Corruzione al Miur, Giovanna Boda condannata a 2 anni e 2 mesi di reclusione: “Offuscata dal potere che l’ha portata a un delirio di onnipotenza”

 

Corruzione negli appalti al Miur: l’ex dirigente Giovanna Boda condannata a 2 anni e 2 mesi


Giovanna Boda condannata a 2 anni e 2 mesi di reclusione

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L’ex capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione era sotto processo per illeciti negli appalti. Nel processo con rito abbreviato un’altra condanna e tre assoluzioni

 

“Offuscata dal potere che l’ha portata a un delirio di onnipotenza”. Sono le parole del pm Carlo Villani sull’ex capo dipartimento del ministero dell’Istruzione, Giovanna Boda, condannata, in primo grado con rito abbreviato, a 2 anni e due mesi di carcere.  Le accuse sono di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio.
L’altro personaggio al centro delle indagini della Guardia di Finanza, concluse nel 2021, è l’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco, rinviato a giudizio insieme ad altre otto persone nel processo con rito ordinario. 
Secondo gli investigatori tra l’imprenditore e l’alta funzionaria si era consolidato uno scambio di favori che avrebbe visto lei anticipare a lui informazioni come la bozza del bando per il finanziamento di progetti scolastici, prima della sua pubblicazione. Non solo.
I pm hanno ricostruito la partecipazione dell’imprenditore a riunioni presso il ministero dell’Istruzione nelle quali avrebbe preso decisioni in merito alla ripartizione dei finanziamenti alle scuole.
Le somme promesse e le utilità ricevute in cambio di questi favoritismi sono riportate nell’atto di conclusione indagini dell’agosto 2022 per un valore che supera i 3 milioni di euro.
Di 3 anni e 4 mesi è stata la condanna che il Giudice dell’udienza preliminare di Roma ha disposto per un collaboratore dell’ex funzionaria. Tre invece le assoluzioni.
Altre nove persone rinviate a giudizio hanno scelto il rito ordinario e sono sotto processo dal settembre scorso davanti all’Ottava sezione del Tribunale di Roma. RAI NEWS


Tangenti al Miur, l’ex dirigente Giovanna Boda condannata a due anni e 2 mesi

 

Condannata a 2 anni e 2 mesi in rito abbreviato Giovanna Boda: oltre alla sua un’altra condanna e tre assoluzione. Altre 9 persone saranno giudicate con rito ordinario.

 

Soldi destinati all’istruzione pubblica finiti in mazzette e spese personali. L’indagine sulla corruzione all’interno del Miur, Ministero dell’Istruzione e Università, ha portato alla condanna a due anni e due mesi di carcere di Giovanna Boda, ex dirigente del ministero stesso a capo del Dipartimento risorse umane e finanziarie. Questa è la condanna stabilita al termine del processo con rito abbreviato sugli appalti del Miur.
L’accusa, nei suoi confronti, è di corruzione per un atto contrario al dovere di ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio. Nel corso dello stesso procedimento, inoltre, il gup ha emesso un’altra condanna a 3 anni e 4 mesi e tre assoluzioni “perché il fatto non sussiste” in un caso e “per non aver commesso il fatto” in un altro. Nell’indagine, però, sono coinvolte altre 9 persone che saranno giudicate con rito ordinario.
Tangenti al Miur: le indagini a partire dal 2021 Secondo quanto emerso nel corso degli accertamenti, sarebbero finiti in mazzette e spese personale i soldi destinati dal Miur per gli aiuti psicologici degli e delle studenti. L’indagine è partita in seguito all’arresto dell’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco, avvenuto nel 2021. Parte dei soldi destinati al Miur sarebbero stati utilizzati anche per pagare tredicesime e tfr per i lavoratori e le lavoratrici delle proprie aziende.

