AGENDA ROSSA – Testimonianze e deposizioni

 

 

 


Le molteplici deposizioni del dottor Ayala


L’agenda rossa di Paolo Borsellino sparisce nel nulla Emblematica è la vicenda relativa alla misteriosa scomparsa dell’agenda rossa del dottor Borsellino, dalla quale il magistrato, nel periodo successivo alla morte di Giovanni Falcone non si separava mai, portandola sempre nella sua borsa di cuoio.

 

  • TESTE CANALE C. – Sì, ci sono due circostanze, se è per questo: una, la circostanza è… eravamo a Salerno ed eravamo in albergo. (…) Al ritorno dalla… dalla Germania. (…) Una settimana prima di morire. (…) La mattina, mi riferisco alla… alla cosa principale, quello che è successo principalmente la mattina. La mattina lui, come al solito, si svegliava alle sei, cinque e mezzo, perché lui aveva… da buon palermitano sosteneva che si alzava prima per fottere almeno i palermitani di un’ora, questa era… così, proprio la diceva così. Mi venne a svegliare verso le sei – sei e mezzo. (…) non le… non le nascondo la felicità nel sentire bussare alle sei e mezzo, di farmi la sveglia, avevamo fatto tardi la sera prima, quindi… E nella circostanza mi disse di andarci a prendere il caffè, che già lui ne aveva preso uno. Naturalmente io mi alzai, mi feci in fretta e in furia la doccia, non… non lo volevo fare aspettare, e lui era… io credo che… io ho un ricordo, ricordo che era diste… no disteso, seduto sul letto che stava scrivendo proprio, o sul letto o sulla scrivania, ma io ho la certezza è sul letto, ho un ricordo… (…) Stava scrivendo. (…) E io… mi venne così, ma perché noi eravamo due palermitani, tutti e due nati alla Kalsa, avevamo questo modo di parlare, tutti e due scherzavamo, la prendevamo perché non si poteva essere seri, sennò finiva prima la vita, quindi la prendevamo scherzando, gli dissi: “Procurato’, ma che fa, scrive a quest’ora? Ma che fa, ‘u pentito pure lei?” E lui inizialmente accennò ad un sorriso, ma poi, molto seriamente, disse che era venuto il momento di scrivere e che ce ne sarebbe stato per tutti: “Ivi compreso anche per lei”, naturalmente rideva, ma questa fu una battuta che… chiuse l’agenda, la ripose nella sua valigetta, nella sua borsa, e siamo scesi giù a prenderci il caffè in riva al mare, perché c’era… eravamo sul mare noi, era un albergo sul mare. Ecco, lo vidi però molto… non era al solito suo la mattina. Tra l’altro io mi pigliai il caffè, ma lui si mangiò il gelato, e quindi lo vidi, era un po’… era molto teso. Questo. (…) No, no, no, l’ho visto… io… allora, bisognerebbe conoscere Borsellino. Quando lui era così, c’era qualche cosa che non andava; io cercavo di… così, di rompere questo ghiaccio per farlo stare tranquillo, ma non… non è che stava poi bene bene, era proprio teso, molto teso, nervoso. (…) Andammo giù. Io presi il caffè, ma lui mangiò un gelato, se non ricordo male.(…) E lui in quella circostanza mi disse questa… questa battuta, cioè: “Sarei ipocrita – dice – a dirle che il dolore che lei, in quanto padre, ha provato per la morte di sua figlia, sia la stessa che io provo per Giovanni, per la morte di Giovanni Falcone, ma le assicuro che sono veramente colpito di questo”. Cioè assimilò al dolore che io provavo come padre, che mi era venuta a mancare una bambina, rispetto alla morte di Giovanni Falcone, che aveva lui. (…) E io credo che la connessione potrebbe essere in quello che lui aveva scritto in quel diario. (…) In quell’agenda. (…) Come se lui avesse trasferito qualche pensiero legato a Falcone su quell’agenda, non c’è dubbio.
  • TESTE CANALE C. – No, no, no, è una mia intuizione, perché non avevamo altri discorsi, ecco. E andare a toccare poi mia figlia, che lui sapeva che era un argomento che mi pesava tantissimo, era appena morta la bambina, quindi era un argomento molto pesante.
  • TESTE CANALE C. – “E’ il momento di scrivere”, sì, questo io l’ho detto, certo.
  • TESTE CANALE C. – Certamente sì, di scrivere. Ed ecco perché io lo trovo mentre scrive. Guardi, poi questa sua… a questa agenda è legato un altro… un altro fatto, io ho un vago ricordo, ma io credo che ci siamo allontanati, credo, il sabato dalla… dall’albergo e Borsellino dimenticò l’agenda. Se la portava sempre dietro, e allora, arrivato a casa di Cavaliero successe l’inferno, perché dovevamo andare a prendere ‘sta agenda, cioè per lui l’agenda era sacra. (…) L’aveva dimenticata in albergo. (…) Lui pensava: “Non è che l’ho persa?” Cioè aveva tutte le… secondo me aveva tutti gli appunti in quell’agenda, che gli servivano, perché lui aspettava, e lo diceva sempre, non ne faceva mistero, lui aspettava di essere sentito dal Procuratore di Caltanissetta.
  • TESTE CANALE C. – Certo, era agitatissimo, abbiamo dovuto ritornare nuovamente in albergo e quando ha visto che la borsa era là, l’agenda era là, insomma, si è tranquillizzato. Ma lui non se ne distaccava mai, soprattutto negli ultimi tempi”.

LUCIA VEDE L’AGENDA DENTRO LA BORSA DEL PADRE  Ebbene, che Paolo Borsellino avesse portato con sé l’agenda in questione anche quel 19 luglio 1992, non v’è alcun dubbio.

Infatti, la figlia Lucia Borsellino, quella mattina, era con lui, nello studio di casa, quando il padre riordinava la propria scrivania e metteva proprio quell’agenda rossa dentro la sua borsa, subito prima di uscire

  • TESTE L. BORSELLINO – Lo ricordo perché dormendo nel suo studio vidi proprio gli oggetti che stava recuperando, tra cui un’agenda marrone, un’agenda rossa, il costume da bagno, le chiavi, le sigarette e qualche altra cosa; non ricordo se avesse anche qualche carta con sé, però ricordo tranquillamente che ordinò il tavolo riponendo all’interno della borsa questi oggetti..

46 Cfr. deposizione di Carmelo Canale, nel verbale d’udienza dibattimentale del 6.5.2013, pag. 98:

  • “TESTE CANALE C. – Allora, per quelli che sono i miei ricordi, credo che sia o Agnese Borsellino o Lucia mi riferirono… mi riferirono che suo marito aveva ricevuto… o l’aveva visto il professore Tricoli, aveva ricevuto una telefonata da un funzionario e lui aveva annotato un numero lunghissimo della Germania, perché, come le dicevo poc’anzi, ci preparavamo per andare a fare la rogatoria nuovamente in Germania, e quindi lui aveva annotato il numero di telefono proprio su quell’agenda rossa.
  • P.M. Dott. LUCIANI – Questo il giorno della domenica, il 19 luglio?
  • TESTE CANALE C. – Sì, prima di… prima di andarsene a Palermo. Questo me lo riferisce o la signora Agnese Borsellino o Lucia, o qualcuno della famiglia, o lo stesso professore Tricoli, non… non ho un ricordo”.

47 Cfr. deposizione di Antonio Vullo, nel verbale d’udienza dibattimentale del 8.4.2013, pag. 34:

  • AVV. REPICI – La prima: ha ricordo se… o meglio, il giorno in cui andaste, il pomeriggio del 19 luglio andaste a prendere il dottor Borsellino a Villagrazia di Carini, partendo verso Palermo il dottor Borsellino aveva una borsa professionale con sé?
  • TESTE VULLO A. – Ma io l’ho… l’ho visto uscire con la borsa, però non… non l’ho visto se l’ha messa in auto o meno, però l’ho visto con la borsa.
  • AVV. REPICI – Cioè lui è uscito di casa con la borsa.

E MANFREDI VEDE IL PADRE USCIRE CON LA BORSA  Inoltre, nel pomeriggio, quando il Magistrato riceveva una telefonata di lavoro a Villagrazia di Carini, usava proprio l’agenda rossa per annotarvi un lungo numero di telefono tedesco, in vista della nuova rogatoria che s’apprestava ad effettuare in Germania. Ancora, quando usciva dalla casa di villeggiatura di detta località, per recarsi a Palermo, dalla madre, in via D’Amelio, Paolo Borsellino aveva con sé la sua borsa, così come l’aveva quando salutava, per l’ultima volta, il figlio Manfredi 

  • AVV. REPICI – Dottore, una precisazione: lei vide allontanarsi suo padre da Villagrazia di Carini nel pomeriggio?
  • TESTE M. BORSELLINO – Allora, mio padre da Villagrazia di Carini è andato via una volta che già, previ accordi con mia nonna, doveva… doveva raggiungerla per portarla dal cardiologo. Io ho trascorso buona parte della mattinata, il pranzo con mio padre; il pranzo un po’ come tanti pranzi siciliani durò abbastanza, dopodiché mio padre credo che ricevette pure una o due telefonate, non ricordo bene, tant’è che forse cercava una penna per annotarsi qualche cosa, comunque dopo il pranzo, ripeto, la nostra villa era aperta, probabilmente all’interno di quella villa aveva lasciato lui la borsa, perché comunque la nostra villa rimane tutto il tempo aperta, era da molto che era chiusa, per cui l’abitudine era di aprire finestre, porte, etc. Dopo pranzo mio padre è andato a riposare. Io mi trattenni, invece, presso la villa del professore Tricoli, c’era un campo da… un tavolo da ping-pong, quindi mi misi a giocare a ping-pong, e mio padre è rimasto nella villa a riposare. In realtà lo capimmo dopo che non era andato a riposare, perché accanto… intanto non era salito sopra, dove c’era la camera matrimoniale dei miei genitori, ma si era trattenuto in una stanza giù, che, diciamo, ai tempi era adibita a… era la stanza matrimoniale dei… la camera matrimoniale dei miei nonni; e poi abbiamo notato che c’era un portacenere pieno, proprio carico di cicche di sigarette, cicche peraltro abbastanza recenti, perché lì la casa era chiusa da diverso tempo, per cui non poteva che… non potevano che essere riconducibili a lui. Si trattenne poco a riposare, perché, ripeto, il pranzo era finito tardi, abbastanza tardi; peraltro durante quelle ore abbiamo trascorso dei momenti assolutamente sereni, spensierati, anche mio padre pareva di buonumore. Poi però, ripeto, si andò a riposare. Era sua abitudine fare una (…) una piccola pausa dopo pranzo, però dovrebbe essere durata abbastanza poco, perché già era tardi, eravamo nel pomeriggio inoltrato. Quando mio padre ha deciso di… di prepararsi per fare rientro a Palermo, si è vestito lì nella casa nostra, ci ha raggiunto nella villa del professore Tricoli; ricordo che aveva questa borsa che teneva nella mano; chiese anche notizie un po’ del tour de France com’era andato, come non era andato, salutò tutti i commensali di quella… perché comunque aveva detto che si sarebbe allontanato, poi però è ritornato per salutare tutte le persone con cui aveva pranzato; ovviamente salutò mia madre, i miei zii, mia nipote, dopodiché io lo aspettavo in qualche modo sull’uscio della… del cancello della villa Tricoli e lui mi fece segno come dire: “Manfredi, vieni con me, accompagnami fino alla macchina”. Tra l’altro io credo che seppi in quel momento che stava andando da mia nonna, perché sapevo che sarebbe rientrato anticipatamente perché aveva necessità di… lavorava tantissimo in quei giorni e comunque lui era un momento in cui non gradiva probabilmente che noi familiari (…) entrassimo con lui nella macchina blindata o ci muovessimo con lui. Non lo so, probabilmente percepiva… anzi, no, sicuramente percepiva un pericolo maggiore dopo la morte di Falcone, ce lo disse in modo evidente: “Guardate, siamo a un punto di non ritorno, la morte… cioè Giovanni Falcone per me rappresentava uno scudo, dopo di lui io non ho più…” Ci diceva, siccome per tanti anni si era sforzato di farci condurre una vita normale, ci disse che non sarebbe più riuscito a garantirci questa vita normale, probabilmente avremmo vissuto tutti una situazione, lui in particolare, dalla quale non sarebbe più potuto sfuggire, non si sarebbe potuto sottrarre più a certi dispositivi di sicurezza. Io che in quei giorni seguivo molto mio padre anche con lo sguardo, quando andava via al Palazzo di Giustizia la mattina, quando rientrava, ero un po’ ansioso devo dire, anche quella mattina effettivamente mi è venuto naturale, a prescindere che mio padre mi chiedesse di fare questi due passi insieme, che poi…
  • AVV. REPICI – Quindi quel pomeriggio intende?
  • TESTE M. BORSELLINO – Sì, sì, quel pomeriggio, quando… dico, la distanza tra la villa del professore Tricoli e dove erano parcheggiate le tre macchine blindate, inclusa quella in cui poi entrò mio padre, che guidava mio padre, dico, è una distanza veramente irrisoria, parliamo di settanta metri, però io me li feci tutti insieme a… a mio padre. Scusate, non è facile parlare di questo istante, perché… (…) Niente, quindi percorro questo tratto di strada con mio padre. Ricordo bene anche un particolare: mio padre aveva la borsa da una parte e la mano assolutamente libera dall’altra. Ho solo un piccolo… faccio solo una piccola confusione sul fatto che questa borsa per un piccolo tratto gliel’ho portata io; però, in realtà, o gliel’ho portata io o l’ha portata lui, perché poi è stato lui a metterla dentro la macchina blindata, lui aveva la borsa, tutto il contenuto all’interno della borsa, l’altra mano era assolutamente libera, lo accompagno… proprio le macchine, gli agenti di scorta, i ragazzi, erano tutti che l’aspettavano, tranne forse uno che l’ha seguito insieme a me in questi settanta metri, tutti che l’aspettavano in questo piazzale che c’è all’ingresso del residence. Mio padre mi sa… mi salutò due volte. (…).

