La figlia minore del giudice ammazzato dalla mafia: “Mio padre diceva che il Palazzo di giustizia era un covo di vipere Ho messo le radici qui. Mai pensato di andarmene, l’unica volta che ci ho provato sono tornata presto”
“Non abbiamo più bisogno di sentenze di condanna che lo affermino e che tanto – purtroppo lo abbiamo ormai capito – non arriveranno mai. Per noi ormai sono chiare le connivenze, le omissioni, le menzogne, i depistaggi, le condotte sbagliate di uomini e donne delle istituzioni che non hanno avuto rossore a presentarsi in un’aula di tribunale e a balbettare monosillabi e sfilze di ‘non ricordo’. Ad essere offesi non siamo solo noi familiari ma l’intelligenza dell’intero popolo italiano”. Sono le parole, taglienti, di Fiammetta Borsellino, la figlia minore del giudice Paolo Borsellino, che firma l’introduzione del libro ‘Visti da vicino’ di Alessandra Ziniti e Franco Viviano, due cronisti palermitani che da quarant’anni seguono i fatti di cronaca più importanti.
“Lo diceva anche mio padre che il fatto di non riuscire ad arrivare ad una sentenza, che non si riescano a trovare le prove, non significa che non ci siano colpe – dice Fiammetta -. E credo che per politici o magistrati anche avere una sola ombra sulla testa sia una colpa”. “Per me presenziare alle udienze dei processi per la strage di via D’Amelio è stato come un affacciarsi alla miseria umana, di magistrati e poliziotti che si vantano di successi che non hanno mai conseguito e non ricordano nulla di vicende che avrebbero dovuto segnare le loro vite ed essere scolpite nella loro memoria, impegnati come sono a difendersi spasmodicamente – aggiunge Fiammetta Borsellino -. Dopo 30 anni ormai miracoli non ce ne aspettiamo più, l’evidenza per noi è già una verità e una consapevolezza ma certo me ne sarei andata da quel palazzo di giustizia con uno stato d’animo diverso dal disgusto per questa miseria umana. Una consapevolezza che, d’altra parte, aveva anche mio padre quando parlava a mia madre del Palazzo di giustizia di Palermo come di un covo di vipere. Un giorno le disse: ‘La mafia mi ucciderà quando i miei colleghi glielo permetteranno, quando Cosa nostra avrà la certezza che sono rimasto davvero solo'”.
Fiammetta Borsellino da Palermo non ha mai pensato di andar via, come peraltro i suoi fratelli, e che alla città che le ha portato via il padre resta legatissima. “Non è Palermo che l’ha ucciso – dice affondando nel pozzo dei suoi ricordi di bambina -. Io non ho mai pensato di lasciare questa città come peraltro non fece mai neanche mio padre in quegli anni. Nutro una passione viscerale anche se piena di conflitti nei confronti di questa città. A 15 anni andavo con padre Cosimo Scordato, il sacerdote dell’Albergheria, in giro per Ballarò a raccattare bambini da portar via dalla strada e quando potevo ci trascinavo anche mio padre che la domenica, quando era possibile, ci portava sempre a passeggiare nei vicoli del centro storico. Certo, Palermo è una città dalla quale sento il periodico bisogno di allontanarmi, sento ogni tanto questa cappa di oppressione, ma mi basta qualche giorno in campagna, i miei viaggi, ma non ho mai pensato di andare a vivere altrove. L’unica volta che ci ho provato è stato quando mi sono iscritta all’Università a Pavia, facevo giurisprudenza e prendevo ottimi voti ma non riuscivo a capire se me li davano perché mi chiamavo Fiammetta Borsellino o perché me li meritavo. E sono tornata presto. E ho messo le radici qui, nel centro storico di Palermo che amo follemente, con i miei bambini con cui lavoro da anni e che riuscivo persino a portare a casa quando ancora c’era papà. Glieli facevo trovare lì e riempivo la casa. E a lui piaceva tanto “. PALERMO TODAY 19.5.2022
Chi è Fiammetta Borsellino, la figlia del magistrato Paolo Borsellino? Biografia e Carriera alphabetcity 23.5.2022.
Fiammetta Borsellino è diventata famosa per essere la figlia di Paolo Borsellino, noto magistrato morto in un attentato mafioso in Sicilia, ucciso esattamente a Palermo il 19 luglio 1992.
La Borsellino si è battuta e ancora si batte, da anni, per conoscere la verità sulla causa o sulla politica dietro la morte di suo padre. Le ci vollero circa quattro processi per stabilire che il più grande errore di direzione che ha condotto le indagini iniziali che la storia del consiglio giudiziario italiano ricorda.
Fiammetta descrive il padre come un magistrato apolitico, indipendente, rispettoso delle garanzie dei cittadini, e soprattutto un serio servitore di governo. Ha sempre agito tenendosi lontano dalle visioni politiche della società.
Suo padre non ha mai parlato delle indagini né scritto libri al riguardo.
La figlia del magistrato ucciso in via d’Amelio: “Da quando abbiamo deciso di parlare siamo rimasti soli. Dello stuolo di magistrati che ci stava attorno non si vede più nessuno”
Fiammetta Borsellino era la figlia 49enne del magistrato Paolo Borsellino, magistrato antimafia ucciso nell’attentato del 19 luglio 1992 a via D’Amelio e la mamma è Agnese Piraino Leto.
È la più giovane di tre fratelli, nata dopo Lucia (1969) e Manfredi (1971).
Fiammetta non ha mai voluto lasciare la sua Palermo, come i suoi fratelli, e nonostante la città le portasse via il padre in modo così drammatico, non ha mai smesso di essere intima con lei: “Non è stata Palermo che ha ucciso. Non ci ho mai pensato lasciando la città come faceva mio padre. Nonostante tutti i conflitti in città, ho una passione dal profondo del cuore”, ha ammesso oggi in un’intervista.
Da tre decenni Fiammetta Borsellino si batte perché possa scoprire la verità sulla strage di Via D’Amelio e rendere giustizia al padre ucciso dalla mafia.
Anche per questo oggi si occupa di educare i più giovani alla vera cultura giuridica.
Fiammetta aveva 19 anni quando avvenne la strage di via D’Amelio. In un’intervista a Il Giornale dello scorso anno, la donna ha spiegato cos’è un rapporto personale con i suoi genitori: “Il rapporto con lui è sempre stato normale, anche se so che può sembrare strano, soprattutto comprensivo. Mio padre ci ha provato a Costruire relazioni con i nostri figli basate sull’ascolto, il dialogo e i valori di umiltà e rispetto. Le relazioni con i padri sono come tutte le figlie hanno con i loro genitori”, ammette.
Fiammetta Borsellino guarda Palermo senza lamentarsi dal suo terrazzo in centro storico. “Non è stata la città che ha ucciso mio padre e Giovanni Falcone. Sono passati trent’anni e ora abbiamo abbracciato l’idea che non ci sarà mai giustizia per le famiglie di tutte le nostre vittime dell’Olocausto. Perché nessuno vuole vedere dove devono arrivare. guarda subito: la tana della vipera in quel palazzo di giustizia, come diceva mio padre. Lui e Giovanni Falcone, almeno nell’ultimo anno della loro vita, se ne sono pienamente resi conto».
“L’omertà non è solo mafiosa, c’è quella istituzionale che è più grave”, il messaggio di Fiammetta Borsellino |
Ospite dio Fabio Fazio a “Che Tempo che fa”, la figlia del magistrato ucciso dalla mafia si concentra sui depistaggi nelle indagini e nei processi
@neXt quotidiano | Maggio 23, 2022 |
Ci sono responsabilità delle organizzazioni criminali e quelle dello Stato. Fiammetta Borsellino, ospite di Fabio Fazio a “Che Tempo che fa”, ha parlato in occasione dell’anniversario dell’uccisione del giudice Giovanni Falcone, grande amico di suo padre Paolo anch’egli ucciso dalla mafia nel luglio del 1992. E le sue parole sono molto dure, non solo contro chi ha usato la mano armata per uccidere chi lottava contro il sistema e la cupola di Cosa Nostra, ma anche contro chi – rappresentante dello Stato – ha fatto di tutto per depistare e rallentare la corsa verso la verità, le responsabilità e le condanne.
ARCHIVIO DIGITALE PAOLO BORSELLINO
LA DENUNCIA DI FIAMMETTA BORSELLINO