La difesa di Giovanna Boda

Giovanna Boda si è sempre difesa dalle accuse per corruzione. “Soffrivo di depressione ed ero sotto cura farmacologica, si sono approfittati di me– ha dichiarato l’ex dirigente Miur nel 2021 – Non ho avuto la prontezza di sottrarmi alla grave situazione creata mettendomi in malattia come avrei dovuto fare”, ha spiegato.
Ho avuto un comportamento compulsivo ed ho speso tutti i soldi che mi dava Federico Bianchi di Castelbianco oltre a quelli del mio stipendio: non a caso il sequestro nei miei confronti è stato solo di 30mila

Giovanna Boda ex dirigente Miur contro l’accusa di corruzione: “Si sono approfittati di me”

Giovanna Boda, l’ex dirigente del Miur si è difesa dalle accuse di corruzione: “Soffrivo di depressione ed ero sotto cura farmacologica, si sono approfittati di me”. “Soffrivo di depressione ed ero sotto cura farmacologica, si sono approfittati di me”. Sono le parole di Giovanna Boda, l’ex dirigente del Miur, che si è difesa dalle accuse di corruzione. La Verità ha riportato le sue dichiarazioni presenti nelle carte dei carabinieri. Ha spiegato il suo stato d’animo e le criticità che stava affrontando al tempo in cui si riferiscono i fatti presi in esame nell’inchiesta sulle tangenti al Ministero dell’Istruzionedell’aprile 2021 coordinata dall’aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Carlo Villani. In molti si sarebbero approfittati di lei, che era dedita allo shopping compulsivo, senza rendersi conto completamente di ciò che stesse facendo. “Non ho avuto la prontezza di sottrarmi alla grave situazione creata mettendomi in malattia come avrei dovuto fare”. Nei verbali è messo nero su bianco anche come Boda si sarebbe fatta ristrutturare casa e pagare viaggi. La dirigente scolastica, scossa dalle perquisizioni, l’anno scorso ha cercato di togliersi la vita, lanciandosi dal secondo piano di un palazzo in Piazza della Libertà.  
“Ho avuto un comportamento compulsivo che mi ha indotto a spendere tutti i soldi che mi dava Federico Bianchi di Castelbianco oltre a quello che guadagnavo con il mio stipendio, tanto è vero che non ho più niente, come risulta anche dal fatto che il sequestro nei miei confronti è stato di circa soli 30mila euro”. Secondo quanto emerso in sede d’indagine, il presidente della Società italiana di ortofonologia, accusato insieme a Boda di corruzione avrebbe offerto 679mila euro tra soldi e benefit in cambio di appalti al ministero dal valore di 23 milioni di euro.

“C’è chi sapeva e se ne è approfittato”

Intorno all’ex dirigente ci sarebbero stati anche la segretaria Valentina Franco, l’autista Fabio Condoleo e sua moglie, i quali come dichiara Boda “erano assolutamente consapevoli delle dazioni che Bianchi di Castelbianco mi ha assicurato per anni e concordavano direttamente con lui le modalità con le quali farmi pervenire i soldi. Ho più volte detto a Franco e a Condoleo che ero disperata e che non sapevo come uscire da questa situazione, ma loro piuttosto che farmi desistere ne alimentavano il protrarsi dicendomi di stare tranquilla e con ciò aderendo alle indicazioni di Bianchi di Castelbianco. Nel frattempo io continuavo a effettuare spese compulsive senza senso”. Alessia Rabbai  6 Settembre 2022 Fanpage

 


Corruzione negli appalti al Miur: l’ex dirigente Giovanna Boda condannata a 2 anni e 2 mesi