NESSUNA TRACCIA   Di detta agenda rossa, tuttavia, non v’era più alcuna traccia, quando la borsa del Magistrato veniva restituita ai suoi familiari, diversi mesi dopo la strage, con ancora dentro tutti gli altri effetti personali, integri (fra i quali persino un pacchetto di sigarette, oltre ad un’altra agenda marrone).

L’istruttoria dibattimentale, oltre a far emergere molteplici contraddizioni fra le deposizioni dei vari testi esaminati sulla sparizione dell’agenda in questione, evidenziava un comportamento veramente inqualificabile da parte del Dirigente della Squadra Mobile di Palermo: infatti, il dottor Arnaldo La Barbera dapprima diceva alla vedova Borsellino che la borsa del marito era andata distrutta ed incenerita nella deflagrazione (come risulta dalla deposizione del Maggiore Carmelo Canale, sul punto, de relato dalla Sig.ra Agnese Piraino) salvo poi restituirgliela, diversi mesi dopo (come si vedrà a breve), negando -in malo modo- l’esistenza di agende rosse.

  • P.M. Dott. LUCIANI – Questa circostanza che ora le leggo. Le ho già menzionato l’articolo apparso (…) sul settimanale “Esse”.
  • TESTE CANALE C. – Sì.
  • P.M. Dott. LUCIANI – In quella circostanza lei, è un virgolettato, quindi volevo capire se è… ma poi, diciamo, sul punto lei è stato anche specificamente sondato da questo ufficio, lei dice, o meglio, almeno è riportato virgolettato, quindi dovrebbero essere le sue parole: “Arnaldo La Barbera mi ha detto che la borsa è andata distrutta…”
  • TESTE CANALE C. – E’ così.
  • P.M. Dott. LUCIANI – “…disse a Canale la signora Agnese Borsellino”. E infatti sul punto lei viene escusso il 13 novembre del 2012 dalla Procura di Caltanissetta e anche in quella sede lei dichiara: “Sul punto confermo sostanzialmente, il contenuto di quanto riferito nell’intervista, precisando che la notizia secondo cui Arnaldo La Barbera aveva detto che la borsa era andata distrutta è stata da me appresa da Agnese Borsellino…”
  • TESTE CANALE C. – Sì.
  • P.M. Dott. LUCIANI – “…che me lo disse pochi giorni dopo il 19 luglio del ’92”.
  • TESTE CANALE C. – Sì.
  • P.M. Dott. LUCIANI – Glielo leggo perché, diciamo, lei l’ha posta in forma dubitativa ora.
  • TESTE CANALE C. – Sì, sì, ma io credo… credo di aver detto questo.
  • P.M. Dott. LUCIANI – Qua è assertivo, invece.
  • TESTE CANALE C. – Io credo di aver detto questo. Io confermo integralmente questo, cioè perché io quando… quando ho avuto l’opportunità di parlare con Agnese Borsellino, lei immagini l’indomani cosa c’era a casa.

Dunque, si può affermare[…] che l’istruttoria dibattimentale ha fatto emergere le persistenti zone d’ombra sull’argomento, anche per le notevoli ambiguità e la scarsa linearità di alcuni dei testimoni assunti, sovente in contraddizione reciproca fra loro.  Non sono stati ancora raccolti elementi chiarificatori in grado di dipanare, in maniera definitiva, la matassa relativa alle modalità della sparizione dell’agenda rossa del Magistrato (certamente non sottratta da appartenenti a Cosa nostra), che si sarebbe rivelata di fondamentale importanza per lo sviluppo delle indagini sulle vicende stragiste.

Tuttavia, alcuni dati possono senz’altro esser affermati, alla luce delle emergenze istruttorie:

già nell’immediatezza della strage, attorno all’automobile blindata del Magistrato ucciso, vi erano una pluralità di persone in cerca della sua borsa e di quello che la stessa conteneva, ivi compresi alcuni appartenenti ai Servizi Segreti;

chi notava detta presenza di quella “gente di Roma” (oggettivamente anomala, se non altro per i tempi), non riteneva di riferire alcunché ai propri superiori gerarchici od ai Pubblici Ministeri (la circostanza, come detto, veniva affermata dal Sovrintendente Maggi, per la prima volta in assoluto, nel dibattimento di questo processo, oltre vent’anni dopo i fatti; anche il Vice Sovrintendente Garofalo veniva sentito, per la prima volta, dalla Procura di Caltanissetta, nell’anno 2005);

ai familiari di Paolo Borsellino non veniva mai notificato alcun verbale di sequestro della borsa del loro congiunto ed alla vedova veniva mentito, considerato che il dottor Arnaldo La Barbera le diceva che detta borsa era andata distrutta nella deflagrazione, sebbene risulti (come detto) che il reperto giungeva nell’ufficio del Dirigente della Squadra Mobile di Palermo già nel pomeriggio del 19 luglio 1992;

chi portava la borsa nell’ufficio del Dirigente della Squadra Mobile di Palermo, non riteneva di dover fare alcuna relazione di servizio (almeno fino a cinque mesi dopo), né di dover far rilevare che vi erano degli appartenenti ai Servizi Segreti sullo scenario della strage;

alcuni mesi dopo la strage, il dottor Arnaldo La Barbera riteneva di recarsi, personalmente, a casa della Sig.ra Agnese Piraino, per la restituzione della borsa del marito, che avveniva in maniera irrituale e frettolosa (ancora una volta, non veniva redatto alcun verbale, né consta alcuna relazione di servizio);

in detta occasione, innanzi alla richiesta della figlia, Lucia Borsellino, di riavere indietro anche l’agenda rossa del padre (non presente fra gli altri suoi effetti personali, dentro la borsa), il Dirigente della Squadra Mobile di Palermo, con un atteggiamento infastidito e sbrigativo, affermava, in maniera categorica (ed apodittica), che non esisteva alcuna agenda rossa da restituire;

a fronte dell’insistenza della ragazza (che usciva persino dalla stanza, sbattendo la porta), il dottor Arnaldo La Barbera, con la sua voce roca, diceva alla vedova che sua figlia necessitava di assistenza psicologica, in quanto “delirava” [Cfr. deposizione di Lucia Borsellino, nel verbale d’udienza dibattimentale del 19 ottobre 2015, pagg. 58 s:

TESTE L. BORSELLINO – Sì, disse proprio… non era stata per niente contemplata l’ipotesi che potesse esserci un altro… un altro oggetto, per cui, al mio insistere, mi fu detto addirittura che deliravo.] o “farneticava” [Cfr. deposizione di Manfredi Borsellino, nel verbale d’udienza dibattimentale del 19 ottobre 2015, pagg.156:

TESTE M. BORSELLINO – Ma io mi riferisco al modo con cui si rivolse soprattutto a mia sorella e poi a noi tutti, sostenendo che farneticava, sostenendo che si stava inventando lì per lì il discorso dell’agenda rossa quasi per farle… per fargli perdere tempo. Cioè lui ha avuto… lui, sostanzialmente, non era venuto per acquisire informazioni, per avere dei colloqui investigativi, che in quel momento penso fosse il minimo dovere avere con la moglie e con i figli di Paolo Borsellino, cioè lui è venuto là semplicemente per liberarsi del… della borsa e del contenuto che… di cui riteneva di potersi liberare, cioè che non aveva rilevanza investigativa per lui e… e andarsene (…).].

 


I VIGILI DEL FUOCO SUL LUOGO DELLA STRAGE

  • P.M. Dott. GOZZO – Sì. Lei poco fa ha detto, appunto, che la prima cosa che ha fatto non appena è arrivato, prima di tutto ha visto i Vigili del Fuoco che già spegnevano…
  • TESTE MAGGI F.P. – Prima… prima mi accertavo che… di quello che era successo, se c’era ancora qualche… qualcuno che bisognava aiuto, che… subito dopo mi sono reso conto che per i colleghi non c’era… e per il dottore non c’era più niente da fare.
  • P.M. Dott. GOZZO – Ma erano già presenti i Vigili del Fuoco?
  • TESTE MAGGI F.P. – Mi pare… erano presenti, un’autopompa già era presente quando sono arrivato.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi quando lei è arrivato, anche per collocare temporalmente, diciamo, il suo arrivo, erano arrivati già i Vigili del Fuoco.
  • TESTE MAGGI F.P. – Sì, un’autopompa me la ricordo benissimo.
  • […]
  • P.M. Dott. GOZZO – Senta, e quindi dopo avere cercato, diciamo così, i colleghi e il magistrato che erano state vittime di questo fatto, lei che cosa ha fatto?
  • TESTE MAGGI F.P. – Sì, ho visto il… il vigile del fuoco che stava spegnendo l’auto, l’auto azzurra, presumo che era quella del magistrato.
  • P.M. Dott. GOZZO – Si ricorda dov’erano le fiamme? Cosa stava spegnendo?
  • TESTE MAGGI F.P. – Già era quasi spenta l’auto, perché già l’aveva domato.
  • P.M. Dott. GOZZO – Ricorda se la macchina era aperta o era chiusa?
  • TESTE MAGGI F.P. – Sì, la portiera era aperta.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quale era aperta?
  • TESTE MAGGI F.P. – Sennò non potevo vedere la borsa.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quale portiera era aperta?
  • TESTE MAGGI F.P. – Lato sinistro, lato di… del guidatore, posteriore… no, sinistro, sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi non quello del guidatore, l’altro sarebbe quello di sinistra.
  • TESTE MAGGI F.P. – Sì, quello… quella dietro, la portiera dietro. (…) E scorsi la borsa. Gli dissi ai Vigili del Fuoco di indirizzare… siccome era fumante, quella borsa mi sembrò l’unica cosa che potevo recuperare.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dov’era posizionata la borsa esattamente? Se lo ricorda.
  • TESTE MAGGI F.P. – La borsa non era posizionata come di solito uno entra in auto e poggia la borsa e la fa poggiare nello schienale; la borsa era riversa di mezzo lato tra il sedile anteriore e posteriore, come se fosse caduta la borsa, inclinata. […].

