RICERCA DELL’AGENDA ROSSA – IL CONFRONTO AYALA-ARCANGIOLI

Giuseppe Ayala: parole, parole, parole. Con un salto indietro nel tempo di 12 anni ci addentriamo nei labirinti delle dichiarazioni di Giuseppe Ayala. In un verbale dell’8 aprile 1998 Ayala fornisce la sua prima versione dei fatti. L’ex pm dichiara di aver udito perfettamente lo scoppio dell’autobomba quel 19 luglio 1992 in quanto abitante al residence Marbella, a meno di 200 metri da via d’Amelio. Secondo la sua prima ricostruzione dopo circa dieci minuti dall’esplosione scende in strada insieme ai suoi agenti di scorta per verificare l’accaduto. Una volta giunto in via d’Amelio comincia ad accorgersi dei pezzi di cadaveri per terra. Vede due macchine blindate. Il suo pensiero va subito a Paolo Borsellino. 
A detta dell’ex parlamentare in quel momento arrivano i pompieri. Ayala si trova in prossimità del cratere. Si avvicina alla Croma. «Tornai indietro verso la blindata della procura – racconta ai magistrati – anche perché nel frattempo un carabiniere in divisa, quasi certamente un ufficiale, se mal non ricordo aveva aperto lo sportello posteriore sinistro dell’auto». «Guardammo insieme in particolare verso il sedile posteriore – afferma Ayala – dove notammo tra questo e il sedile anteriore una borsa di cuoio marrone scuro con tracce di bruciacchiatura e tuttavia integra, l’ufficiale tirò fuori la borsa e fece il gesto di consegnarmela. Gli feci presente che non avevo alcuna veste per riceverla e lo invitai pertanto a trattenerla per poi consegnarla ai magistrati della procura di Palermo… Davanti a me la borsa non fu mai aperta… non so poi a chi di fatto sia stata consegnata…». Nelle dichiarazioni dell’ex pm non v’è alcuna traccia dell’apertura della portiera della Croma di Borsellino effettuata dal suo agente di scorta Rosario Farinella. «Subito dopo – continua Ayala nel suo racconto – mi diressi verso lo stabile. In prossimità dell’ingresso, sulla sinistra per chi lo guardava, inciampai in un troncone umano che solo successivamente capii essere quello del collega Borsellino. Nel frattempo arrivarono infatti i colleghi Lo Forte e Natoli e insieme cercammo conferma del sospetto che già avevamo. Dalle caratteristiche somatiche riconoscemmo Paolo Borsellino. L’arrivo dei colleghi sul posto ebbe luogo, stimo, circa venti minuti dopo che vi ero giunto io. […] Complessivamente pertanto rimasi sul posto circa un’ora, forse anche meno». 
A distanza di quasi dieci anni l’ex pm ritocca palesemente il contenuto dei suoi ricordi. E’ il 12 settembre 2005 quando si siede davanti agli investigatori nisseni per riannodare i fili della sua memoria. Ayala arriva addirittura ad affermare di aver prelevato personalmente la borsa del giudice dalla sua macchina e di averla affidata immediatamente a un ufficiale dei carabinieri senza però ricordare se quest’ultimo indossasse o meno una divisa. «Notai – sottolinea Ayala – che lo sportello posteriore sinistro dell’autovettura (di Paolo Borsellino, nda) era aperto. Scorsi sul sedile posteriore una borsa di pelle bruciacchiata. Istintivamente la presi, ma mi resi subito conto che non avevo alcun titolo per fare ciò per cui ricordo di averla affidata immediatamente ad un ufficiale dei carabinieri che era a pochi passi. Nell’affidargli la borsa gli spiegai che probabilmente era la borsa appartenente al dottore Borsellino». A quel punto gli inquirenti chiedono all’ex pm un approfondimento sull’ufficiale dei carabinieri al quale avrebbe consegnato la borsa di Paolo Borsellino. «Per quanto ricordo – replica laconico Ayala – la persona a cui consegnai la borsa era un ufficiale dei carabinieri ed era in divisa, perché diversamente non avrei potuto identificarlo come tale. Non riesco a ricordare se si trattasse della formale divisa oppure di una casacca come quelle che vengono adoperate in tali circostanze, comunque, per quanto posso ricordare tenuto conto del tempo trascorso e dell’emozione del momento, non conoscevo l’ufficiale in questione». I magistrati gli mostrano allora la foto del capitano Arcangioli, ma Ayala non lo riconosce. «Non ricordo di aver mai conosciuto, né all’epoca né successivamente il capitano Arcangioli. Non posso escludere ma neanche affermare con certezza che detto ufficiale sia la persona alla quale io affidai la borsa – osserva –. Per quanto posso sforzarmi di ricordare mi sembra che la persona alla quale affidai la borsa fosse meno giovane, ma può darsi che il mio ricordo mi inganni. Insisto comunque nel dire che l’ufficiale ricevette la borsa e poi andai via. Escludo comunque in modo perentorio che all’inverso sia stato l’ufficiale di cui si parla a consegnare a me la borsa». Gli investigatori chiedono all’ex parlamentare quali altre personalità istituzionali ricordi presenti in via d’Amelio in quei momenti e quali altri dettagli ricordi sulla borsa prelevata. «Sul posto – risponde Ayala – non ricordo esattamente quali magistrati fossero presenti. Posso solo ricordare la presenza del dottore Lo Forte, che fu colto da crisi di pianto, e ricordo anche che era presente il dottore Teresi (che invece asserisce di essere arrivato in via d’Amelio un’ora e mezza dopo lo scoppio della bomba, nda). Complessivamente credo di essere rimasto in via d’Amelio per non più di 20 minuti». «La borsa da me prelevata – evidenzia Giuseppe Ayala – era bruciacchiata ma apparentemente integra. Non era particolarmente pesante, nel senso che il suo contenuto non sembrava avere un grosso spessore». Anche in questo caso l’evidenza che le sue dichiarazioni non coincidono con le altre testimonianze diviene sempre più palpabile.

