la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministero dell’Interno e quello della Giustizia, la Regione siciliana, il Comune di Palermo e il centro studi Pio La Torre. wikimafia