LA BORSA PORTATA NEGLI UFFICI DELLA SQUADRA MOBILE

  • P.M. Dott. GOZZO – (…) Senta, quindi poi, effettivamente,il vigile del fuoco bagnò la…?
  • TESTE MAGGI F.P. – Sì, sì, seguì le mie indicazioni.
  • P.M. Dott. GOZZO – Lei ricorda se la borsa era vuota, piena? Come le sembrava?
  • TESTE MAGGI F.P. – La borsa, sì, già mi è stata fatta più volte quella (…) La borsa era piena, sicuramente, e abbastanza pesante, perché questo me lo ricordo, va’, non è che… è normale che me lo ricordo. La borsa, sì, conteneva materiale all’interno.
  • P.M. Dott. GOZZO – Conteneva materiale all’interno. Lei ha avuto modo di aprirla?
  • TESTE MAGGI F.P. – No, non… non mi è passato, dottore, perché a me mi interessava nell’immediatezza, cioè, recuperare la borsa e quindi avvertire il funzionario che… del rinvenimento della borsa, e poi prodigarmi assieme agli altri a prestare sempre là assistenza a chi… C’erano persone che sgombravano, bambini, mi trovai con un neonato in mano, gente che urlava, si può immaginare le scene. (…) Una bambina di… di un paio di mesi, io l’avevo in braccio, l’ho portata all’ambulanza.
  • P.M. Dott. GOZZO – Questo prima o dopo la borsa? Se lo ricorda.
  • TESTE MAGGI F.P. – Dopo la borsa.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dopo. E’ sicuro di questo?
  • TESTE MAGGI F.P. – Sì, perché poi fui avvicinato dal funzionario, dice: “Ancora qua sei? – dice – Piglia ‘sta borsa e portala alla Mobile”.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi lei aveva avuto modo di interloquire sul fatto della borsa con il funzionario?
  • TESTE MAGGI F.P. – Sì.
  • (…)
  • P.M. Dott. GOZZO – E che cosa vi siete detti, diciamo, relativamente alla borsa?
  • TESTE MAGGI F.P. – Niente, e… di portare la borsa alla Mobile e consegnarla al… all’ufficio del dottore La Barbera.
  • P.M. Dott. GOZZO – Fu una disposizione del funzionario di non aprire la borsa e di portarla immediatamente in…?
  • TESTE MAGGI F.P. – No, non ci furono disposizioni in tal senso, ma a me non mi… non mi passava proprio per la testa di aprirla, non…

  • PM Dott. LARI – Sì, questa foto la ritrae in possesso di quella che è la borsa, diciamo, del dottor Borsellino. Lei si riconosce in quella fotografia?
  • TESTE ARCANGIOLI G. – Eh, certo, sono io.
  • PM Dott. LARI – Ecco, quindi allora a questa domanda risponde positivamente. Ecco, lei ci può, diciamo, ricostruire oggi le ragioni, le modalità che la portarono ad entrare in possesso di questa borsa?
  • TESTE ARCANGIOLI G. – Allora, Signor Presidente, anche in questo caso questa domanda mi è già stata rivolta (…). La ringrazio, ma nonostante la lettura dell’art. 63, la risposta a questa domanda molto probabilmente può contenere, diciamo così, elementi autoaccusatori, perché questa domanda mi è stata fatta in passato e l’esito è stato che sono stato accusato. Allora, anche tornando… quindi… anche tornando, diciamo così, alla premessa che ho fatto, io non me lo ricordo com’è andata a finire, cioè com’è iniziata che io avessi avuto questa borsa e che fine ha fatto questa borsa, non me lo ricordo. E’ quello che dicevo prima, che ho provato a ricostruire con l’ufficio di Procura quello che poteva essere accaduto e la conseguenza è stata che sono stato indagato in un processo e indagato e imputato in un secondo processo.
  • PM Dott. LARI – Presidente, forse potrei, per aiutare la memoria del teste, potrei leggere quello che nel 2005 egli ebbe a dichiarare all’ufficio del Pubblico Ministero, esattamente il 5 maggio del 2005, quando, e ci tengo a precisarlo, non vi era alcuno indizio nei suoi confronti di essere il responsabile del furto dell’agenda, perché quegli elementi indiziari nei suoi confronti vennero fuori soltanto nel 2006, quando il giornalista Baldo di Antimafia 2000 portato in Procura… anzi, portato presso la DIA la fotografia che oggi abbiamo mostrato al teste, quindi allora venne sentito…
  • TESTE ARCANGIOLI G. – No, la foto era già presente nel 2005, signor Procuratore.
  • PM Dott. LARI – Nel 2005 alla DIA, scusi, nel 2005. Comunque questo primo verbale sicuramente, diciamo, è un verbale in cui egli venne sentito come persona informata sui fatti.
  • TESTE ARCANGIOLI G. – Anche nel secondo sono stato sentito come persona informata.. la borsa e constatammo che non vi era all’interno alcuna agenda, ma soltanto dei fogli di carta. Verificato ciò, non ricordo esattamente lo svolgersi dei fatti, per quanto posso ricordare, incaricai uno dei miei collaboratori, di cui non ricordo il nome, di depositare la borsa nella macchina di servizio di uno dei due magistrati di cui ho detto. Si tratta di un ricordo molto labile e potrebbe essere impreciso”. Ecco, questa sua dichiarazione poi lei, successivamente, l’ha modificata nel successivo verbale del 2006. Ecco, serve a ricordarle qualcosa questa dichiarazione? Che sono due parole quelle che io ho letto.
  • TESTE ARCANGIOLI G. – Allora, Signor Presidente, la fotografia già esisteva ai tempi del verbale del 2005, era già nella… diciamo così, ce l’aveva già l’ufficio di Procura. Quel verbale come… quell’audizione come teste, come la successiva, purtroppo non sono stati registrati; se ci fossero le registrazioni oggi saremmo in ben altra situazione. Il “non ricordo” all’inizio della frase, e questi sono i miei timori che Le anticipavo prima, mi è già stata fatta la contestazione nel verbale del febbraio del 2006. Allora, quel “non ricordo” all’inizio della frase significa: non ricordo quello che poi viene detto successivamente. Quindi non ricordo tutto quello che ha letto il signor Procuratore della Repubblica, non lo ricordo. Come… sennò ricado nello stesso errore. Allora se è una ricostruzione, posso provare a farla con grandissimi limiti e dicendo che è una ricostruzione; se è un ricordo, come ho scritto lì, è non ricordo quello che avviene successivamente. Non si può togliere il “non ricordo” e prendere per una positività quello che viene dopo. Non lo ricordo, poi…
  • TESTE ARCANGIOLI G. – No, il “non ricordo”, visto che l’ho firmato io, si riferisce a tutta la frase. Certo, come si redige un verbale, e anch’io ho la mia esperienza, non è che metto “non ricordo se si riferisce ad Ayala o Teresi, non ricordo…” Mette “non ricordo” all’inizio, è quello che segue che non ricordo, non è…
  • TESTE ARCANGIOLI G. – No, il… no, il “non ricordo” vale per tutta la frase, tant’è che all’ultimo insistii per mettere quell’altro periodo, fortunatamente, che lei ha letto poco fa, dove dice che il ricordo è molto labile. Insistii per mettere questo periodo a suggello del “non ricordo” iniziale.
  • TESTE ARCANGIOLI G. – Eh, Signor Presidente, io non me lo ricordo quando… P.M. Dott. LARI – Quindi lei oggi, essendole mostrata una foto in cui lei viene ritratto con la borsa di Paolo Borsellino, lei risponde: “Non mi ricordo come sono venuto in possesso di questa borsa”?
  • TESTE ARCANGIOLI G. – E’ la veri… è la verità, è la verità, con tutti i limiti che essa può essere, con tutte le fallacità che essa può contenere, ma non me lo ricordo come ne sono venuto in possesso. Era una borsa… non… non me lo ricordo.
  • TESTE ARCANGIOLI G. – Sì, io ricordo di aver guardato dentro quella borsa; se le dovessi dire esattamente dove, non sono in grado di stabilirlo, non sono in grado di… forse dalla parte opposta, diciamo così, da dove si trovava l’abitazione del Giudice. C’ho guardato dentro, non mi ricordo di aver visto alcunché che potesse attirare l’attenzione. Ho invece un ricordo, perché.. di quello che c’era dentro, ed era un crest dei Carabinieri. Eh, il mio… la mia mente lì si è fermata, perché il Giudice dentro la sua borsa teneva un crest dei Carabinieri.
  • TESTE ARCANGIOLI G. – Il mio ricordo si ferma al crest, poi forse probabilmente c’era anche altro, però il mio ricordo è il crest; era un crest dei Carabinieri, per questo ha colpito la mia memoria, il mio ricordo.
  • TESTE ARCANGIOLI G. – Sono domande che la Corte non conosce, ma mi sono già state ovviamente rivolte e sono in atti. Io non ho la certezza, non ho un ricordo nitido con chi ho guardato all’interno della borsa. Anche all’epoca, come dico oggi, mi sembra, ma rimane un “mi sembra”, che ci fosse anche il dottor Ayala, ma rimane un “mi sembra”, non è un ricordo nitido, non è un’affermazione che posso fare sotto giuramento.

NESSUNA RELAZIONE DI SERVIZIO Le predette dichiarazioni, contestate a Giovanni Arcangioli, venivano confermate dal suo superiore gerarchico, dell’epoca, al Nucleo Operativo Provinciale dei Carabinieri di Palermo, il Colonnello Marco Minicucci, che giungeva in via D’Amelio circa mezz’ora dopo lo scoppio dell’autobomba e si recava con il dott. Giuseppe Ayala a riconoscere i resti di Paolo Borsellino. Il teste, infatti, vedeva Giovanni Arcangioli in via D’Amelio ed il sottoposto – che non faceva alcuna relazione di servizio – gli riferiva, il giorno stesso oppure l’indomani, che, su disposizione di un Magistrato, prelevava la borsa del dottor Paolo Borsellino dall’automobile blindata, guardandoci dentro. Si riporta, qui di seguito, un breve stralcio della relativa deposizione:

  • TESTE MINICUCCI M. – Mah, io sono arrivato a via D’Amelio… ho sentito da Carini lo scoppio, sono arrivato a via D’Amelio praticamente subito dopo insieme a tante altre persone; sul posto ho visto c’erano Vigili del Fuoco, Polizia e Carabinieri; diciamo che sono arrivato intorno alle 17.25 – 17.30.
  • TESTE MINICUCCI M. – Beh, ricordare tutti è impossibile, considerato che in quel luogo c’era veramente di tutto e poi, man mano, sono aumentate le persone; riguardandolo dopo vent’anni ci accorgiamo che eravamo veramente tanti sulla scena del delitto, era impressionante, riguardando i filmati dell’epoca. Ricordo che con me è arrivato contestual… quasi contestualmente, ancorché da località diversa, il comandante della prima Sezione del Nucleo, il capitano Arcangioli; ricordo che sul posto ho visto il dottor Ayala. C’erano tante altre persone, adesso fare l’elenco sarebbe per me difficile in questo momento.
  • TESTE MINICUCCI M. – No.
  • TESTE MINICUCCI M. – Ma io ricordo, e ce l’ho ben chiaro, che insieme al dottor Ayala andammo a vedere il cadavere di quello che poi è risultato essere il dottor Borsellino, quindi all’interno del… del cortile dal quale poi si accedeva al palazzo dove abitava la mamma, e quindi guardammo, ovviamente riconoscendo il magistrato che tutti noi avevamo avuto modo di… con il quale avevamo avuto modo di collaborare. Quindi questo è un atto che io ho fatto e che avevo a fianco il dottor Ayala, questo lo ricordo bene.
  • TESTE MINICUCCI M. – Io sono stato sentito… sono stato sentito sull’argomento nel 2006, se non erro, e ho ricostruito quello che ricordavo e quindi che con Arcangioli… Arcangioli mi riferì di aver prelevato la borsa e mi raccontò che all’interno aveva visto un crest e quindi questo era il particolare che mi riferì Arcangioli, e come ho avuto modo di dire qualche anno fa, non ricordo se me lo disse nella stessa giornata o qualche giorno dopo. Sicuramente mi parlò di aver prelevato la borsa.
  • TESTE MINICUCCI M. – Mi disse che gliel’aveva detto un magistrato di prelevare la borsa, questa era l’informazione che lui mi aveva dato; informazione che lui mi dava perché ero il suo superiore gerarchico, quindi (…) ovviamente era il suo dovere quello anche di… di raccontare quello che stava facendo in quel momento. Se è stato lo stesso giorno o se è stato il giorno dopo, ripeto, questo non… non lo ricordavo nel 2006, quando ho rilasciato le mie dichiarazioni, e non lo ricordo ora.
  • TESTE MINICUCCI M. – No, non ho… io non ho fatto relazione di servizio, e così come mi è stato modo di… mi è stato detto quando fui sentito dalla DIA a Roma, non la fece neanche, da quello che ricordo, neanche Arcangioli questa relazione di servizio, quindi… E io non gli ho fatto neanche nessun rilievo, perché mi fu contestato di non aver fatto un rilievo ad Arcangioli per avere omesso una relazione di servizio. Non fu fatta, in quel caso di questo non se n’è…
  • TESTE MINICUCCI M. – Convengo, convengo su tutto.
  • TESTE MINICUCCI M. – Convengo su tutto.
  • TESTE MINICUCCI M. – No, no, no, ma sicuramente, io convengo sul fatto che la relazione andava sicuramente fatta e io… lei era a Palermo, ricordo solo quello che era via D’Amelio il 19 luglio del ’92.
  • TESTE MINICUCCI M. – No, onestamente no.
  • TESTE MINICUCCI M. – No, lui mi disse che l’aveva presa, che aveva visto l’interno, ma non mi ha detto poi che cosa ne ha fatto.
  • TESTE MINICUCCI M. – No, no.
  • TESTE MINICUCCI M. – No, no, no, lui mi ha detto che l’aveva aperta su disposizione del magistrato, il contenuto all’interno e mi ricordo che parlò del crest, ma poi non ho più saputo, né ho approfondito in quella circostanza sulla borsa, perché probabilmente non ho dato il peso alla questione, quindi non… (…)
  • TESTE MINICUCCI M. – No, io ricordo che lui l’aveva presa su disposizione del magistrato; non ricordo se il magistrato gli aveva detto di aprirla. Probabilmente l’apertura è una cosa che poteva essere anche… che possa avvenire anche dall’appartenente alle Forze di Polizia per controllare quello che c’è dentro, poteva esserci un’arma, poteva esserci di tutto, dico, non.. Però, dico, non mi ricordo materialmente chi; se mi raccontò: «Mi ha detto di prenderla e aprirla». Che il magistrato gli disse di prenderla, questo mi ricordo che lui me lo disse.

