12.12.2013 TODAY
Rosy Canale, considerata una faccia pulita della Calabria onesta, in realtà usava i fondi dell’associazione “Donne di San Luca” per fini personali
Macchine, mobili per la casa, vestiti e anche viaggi: Rosy Canale, l’imprenditrice calabrese che tutti consideravano una faccia pulita della Calabria onesta, è stata arrestata dalla Dda di Reggio Calabria perché spendeva i contributi assegnati all’associazione “Donne di San Luca” per se stessa.
Non a caso l’indagine coordinata dal Procuratore aggiunto Nicola Gratteri e condotta dai carabinieri è stata chiamata “Inganno”, considerando che i soldi del Ministero della Gioventù, del Consiglio Regionale, della Prefettura e della Fondazione “Enel Cuore”, da utilizzare per la gestione di un bene confiscato alla famiglia Pelle sono stati invece usati a “fini personali”, motivo per il quale la ludoteca per i bambini di San Luca, inaugurata nel 2009, in realtà non è mai entrata in funzione.
Diventata un punto di riferimento per la lotta alla ‘ndrangheta, adesso la 40enne reggina è accusata di truffa aggravata e peculato, sebbene in passato si sia ribellata alla ‘ndrangheta a cui impedì di spacciare droga nel suo pub-discoteca. Nel 2007, dopo la strage di Duisburg, si trasferì per un periodo ai piedi dell’Aspromonte per fondare il “Movimento delle donne di San Luca”, che avrebbe dovuto sostenere per i bambini del paese.
Nel frattempo Rosy Canale ha continuato la sua attività pubblicando un libro “La mia ‘ndrangheta” per le Edizioni Paoline, e portando in giro per i teatri italiani lo spettacolo “Malaluna – Storie di ordinaria resistenza nella terra di nessuno”, con le musiche Franco Battiato, già andato in scena in alcune realtà. Nei giorni scorsi aveva ricevuto a Roma il premio “Paolo Borsellino”, e proprio in quell’occasione aveva invitato Papa Francesco ad andare a San Luca.