Due anni e due mesi. È la pena inflitta a Giovanna Boda, ex capo dipartimento del ministero dell’Istruzione, finita a processo per corruzione in relazione agli appalti del Miur. La dirigente aveva scelto il rito abbreviato, quindi ha beneficiato dello sconto di un terzo della pena. Insieme a lei, in accoglimento alle richieste dell’accusa, è stato condannato anche un altro imputato a 3 anni e 4 mesi, mentre sono state disposte tre assoluzioni perché il fatto non sussiste e per non aver commesso il fatto.
Nella sua requisitoria il pm Carlo Villani aveva valutato la collaborazione data da Boda alle indagini, sottolineando come la ex funzionaria sia stata “offuscata dal potere che l’ha portata a un delirio di onnipotenza”. Secondo l’accusa, Boda, incaricata della realizzazione delle procedure per selezionare progetti scolastici, riceveva ”indebitamente” “la dazione e la promessa delle somme di denaro e delle utilità per sé e per terzi per un totale di oltre 3,2 milioni di euro per l’esercizio delle sue funzioni e/o dei suoi poteri nonché per il compimento di una pluralità di atti contrari ai doveri di ufficio” da Federico Bianchi Di Castelbianco, ex editore dell’agenzia Dire, a processo con rito ordinario insieme ad altre 8 persone.
Nell’atto di accusa i pm contestano a Boda anche di aver rivelato a Bianchi di Castelbianco “notizie d’ufficio che avrebbero dovuto rimanere segrete”. In particolare, anticipava via e-mail” all’imprenditore “prima della sua pubblicazione, la bozza del bando per il finanziamento di progetti scolastici per il contrasto della povertà educativa, e invitava e lo faceva partecipare a riunioni tenutesi presso il Ministero nelle quali si doveva decidere la ripartizione dei finanziamenti alle scuole”, il tutto “demandando anche allo stesso imprenditore la decisione finale su tale suddivisione”. di F. Q.| 9 Gennaio 2024

10.1.2024 Appalti al Miur, condannata a due anni e due mesi in primo grado per corruzione.
Di Piero Melati

Siti e giornali hanno titolato tutti così. Mi dite che cosa si capisce?
Il Miur è il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Una volta compreso questo, cosa ne penserò della notizia?
E va bene, ci sarà stato qualche appaltino truccato, normale in Italia. Condanna per altro risibile, si tratterà di poca roba…
E invece non proprio.
Giovanna Boda, colei che è stata condannata, ex capo dipartimento del suddetto ministero, aveva scelto il rito abbreviato, e da qui il differente trattamento rispetto ad altre otto persone che andranno successivamente a processo.
Non solo (e non tutti lo hanno ricordato): la funzionaria nell’aprile del 2021 era stata ricoverata in gravissime condizioni al Gemelli di Roma, dopo essersi lanciata dal secondo piano dello studio del suo legale proprio in seguito all’inchiesta.
Perché tanta vergogna fino a cercare la propria morte?
Boda da anni si occupava di reperire e gestire i fondi necessari anche alla Nave della Legalità, quella che ogni anno arriva a Palermo nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci. Boda guidava i cortei dei ragazzi, sfilava con loro e teneva dibattiti pubblici con le icone più in vista dell’attuale Antimafia, ed era inoltre la responsabile dei finanziamenti da attribuire a tutte le scuole italiane, a proposito dei percorsi didattici sulla legalità e contro la mafia.
Era una dei “buoni”, insomma. Da qui il peso insostenibile della vergogna. Tanto è vero che, apertasi l’inchiesta, tanti dei rappresentanti più in vista della succitata Antimafia erano scesi in campo in sua difesa, ipotizzando un complotto. Ma di tutto questo contesto non vi è la minima traccia nelle cronache della sentenza. La signora ha ammesso ogni addebito, si è giustificata dicendo di essere stata “sotto stress”, turlupinata da altri soggetti. Il pubblico ministero è stato in proposito più severo, parlando di folli spese personali. Ci saranno ancora due successivi gradi di giudizio per far valere le rispettive ragioni.
Viene però da chiedersi sin da oggi: ma tra un eventuale e decisamente disprezzabile accanimento verso una persona che si è poi rivelata soprattutto vittima di sé stessa, e alla quale personalmente va la mia assoluta e sincera solidarietà (nessun eventuale errore vale una morte) e la totale rimozione dei fatti, non si può cercare una pacata via di mezzo?
Sembrerebbe di no. Meglio cancellare a priori ogni contesto imbarazzante. Meglio conservare il nostro binocolo manicheo, a scapito dei fatti. Da un lato i buoni, dall’altro corrotti e mafiosi. Se i fatti smentiscono questa invalicabile barricata, che vadano pure al diavolo i fatti.
Poiché altrimenti si arriverebbe non solo fin dentro la debolezza della natura umana, ma anche dalle parti di una certa “inconsapevolezza di giudizio” che riguarda la presidenza della Repubblica, presso cui la funzionaria sarebbe stata da molte “autorevoli fonti” accreditata, in nome dell’Antimafia e a proposito delle importanti iniziative Antimafia di cui era responsabile.
E infine, si preferisce sorvolare perché tale contesto riguarderebbe al pari anche importanti fondazioni e associazioni per le quali quei fondi del ministero sono vitali per l’esplicazione delle loro attività.
Quindi, non essendovi responsabilità penali ulteriori, che – va doverosamente sottolineato – non sono affatto state contestate dalla Procura di Roma, il tutto viene facilmente circoscritto alla “follia” personale di un singolo individuo, una stortura soggettiva, in un contesto che al contrario si mantiene generalmente sano e votato ad altissimi e indiscutibili valori.
Qui sui social ci occupiamo sempre di tutto, ci indignamo costantemente per tutto. Ma quando una faccenda si erge spinosa e piena di contraddizioni, preferiamo voltarci sempre da un’altra parte.
Fu proprio in virtu di questo automatico comportamento, invero diffusissimo, che guerre di importanza e conseguenze enormi vennero combattute, nei decenni scorsi, in posti di cui non importava a nessuno, come la Sicilia.
Crimini efferati si sono consumati in un’area paludosa e periferica che andava scomparendo, o che forse non è neppure mai esistita, sul bordo meridionale di una nazione europea già secondaria di per se stessa.
Ma la verità risiede sempre nel microcosmo. Si entra nel centro del vortice e si tratta di saper vedere i dettagli. O, come in questo caso, le conseguenze di quei conflitti, quando una guerra finisce e la polvere si deposita di nuovo sul terreno. C’è da interrogarsi sempre, in questi casi, su che cosa veramente resta. 


18.4.2021 ‘Forza Giovanna, vittima della macchina del fango’

Fra i tanti messaggi per la casalese funzionaria del Miur che sta lottando per la vita quelli del sindaco Federico Riboldi e di Maria Falcone

 

Fra i tanti messaggi di vicinanza a Giovanna Boda – la funzionaria del Miur – Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca che sta ancora lottando per la vita – e alla famiglia Palazzetti che vengono pubblicati in questi giorni sui social, c’è anche quello del sindaco di Casale Monferrato Federico Riboldi. “Ho conosciuto Giovanna – scrive Riboldi – in questi anni di amministrazione – scrive Riboldi – e sarei mendace se negassi che la semplicità e l’umanità unite a cultura e capacità organizzative superiori non mi abbiano profondamente colpito e affascinato”.
“La vita mi ha obbligato ad assistere, in molteplici occasioni e nel crudele silenzio dell’opinione pubblica, a diverse donne e uomini vittime di gogna mediatica risultati poi innocenti”.
“Non so e non voglio sapere, in questa fase delicata dove una persona che stimo lotta tra la vita la morte, cosa vi sia alla base delle perquisizioni subite”.
“Credo che chi, per accattivarsi la simpatia di giornalisti compiacenti, abbia diffuso illegalmente le notizie sia da punire nel più severo dei modi e che Giovanna, con il suo gesto estremo, possa servire ancora una volta la propria nazione accendendo i riflettori, con tragica intensità, sull’agghiacciante pratica della macchina del fango a seguito di indiscrezioni illegali, ricordando, che nei paesi civili, ove esistono giudici e avvocati, nessuno può essere giudicato colpevole prima dell’avvenuta sentenza”.
“Una macchina del fango che dall’alto della sua sensibilità non ha retto. Forza Giovanna!”

Un altro messaggio da segnalare è quello diffuso da Maria Falcone, sorella del giudice scomparso nella strage di Capaci, nel cui nome (assieme a quello di Paolo Borsellino) si celebra ogni 23 maggio la Giornata Nazionale della Legalità con partecipazione di tutte le scuole d’Italia e di cui Giovanna Boda è sempre stata infaticabile organizzatrice.
Cara Giovanna – scrive Falcone – non c’è istante che non pensi a te con l’affetto di una madre e con la pena di chi non ha potuto far nulla per alleviare la tua sofferenza”.
“Una sofferenza grande per chi, come te, ha fatto dell’onestà la sua regola di vita e si è visto travolgere da una stampa senza scrupoli che ha dimenticato il rispetto per la dignità dell’altro”.
“Mi manca il tuo entusiasmo, Giovanna, mi mancano i progetti condivisi, specie ora che si avvicina il 23 maggio, una data che per te, come per me, significa tanto. Ti vedo scendere dalla nave dopo una notte insonne passata con i tuoi ragazzi e le tue insegnanti. Travolgente, instancabile, la scuola sempre nel cuore, pronta a superare ogni difficoltà per realizzare i tuoi sogni. Generosa, fragile e fortissima, tenera e risoluta. Vicina a tutti noi, vicina a questa nostra terra che è diventata tua e in cui ci hai aiutato a seminare speranza. Perché per te nessuna battaglia è impossibile”.
“Mi piace pensarti in testa al corteo al mio fianco col tuo viso da bambina. Gli occhi felici, la tensione finalmente sciolta perché tutto, ancora una volta, è andato bene. Mi piace pensarti ballare e cantare, felice, sotto a quell’Albero divenuto simbolo di resistenza, accanto a chi, come noi, ti ha conosciuto e amato e crede fermamente in te, nella tua onestà, nella tua pulizia”.
“Senza di te ci sentiamo soli e tristi, ma io so che ti avremo presto di nuovo con noi a progettare l’impossibile che diventa realtà. Perché tu sei una lottatrice e credi nei miracoli. Ti voglio bene Giovanna
.  CASALE NEWS


29.8.2022

29.8.2022 – «Mazzette e regali in cambio di appalti al Miur»: 15 persone rischiano il processo


Nell’ambito dell’indagine sulla presunta corruzione all’interno del
Miur a rischiare il processo sono 15 persone, tra cui l’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco e l’ex capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione, Giovanna Boda. Al centro dell’inchiesta ci sarebbe un presunto giro di mazzette e utilità per ottenere l’affidamento delle gare. Il totale conteggiato dalla Procura ammonta a 23 milioni di euro di appalti. Secondo gli inquirenti tutto faceva parte di un progetto studiato dall’imprenditore Bianchi di Castelbianco che, muovendosi dall’interno degli uffici di viale Trastevere, sarebbe riuscito a mettere le mani su appalti milionari per progetti scolastici. Ora la Procura di Roma ha notificato agli indagati l’atto di chiusura delle indagini, iniziativa che di solito anticipa la richiesta di rinvio a giudizio. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Carlo Villani, coinvolge anche quattro società e nel settembre 2021 era culminata in una serie di arresti. All’ex capo dipartimento del ministero per le risorse umane e a Bianchi di Castelbianco i magistrati contestano i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. Un sistema illecito che secondo la polizia valutaria della Guardia di Finanza andava avanti dal 2018. In base a fonti interne inoltre, due indagate, tra cui la segretaria dell’ex capo dipartimento, avrebbero chiesto di patteggiare.

 

3 marzo 2022

Corruzione, sette misure cautelari: due funzionari del Miur ai domiciliari. Favori in cambio di appalti

Sette misure cautelari sono state notificate questa mattina dai militari del nucleo di polizia Valutaria della Guardia di finanza su richiesta della procura di Roma. Due funzionari Miur sono finiti ai domiciliari, mentre per un terzo è stata disposta la sospensione.

Le indagini

Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e del pm Carlo Villani, che riguardano ripetuti episodi di corruzione tra il 2018 e il 2021, erano partite dopo la segnalazione di alcune operazioni sospette nei movimenti bancari dell’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco, editore dell’agenzia “Dire”, già ai domiciliari e colpito adesso da una misura cautelare. Secondo l’accusa, l’imprenditore avrebbe avuto un rapporto privilegiato con l’ex dirigente, Giovanna Boda , anche lei indagata, attraverso la quale avrebbe ottenuto circa 23 milioni di commesse in cambio di utilità e mazzette per oltre 500 mila euro. I militari hanno anche sequestrato 129mila euro. In base agli elementi raccolti nel prosieguo delle indagini, sono emersi elementi anche sugli altri funzionari e dirigenti del ministero sui quali Bianchi di Castelbianco  avrebbe potuto contare, secondo uno schema di scambio di interessi tradotti in vantaggi economici per l’imprenditore e utilità per i dipendenti pubblici. 

LE ACCUSE

Secondo le accuse non soltanto l’imprenditore avrebbe conosciuto anticipatamente i contenuti dei bandi per il finanziamento di progetti scolastici, ai quali apportava anche modifiche necessarie per
favorire le sue società, ma anche  avrebbe partecipato a riunioni strategiche presso il Miur per concordare la distribuzione dei finanziamenti destinati ad alcuni istituti scolastici. Gli altri due indagati finiti oggi ai domiciliari sono dipendenti dell’imprenditore, che avrebbero contribuito alla predisposizione del contenuto dei bandi di gara anticipati e preso parte alla dazione delle utilità in favore dei pubblici ufficiali, occupandosi delle modalità operative per l’assunzione o il conferimento di incarichi e per i pagamenti delle spese richieste o sostenute dai dipendenti pubblici.
La misura degli arresti domiciliari ha riguardato anche un imprenditore campano, titolare di una ditta individuale con sede a Marcianise (Ce), che avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti allo scopo di fornire una giustificazione contabile al denaro in uscita dalle società dell’imprenditore romano per coprire le spese sostenute in favore del Capo Dipartimento.

LE UTILITA’

Per quanto concerne i tre dipendenti del Ministero dell’Istruzione: il dirigente, ora in pensione, avrebbe ottenuto da Bianchi di Castelbianco il pagamento dei canoni di afitto di un appartamento a Roma per il da  febbraio 2020 a giugno 2021, pari a circa 40mila  euro e per dei lavori di ristrutturazione, pari a circa 15mila  euro, effettuati nel 2021 su un immobile di proprietà, anch’esso nella Capitale; la funzionaria
avrebbe ottenuto dall’imprenditore il pagamento pari a circa 69.000 euro per una camera utilizzata dal fratello, presso un Bed and Breakfast di Roma, da febbraio 2019a  giugno 2021; il
funzionario, oggi raggiunto dalla misura della sospensione temporanea dall’esercizio del pubblico ufficio, avrebbe ricevuto beni in natura pari a circa 5mila euro (motorino e computer). 

 

14 aprile 2021

Dirigente Miur indagata per corruzione tenta il suicidio. Si è lanciata dalla finestra, è gravissima

Ha tentato il suicidio gettandosi nel vuoto Giovanna Boda, dirigente di prima fascia e capo del Dipartimento delle Risorse umane del Miur. La donna era stata perquisita due giorni dalla Guardia di Finanza ed era indagata per corruzione: avrebbe avuto in uso la carta di credito che avrebbe utilizzato per spese personali. 
La donna si è lanciata dal secondo piano di un appartamento a Roma. È gravissima, ricoverata al Gemelli con fratture multiple. Dell’indagine e di una perquisizione domiciliare si era appreso dalla stampa, spiegando che gli investigatori del Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza avevano perquisito la casa romana, l’ufficio di viale Trastevere e una soffitta nella disponibilità della donna. Secondo le prime testimonianze ascoltate dalla polizia, intervenuta sul posto, la donna era sconvolta per la perquisizione subita.


Roma, dirigente del Miur indagata per corruzione si lancia dalla finestra: Giovanna Boda è in fin di vita

Era stravolta. Fuori di sé. Il marito, Francesco Testa, procuratore di Chieti, ieri, in lacrime, lo ha raccontato agli agenti: la perquisizione di martedì l’aveva completamente sconvolta. I militari della Guardia di Finanza si erano presentati nel suo appartamento e al Miur, esibendo il decreto, due giorni fa. Avevano anche perquisito una piccola soffitta nella disponibilità della dirigente. Perché Giovanna Boda, 47 anni, capo del dipartimento per le Risorse umane, finanziarie e strumentali del ministero dell’Istruzione, figura irreprensibile, protagonista e artefice di tante iniziative, è indagata per corruzione nell’ambito di un’inchiesta che riguarda il suo ufficio. Probabilmente per questo, ieri, la donna, scossa e sotto choc per l’indagine che la coinvolge, poco prima delle 17, ha tentato di farla finita. Doveva incontrare il suo avvocato. E invece non ce l’ha fatta, ha aperto la finestra e si è buttata nel vuoto da un appartamento al secondo piano di piazza della Libertà. Adesso è ricoverata al Gemelli, dove ha subito un intervento, in gravissime condizioni.

L’INCHIESTA L’ipotesi della procura di Roma è che Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta, rappresentante legale dell’istituto italiano di ortofonologia ed amministratore della Come – Comunicazione & editori, ossia l’agenzia Dire, abbia corrotto la Boda. Regali e benefit per 679mila euro. Almeno questo è il calcolo che ha fatto la Guardia di Finanza. All’alto dirigente, Bianchi, avrebbe anche dato una carta di credito per le spese. In cambio avrebbe ottenuto incarichi e affidamenti dal ministero. Contratti da 39mila e 950 euro ciascuno, non è chiaro quanti. E ai militari della Guardia di Finanza, che indagano, non è sfuggito che i decreti, a firma della Boda, a favore dello psicoterapeuta ed editore, non raggiungono per un soffio i 40mila euro, importo a partire dal quale gli affidamenti diretti non sono consentiti dalla legge. Secondo il pm Carlo Villani, che coordina le indagini, fare da «intermediaria» sarebbe stata Valentina Franco, stretta collaboratrice della dirigente, «consapevole del pactum sceleris» e anche lei indagata. Martedì i militari della Guardia di Finanza, nella sede del ministero di viale Trastevere, hanno perquisito anche gli uffici di sei collaboratori della dirigente e la casa e le sedi delle società di Bianchi. Hanno portato via documenti e computer, i cellulari (anche quelli vecchi) alla ricerca del materiale e della documentazione, anche in formato digitale, riguardante i rapporti illeciti tra gli indagati». L’obiettivo è ricostruire i rapporti di Bianchi con il Miur e con gli istituti scolastici. Le verifiche dei militari si sono estese anche alla Mite (Minori informazione tutela educazione) e alle Edizioni scientifiche Magi, altre due società riconducibili a Bianchi. Una perquisizione disposta in via d’urgenza. Si legge infatti nel decreto che l’atto di indagine si è reso necessario «al fine di evitare che documenti e prove vengano occultati per impedirne il rinvenimento alle forze di polizia».

IL DECRETO Il pm, nel decreto, ha disposto che i militari cercassero e portassero via «tracce o cose provenienti dal reato e in particolare materiale o documentazione utile alle indagini, anche conservata in archivi riservati su dispositivi elettronici, la cui acquisizione agli atti appare necessaria in rapporto all’immediata relazione con l’illecito penale. In particolare, documenti relativi agli affidamenti e/o incarichi e/o appalti dati dal Ministero alle società riconducibili a Bianchi di Castelbianco, nonché il denaro e le utilità ricevute dalla Boda». L’ipotesi è che la dirigente possa non avere utilizzato tutto il denaro soltanto per sé.

Dirigente Miur indagata per corruzione tenta il suicidio. Si è lanciata dalla finestra, è gravissima

IL TENTATO SUICIDIO Giovanna Boda è precipitata nel cortile del palazzo ed è stata trasportata con codice rosso all’ospedale Gemelli di Roma, dove è stata subito operata. Sul posto, oltre agli agenti di polizia del commissariato Prati, è arrivato per un sopralluogo anche il pm di turno, Alberto Galanti.
Le condizioni della donna sono apparse subito molto gravi. È stata immediatamente operata, ha fratture multiple, agli arti e al bacino, oltre ad alcuni focolai emorragici.
Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, in una nota ha espresso il suo profondo dolore e ha espresso la vicinanza sua e del ministero a Giovanna Boda e alla sua famiglia. IL MESSAGGERO 14.4.2021

16 aprile 2021

Giovanna Boda e il tentato suicidio. L’ex ministro Fioramonti: «Le dicevo: tu lavori troppo»

Le spalle non hanno retto tutto quel peso, la reputazione sua e del marito in bilico, una figlia, la carriera, il lavoro, la pressione, l’umiliazione. Giovanna Bodadirigente del Miur lotta tra la vita e la morte, dopo aver tentato il suicidio, indagata per corruzione, neanche è entrata dall’avvocato ha scelto di gettarsi nel vuoto. L’ex ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, la ha conosciuta ed è rimasto colpito da quella donna dedita al lavoro.

Chi è Giovanna Boda, dunque.
«Da almeno venti anni in forza al Miur credo, delle accuse che le rivolgono non ho la più pallida idea. Di lei posso dire che era una persona solare, completamente dedicata agli studenti. Era a capo della Direzione degli studenti, si occupava con cura di tutti gli eventi dedicati a loro, da Libera a Falcone».
Quando l’ha conosciuta?
«Nel 2019 al Ministero, era innamorata del suo lavoro, parlava solo dei ragazzi. Ce ne fossero, ho sempre pensato, di amministratori pubblici disposti a lavorare dalla mattina alla sera. Mi colpiva di lei, che era sempre incuriosita, sempre pronta a fare di meglio».
Era una addetta ai lavori, di lungo corso.
«Appena nominato ministro nel settembre 2019 mi ha fatto da badante nello sconosciuto mondo della scuola. Progetti con la procura Antimafia piuttosto che con la Protezione civile e la sicurezza nelle scuole, aveva tutto in mano lei».
Ora che lotta tra la vita e la morte al Gemelli cosa si sente di dire di lei?
«Chiunque l’ha conosciuta dirà lo stesso, sorridente, disponibile, piena di idee pur di fare al meglio il proprio lavoro».
Ci metteva l’anima, in tanti anni un errore può esser capitato.
«Non conosco niente dell’indagine, ma andiamoci cauti, non so se Giovanna abbia commesso gli atti a lei contestati dall’attuale indagine della magistratura ed ovviamente saranno i giudici a stabilirlo. Trovo però disdicevole il modo in cui alcuni hanno trattato la vicenda, puntando più sul gossip».
Si occupava degli studenti, il lavoro è stato la sua linfa vitale.
«L’ho trovata che era già Direttore generale degli studenti, poco prima delle mie dimissioni l’ho nominata capodipartimento a dicembre. Per il suo stile, la sua voglia di fare, pensavo potesse essere di stimolo per tutti gli altri. Quando la vedevo al lavoro da oltre 12 ore le dicevo: ricordati che hai una figlia, vai a casa, dimentica il lavoro, stacca … »
Non passava inosservata, onorificenze, responsabilità, una vita dedicata al lavoro.
«Così mi sono trovato a scegliere ancora lei per un nuovo incarico importante, avevo indetto una call interna si era candidata, erano in tre, aveva tutti i requisiti, era tra i più capaci, si sapeva. Stiamo parlando di una donna che aveva la carica di commendatrice, onoreficenze mai viste, riconoscimenti ricevuti da molte cariche dello Stato».
Aveva un rapporto diretto con le istituzioni.
«Faceva la spola tra ministero e Quirinale era un trade d’union molto stimato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non è un caso che la mia promozione sia stata confermata poi sia dalla Azzolina sia da Bianchi».
In quel ruolo si dava anima e corpo.
«Sì, era molto amata, non ho mai sentito niente di diverso. Credo lavorasse da una vita al Miur. Chi si occupa di Scuola avrà avuto modo di interagire con lei in tante occasioni, per gli innumerevoli progetti dedicati agli studenti di tutta Italia, per iniziative di sensibilizzazione alla cultura della legalità, fino alle iniziative emergenziali dei terremoti di L’Aquila ed Amatrice. Scriva un bell’articolo, se lo merita».
Fragile e appassionata, Giovanna Boda, così viene descritta dagli addetti ai lavori.
«Ama i ragazzi, non avrebbe potuto fare altro, che occuparsi di loro. Con una miriade di iniziative che lei amava moltiplicare e valorizzare. Spero si salvi, sono vicino alla sua famiglia». MESSAGGERO