 


Un misterioso uomo che parla di una borsa>La presenza di appartenenti ai Servizi Segreti, in via D’Amelio, a pochi minuti dalla deflagrazione, risulta anche  da un’altra deposizione dibattimentale. Infatti, il Vice Sovrintendente Giuseppe Garofalo, in servizio alla Questura di Palermo, Sezione Volanti, arrivava sul posto appena cinque minuti dopo la deflagrazione e, dopo aver constatato che non c’era più nulla da fare per il Magistrato ed i colleghi della Polizia di Stato che gli facevano da scorta, aiutava i residenti nello stabile di via D’Amelio, soccorrendo forse anche la madre del Magistrato. Quando riscendeva in strada, il poliziotto notava, nei pressi della Croma blindata di Paolo Borsellino, un uomo in borghese, con indosso la giacca (nonostante il torrido clima estivo) e pochi capelli in testa. Alla richiesta di chiarimenti sulla sua presenza lì, l’uomo si qualificava come appartenente ai “Servizi”, mostrando anche un tesserino di riconoscimento: vi era persino un veloce e secco scambio di battute fra i due, sulla borsa di Paolo Borsellino. Infatti, l’agente dei Servizi Segreti chiedeva se c’era la borsa del Magistrato dentro l’auto blindata, oppure (addirittura) si giustificava per il fatto che aveva detta borsa in mano. Si riporta (come anticipato) uno stralcio della deposizione:

  • P.M. Dott. PACI – Allora, nel 1992 lei prestava servizio?
  • TESTE G. GAROFALO – Alla Volante, alla Sezione Volanti della Questura di Palermo.
  • P.M. Dott. PACI – Ecco, che qualifica aveva allora?
  • TESTE G. GAROFALO – Ero vice-sovrintendente ed ero al comando di un’unità operativa, di una Volante.
  • P.M. Dott. PACI – Quindi era il capopattuglia.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì.
  • P.M. Dott. PACI – Senta, da quanto tempo svolgeva servizio presso l’ufficio Volanti?
  • TESTE G. GAROFALO – Eh, forse neanche un anno; non ricordo ora di preciso, ma penso che… di essere stato assegnato alle Volanti di Palermo il ’92 stesso, se non… se non erro, o il ’91, comunque un breve periodo. (…)
  • P.M. Dott. PACI – Ho capito. Senta, veniamo al giorno della strage di via D’Amelio.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì.
  • P.M. Dott. PACI – Lei era in servizio?
  • TESTE G. GAROFALO – Sì, ero in servizio, ero sulla 32, sulla Volante 32.
  • P.M. Dott. PACI – Il turno qual era?
  • TESTE G. GAROFALO – E il turno era 13.00 – 19.00. La Volante 32 abbracciava la zona da Mondello, orientativamente, verso via Autonomia Siciliana, e quelle zone, insomma,
  • limitrofe. Ricordo che… ora non…
  • P.M. Dott. PACI – Certo. Allora, veniamo alla strage e al deflagrare della bomba. La notizia voi l’apprendete come?
  • TESTE G. GAROFALO – Allora, noi l’apprendiamo via radio. Sul posto viene inviata subito la Volante 21, che era quella più… più vicina al… alla zona. Noi, come 32, eravamo nella zona di Mondello o comunque, insomma, nella nostra zona di competenza.
  • P.M. Dott. PACI – Quindi nella zona di Mondello vi trovavate quando avete…
  • TESTE G. GAROFALO – Sì, Mondello, sì, in quella zona lì.
  • P.M. Dott. PACI – Ma avete sentito l’esplosione o…?
  • TESTE G. GAROFALO – Allora, si è sentito un boato, solo che logicamente è stata inviata dalla Sala… da parte della Sala Operativa la Volante 21, che evidentemente era quella più vicina o comunque era quella di zona. Noi di fatto abbiamo deciso di… di avvicinarci verso… verso il luogo dov’era stata segnalata questa… questa esplosione. All’inizio, come prima notizia, era stata fornita dalla Sala Operativa un’esplosione di una bombola, qualcosa del genere, solo che, insomma, il… conoscendo i luoghi, insomma, orientativamente sapevamo che in quella zona lì vi era un obiettivo sensibile, che era evidentemente un luogo legato al dottore Borsellino, e quindi ho… ho invitato il mio autista ad accelerare la marcia.
  • P.M. Dott. PACI – Senta, e dal momento in cui c’è stata questa segnalazione della Sala Operativa, o meglio, voi il boato l’avete sentito, quindi…
  • TESTE G. GAROFALO – Sì.
  • P.M. Dott. PACI – …prendiamo come punto di riferimento il momento in cui sentite l’esplosione e il boato. Al momento in cui arrivate in via D’Amelio quanto sarà passato?
  • TESTE G. GAROFALO – Ma saranno passati cinque minuti, anche di meno, perché, insomma, era domenica, le strade erano sgombre, non c’era traffico, quindi di fatto è stata una… quasi immediato il nostro arrivo.
  • P.M. Dott. PACI – Quindi entro cinque minuti siete arrivati.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì, più o meno, cinque – dieci minuti, insomma, quello, i tempi erano quelli.
  • P.M. Dott. PACI – Allora, senta, siccome nella sua deposizione, che si è svolta in due momenti, no? Lei ha già raccontato (…) e adesso lo racconterà alla Corte, che alcuni elementi poi lei li ricordò a seguito di un colloquio avuto con un suo collega.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì.
  • P.M. Dott. PACI – Ecco, allora vorrei, innanzitutto, che lei esprimesse e riferisse alla Corte quello che è il ricordo di allora, poi parleremo di quello che le ha riferito il suo collega; però noi vorremmo che lei, per quanto capisco sia difficile, insomma, selezioni quello che è il ricordo di quella giornata, per come lei… Poi parleremo di quelli che sono gli elementi che poi il suo collega le ha rammentato. (…) Però questo in un secondo momento. In questo momento vorrei che lei riferisse alla Corte quello che è il ricordo visivo di quel giorno e dei particolari che lei ha, diciamo, memorizzato.
  • TESTE G. GAROFALO – Niente, siamo arrivati sul luogo della… dell’attentato, ricordo che già era arrivata la Volante 21.
  • P.M. Dott. PACI – Quindi quante pattuglie o uomini delle Forze dell’Ordine erano già presenti?
  • TESTE G. GAROFALO – Allora, al momen… quando sono arrivato io, ho visto solo la Volante 21, ma potrei anche sbagliarmi, perché, insomma, la… la situazione emotiva era parecchio… parecchio pesante. Di certo la Volante 21 era già lì sul posto, quindi era un’auto con tre… tre agenti, tre poliziotti. Siamo arrivati noi come 32 e ci siamo resi conto di quello… di quello che era successo e abbiamo… abbiamo notato… abbiamo visto parecchie autovetture in fiamme e…
  • P.M. Dott. PACI – Ecco, le autovetture erano in fiamme quando arrivate?
  • TESTE G. GAROFALO – Sì, sì, sì.
  • P.M. Dott. PACI – In particolare le chiedo: lei ha ricordo della vettura del dottor Borsellino?
  • TESTE G. GAROFALO – Allora, non… non so se… abbiamo visto le due autovetture, le due… le due Croma blindate. Sì, le abbiamo viste, cioè le ho viste, me le ricordo. Di fatto l’attenzione è rivolta ai… alle persone, insomma, ai colleghi che erano morti, al dottore Borsellino, è stata quasi immediata, nel senso che ci siamo resi conto che, insomma, non… non c’era nulla da fare e… e quello che abbiamo deciso di fare… di fare sul momento era quello di aiutare le persone che si trovavano all’interno delle abitazioni che erano state devastate, perché oltre alla… all’impatto nel… cioè l’esplosione ha creato dei danni enormi sulle abitazioni che circondavano il luogo del… dell’attentato, e quindi io ricordo di essere salito insieme ad altri colleghi, ora non… non so se sono venuti insieme a me o sono partito da solo, siamo saliti all’interno dell’abitazione del… del dottore Borsellino proprio per vedere com’era la… se c’era bisogno di aiutare delle persone. I miei ricordi lì sono così, vaghi, io ho percezione di essere addirittura entrato a casa del dottore Borsellino e di avere preso la mamma del dottore Borsellino e di averla portata giù, però sono dei… dei frame, dei… dei flash di memoria. Questa, insomma, è la situazione.
  • P.M. Dott. PACI – Lei ha notato, ha individuato persone, magistrati, persone conosciute? Insomma, se ha individuato volti in qualche modo conosciuti a lei o personaggi dell’entourage giudiziario.
  • TESTE G. GAROFALO – Nell’immediato, quando siamo… quando siamo arrivati noi, non c’era nessuno evidentemente, perché il nostro è stato il primo intervento. Poi, con l’andar del tempo, si sono presentati sul luogo della…
  • P.M. Dott. PACI – Sì.
  • TESTE G. GAROFALO – …dell’esplosione parecchi personaggi noti: magistrati, Giudici.
  • P.M. Dott. PACI – Sì, sì, sì, però, diciamo, nell’immediatezza, cioè quando lei arriva, trova solamente gli uomini della Volante 21?
  • TESTE G. GAROFALO – Sì, sì, per come io ho dei ricordi. Poi c’è quella…
  • P.M. Dott. PACI – Ci arriviamo. (…) Un attimo, volevo un attimo che focalizzasse, se è possibile, la memoria e l’attenzione su questi particolari: sullo stato delle vetture, delle due vetture blindate. Se lei è in grado di riferire qual era lo stato di queste vetture quando arrivate, cioè se erano ancora in fiamme, se c’erano dei focolai, se c’erano i Vigili del Fuoco.
  • TESTE G. GAROFALO – Quando siamo arrivati, le auto… c’erano dei focolai evidentemente, quello che ricordo parecchio bene era il fumo, cioè il fumo che scaturiva da… da quella zona.
  • P.M. Dott. PACI – La domanda gliela devo fare, però lei deve capire la mia intenzione che è quella di cercare di, da un lato, ravvivare il ricordo, ma senza cercare di, diciamo, forzare il dato. Cioè mi rendo conto che, come dice lei, ci sono dei frame, ci sono dei particolari che sono importanti, sarebbe oggi importante capire. Quando lei arriva, ricorda se all’interno delle due vetture blindate c’erano delle fiamme? Se c’era un principio di incendio anche all’interno delle vetture.
  • TESTE G. GAROFALO – No, non…
  • P.M. Dott. PACI – Non è in grado di dare questa informazione?
  • TESTE G. GAROFALO – Non mi pare che c’erano delle… delle fiamme all’interno delle… dei mezzi blindati.
  • P.M. Dott. PACI – Dei mezzi blindati. Ricorda la presenza di personale dei Vigili del Fuoco?
  • TESTE G. GAROFALO – Non… non nell’immediatezza.
  • P.M. Dott. PACI – Non nell’immediatezza. Oltre a personale della 21 ricorda se c’era personale dei Carabinieri, personale…
  • TESTE G. GAROFALO – Questo non… no, non lo ricordo, onestamente.
  • P.M. Dott. PACI – …della Croce Rossa? Se già, insomma, c’era…
  • TESTE G. GAROFALO – No, no, c’eravamo solo noi e la 21.
  • P.M. Dott. PACI – Quindi, diciamo, il primo intervento è della 21.
  • TESTE G. GAROFALO – E il nostro.
  • P.M. Dott. PACI – E subito dopo arrivate voi.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì.
  • P.M. Dott. PACI – Quindi la zona non è transennata.
  • TESTE G. GAROFALO – No, no, è proprio…
  • P.M. Dott. PACI – La visibilità?
  • TESTE G. GAROFALO – E’ pessima, perché c’era fumo, c’era fuliggine, c’era un po’ di tutto, è una sorta di… un film da guerra, né più e né meno.
  • P.M. Dott. PACI – Quando lei dice la visibilità era pessima, vuol dire che c’era una visibilità pari a un raggio di…?
  • TESTE G. GAROFALO – No, ma non… non si può quantificare, perché le autovetture che sono state coinvolte non erano solo quelle delle… del dottore e della scorta, erano anche altre autovetture che erano parcheggiate nella zona, quindi i fumi, l’olio bruciato, quindi era un… non so neanche io come poterlo spiegare visivamente. Era… la visibilità… non siamo di fronte a una visibilità ridotta a causa di un banco di nebbia, siamo di fronte a un… a una zona di guerra, quindi fumo, si usciva da una zona dove c’era… non si poteva vedere, in altre zone non si vedeva, in altre zone non potevamo neanche respirare, cioè non… non c’era una netta non visibilità o una visibilità in alcune zone, era un misto di… di situazioni.
  • P.M. Dott. PACI – Ho capito. Allora, tra i flash che lei ha di quel giorno (…) ricorda qualcosa? Oltre, appunto, a questa carneficina a cui lei assiste, ricorda qualcosa di specifico, di qualcosa che ha attirato la sua attenzione?
  • TESTE G. GAROFALO – Questo è il… la situazione. Non ricordo, non riesco ad inserirlo in un… in un lasso di tempo preciso, se immediatamente prima del nostro arrivo… cioè se immediatamente dopo del nostro arrivo o dopo dieci – venti minuti, questo non… non riesco a capirlo, non riesco a ricordarlo; di fatto nella zona dove c’erano le macchine di via D’Amelio…
  • P.M. Dott. PACI – Le macchine intende le blindate?
  • TESTE G. GAROFALO – Sì, le blindate, le autovetture, insomma, tutte le… i mezzi danneggiati, comunque sul teatro dei fatti, diciamo così. Ho un contatto con una persona, ma questo contatto è immediato, velocissimo, dura pochissimo, perché evidentemente la nostra… il nostro intento era quello di mantenere le persone al di fuori della… della zona e quindi non fare avvicinare a nessuno, anche per un problema di natura… di ordine pubblico, perché c’era il rischio che altre autovetture… i serbatoi di altre autovetture potessero esplodere. E incontro questa… un soggetto, una persona, al quale… ecco, e questo è il momento, non riesco a ricordare se questo soggetto mi chiede della… della valigia, della borsetta del dottore o se lui era in possesso della valigia.
  • P.M. Dott. PACI – Quindi c’è un riferimento alla valigia.
  • TESTE G. GAROFALO – C’è un contatto, questo.
  • P.M. Dott. PACI – Ecco, c’è un contatto con una persona.
  • TESTE G. GAROFALO – Con questa persona, al quale io chiedo, evidentemente, il motivo perché si trovava su quel… su quel luogo. Questo soggetto mi dice di essere… di appartenere ai Servizi.
  • P.M. Dott. PACI – Ai Servizi?
  • TESTE G. GAROFALO – Ai Servizi.
  • P.M. Dott. PACI – Scusi, dice appartenente ai Servizi o dice SISDE, SISMI? Cioè la parola…
  • TESTE G. GAROFALO – No, Servizi.
  • P.M. Dott. PACI – La parola la ricorda qual era?
  • TESTE G. GAROFALO – Ai Servizi.
  • P.M. Dott. PACI – Ai Servizi.
  • TESTE G. GAROFALO – L’ho lasciato andare perché sono sicuro, e questa è l’unica cosa di cui sono veramente certo, mi avrà mostrato dei documenti di riconoscimento.
  • P.M. Dott. PACI – Quindi, ecco, questa era la domanda che le volevo fare.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì.
  • P.M. Dott. PACI – Lei accerta che questa persona, dopo che si è presentata come personale dei Servizi, è accreditato, insomma, le mostra un tesserino, qualcosa?
  • TESTE G. GAROFALO – Sì, perché altrimenti avrei perso più tempo con lui, nel senso che lo avrei accompagnato da parte, lo avrei… lo avrei preso e consegnato ad altri colleghi. Cioè, voglio dire, io avevo prestato servizio a Palermo anche in altri tempi, ero alla Mobile, alla Squadra Mobile, alla Sezione Omicidi, e non era una cosa al di fuori dal normale che in occasione di eventi delittuosi particolari si presentassero dei soggetti appartenenti a dei Servizi sul luogo di un omicidio, quindi, insomma (…) per noi era una cosa normale. Quindi, all’atto in cui io ho avuto contezza che questo soggetto fosse dei Servizi…
  • P.M. Dott. PACI – Che effettivamente appartenesse ai Servizi di Sicurezza.
  • TESTE G. GAROFALO – Ai Servizi, riscontrato cioè anche da un… dalla presentazione di un tesserino, io non ho più avuto contatti con quel soggetto, cioè non… la mia attenzione è stata… si è focalizzata su altri… su altre emergenze.
  • P.M. Dott. PACI – Allora, detto che è una persona che lei incontra in prossimità del teatro (…) di questa azione di guerra, detto che si presenta come una persona appartenente ai Servizi e che le dà dimostrazione di questa sua appartenenza, la cosa che lei ha detto è che faceva riferimento alla borsa del dottor Borsellino. (…) Questo particolare adesso dobbiamo scavare.
  • TESTE G. GAROFALO – E’ un particolare… io ribadisco, non so se lui mi abbia chiesto qualcosa sulla borsa o se io l’abbia visto in possesso della borsa o… o altre… altri particolari, perché, ripeto, è stata una frazione di secondi.
  • P.M. Dott. PACI – Voglio capire questo: il riferimento ad una borsa, che è incerto, cioè se è stato oggetto di colloquio o se questo avesse una borsa, in riferimento alla borsa del dottor Borsellino, cioè che questa fosse la borsa che apparteneva al magistrato, qual è? Qual è l’aggancio?
  • TESTE G. GAROFALO – E l’aggancio… i motivi per cui… allora, io ripeto, non… a distanza di tanti anni i ricordi si affievoliscono, poi un fatto così tragico comunque si tende a cancellare quelli che sono i ricordi legati a questi… a questi fatti. Ripeto, non… non so se lui mi abbia chiesto, tra virgolette: “La borsa del dottore Borsellino è all’interno della macchina”, oppure, tra virgolette, io gli abbia chiesto: “Cosa qui con la borsa in mano?” Oppure…


