22.05.2022 IL SUSSIDIARIO
Fiammetta Borsellino è la figlia 49enne del magistrato Paolo Borsellino, il magistrato antimafia morto nell’attentato di via D’Amelio il 19 luglio 1992 e di Agnese Piraino Leto. Ultima di tre fratelli, è nata dopo Lucia (1969) e Manfredi (1971). Fiammetta non ha mai pensato di andare via dalla sua Palermo, così come i suoi fratelli e nonostante sia la città che le ha portato via il padre in maniera così drammatica, non smette comunque di restare molto legata: “Non è Palermo che l’ha ucciso. Io non ho mai pensato di lasciare questa città come peraltro non fece mai neanche mio padre in quegli anni. Nutro una passione viscerale anche se piena di conflitti nei confronti di questa città”, ha ammesso in una recente intervista ripresa da PalermoToday.
Da trenta anni Fiammetta Borsellino si batte affinché possa scoprire la verità sulla strage di via D’Amelio e avere giustizia per la morte del padre, ucciso dalla mafia. Anche per questo oggi si occupa di educare e sensibilizzare i più giovani a una vera cultura della legalità. All’epoca della strage di via D’Amelio, Fiammetta aveva appena 19 anni. In una intervista dello scorso anno a Il Giornale, la donna ha spiegato qual era il rapporto privato con il genitore: “Il rapporto con lui è sempre stato un rapporto normale, anche se so che può apparire strano da pensare e soprattutto da capire. Mio padre ha sempre cercato di impostare con noi figli un rapporto basato sull’ascolto, sul dialogo e sui valori dell’umiltà e del rispetto. Il rapporto con mio padre era come quello che hanno tutte le figlie con il loro genitore”, confessò.
Fiammetta Borsellino: l’adolescenza e il grande dolore dopo l’attentato
Prima che venisse assegnata la scorta a Paolo Borsellino, nel 1984, l’ultimogenita, Fiammetta Borsellino, viveva la sua giovinezza come un suo qualunque coetaneo: “quando mi accompagnava a scuola scendevo sempre prima e non proprio vicino all’ingresso, perché mi vergognavo e la stessa cosa facevo quando magari rientravo la sera in compagnia di alcuni miei amici. I miei fidanzati, come capita spesso, ovviamente temevano già solo di incrociare lo sguardo di mio padre sotto casa”. Nonostante tutto, ammise, non ha mai temuto per la sua vita, fino ai suoi 19 anni, anche se tutta la sua famiglia si impegnò a tenere lontano quel sentimento inevitabile.
Dopo il grande dolore per la perdita del padre ed aver terminato gli studi, Fiammetta Borsellino accettò di lavorare per il Dipartimento Servizi Sociali del Comune di Palermo, in qualità di figlia di vittima della mafia. “In quel periodo desideravo una normale quotidianità, volevo che si spegnessero i riflettori sulla mia vita come “figlia di Paolo Borsellino” e volevo cercare di essere soltanto Fiammetta”, ammise. Per questo dopo aver lavorato per il Comune di Palermo per 17 anni ha compreso che non era ciò che desiderava. “Ho deciso di lasciare il “posto fisso” e dedicarmi ad altro, soprattutto a testimoniare il valore della legalità agli studenti di scuole superiori”, ha svelato. In merito alla sua vita privata non si conoscono molti dettagli, avendo preferito dedicare la sua intera esistenza proprio all’educazione alla legalità.