Il confronto Ayala/Arcangioli  Alle 16,15 di mercoledì 8 febbraio 2006 Giuseppe Ayala viene sentito nuovamente dall’autorità giudiziaria. Come primo atto gli vengono riletti i suoi due verbali del 1998 e del 2005. La palese contraddizione tra i due verbali viene riconosciuta dallo stesso Ayala che ammette la «discordanza» tra le sue affermazioni. «Successivamente a tali dichiarazioni – spiega l’ex pm agli inquirenti – sono stato contattato, specificatamente nella giornata di ieri, dal giornalista Felice Cavallaro il quale, come ho già riferito, giunse sul posto dell’attentato dopo che vi ero arrivato io e che quindi mi ha riferito ieri, di avere assistito all’episodio della borsa. Verificando insieme i nostri ricordi ritengo di avere ricostruito l’episodio così come si è effettivamente verificato». Nel suo nuovo resoconto non è più lui a prelevare la borsa, ma un agente rigorosamente in borghese. «Ebbi modo di vedere una persona in abiti borghesi che non sono in grado di descrivere neanche nell’abbigliamento ma che comunque è certo che non fosse in divisa la quale prelevava dall’autovettura attraverso lo sportello posteriore sinistro una borsa. Io mi trovavo a pochissima distanza dallo sportello e la persona in divisa si volse verso di me e mi consegnò la borsa». «Poichè ero già in posizione di fuori ruolo dalla magistratura per mandato parlamentare – ribadisce Ayala – non avevo alcun titolo per ricevere detta borsa e quindi, dato che accanto alla macchina vi era anche un ufficiale dei carabinieri in divisa, quasi istintivamente la consegnai al predetto ufficiale». I magistrati chiedono di conoscere ulteriori dettagli, ma l’ex parlamentare continua ad avere grandi difficoltà a mettere insieme una volta per tutte i ricordi di quella giornata. «Non ricordo assolutamente – prosegue Giuseppe Ayala – se con i due personaggi di cui ho detto sia stata scambiata parola o espressione; subito dopo aver consegnato la borsa all’ufficiale in divisa mi allontanai dai luoghi per raggiungere i miei figli». Gli inquirenti insistono per farsi raccontare la scena del rinvenimento della borsa di Paolo Borsellino. «In mia presenza – replica Ayala smentendo Arcangioli – la borsa non fu aperta né vi fu alcuna attività diretta a verificarne il contenuto; tutto l’insieme durò lo spazio di una trentina di secondi, forse un minuto. Non conoscevo, e tuttora non ho mai avuto modo di conoscere né l’ufficiale in divisa né la persona in borghese di cui ho detto. Non lo ho riconosciuto neanche nella fotografia che mi viene mostrata». A quel punto viene disposto il confronto tra Giuseppe Ayala e Giovanni Arcangioli. L’ufficiale dei carabinieri rientra nella saletta della Dia adibita agli interrogatori per essere ascoltato la terza volta. Arcangioli ripercorre il filo delle sue dichiarazioni plasmando nuovamente la precedente versione. Riepilogando l’accaduto l’ufficiale ricorda di avere preso la borsa dall’auto del giudice Borsellino per «esortazione ricevuta» da una persona di cui non ricorda il nome, di essersi spostato verso il lato opposto alla casa del dott. Borsellino e dopo aver visionato il contenuto della borsa (trovandovi «solo un crest e pochi altri oggetti di nessuno interesse») di averla rimessa lui stesso o qualcun altro nella macchina di Borsellino. Gli inquirenti tornano a chiedere maggiori dettagli sul momento specifico del rinvenimento della borsa del giudice. Arcangioli ritiene plausibile che nell’istante della verifica del contenuto della borsa «fosse presente il dottore Ayala e, forse, anche un’altra persona di cui non so indicare alcun elemento significativo». «Credo di ricordare – insiste l’ufficiale dei carabinieri – anche come ho già detto, che il prelievo della borsa mi fu richiesto dal dottore Ayala e che alla verifica del contenuto era presente anche il dottore Ayala». I magistrati chiedono quindi ad Ayala di reiterare succintamente la versione dei fatti precedentemente dichiarata. Questa volta la versione fornita dall’ex parlamentare mira decisamente a contraddire l’esposizione dell’accaduto fatta da Arcangioli. Dopo avere ribadito le dichiarazioni rese qualche ora prima Ayala si determina a smontare la testimonianza dell’ufficiale dei carabinieri. «Nego – sottolinea con forza l’ex pm del Maxiprocesso – sia di avere comunque richiesto il prelievo della borsa, sia di avere in qualsiasi modo aperto la borsa stessa o visionato il contenuto della predetta. Per altro, in contrasto con quanto ha affermato il col. Arcangioli io in quella circostanza non ho mai attraversato la via d’Amelio e non mi sono mai portato sul lato opposto rispetto alla casa della madre di Borsellino». Gli inquirenti chiedono allora a Giovanni Arcangioli di chiarire se effettivamente abbia rivolto la parola ad Ayala in quella occasione. L’ufficiale dei carabinieri “lima” la sua precedente versione sconfinando nel campo delle ipotesi. «Non ricordo se fra me e il dottore Ayala vi fu un qualsivoglia scambio di parole o espressioni – replica sommessamente Arcangioli – io conoscevo il dottore Ayala ma non ricordo se in quella occasione gli rivolsi la parola». Ayala non ci sta. Interviene e puntualizza la sua versione. «Non credo di avere mai conosciuto in precedenza il col. Arcangioli che credo di aver incontrato oggi per la prima volta. Non sono in grado di affermare o escludere che lo stesso col. Arcangioli si identifichi nella persona in borghese che estrasse la borsa dall’autovettura». Punto e a capo. Si conclude così un confronto definito dagli stessi magistrati «infruttuoso», che non riesce a fare luce sulle rispettive contraddizioni in quanto, così come riporta il verbale, «i testi insistono nelle rispettive versioni». Il 23 febbraio 2006 viene sentito l’inviato del Corriere della Sera Felice Cavallaro. La sua versione si adatta ineluttabilmente all’ultima di Ayala. «Giunto al palazzo dove abita la madre del dottore Borsellino – racconta il cronista – ho visto Ayala che usciva gravemente turbato dal giardinetto antistante l’edificio dove poi appresi essere stati rinvenuti i resti del dottore Borsellino. Davanti al giardinetto, in mezzo alla strada vi era un’autovettura che appresi successivamente essere del dottore Borsellino che appariva con lo sportello posteriore sinistro aperto». Il particolare della portiera aperta temporizza inevitabilmente l’avvenimento in sé ponendolo successivo al racconto dell’agente di scorta di Ayala, Rosario Farinella, che per primo si fa aiutare da un vigile del fuoco ad aprire l’auto di Paolo Borsellino. «Per quanto posso ricordare – continua Cavallaro – l’autovettura non era in fiamme e nemmeno da essa si levava fumo. Io e il dottore Ayala ci fermammo per qualche momento vicino all’autovettura di cui ho detto scambiandoci commenti sull’accaduto». «A questo punto – ricorda il giornalista del Corriere – vidi una persona ancor giovane di età che indossava abiti civili con una camicia estiva e senza giacca il quale prelevava dall’autovettura del dottore Borsellino una borsa di cuoio che era posata sul pianale posteriore sinistro, dietro lo schienale dell’autista. La persona di cui ho detto prese la borsa e stava per consegnarla al dottore Ayala il quale, per quanto possa ricordare, non arrivò neanche ad impugnarla saldamente ma nel momento in cui ne sfiorava il manico venne preso dal dubbio di non essere a ciò autorizzato, dato che non rivestiva più la qualità di magistrato». «Vidi pertanto il dottore Ayala, quasi con lo stesso movimento, consegnare la borsa ad un ufficiale dei carabinieri in divisa che si avvicinò in quel momento». Gli inquirenti chiedono quindi a Cavallaro ulteriori dettagli sul carabiniere in divisa che si avvicina a loro. «L’ufficiale – risponde il cronista – indossava la divisa estiva dei carabinieri completa della giacca. Si trattava di un colonnello o di un tenente colonnello perché le spalline portavano il contrassegno di una torre e comunque certamente non si trattava di un capitano perché non aveva le tre stelle che io riconosco. Dopo che il colonnello prese in consegna la borsa non ci siamo più interessati della questione perché il dottore Ayala riteneva di avere fatto quanto necessario consegnando il reperto ai carabinieri». I magistrati mostrano a quel punto una foto in bianco e nero di Giovanni Arcangioli in via d’Amelio chiedendo se sia in grado di riconoscere nell’immagine mostratagli la persona che estrae dall’auto la borsa del giudice Borsellino. Cavallaro però riferisce di non essere in grado di riconoscerla anche perché «la persona indicata nella fotografia ha un distintivo delle forze dell’ordine» e lui non ricorda che la persona vista in quel frangente «recasse su di sé un tale contrassegno». «Chiarisco – ribadisce l’inviato del Corriere – che io all’epoca dei fatti non conoscevo il capitano dei carabinieri Arcangioli che, invece, ho avuto modo successivamente di conoscere sia pure superficialmente. Pertanto la mia affermazione di poco prima va interpretata nel senso che io ho riconosciuto nella fotografia l’immagine del capitano Arcangioli ma, come ho detto, non lo identifico con la persona che estrasse dall’autovettura la borsa del dottore Borsellino». «Chiarisco ancora – conclude Cavallaro – che per quanto ho potuto vedere, il colonnello dopo avere ricevuto la borsa dal dottore Ayala si allontanò con la borsa stessa, nel senso che in mia presenza non la restituì alla persona che l’aveva estratta dalla macchina». Anni dopo è lo stesso Cavallaro a raccontare in un’intervista gli attimi cruciali di quella domenica di fine luglio del ’92 in via d’Amelio aggiungendo il particolare di avere tenuto anche lui per pochi istanti la borsa di Paolo Borsellino. «Erano già trascorsi tre quarti d’ora dall’esplosione – racconta il cronista al collega che lo sta intervistando – e la portiera posteriore della macchina di Borsellino era spalancata. Lì, tra il sedile anteriore e quello posteriore c’era la sua borsa. A un certo punto un agente in borghese la prese e vedendomi, forse mi credeva un uomo della scorta di Ayala, me la diede in mano. Solo pochi attimi. Mi girai verso Ayala, vedendo un carabiniere in divisa, fu lo stesso Ayala che disse: “Ma questa dovrebbe tenerla lei”. Fu così che la consegnammo. Quando fu ritrovata mancava l’agenda rossa di Borsellino». In un’intervista del 23 luglio 2009 Giuseppe Ayala ritorna inspiegabilmente alla sua seconda versione. «La borsa nera di Borsellino l’ho trovata io – dichiara l’ex parlamentare – dopo l’esplosione, sulla macchina. Che ci fosse, nessuno lo può sapere meglio di me, perché l’ho presa io. Non l’ho aperta io perché ero già deputato e non avevo nessun titolo per farlo. […] Quando l’ho trovata l’ho consegnata ad un ufficiale dei carabinieri. E’ verosimile che l’agenda fosse dentro la borsa e che sia stata fatta sparire». Il 30 luglio del 2010 un sito Internet pubblica un’altra intervista a Giuseppe Ayala. Questa volta la narrazione del ritrovamento della borsa di Paolo Borsellino acquisisce un nuovo dettaglio. «Ho preso la valigetta (del dott. Borsellino, nda), ma l’ho consegnata subito ad un ufficiale dei carabinieri che compare in un video mentre si allontana». Nell’ultimissima versione di Ayala quindi, il carabiniere al quale consegna la borsa sarebbe l’ufficiale ripreso nei filmati acquisiti dall’autorità giudiziaria. Ma il video che riprende un uomo delle forze dell’ordine con la valigetta di  Paolo Borsellino in mano riguarda un solo carabiniere: Giovanni Arcangioli.

La testimonianza dell’appuntato Parzialmente divergente rispetto alle predette deposizioni del giornalista Felice Cavallaro e del dottor Giuseppe Ayala, anche sulla durata della permanenza di quest’ultimo in via D’Amelio, oltre che su diversi altri particolari, tutt’altro che secondari, si rivela la deposizione del Carabiniere che faceva da capo scorta ad Ayala, quel pomeriggio, vale a dire l’Appuntato Rosario Farinella.

Il Carabiniere, infatti, ricordava che, subito dopo la deflagrazione, quando si muovevano, con l’automobile blindata, dal residence ‘Marbella’, per andare ad accertarsi dell’accaduto, parcheggiando poi all’incrocio fra la via dell’Autonomia Siciliana e la via D’Amelio, Ayala faceva presente che in quella strada abitava la madre di Paolo Borsellino (circostanza che contrasta con quanto affermato dallo stesso Ayala, in merito al fatto che, prima della strage, non era al corrente della circostanza appena menzionata). Dopo il riconoscimento dei resti di Paolo Borsellino e delle altre vittime, il militare si recava presso la Croma blindata, unitamente ad Ayala, che non perdeva mai di vista. Vi era qualche fiammata dal lato posteriore destro ed un vigile del fuoco la spegneva. Poi, Farinella e il vigile del fuoco aprivano la portiera posteriore destra della Croma, forzandola, poiché Ayala si accorgeva che dentro vi era la borsa di Paolo Borsellino.

Lo stesso Farinella, inoltre, prelevava direttamente la borsa dal sedile posteriore e, dopo un certo lasso di tempo in cui la teneva in mano, su indicazione di Ayala, la consegnava ad una persona -in abiti civili- conosciuta dal Parlamentare (anche questo ricordo del teste contrasta decisamente con quanto affermato da Ayala ed anche da Cavallaro, in merito alla consegna della borsa ad un ufficiale in uniforme, neppure conosciuto). Il soggetto che riceveva la borsa non era Giovanni Arcangioli (la cui fotografia veniva mostrata al teste) ed era una persona (si ripete) conosciuta da Ayala. Quest’ultimo spiegava al consegnatario che si trattava della borsa del Magistrato (“Questa è la borsa che abbiamo preso della macchina del dottore Borsellino”) e veniva rassicurato dall’interlocutore, prima che questi s’allontanasse verso via dell’Autonomia Siciliana (“lo stesso ci rassicurò, dicendo che si sarebbe occupato della cosa, per cui gli consegnai la borsa”).

uno stralcio della deposizione:

  • P.M. Dott. GOZZO – Sì, buonasera, appuntato, buongiorno. Le volevo fare in primo luogo la domanda specifica, diciamo, orientiamoci nel tempo e nello spazio: lei dove prestava servizio il 19 luglio del 1992?
  • TESTE FARINELLA R. – Ero in servizio al Nucleo Radiomobile di Palermo, però in servizio provvisorio presso le scorte di Palermo. (…) Scortavo il dottor Ayala.
  • P.M. Dott. GOZZO – Seguiva, quindi, il dottor Ayala. Si ricorda se in particolare proprio il giorno 19 luglio del 1992 lei era in servizio di scorta al dottor Ayala?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, come caposcorta.
  • P.M. Dott. GOZZO – Come caposcorta. Nella fattispecie, nel momento in cui… lei dove si trovava nel momento della strage, diciamo al momento dello scoppio?
  • TESTE FARINELLA R. – Circa cinquanta metri, cento metri in linea d’aria, eravamo all’hotel Marbella, se ricordo male. (…) Perché la personalità abitava lì.
  • P.M. Dott. GOZZO – La personalità abitava là. Quindi stavate aspettando la personalità, doveva scendere?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Cosa avete fatto subito dopo lo scoppio?
  • TESTE FARINELLA R. – Subito l’abbiamo avvisato e abbiamo capito che veniva il fumo di là. Lui diceva che là ci abitava la… la mamma e siamo andati subito lì.
  • P.M. Dott. GOZZO – La mamma di chi?
  • TESTE FARINELLA R. – Del Giudice Borsellino.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dunque il dottor Ayala sapeva di questo fatto.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Una cosa le volevo chiedere: se ci può descrivere, se può descrivere alla Corte, che potrebbe anche non saperlo, quanto dista l’hotel Marbella da via D’Amelio.
  • TESTE FARINELLA R. – In linea d’aria nemmeno cento metri, perché deve passare la ferrovia, il palazzo e quello.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi nel momento in cui il dottore Ayala ha ricostruito che poteva essere il dottore Borsellino la vittima dell’attentato, perché diceva…
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, no.
  • P.M. Dott. GOZZO – Cioè che, insomma, proveniva comunque dai pressi…
  • TESTE FARINELLA R. – Proveniva di là.
  • P.M. Dott. GOZZO – Cosa avete fatto?
  • TESTE FARINELLA R. – Mica avevamo la sfera magica.
  • P.M. Dott. GOZZO – Cosa avete fatto?
  • TESTE FARINELLA R. – Niente, ci siamo portati su quella parte e poi siamo entrati; non potevamo entrare, perché siamo entrati i primi di tutti quasi là, perché eravamo vicino. Siamo arrivati contemporaneamente ai Vigili del Fuoco, quindi nemmeno potevamo entrare con le fiamme che c’erano.
  • P.M. Dott. GOZZO – Può quantificare all’incirca quanto tempo era passato dall’esplosione che lei ha sentito da lontano?
  • TESTE FARINELLA R. – Non lo saprei dire. (…) Poco tempo.
  • P.M. Dott. GOZZO – …cronologicamente quando siete arrivati, siete arrivati contemporaneamente ai Vigili del Fuoco.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Chi c’era lì di altre Forze di Polizia lo ricorda?
  • TESTE FARINELLA R. – No.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quando siete arrivati voi.
  • TESTE FARINELLA R. – No, perché noi siamo arrivati, io mi… stavo dietro; c’era tanta gente, quindi ho dato ordine al mio carabiniere di lasciare la macchina, chiudere la macchina e stare con me, insieme con la personalità, cosa che è fuori dalla regola, visto la gravità della situazione.
  • P.M. Dott. GOZZO – Certo. Senta, che cosa avete fatto una volta arrivati in via D’Amelio? Quindi arrivate insieme ai Vigili del Fuoco. Cosa fate con il dottor Ayala?
  • TESTE FARINELLA R. – Andiamo dove è successo il cratere, camminando vedevamo dei corpi dei colleghi della scorta.
  • P.M. Dott. GOZZO – Sì. E in particolare vi siete diretti ad un posto specifico?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, siamo entrati dentro, abbiamo visto…
  • P.M. Dott. GOZZO – Dentro il cortiletto, stiamo parlando…
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – …dei numeri 19 e 21 di via D’Amelio.
  • TESTE FARINELLA R. – Ma… sì, sì. Poi abbiamo visto il dottore che era lì per terra, l’abbiamo conosciuto tramite i baffi.
  • P.M. Dott. GOZZO – Parliamo del dottore Borsellino, evidentemente.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, perché era senza gambe e senza arti.
  • P.M. Dott. GOZZO – Il dottor Ayala l’ha riconosciuto da questo.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dopo avere visto queste scene terribili, dove siete andati? Se lo ricorda.
  • TESTE FARINELLA R. – Ma abbiamo visto un po’ sia la collega, la poliziotta, era sul marciapiede, vicino la macchina, e altri colleghi.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi, diciamo, avete fatto un giro dei luoghi per riuscire a verificare qual era lo stato.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – E ricorda se vi siete avvicinati all’autovettura (…) che doveva essere del magistrato?
  • TESTE FARINELLA R. – No, dopo. (…) Al momento pensavamo soltanto alle persone (…) Alle vittime.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi, diciamo, c’è stato un periodo in cui avete
  • pensato a verificare dov’erano i corpi, essenzialmente.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, vedere tutti i colleghi che, cioè, conoscevamo e uscivamo insieme.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dopo avere fatto questa cosa tremenda, diciamo, siete andati poi sulla macchina, vicino alla macchina?
  • TESTE FARINELLA R. – Poi, appena siamo usciti, le due macchine erano posizionate al centro della strada e guardando le macchine il dottor Ayala ha notato che c’era la borsa dentro il sedile posteriore.
  • P.M. Dott. GOZZO – Ci può descrivere la macchina com’era? Prima di tutto se vi erano delle fiamme, se non vi erano delle fiamme, se era chiusa, se era aperta.
  • TESTE FARINELLA R. – Ma no, la macchina era chiusa, chiusa ma non forse a chiave, era chiusa e c’era un po’ di… di fiamma nel lato destro, la ruota, non mi ricordo bene. Abbiamo chiamato i Vigili del Fuoco e abbiamo fatto spegnere.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dico, il vigile del fuoco in particolare cosa ha fatto?
  • TESTE FARINELLA R. – Abbiamo… ha spento la… quell’incendio che c’era all’esterno e poi abbiamo… ha forzato la macchina per aprire lo sportello posteriore.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi per aprire la porta, l’ha fatto da solo o lei lo ha aiutato?
  • TESTE FARINELLA R. – Non ricordo se l’ho aiutato io o l’abbiamo fatto insieme o l’ha fatto solo lui, non… è impossibile ricordare queste cose.
  • P.M. Dott. GOZZO – E allora, per aiuto del suo ricordo, il 2 marzo del 2006 lei ha detto, a pagina 1: “Con l’aiuto dello stesso vigile del fuoco abbiamo aperto la portiera posteriore”.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, dico… può essere, sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Si ricorda dove il dottor Ayala aveva visto la borsa? Va beh, l’ha vista anche lei, immagino, facendo…
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, passando da là, vicino le macchine.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dov’era la borsa del dottore Borsellino?
  • TESTE FARINELLA R. – Nel sedile posteriore.
  • P.M. Dott. GOZZO – Nel sedile posteriore. Dove ci si siede, diciamo così, o sotto, diciamo, dove si poggiano i piedi?
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, dove… nel seggiolino.
  • P.M. Dott. GOZZO – Nel seggiolino.
  • TESTE FARINELLA R. – Altrimenti, se era sotto, come facevamo a vederlo?
  • P.M. Dott. GOZZO – Senta, l’operazione di aprire la porta è stata difficile, facile? Da che cosa dipendeva?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, era un po’ incastrata dall’onda d’urto, naturalmente.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dal calore anche?
  • TESTE FARINELLA R. – Non sono un esperto per questo.
  • P.M. Dott. GOZZO – Senta, l’ha prelevata lei la borsa poi dall’autovettura?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Ma l’ha fatto autonomamente o su disposizione del dottor Ayala?
  • TESTE FARINELLA R. – Io l’ho presa la borsa, se ricordo… se non ricordo male, l’ho presa io, perché aprendo la porta ho preso la borsa e volevo darla a lui; lui non l’ha voluta prendere perché non era più magistrato, quindi mi ha detto di tenerla io, e l’ho tenuta io.
  • P.M. Dott. GOZZO – Tenerla in attesa di qualcosa o tenerla definitivamente?
  • TESTE FARINELLA R. – No, tenerla in… che lui individuasse qualche persona da dare la borsa e dire la borsa di chi era.
  • P.M. Dott. GOZZO – Sì. E a chi dovevate… cioè aveva già individuato a chi dovevate consegnarla? No nel senso della persona, dico, dovevate consegnarla alle Forze dell’Ordine?
  • TESTE FARINELLA R. – Mah, di questo non me ne ha parlato e non abbiamo parlato, mi ha detto, dice, di tenerla, che… di consegnarla a qualche persona, o qualche ufficiale o qualche ispettore di Polizia e di darla, a qualche persona.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi a qualcuno delle Forze dell’Ordine.
  • TESTE FARINELLA R. – Certo. Che noi non avevamo il potere, cioè la cosa per tenerla, non è che la possiamo tenere una borsa.
  • P.M. Dott. GOZZO – Una volta che il dottor Ayala ha individuato questa persona… l’ha individuata questa persona? Domanda preliminare che non ho fatto. Dico, ha individuato questa persona appartenente alle Forze dell’Ordine a cui darla?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, lui ha individuato una persona, che mi… mi disse, dice: “Appuntato, dia la borsa”, mi avrebbe detto il nome, ma non ricordo, e io ho consegnato la borsa alla persona che mi ha detto il dottor Ayala. Io non conoscevo.
  • P.M. Dott. GOZZO – Senta, il dottor Ayala le disse che si trattava di una persona delle Forze dell’Ordine o le disse semplicemente di darla a questa persona?
  • TESTE FARINELLA R. – Mi ha detto allora che era o un ufficiale o un ispettore, non ricordo. Mi ha detto che era un funzionario, appartenente o alla Polizia o ai Carabinieri, non ricordo.
  • P.M. Dott. GOZZO – Si trattava di una persona, che lei rico… prima di tutto se ricorda come era fatta, diciamo, questa persona e poi com’era vestita anche.
  • TESTE FARINELLA R. – Come era vestita non… non ricordo.
  • P.M. Dott. GOZZO – No, non intendo dire se aveva un vestito rosso o verde.
  • TESTE FARINELLA R. – Ah.
  • P.M. Dott. GOZZO – No, non le sto chiedendo questo. (…) Le sto chiedendo, visto che le è stato
  • presentato come un ufficiale, se era vestito, diciamo così, d’ordinanza o se invece era in abiti civili.
  • TESTE FARINELLA R. – Adesso ho capito. No, in abiti civili. (…) Se era in divisa, era facile capirlo.
  • P.M. Dott. GOZZO – Certo. Che lei sappia, il dottor Ayala lo conosceva o si è qualificato lui come persona appartenente alle Forze di Polizia?
  • TESTE FARINELLA R. – No, penso che lo conosceva.
  • P.M. Dott. GOZZO – Pensa che lo conoscesse.
  • TESTE FARINELLA R. – Perché mi ha detto: “Dagliela a lui”, che è una persona che conosceva lui, perché… Gli ho detto: “Devo darla a lui?” “Sì – dice – è una persona che conosco io”. “Ecco qua la borsa”.
  • P.M. Dott. GOZZO – Nel consegnare la borsa, il dottor Ayala spiegò di che cosa si trattava all’ufficiale?
  • TESTE FARINELLA R. – Certo, ha detto, dice: “Questa è la borsa che abbiamo preso della macchina del dottore Borsellino”.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi che era la borsa di Borsellino, essenzialmente.
  • TESTE FARINELLA R. – Certo, quella era.
  • P.M. Dott. GOZZO – Si ricorda se vi disse qualche cosa, a questo punto, questo ufficiale che lei non conosceva?
  • TESTE FARINELLA R. – No, perché non… io ho consegnato, loro si sono parlati e basta. Non è che… io non conoscevo, quindi ho stato in fiducia del dottor Ayala e basta.
  • P.M. Dott. GOZZO – Sempre per aiuto alla sua memoria, le ricordo che il 2 marzo del 2006 lei ha detto, a pagina 2: “Lo stesso ci rassicurò, dicendo che si sarebbe occupato della cosa, per cui gli consegnai la borsa”.
  • TESTE FARINELLA R. – Certamente, una volta che la… prende la borsa, è normale che…
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi lo conferma questo, che vi disse: “Non vi preoccupate, ci penso io”.
  • TESTE FARINELLA R. – E certo.
  • P.M. Dott. GOZZO – E voi vi siete disinteressati di questa vicenda.
  • TESTE FARINELLA R. – Certamente, eh, certo.
  • P.M. Dott. GOZZO – Avete aperto la borsa mentre l’avevate nella vostra disponibilità? Sto parlando di lei e del dottor Ayala, chiaramente.
  • TESTE FARINELLA R. – Assolutamente no, perché l’avevo io soltanto.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quando il dottor Ayala ha avuto la borsa, ricorda se si sono avvicinate… quando lei aveva la borsa, diciamo, si sono avvicinate delle persone, degli amici del dottor Ayala che lo hanno salutato?
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, ma…
  • P.M. Dott. GOZZO – Le faccio una domanda specifica: ricorda se si è avvicinato il giornalista Cavallaro? Con cui oltretutto la personalità stava scrivendo in qualche modo un libro e quindi lei avrà avuto modo di vedere altre volte.
  • TESTE FARINELLA R. – No.
  • P.M. Dott. GOZZO – Non ricorda il dottore Cavallaro nel…
  • TESTE FARINELLA R. – Assolutamente. Ma lì c’erano una calca di persone, quindi parlava con tante persone, non è che parlava solo con una persona in una parte da soli, allora vedevo con chi parlava. Si parlava con tante persone che… in divisa, colleghi, quindi non è che era… Deve pensare che eravamo avvolti da… da una folla di persone.
  • P.M. Dott. GOZZO – Senta, lei ricorda se vi erano dei magistrati sul luogo del…? Degli altri magistrati, perché il dottore era in quiescenza, ma era ancora magistrato. C’erano degli altri magistrati in servizio che lei conosceva lì sui luoghi?
  • TESTE FARINELLA R. – No, no.
  • P.M. Dott. GOZZO – Il dottore Lo Forte, nella fattispecie.
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, no.
  • P.M. Dott. GOZZO – Non lo ricorda. Quanto tempo siete rimasti sui luoghi? Se ricorda.
  • TESTE FARINELLA R. – Un’ora, non ricordo con… circa un’oretta o di più o di meno, non… non saprei dire, perché non è che stavamo lì a guardare l’orologio in quei momenti, una cosa…
  • P.M. Dott. GOZZO – Lei aveva detto nel 2006: “Almeno un paio d’ore”. (…) Ecco, le volevo fare una domanda: prima di tutto se lo conferma questo, almeno un paio d’ore, che aveva detto allora.
  • TESTE FARINELLA R. – Dico (…) non saprei quantificare. Se allora ho detto così, io adesso non riesco a quantificarlo.
  • P.M. Dott. GOZZO – Certo.
  • TESTE FARINELLA R. – Dopo ventun anni come facciamo?
  • P.M. Dott. GOZZO – Dico, ma ricorda se vi siete allontanati per recarvi da qualche altra parte?
  • TESTE FARINELLA R. – Poi siamo andati… ce ne siamo andati di lì e siamo andati a Mondello.
  • P.M. Dott. GOZZO – Volevo riuscire a capire. Quindi è stato successivo questo fatto, dico, non è stata una parentesi, cioè prima siete stati in via D’Amelio, siete andati là e poi siete tornati?
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, siamo andati via e non siamo più ritornati.
  • P.M. Dott. GOZZO – Una volta che l’ufficiale ebbe la borsa, lei ricorda cosa fece l’ufficiale? Al di là di quello che ha detto. Che cosa fece? Dove si recò?
  • TESTE FARINELLA R. – Ha preso la borsa ed è andato verso l’uscita.
  • P.M. Dott. GOZZO – Aprì la borsa?
  • TESTE FARINELLA R. – No.
  • P.M. Dott. GOZZO – Non lei, l’ufficiale.
  • TESTE FARINELLA R. – No, assolutamente.
  • P.M. Dott. GOZZO – E’ un’altra domanda rispetto a quella che ho fatto prima.
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, no, assolutamente. Davanti a noi ha preso la borsa, si è parlato con il dottor Ayala, ha girato, ha salutato e se n’è andato verso l’uscita.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi verso via D’Amelio, verso l’uscita di via D’Amelio, diciamo.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Verso via Autonomia Siciliana.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, verso via Autonomia Siciliana.
  • P.M. Dott. GOZZO – Io le volevo mostrare, a questo punto… Presidente, sono le stesse foto che ho mostrato, quelle allegate (…) Quelle esibite già ieri, sì. (…) allora, le volevo fare le domande specifiche: se riconosce qualcuno nelle prime due foto che… quindi nella prima pagina che le viene mostrata, la pagina 3 di questa relazione.
  • TESTE FARINELLA R. – Il dottor Ayala.
  • P.M. Dott. GOZZO – Sì. E l’altra persona, invece, quella vestita con…
  • TESTE FARINELLA R. – Arcangioli.
  • P.M. Dott. GOZZO – Eh.
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, non la ricono… non la ricordo, perché non… completamente.
  • P.M. Dott. GOZZO – (…) E io questo le volevo chiedere, non gliel’ho chiesto immediatamente. Un’altra cosa le volevo chiedere: quella persona a cui avete consegnato la borsa, se lo ricorda, ricorda, prendendo a base la sua altezza, se fosse della sua altezza, altezza superiore, altezza inferiore?
  • TESTE FARINELLA R. – Guardi, in quel momento io ho avuto solo ed esclusivamente fiducia del dottor Ayala; mi sono disinteressato della persona, chi poteva essere e chi non poteva essere, quindi non ho fatto tanta attenzione alla persona in cui io ho consegnato la borsa, perché il
  • dottor Ayala ha garantito lui, dice: “Dagliela a lui, è una persona che conosco io”, basta, per me… non dovevo… cioè la mia idea, la mia mente non doveva stare… avevo tante cose in testa all’infuori di quella persona. (…) Ha garantito lui, me l’ha detto lui, per me…
  • P.M. Dott. GOZZO – Per lei va bene. Senta, un’altra cosa le volevo chiedere: lei ricorda se, diciamo, quando avete aperto l’autovettura vi erano delle fiamme all’interno?
  • TESTE FARINELLA R. – No.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi non è stato necessario utilizzare l’idrante per…
  • TESTE FARINELLA R. – Era… no.
  • P.M. Dott. GOZZO – Per la macchina, per l’interno della macchina intendo.
  • TESTE FARINELLA R. – No, all’interno non c’era…
  • P.M. Dott. GOZZO – No, glielo chiedo relativamente allo stato della borsa. Lei ricorda in che stato era la borsa? Perché lei l’ha tenuta per un po’ di tempo, ha detto.
  • TESTE FARINELLA R. – Perfetto.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi era assolutamente intonsa, diciamo così, non era…
  • TESTE FARINELLA R. – Integra, ma si vede come… si evince anche nelle foto, quindi… La borsa…
  • P.M. Dott. GOZZO – E no, adesso le mostro le foto, perché, diciamo, lo stato della borsa è un po’ diverso poi, successivamente. Ecco, volevo sapere prima di tutto se riconosce il tipo di borsa. Presidente, chiederei di mostrare questo, è un album fotografico che era allegato al verbale di s.i.t. di una persona che dovremmo sentire oggi, cioè Maggi. (…) E’ la fotografia della borsa del dottore
  • Borsellino. (…) Dico, io le specifico che dalle fotografie si evince che la borsa è da un lato, diciamo, abbastanza direi carbonizzata, mentre dall’altro lato è perfetta. Dico, quando lei l’ha presa era in queste condizioni o era in condizioni perfette, come ha detto lei?
  • TESTE FARINELLA R. – No, la borsa era integra.
  • (…)
  • AVV. REPICI – Quando, quindi, fermate la macchina, il dottor Ayala vi spiega che cosa ci fosse lì nei pressi, nella zona dell’esplosione, in via D’Amelio? Se ci abitasse qualcuno.
  • TESTE FARINELLA R. – Quando siamo entrati, dice: “Ma qua c’è… – dice – abita la mamma del dottor Borsellino”.
  • AVV. REPICI – Ah, quindi ve lo dice lui.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì.
  • TESTE FARINELLA R. – Io ricordo che passando di là, il dottor Ayala ha detto: “C’è la borsa all’interno”. Poi se hanno detto gli altri o gli altri hanno visto, non lo so, non l’ho sentito io.
  • AVV. REPICI – A lei l’ha detto il dottor Ayala?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, certo.
  • AVV. REPICI – Può riferire le modalità pratiche con cui fu forzata la portiera?
  • TESTE FARINELLA R. – Avvocato, come faccio a saperlo adesso? Se è stata forzata, c’era un vigile del fuoco. (…) Aveva… non so, in quel momento aveva un attrezzo e l’ho aiutato pure io ad aprire la portiera, non…
  • AVV. REPICI – Non ha ricordo.
  • TESTE FARINELLA R. – E’ impossibile, cioè è impossibile ricordare quegli attimi di…
  • AVV. REPICI – Lo capisco.
  • TESTE FARINELLA R. – Queste piccolezze che… visto la gravità
  • della situazione andavo…
  • AVV. REPICI – Lo capisco, appuntato, lo capisco, cerchiamo di riuscire a recuperare ogni dettaglio. Mentre lei fa questa operazione, cioè cerca di aprire la porta, poi si avvale dell’aiuto del vigile del fuoco e poi, infine, una volta aperta la portiera, estrae dalla macchina la borsa, il dottor Ayala è rimasto lì al suo fianco?
  • TESTE FARINELLA R. – Certamente. Mica posso lasciare la personalità. Il mio compito era la personalità, non la borsa.
  • AVV. REPICI – E’ chiaro. In quel frangente lei sentì il dottor Ayala o chiunque altro parlare di un’agenda del dottor Borsellino?
  • TESTE FARINELLA R. – Assolutamente no, nessuno ha parlato di questo finché avevo la borsa io, o successivamente non abbiamo mai parlato, che non c’è stato nessun motivo

di Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo – 14 maggio 2013