La testimonianza dell’appuntato Parzialmente divergente rispetto alle predette deposizioni del giornalista Felice Cavallaro e del dottor Giuseppe Ayala, anche sulla durata della permanenza di quest’ultimo in via D’Amelio, oltre che su diversi altri particolari, tutt’altro che secondari, si rivela la deposizione del Carabiniere che faceva da capo scorta ad Ayala, quel pomeriggio, vale a dire l’Appuntato Rosario Farinella.

Il Carabiniere, infatti, ricordava che, subito dopo la deflagrazione, quando si muovevano, con l’automobile blindata, dal residence ‘Marbella’, per andare ad accertarsi dell’accaduto, parcheggiando poi all’incrocio fra la via dell’Autonomia Siciliana e la via D’Amelio, Ayala faceva presente che in quella strada abitava la madre di Paolo Borsellino (circostanza che contrasta con quanto affermato dallo stesso Ayala, in merito al fatto che, prima della strage, non era al corrente della circostanza appena menzionata). Dopo il riconoscimento dei resti di Paolo Borsellino e delle altre vittime, il militare si recava presso la Croma blindata, unitamente ad Ayala, che non perdeva mai di vista. Vi era qualche fiammata dal lato posteriore destro ed un vigile del fuoco la spegneva. Poi, Farinella e il vigile del fuoco aprivano la portiera posteriore destra della Croma, forzandola, poiché Ayala si accorgeva che dentro vi era la borsa di Paolo Borsellino.

Lo stesso Farinella, inoltre, prelevava direttamente la borsa dal sedile posteriore e, dopo un certo lasso di tempo in cui la teneva in mano, su indicazione di Ayala, la consegnava ad una persona -in abiti civili- conosciuta dal Parlamentare (anche questo ricordo del teste contrasta decisamente con quanto affermato da Ayala ed anche da Cavallaro, in merito alla consegna della borsa ad un ufficiale in uniforme, neppure conosciuto). Il soggetto che riceveva la borsa non era Giovanni Arcangioli (la cui fotografia veniva mostrata al teste) ed era una persona (si ripete) conosciuta da Ayala. Quest’ultimo spiegava al consegnatario che si trattava della borsa del Magistrato (“Questa è la borsa che abbiamo preso della macchina del dottore Borsellino”) e veniva rassicurato dall’interlocutore, prima che questi s’allontanasse verso via dell’Autonomia Siciliana (“lo stesso ci rassicurò, dicendo che si sarebbe occupato della cosa, per cui gli consegnai la borsa”).

uno stralcio della deposizione:

  • P.M. Dott. GOZZO – Sì, buonasera, appuntato, buongiorno. Le volevo fare in primo luogo la domanda specifica, diciamo, orientiamoci nel tempo e nello spazio: lei dove prestava servizio il 19 luglio del 1992?
  • TESTE FARINELLA R. – Ero in servizio al Nucleo Radiomobile di Palermo, però in servizio provvisorio presso le scorte di Palermo. (…) Scortavo il dottor Ayala.
  • P.M. Dott. GOZZO – Seguiva, quindi, il dottor Ayala. Si ricorda se in particolare proprio il giorno 19 luglio del 1992 lei era in servizio di scorta al dottor Ayala?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, come caposcorta.
  • P.M. Dott. GOZZO – Come caposcorta. Nella fattispecie, nel momento in cui… lei dove si trovava nel momento della strage, diciamo al momento dello scoppio?
  • TESTE FARINELLA R. – Circa cinquanta metri, cento metri in linea d’aria, eravamo all’hotel Marbella, se ricordo male. (…) Perché la personalità abitava lì.
  • P.M. Dott. GOZZO – La personalità abitava là. Quindi stavate aspettando la personalità, doveva scendere?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Cosa avete fatto subito dopo lo scoppio?
  • TESTE FARINELLA R. – Subito l’abbiamo avvisato e abbiamo capito che veniva il fumo di là. Lui diceva che là ci abitava la… la mamma e siamo andati subito lì.
  • P.M. Dott. GOZZO – La mamma di chi?
  • TESTE FARINELLA R. – Del Giudice Borsellino.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dunque il dottor Ayala sapeva di questo fatto.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Una cosa le volevo chiedere: se ci può descrivere, se può descrivere alla Corte, che potrebbe anche non saperlo, quanto dista l’hotel Marbella da via D’Amelio.
  • TESTE FARINELLA R. – In linea d’aria nemmeno cento metri, perché deve passare la ferrovia, il palazzo e quello.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi nel momento in cui il dottore Ayala ha ricostruito che poteva essere il dottore Borsellino la vittima dell’attentato, perché diceva…
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, no.
  • P.M. Dott. GOZZO – Cioè che, insomma, proveniva comunque dai pressi…
  • TESTE FARINELLA R. – Proveniva di là.
  • P.M. Dott. GOZZO – Cosa avete fatto?
  • TESTE FARINELLA R. – Mica avevamo la sfera magica.
  • P.M. Dott. GOZZO – Cosa avete fatto?
  • TESTE FARINELLA R. – Niente, ci siamo portati su quella parte e poi siamo entrati; non potevamo entrare, perché siamo entrati i primi di tutti quasi là, perché eravamo vicino. Siamo arrivati contemporaneamente ai Vigili del Fuoco, quindi nemmeno potevamo entrare con le fiamme che c’erano.
  • P.M. Dott. GOZZO – Può quantificare all’incirca quanto tempo era passato dall’esplosione che lei ha sentito da lontano?
  • TESTE FARINELLA R. – Non lo saprei dire. (…) Poco tempo.
  • P.M. Dott. GOZZO – …cronologicamente quando siete arrivati, siete arrivati contemporaneamente ai Vigili del Fuoco.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Chi c’era lì di altre Forze di Polizia lo ricorda?
  • TESTE FARINELLA R. – No.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quando siete arrivati voi.
  • TESTE FARINELLA R. – No, perché noi siamo arrivati, io mi… stavo dietro; c’era tanta gente, quindi ho dato ordine al mio carabiniere di lasciare la macchina, chiudere la macchina e stare con me, insieme con la personalità, cosa che è fuori dalla regola, visto la gravità della situazione.
  • P.M. Dott. GOZZO – Certo. Senta, che cosa avete fatto una volta arrivati in via D’Amelio? Quindi arrivate insieme ai Vigili del Fuoco. Cosa fate con il dottor Ayala?
  • TESTE FARINELLA R. – Andiamo dove è successo il cratere, camminando vedevamo dei corpi dei colleghi della scorta.
  • P.M. Dott. GOZZO – Sì. E in particolare vi siete diretti ad un posto specifico?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, siamo entrati dentro, abbiamo visto…
  • P.M. Dott. GOZZO – Dentro il cortiletto, stiamo parlando…
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – …dei numeri 19 e 21 di via D’Amelio.
  • TESTE FARINELLA R. – Ma… sì, sì. Poi abbiamo visto il dottore che era lì per terra, l’abbiamo conosciuto tramite i baffi.
  • P.M. Dott. GOZZO – Parliamo del dottore Borsellino, evidentemente.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, perché era senza gambe e senza arti.
  • P.M. Dott. GOZZO – Il dottor Ayala l’ha riconosciuto da questo.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dopo avere visto queste scene terribili, dove siete andati? Se lo ricorda.
  • TESTE FARINELLA R. – Ma abbiamo visto un po’ sia la collega, la poliziotta, era sul marciapiede, vicino la macchina, e altri colleghi.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi, diciamo, avete fatto un giro dei luoghi per riuscire a verificare qual era lo stato.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – E ricorda se vi siete avvicinati all’autovettura (…) che doveva essere del magistrato?
  • TESTE FARINELLA R. – No, dopo. (…) Al momento pensavamo soltanto alle persone (…) Alle vittime.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi, diciamo, c’è stato un periodo in cui avete
  • pensato a verificare dov’erano i corpi, essenzialmente.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, vedere tutti i colleghi che, cioè, conoscevamo e uscivamo insieme.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dopo avere fatto questa cosa tremenda, diciamo, siete andati poi sulla macchina, vicino alla macchina?
  • TESTE FARINELLA R. – Poi, appena siamo usciti, le due macchine erano posizionate al centro della strada e guardando le macchine il dottor Ayala ha notato che c’era la borsa dentro il sedile posteriore.
  • P.M. Dott. GOZZO – Ci può descrivere la macchina com’era? Prima di tutto se vi erano delle fiamme, se non vi erano delle fiamme, se era chiusa, se era aperta.
  • TESTE FARINELLA R. – Ma no, la macchina era chiusa, chiusa ma non forse a chiave, era chiusa e c’era un po’ di… di fiamma nel lato destro, la ruota, non mi ricordo bene. Abbiamo chiamato i Vigili del Fuoco e abbiamo fatto spegnere.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dico, il vigile del fuoco in particolare cosa ha fatto?
  • TESTE FARINELLA R. – Abbiamo… ha spento la… quell’incendio che c’era all’esterno e poi abbiamo… ha forzato la macchina per aprire lo sportello posteriore.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi per aprire la porta, l’ha fatto da solo o lei lo ha aiutato?
  • TESTE FARINELLA R. – Non ricordo se l’ho aiutato io o l’abbiamo fatto insieme o l’ha fatto solo lui, non… è impossibile ricordare queste cose.
  • P.M. Dott. GOZZO – E allora, per aiuto del suo ricordo, il 2 marzo del 2006 lei ha detto, a pagina 1: “Con l’aiuto dello stesso vigile del fuoco abbiamo aperto la portiera posteriore”.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, dico… può essere, sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Si ricorda dove il dottor Ayala aveva visto la borsa? Va beh, l’ha vista anche lei, immagino, facendo…
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, passando da là, vicino le macchine.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dov’era la borsa del dottore Borsellino?
  • TESTE FARINELLA R. – Nel sedile posteriore.
  • P.M. Dott. GOZZO – Nel sedile posteriore. Dove ci si siede, diciamo così, o sotto, diciamo, dove si poggiano i piedi?
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, dove… nel seggiolino.
  • P.M. Dott. GOZZO – Nel seggiolino.
  • TESTE FARINELLA R. – Altrimenti, se era sotto, come facevamo a vederlo?
  • P.M. Dott. GOZZO – Senta, l’operazione di aprire la porta è stata difficile, facile? Da che cosa dipendeva?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, era un po’ incastrata dall’onda d’urto, naturalmente.
  • P.M. Dott. GOZZO – Dal calore anche?
  • TESTE FARINELLA R. – Non sono un esperto per questo.
  • P.M. Dott. GOZZO – Senta, l’ha prelevata lei la borsa poi dall’autovettura?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Ma l’ha fatto autonomamente o su disposizione del dottor Ayala?
  • TESTE FARINELLA R. – Io l’ho presa la borsa, se ricordo… se non ricordo male, l’ho presa io, perché aprendo la porta ho preso la borsa e volevo darla a lui; lui non l’ha voluta prendere perché non era più magistrato, quindi mi ha detto di tenerla io, e l’ho tenuta io.
  • P.M. Dott. GOZZO – Tenerla in attesa di qualcosa o tenerla definitivamente?
  • TESTE FARINELLA R. – No, tenerla in… che lui individuasse qualche persona da dare la borsa e dire la borsa di chi era.
  • P.M. Dott. GOZZO – Sì. E a chi dovevate… cioè aveva già individuato a chi dovevate consegnarla? No nel senso della persona, dico, dovevate consegnarla alle Forze dell’Ordine?
  • TESTE FARINELLA R. – Mah, di questo non me ne ha parlato e non abbiamo parlato, mi ha detto, dice, di tenerla, che… di consegnarla a qualche persona, o qualche ufficiale o qualche ispettore di Polizia e di darla, a qualche persona.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi a qualcuno delle Forze dell’Ordine.
  • TESTE FARINELLA R. – Certo. Che noi non avevamo il potere, cioè la cosa per tenerla, non è che la possiamo tenere una borsa.
  • P.M. Dott. GOZZO – Una volta che il dottor Ayala ha individuato questa persona… l’ha individuata questa persona? Domanda preliminare che non ho fatto. Dico, ha individuato questa persona appartenente alle Forze dell’Ordine a cui darla?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, lui ha individuato una persona, che mi… mi disse, dice: “Appuntato, dia la borsa”, mi avrebbe detto il nome, ma non ricordo, e io ho consegnato la borsa alla persona che mi ha detto il dottor Ayala. Io non conoscevo.
  • P.M. Dott. GOZZO – Senta, il dottor Ayala le disse che si trattava di una persona delle Forze dell’Ordine o le disse semplicemente di darla a questa persona?
  • TESTE FARINELLA R. – Mi ha detto allora che era o un ufficiale o un ispettore, non ricordo. Mi ha detto che era un funzionario, appartenente o alla Polizia o ai Carabinieri, non ricordo.
  • P.M. Dott. GOZZO – Si trattava di una persona, che lei rico… prima di tutto se ricorda come era fatta, diciamo, questa persona e poi com’era vestita anche.
  • TESTE FARINELLA R. – Come era vestita non… non ricordo.
  • P.M. Dott. GOZZO – No, non intendo dire se aveva un vestito rosso o verde.
  • TESTE FARINELLA R. – Ah.
  • P.M. Dott. GOZZO – No, non le sto chiedendo questo. (…) Le sto chiedendo, visto che le è stato
  • presentato come un ufficiale, se era vestito, diciamo così, d’ordinanza o se invece era in abiti civili.
  • TESTE FARINELLA R. – Adesso ho capito. No, in abiti civili. (…) Se era in divisa, era facile capirlo.
  • P.M. Dott. GOZZO – Certo. Che lei sappia, il dottor Ayala lo conosceva o si è qualificato lui come persona appartenente alle Forze di Polizia?
  • TESTE FARINELLA R. – No, penso che lo conosceva.
  • P.M. Dott. GOZZO – Pensa che lo conoscesse.
  • TESTE FARINELLA R. – Perché mi ha detto: “Dagliela a lui”, che è una persona che conosceva lui, perché… Gli ho detto: “Devo darla a lui?” “Sì – dice – è una persona che conosco io”. “Ecco qua la borsa”.
  • P.M. Dott. GOZZO – Nel consegnare la borsa, il dottor Ayala spiegò di che cosa si trattava all’ufficiale?
  • TESTE FARINELLA R. – Certo, ha detto, dice: “Questa è la borsa che abbiamo preso della macchina del dottore Borsellino”.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi che era la borsa di Borsellino, essenzialmente.
  • TESTE FARINELLA R. – Certo, quella era.
  • P.M. Dott. GOZZO – Si ricorda se vi disse qualche cosa, a questo punto, questo ufficiale che lei non conosceva?
  • TESTE FARINELLA R. – No, perché non… io ho consegnato, loro si sono parlati e basta. Non è che… io non conoscevo, quindi ho stato in fiducia del dottor Ayala e basta.
  • P.M. Dott. GOZZO – Sempre per aiuto alla sua memoria, le ricordo che il 2 marzo del 2006 lei ha detto, a pagina 2: “Lo stesso ci rassicurò, dicendo che si sarebbe occupato della cosa, per cui gli consegnai la borsa”.
  • TESTE FARINELLA R. – Certamente, una volta che la… prende la borsa, è normale che…
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi lo conferma questo, che vi disse: “Non vi preoccupate, ci penso io”.
  • TESTE FARINELLA R. – E certo.
  • P.M. Dott. GOZZO – E voi vi siete disinteressati di questa vicenda.
  • TESTE FARINELLA R. – Certamente, eh, certo.
  • P.M. Dott. GOZZO – Avete aperto la borsa mentre l’avevate nella vostra disponibilità? Sto parlando di lei e del dottor Ayala, chiaramente.
  • TESTE FARINELLA R. – Assolutamente no, perché l’avevo io soltanto.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quando il dottor Ayala ha avuto la borsa, ricorda se si sono avvicinate… quando lei aveva la borsa, diciamo, si sono avvicinate delle persone, degli amici del dottor Ayala che lo hanno salutato?
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, ma…
  • P.M. Dott. GOZZO – Le faccio una domanda specifica: ricorda se si è avvicinato il giornalista Cavallaro? Con cui oltretutto la personalità stava scrivendo in qualche modo un libro e quindi lei avrà avuto modo di vedere altre volte.
  • TESTE FARINELLA R. – No.
  • P.M. Dott. GOZZO – Non ricorda il dottore Cavallaro nel…
  • TESTE FARINELLA R. – Assolutamente. Ma lì c’erano una calca di persone, quindi parlava con tante persone, non è che parlava solo con una persona in una parte da soli, allora vedevo con chi parlava. Si parlava con tante persone che… in divisa, colleghi, quindi non è che era… Deve pensare che eravamo avvolti da… da una folla di persone.
  • P.M. Dott. GOZZO – Senta, lei ricorda se vi erano dei magistrati sul luogo del…? Degli altri magistrati, perché il dottore era in quiescenza, ma era ancora magistrato. C’erano degli altri magistrati in servizio che lei conosceva lì sui luoghi?
  • TESTE FARINELLA R. – No, no.
  • P.M. Dott. GOZZO – Il dottore Lo Forte, nella fattispecie.
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, no.
  • P.M. Dott. GOZZO – Non lo ricorda. Quanto tempo siete rimasti sui luoghi? Se ricorda.
  • TESTE FARINELLA R. – Un’ora, non ricordo con… circa un’oretta o di più o di meno, non… non saprei dire, perché non è che stavamo lì a guardare l’orologio in quei momenti, una cosa…
  • P.M. Dott. GOZZO – Lei aveva detto nel 2006: “Almeno un paio d’ore”. (…) Ecco, le volevo fare una domanda: prima di tutto se lo conferma questo, almeno un paio d’ore, che aveva detto allora.
  • TESTE FARINELLA R. – Dico (…) non saprei quantificare. Se allora ho detto così, io adesso non riesco a quantificarlo.
  • P.M. Dott. GOZZO – Certo.
  • TESTE FARINELLA R. – Dopo ventun anni come facciamo?
  • P.M. Dott. GOZZO – Dico, ma ricorda se vi siete allontanati per recarvi da qualche altra parte?
  • TESTE FARINELLA R. – Poi siamo andati… ce ne siamo andati di lì e siamo andati a Mondello.
  • P.M. Dott. GOZZO – Volevo riuscire a capire. Quindi è stato successivo questo fatto, dico, non è stata una parentesi, cioè prima siete stati in via D’Amelio, siete andati là e poi siete tornati?
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, siamo andati via e non siamo più ritornati.
  • P.M. Dott. GOZZO – Una volta che l’ufficiale ebbe la borsa, lei ricorda cosa fece l’ufficiale? Al di là di quello che ha detto. Che cosa fece? Dove si recò?
  • TESTE FARINELLA R. – Ha preso la borsa ed è andato verso l’uscita.
  • P.M. Dott. GOZZO – Aprì la borsa?
  • TESTE FARINELLA R. – No.
  • P.M. Dott. GOZZO – Non lei, l’ufficiale.
  • TESTE FARINELLA R. – No, assolutamente.
  • P.M. Dott. GOZZO – E’ un’altra domanda rispetto a quella che ho fatto prima.
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, no, assolutamente. Davanti a noi ha preso la borsa, si è parlato con il dottor Ayala, ha girato, ha salutato e se n’è andato verso l’uscita.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi verso via D’Amelio, verso l’uscita di via D’Amelio, diciamo.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, sì.
  • P.M. Dott. GOZZO – Verso via Autonomia Siciliana.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, verso via Autonomia Siciliana.
  • P.M. Dott. GOZZO – Io le volevo mostrare, a questo punto… Presidente, sono le stesse foto che ho mostrato, quelle allegate (…) Quelle esibite già ieri, sì. (…) allora, le volevo fare le domande specifiche: se riconosce qualcuno nelle prime due foto che… quindi nella prima pagina che le viene mostrata, la pagina 3 di questa relazione.
  • TESTE FARINELLA R. – Il dottor Ayala.
  • P.M. Dott. GOZZO – Sì. E l’altra persona, invece, quella vestita con…
  • TESTE FARINELLA R. – Arcangioli.
  • P.M. Dott. GOZZO – Eh.
  • TESTE FARINELLA R. – No, no, non la ricono… non la ricordo, perché non… completamente.
  • P.M. Dott. GOZZO – (…) E io questo le volevo chiedere, non gliel’ho chiesto immediatamente. Un’altra cosa le volevo chiedere: quella persona a cui avete consegnato la borsa, se lo ricorda, ricorda, prendendo a base la sua altezza, se fosse della sua altezza, altezza superiore, altezza inferiore?
  • TESTE FARINELLA R. – Guardi, in quel momento io ho avuto solo ed esclusivamente fiducia del dottor Ayala; mi sono disinteressato della persona, chi poteva essere e chi non poteva essere, quindi non ho fatto tanta attenzione alla persona in cui io ho consegnato la borsa, perché il
  • dottor Ayala ha garantito lui, dice: “Dagliela a lui, è una persona che conosco io”, basta, per me… non dovevo… cioè la mia idea, la mia mente non doveva stare… avevo tante cose in testa all’infuori di quella persona. (…) Ha garantito lui, me l’ha detto lui, per me…
  • P.M. Dott. GOZZO – Per lei va bene. Senta, un’altra cosa le volevo chiedere: lei ricorda se, diciamo, quando avete aperto l’autovettura vi erano delle fiamme all’interno?
  • TESTE FARINELLA R. – No.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi non è stato necessario utilizzare l’idrante per…
  • TESTE FARINELLA R. – Era… no.
  • P.M. Dott. GOZZO – Per la macchina, per l’interno della macchina intendo.
  • TESTE FARINELLA R. – No, all’interno non c’era…
  • P.M. Dott. GOZZO – No, glielo chiedo relativamente allo stato della borsa. Lei ricorda in che stato era la borsa? Perché lei l’ha tenuta per un po’ di tempo, ha detto.
  • TESTE FARINELLA R. – Perfetto.
  • P.M. Dott. GOZZO – Quindi era assolutamente intonsa, diciamo così, non era…
  • TESTE FARINELLA R. – Integra, ma si vede come… si evince anche nelle foto, quindi… La borsa…
  • P.M. Dott. GOZZO – E no, adesso le mostro le foto, perché, diciamo, lo stato della borsa è un po’ diverso poi, successivamente. Ecco, volevo sapere prima di tutto se riconosce il tipo di borsa. Presidente, chiederei di mostrare questo, è un album fotografico che era allegato al verbale di s.i.t. di una persona che dovremmo sentire oggi, cioè Maggi. (…) E’ la fotografia della borsa del dottore
  • Borsellino. (…) Dico, io le specifico che dalle fotografie si evince che la borsa è da un lato, diciamo, abbastanza direi carbonizzata, mentre dall’altro lato è perfetta. Dico, quando lei l’ha presa era in queste condizioni o era in condizioni perfette, come ha detto lei?
  • TESTE FARINELLA R. – No, la borsa era integra.
  • (…)
  • AVV. REPICI – Quando, quindi, fermate la macchina, il dottor Ayala vi spiega che cosa ci fosse lì nei pressi, nella zona dell’esplosione, in via D’Amelio? Se ci abitasse qualcuno.
  • TESTE FARINELLA R. – Quando siamo entrati, dice: “Ma qua c’è… – dice – abita la mamma del dottor Borsellino”.
  • AVV. REPICI – Ah, quindi ve lo dice lui.
  • TESTE FARINELLA R. – Sì.
  • TESTE FARINELLA R. – Io ricordo che passando di là, il dottor Ayala ha detto: “C’è la borsa all’interno”. Poi se hanno detto gli altri o gli altri hanno visto, non lo so, non l’ho sentito io.
  • AVV. REPICI – A lei l’ha detto il dottor Ayala?
  • TESTE FARINELLA R. – Sì, certo.
  • AVV. REPICI – Può riferire le modalità pratiche con cui fu forzata la portiera?
  • TESTE FARINELLA R. – Avvocato, come faccio a saperlo adesso? Se è stata forzata, c’era un vigile del fuoco. (…) Aveva… non so, in quel momento aveva un attrezzo e l’ho aiutato pure io ad aprire la portiera, non…
  • AVV. REPICI – Non ha ricordo.
  • TESTE FARINELLA R. – E’ impossibile, cioè è impossibile ricordare quegli attimi di…
  • AVV. REPICI – Lo capisco.
  • TESTE FARINELLA R. – Queste piccolezze che… visto la gravità
  • della situazione andavo…
  • AVV. REPICI – Lo capisco, appuntato, lo capisco, cerchiamo di riuscire a recuperare ogni dettaglio. Mentre lei fa questa operazione, cioè cerca di aprire la porta, poi si avvale dell’aiuto del vigile del fuoco e poi, infine, una volta aperta la portiera, estrae dalla macchina la borsa, il dottor Ayala è rimasto lì al suo fianco?
  • TESTE FARINELLA R. – Certamente. Mica posso lasciare la personalità. Il mio compito era la personalità, non la borsa.
  • AVV. REPICI – E’ chiaro. In quel frangente lei sentì il dottor Ayala o chiunque altro parlare di un’agenda del dottor Borsellino?
  • TESTE FARINELLA R. – Assolutamente no, nessuno ha parlato di questo finché avevo la borsa io, o successivamente non  abbiamo mai parlato, che non c’è stato nessun motivo

 

I sospetti del Sovrintendente di polizia

  •  P.M. Dott. GABRIELE PACI – Le posso leggere il passaggio che risale al 2005, quindi, diciamo, un periodo lontano dalla strage, ma sicuramente (…) più vicino nel tempo rispetto ad oggi. Su questo punto lei dice, dunque: “Relativamente alla borsa ho un flash che posso spiegare in questi termini: ricordo di avere notato una persona in abiti civili, alla quale ho chiesto spiegazioni in merito alla sua presenza nei pressi dell’auto. A questo proposito non riesco a ricordare se la persona menzionata mi abbia chiesto qualcosa in merito alla borsa o se io l’ho vista con la borsa in mano o comunque nei pressi dell’auto del Giudice. Di sicuro io ho chiesto a questa persona chi fosse per essere interessato alla borsa del Giudice e lui mi ha risposto di appartenere ai Servizi”.
  • TESTE GIUSEPPE GAROFALO – E allora se ho riferito nel 2005 così, probabilmente sì, è…
  • P.M. Dott. PACI – No, sostanzialmente è quello che ripete anche oggi. Le voglio chiedere se è in grado di attivare i circuiti della sua memoria per capire questo riferimento a una borsa, che era la borsa del dottor Borsellino, se deriva da una interlocuzione diretta con questo signore, cioè.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì, probabilmente sì, perché, insomma, non…
  • P.M. Dott. PACI – Sì. Cioè viene strano pensare che lei possa avere, così, autonomamente…
  • TESTE G. GAROFALO – Esatto, sì.
  • P.M. Dott. PACI – …correlato una borsa al fatto poi…
  • TESTE G. GAROFALO – Del soggetto.
  • P.M. Dott. PACI – …che questa appartenesse al Giudice.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì, probabilmente sì, cioè l’argomento era la borsa.
  • P.M. Dott. PACI – Questo signore lei non l’aveva visto mai e non l’ha più rivisto?
  • TESTE G. GAROFALO – No.
  • P.M. Dott. PACI – Ma lei aveva, diciamo, rapporti, conosceva il personale del SISDE…
  • TESTE G. GAROFALO – No, no. No, assolutamente no.
  • P.M. Dott. PACI – …a Palermo, che lavorava a Palermo? Ha avuto mai contatti, rapporti?
  • TESTE G. GAROFALO – No, no.
  • P.M. Dott. PACI – Professionali intendo, con queste…
  • TESTE G. GAROFALO – Mai con nessuno.
  • P.M. Dott. PACI – Senta, di questa persona lei è in grado di dare una descrizione?
  • TESTE G. GAROFALO – Allora, di questa persona ho dato una descrizione anche in passato, è una descrizione però molto… molto approssimativa, perché, ripeto, il contatto è stato immediato e il contesto in cui è nato questo contatto era un po’ particolare. Altezza media, carnagione chiara. L’unica cosa che mi è… che, insomma, mi ha incuriosito, mi ha… è stata cristallizzata nella memoria, è il fatto di… che questo soggetto indossava una giacca. Evidentemente una situazione un po’ particolare e strana, perché eravamo in estate e quindi non era consuetudinario notare una persona in giro con una giacca. Solo questo mi ha attirato… ha attirato la mia attenzione, per il resto a livello di… di riconoscimento o comunque di fornire delle indicazioni somatiche del soggetto, ricordo che era stempiato o comunque non aveva i capelli e…
  • P.M. Dott. PACI – Quindi pochi capelli.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì, stempiato, pochi capelli. Poteva essere rasato, non… onestamente… però di fatto non aveva una chioma fluente.
  • P.M. Dott. PACI – Fluente. Senta, l’inflessione, visto che ha avuto anche per breve tempo modo di parlare conquesta persona, ricorda se era un uomo (…) che si esprimeva in dialetto, che si…?
  • TESTE G. GAROFALO – Non ricordo se si è… se ha parlato in dialetto o in palermitano o in… in italiano, non… non potrei dire, non potrei essere certo.
  • PRESIDENTE – Ma qualche inflessione, ecco, la ricorda di qualche provenienza geografica?Indipendentemente dal fatto che fosse dialetto oppure…
  • TESTE G. GAROFALO – No, no, Presidente.
  • PRESIDENTE – …lingua italiana, qualche…
  • TESTE G. GAROFALO – Presidente, i momenti erano così concitati che non… non ci facevi caso, cioè era una situazione troppo… troppo particolare. E ripeto, il… il contatto è stato velocissimo, breve, pochi…
  • PRESIDENTE – Senta, questa forma di interessamento in qualche modo per la borsa del dottor Borsellino (…)lei ricorda se si concretò anche in qualche gesto?
  • TESTE G. GAROFALO – No.
  • PRESIDENTE – Cioè in che senso era interessato? Lo spieghi, se riesce a scavare nei suoi ricordi in modopiù preciso.
  • TESTE G. GAROFALO – Non… l’argomento, ripeto, potrebbe essere quello legato alla borsa, però di fatto e ribadisco, non posso dire se l’ho visto con la borsa o se lui mi abbia chiesto della borsa. Sono momenti troppo…
  • PRESIDENTE – Comunque ricorda se era una di queste due cose oppure se si trattava di qualcos’altro?
  • TESTE G. GAROFALO – No, no. Era probabilmente della borsa.
  • PRESIDENTE – Quindi riguardava la borsa.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì.
  • PRESIDENTE – In qualche modo…
  • TESTE G. GAROFALO – Collegato alla… alla borsa.
  • PRESIDENTE – L’interesse, ecco, sì.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì.
  • PRESIDENTE – E lei questa borsa la vide?
  • TESTE G. GAROFALO – No.
  • PRESIDENTE – Prego, Pubblico Ministero.
  • P.M. Dott. PACI – Allora, un’ulteriore domanda, ispettore: quando lei vede questa persona, riesce a ricordare se il quadro che lei ha indicato quando è arrivato, e cioè quel fumo, le fiamme, è mutato o meno?
  • TESTE G. GAROFALO – Quando ho il contatto con questa persona?
  • P.M. Dott. PACI – Quando è in contatto con questa persona.
  • TESTE G. GAROFALO – Probabilmente era il momento in cui noi eravamo già scesi dalle abitazioni e quindi, ovviamente, non immediatamente vicino (…) al nostro arrivo, sì. Probabilmente era un momento in cui i curiosi incominciavano a sopraggiungere, personale, giornalisti e…
  • P.M. Dott. PACI – Senta, ma quanto è rimasto lei lì quel giorno?
  • TESTE G. GAROFALO – In quel luogo?
  • P.M. Dott. PACI – Sì.
  • TESTE G. GAROFALO – Tutta la (…). Tutto il turno e probabilmente, se non ricordo male, fino a tarda ora.
  • P.M. Dott. PACI – Senta, le mostriamo questa foto, ed è una foto che è depositata in atti e che riguarda, appunto, la presenza di un soggetto con in mano una borsa in via D’Amelio nei momenti successivi all’esplosione.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì.
  • P.M. Dott. PACI – E’ in grado di fornire qualche…? Questa immagine è in grado di fornirle qualche delucidazione, di sollecitare qualche ricordo?
  • TESTE G. GAROFALO – Questa è… sì, questa è una delle tante foto che mi hanno mostrato e ritrae l’ufficiale dei Carabinieri sul… sul teatro dei fatti. (…) Perché l’ho letto dopo e perché… E’ chiaro.
  • P.M. Dott. PACI – Ecco, quel giorno l’ha visto quel signore?
  • TESTE G. GAROFALO – No, no, non lo ricordo in quel momento.
  • P.M. Dott. PACI – E la persona che lei… il ricordo che lei ha di questa persona, questo ricordo sfumato, ha qualche compatibilità con quella persona?
  • TESTE G. GAROFALO – Con questo soggetto no, evidentemente.
  • P.M. Dott. PACI – Assolutamente no.
  • TESTE G. GAROFALO – Assolutamente no. Poi mi hanno fatto vedere parecchi filmati e… insomma, è stato notato questo soggetto, quindi l’ufficiale dei Carabinieri, insieme ad un altro soggetto, che orientativamente potrebbe essere…
  • P.M. Dott. PACI – Va beh.
  • TESTE G. GAROFALO – …insomma, questo…
  • P.M. Dott. PACI – D’accordo.
  • TESTE G. GAROFALO – Però, insomma, non…
  • P.M. Dott. PACI – D’accordo, d’accordo. Senta, allora, parliamo del suo collega con cui lei ha poi parlato successivamente di questa vicenda, credo che si chiami ispettore…
  • TESTE G. GAROFALO – L’assistente Migliore.
  • P.M. Dott. PACI – L’assistente Migliore, sì. Allora, c’è, diciamo, un ulteriore scatto nel suo ricordo, no? A seguito di un contatto che lei ha con un suo collega.
  • TESTE G. GAROFALO – Ecco, questo… questo piccolo particolare io… non è che lo ricordo. Di seguito ci siamo incontrati con… con questo collega, che fa servizio nella provincia di Ragusa, e…
  • P.M. Dott. PACI – Che oggi fa servizio a Ragusa, ma un tempo faceva servizio…
  • TESTE G. GAROFALO – Faceva servizio a Palermo, era sulle Volanti, non era sulle Volanti… sulla 32 e neanche sulla 21. (…) Ma se non ricordo male faceva servizio sulla Volante che si occupava della zona di Brancaccio, però potrei sbagliarmi. Logicamente abbiamo cercato di ripercorrere quello che avevamo vissuto in quel… in quel contesto.
  • P.M. Dott. PACI – Perché anche lui intervenne in via D’Amelio, diciamo.
  • TESTE G. GAROFALO – Lui… ovviamente tutte le autovetture sono state (…) dirottate sul luogo, anche se quel… anche le auto che non dovevano essere dirottate sono arrivate lì, perché evidentemente è una situazione troppo eclatante. E c’era pure lui. Ora, lui mi dice di… così, parlando, rivangando un po’ i… tra i ricordi, che io gli ho detto…
  • P.M. Dott. PACI – Mi scusi (…) questo per farlo capire alla Corte (…) anche se è ben esplicitato nei verbali cheproduciamo, e cioè lei riceve l’avviso di…
  • TESTE G. GAROFALO – Ho ricevuto una citazione, evidentemente un invito a presentarmi per essere nuovamente sentito e… logicamente parecchi colleghi che facevano servizio a Palermo in quel momento sono stati trasferiti con l’andare del tempo, uno di questi è il collega Migliore, che fa servizio al Commissariato di Modica.
  • P.M. Dott. PACI – Quindi l’occasione è questa.
  • TESTE G. GAROFALO – L’occasione è quella. Ne abbiamo parlato, ho detto: “Senti, Michele – il nome è Michele – ma tu che cosa ti ricordi di questi fatti?” Anche perché con l’andar del tempo determinati fatti tendono a diventare una sorta di… non so neanche come spiegare, fino a un certo punto io pensavo che tutto quello che avevo visto era un sogno, un… un qualcosa di (…) di irreale; dal 2005 in poi incomincio a… a focalizzare e a cercare di ricordare, perché ovviamente vengo… vengo convocato e incomincio a fornire delle dichiarazioni. A seguito di quest’ultima…
  • P.M. Dott. PACI – Scusi, lei prima non era stato mai sentito su questi fatti?
  • TESTE G. GAROFALO – No, no, mai. Dal 2005…
  • P.M. Dott. PACI – Il 2005 è la prima volta che lei viene sentito.
  • TESTE G. GAROFALO – Sono stato la prima volta. Insomma, parliamo con questo collega e abbiamo cercato di capire, ho detto: “Ma tu cosa ti ricordi di queste… di questi fatti?” Perché i miei sono quelli legati a tutto quello che ho detto finora. E lui mi dice: “Sì, no, io mi ricordo che tu lì, sul luogo del… dell’attentato, mi hai parlato di questo… di questo fantomatico soggetto, di questo soggetto, del contatto che hai avuto e… di come eri sconvolto e…” Insomma, questo è quanto, non… Quindi rafforza ulteriormente la convinzione che…
  • P.M. Dott. PACI – Lei non ricordava di aver parlato con il suo collega quel giorno?
  • TESTE G. GAROFALO – No.
  • P.M. Dott. PACI – E’ lui che le rammenta…
  • TESTE G. GAROFALO – E’ lui che me lo ricorda, sì.
  • P.M. Dott. PACI – Esattamente lo rammenta che cosa…? Cioè le dice di averlo incontrato quel giorno a via D’Amelio e sostanzialmente di essersi sfogato con lui a proposito di che cosa?
  • TESTE G. GAROFALO – Sì, lui mi diceva di… che, insomma, da… io gli ho raccontato questo contatto con… con un soggetto appartenente ai Servizi sul posto, di come l’argomento era la borsa del dottore Borsellino e… e basta, insomma, questo sostanzialmente ricordo che mi dice.
  • P.M. Dott. PACI – Senta, l’incontro con questo soggetto è stato un incontro, diciamo, sereno o è stato dato luogo a un contrasto?
  • TESTE G. GAROFALO – Con chi?
  • P.M. Dott. PACI – Sì, tra lei… non con il suo collega.
  • TESTE G. GAROFALO – Ah.
  • P.M. Dott. PACI – Con questo fantomatico soggetto che lei incontra a via D’Amelio. Cioè ci sono stati momenti di tensione?
  • TESTE G. GAROFALO – Allora…
  • P.M. Dott. PACI – Anche normali in quei frangenti.
  • TESTE G. GAROFALO – Lo stato d’animo, insomma, era… era quello che era. No, è stato un contatto… duro, diretto, immediato, veloce, non… non potevamo perdere tempo, insomma, a… il nostro… il nostro obiettivo primario, la nostra… il nostro obiettivo era quello di salvare le persone che erano all’interno delle… degli stabili. Del resto i colleghi… non c’era più nulla da fare, insomma.
  • P.M. Dott. PACI – Senta, aveva placche di riconoscimento questo signore?
  • TESTE G. GAROFALO – No, no.
  • P.M. Dott. PACI – Non aveva nulla che potesse, insomma, in qualche modo…
  • TESTE G. GAROFALO – No, no, no.
  • P.M. Dott. PACI – …se non evidentemente quella che poi è stata…
  • TESTE G. GAROFALO – Altrimenti – ma questo vado per esclusione – non avrei… non l’avrei bloccato, non avrei avuto un contatto, perché se… se aveva una placca di riconoscimento, così come riporta l’ufficiale dei Carabinieri, non avevo motivo di… di chiedere che cosa facesse in quel… in quel momento lì.
  • P.M. Dott. PACI – Quindi anche se non lo ricorda, la deduzione è, diciamo, conseguente.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì, è…
  • P.M. Dott. PACI – Il fatto che lei gli abbia chiesto… che questo le abbia mostrato dei documenti di riconoscimento.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì.
  • P.M. Dott. PACI – Perché altrimenti non gli avrebbe consentito di rimanere lì?
  • TESTE G. GAROFALO – Altrimenti non gli avrei consentito di rimanere lì e altrimenti lo avrei preso e consegnato ad altri colleghi o comunque lo avrei allontanato dai luoghi, perché comunque in quel momento ogni persona si dirigeva su quel luogo e… e si metteva a girare tra…
  • P.M. Dott. PACI – Senta, lei ricorda poi, ovviamente tra i tanti organi dello Stato che sono intervenuti quel giorno, naturalmente sono intervenuti anche i Vigili del Fuoco.
  • TESTE G. GAROFALO – Ovviamente.
  • P.M. Dott. PACI – Lei ricorda di attività svolta dai Vigili del Fuoco quel giorno a via D’Amelio, di attività sulle macchine, sulle blindate?
  • TESTE G. GAROFALO – Le attività che ricordo erano quelle di… di spegnimento dei focolai di incendio e di mettere in sicuro ogni tipo di potenziale pericolo che poteva scaturire dall’esplosione di… di serbatoi di benzina.
  • P.M. Dott. PACI – Queste macchine lei… faccio riferimento alle blindate.
  • TESTE G. GAROFALO – Sì.
  • P.M. Dott. PACI – Perché, diciamo, è la cosa che ci interessa. Ricorda se la macchina del dottor Borsellino era chiusa o aveva lo sportello aperto?
  • TESTE G. GAROFALO – No, non… non lo ricordo, no. Probabilmente era aperto, ma non… non lo ricordo, no. Ma lo dico perché di solito le autovetture quando lasciano le personalità comunque rimangono con le porte aperte. (…) Però non… no, non… non potrei dare una risposta certa, vado per… per deduzione. Ma in quel momento non… cioè non ricordo materialmente se l’autovettura era chiusa o aperta, non…
  • P.M. Dott. PACI – Sempre parlando poi con il suo collega, il suo collega le rammenta questo particolare, che le dice che c’era stato un incontro – scontro con questo… Cioè lui glielo definisce così, glielo ricorda così, le ha detto che c’era stato un incontro – scontro e che lei era molto arrabbiato. Questa cosa aveva una ragione e una spiegazione? Se a lei…
  • TESTE G. GAROFALO – Era…
  • P.M. Dott. PACI – Cioè ogni particolare che lei può riferire sulla…
  • TESTE G. GAROFALO – Non era uno scontro, cioè nel senso…
  • P.M. Dott. PACI – …sull’incontro con questa persona è importante. Cioè…
  • TESTE G. GAROFALO – Va beh, è stato un incontro…
  • P.M. Dott. PACI – …al di là di dirgli: “Lei chi è?” E questo le dice: “Guardi, sono dei Servizi e questo è il tesserino”, c’è stato qualcosa in più, qualcosa di…?
  • TESTE G. GAROFALO – No, il…
  • P.M. Dott. PACI – Il fatto che lei l’ha invitato ad andar via e quello è voluto rimanere. Insomma…
  • TESTE G. GAROFALO – No, no, no, i toni sono duri perché lo stato d’animo era… era particolare, quindi probabilmente sono stato un po’ aggressivo, ma faceva parte del… del contesto e quindi (…). Ma non è stato né invitato ad allontanarsi, niente (…). Sarò stato un po’ duro, un po’… un po’ forte nel… nel mio modo di esprimermi, ma questo, insomma (…) lo sono di sovente così.
  • AVV. REPICI – Senta, una precisazione mi interessava: lei ha fatto riferimento all’incontro con questo soggettoche si qualifica come agente dei Servizi e che lei poi verifica essere effettivamente, diciamo, tale. (…) