Dalle carte della procura di Messina. Dalle carte della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Messina, nell’ambito del depistaggio sulle indagini della strage di via D’Amelio (per cui erano indagati i pm Anna Maria Palma e Carmelo Petralia), dalla pagina 47emerge anche una deposizione inedita di Fiammetta Borsellino, sentita il 25 marzo 2019.
Sono passaggi delicati, in cui la figlia del magistrato ucciso in quel tragico 19 luglio 1992 passa in rassegna i suoi ricordi e avanza qualche dubbio sui pmche si occuparono delle indagini. Già nell’incipit della deposizione si capisce il forte dolore di Fiammetta per una verità negata ormai da quasi 28 anni: “Io ho deciso di uscire allo scoperto… mio padre mi ha insegnato che lo si fa quando si hanno delle cose certe da dire, sennò si diventa urlatori e basta”. E la procura di Messina elogia infatti la “compostezza e determinazione con le quali i familiari del Dottor Borsellino hanno contribuito, e tutt’ora contribuiscono al ricordo di un Uomo la cui figura è di esempio per tutta la magistratura e per la nazione, per impegno e rettitudine”. L’approccio di Fiammetta alla ricerca della verità è passato attraverso anni di lettura approfondita delle carte processuali, soprattutto grazie al cognato, “Fabio Trizzino il marito di Lucia… abbiamo fatto questo lavoro di conoscenza, di apprendere quante più cose possibili… lui mi ha aiutato molto in questo lavoro di sintesi insomma”. Trizzino è il loro difensore di parte civile.
Oltre ai passaggi già noti sui colloqui in carcere coi fratelli Graviano, Fiammetta parla anche dei pm Palma e Di Matteo.
I RICORDI SU ANNA MARIA PALMA Fiammetta racconta che «la Palma nasce come amica di famiglia, ma poi perché mio padre, mischina, l’aiutò a fare un po’ di carriera (…) quando fu messa a Caltanissetta, a me sembrava una persona competente avendola vista a casa; poi leggo le deposizioni e lei stessa dichiara che non si era mai occupata di mafia. (…) Lei era una di quelle che frequentava casa nostra».
Fiammetta rivela che un giorno la Palma «fece un po’ incavolare» suo padre, perché «dopo che è morto Falcone addirittura la Palma ad un certo punto lo invitò per San Pietro e Paolo a casa di Giammanco. Tant’è che mio padre gli disse: “Ma scusa non non lo sai che a questo fra poco lo arrestiamo?” …Poi la Palma è stata anche una grande frequentatrice di salotti palermitani cosa che insomma mio padre non ha mai fatto. Quindi, comunque, nella vicinanza c’era anche una enorme distanza».
Poi si sofferma sulla mancata verbalizzazione del sopralluogo effettuato da Scarantino con la polizia dove sarebbe stata rubata la Fiat 126: «Non esiste un verbale – lamenta Fiammetta – ho letto le deposizioni della signora Palma al processo “Borsellino quater” quando gli viene chiesto» il motivo della mancanza del verbale «e lei risponde “Mh mh”, “non lo so”, “forse non mi ricordo”… cioè addirittura a volte si autoaccusa di non essere lei abbastanza preparata, non sapendo proprio cosa dire (…) il suo mutismo, il non sapere dare una risposta, diciamo, fa acquisire come dato di fatto che probabilmente le cose sono avvenute, insomma, non so».
In effetti, dagli atti del processo “quater”, la Palma dichiarava: «Non mi sono posta assolutamente il problema, devo dire forse sarò stata ignorante».
I DUBBI SU NINO DI MATTEO Fiammetta riferisce poi che il pm Di Matteo aveva un rapporto confidenziale con sua sorella Lucia Borsellino. Di Matteo «in una fase più finale entra in questo rapporto di enorme confidenza con Lucia tanto che io spesso ho chiesto a Lucia “Ma com’è che…” perché poi questa vicinanza, alla luce tutto quello che è successo ti fa anche pensare un po’ male, no? Nel senso, diciamo, sei vicino e ci metti in guardia o sei vicino perché questo è, ad un certo punto funzionale, a questo percorso che stai intraprendendo?… cioè sto pensando ad alta voce mi vengono tanti dubbi».
La grande confidenza con Di Matteo «poi si è interrotta improvvisamenteperché fino a quando la famiglia è educata accondiscendente e va tutto bene, quando invece poi è successo un episodio, che pare sia l’inizio della frizione, anche io ho cercato diciamo facendo un lavoro quasi da psicologa di capire anche con Lucia e Fabio cosa fosse successo con Nino Di Matteo tanto da provocare una rottura e loro mi raccontano che tutto inizia, è una frizione, una incomprensione profonda che inizia quando Lucia decide di fare l’assessore di mettere a disposizione le sue competenze tecniche diciamo per questa missione. Allora a quanto pare Nino ha da ridire su questa cosa, non capendo quasi da alto valore morale con cui Lucia, che non è un politico si accingeva, a fare questo opera lì c’è l’inizio di una rottura». Il riferimento è agli anni in cui Lucia Borsellino accetta di fare l’assessore alla Sanità nella Giunta regionale di Rosario Crocetta.
Una deposizione – quella di Fiammetta – che dunque torna a sollevare interrogativi sui pm che gestirono il falso pentito Vincenzo Scarantino.
Oggi, dopo quasi 28 anni da quella strage, i punti oscuri sono ancora troppi. Intanto a Caltanissetta prosegue il processo ai tre poliziotti (Mario Bo’, Fabrizio Mattei, Michele Ribaudo) unici indagati per il depistaggio. IL SICILIA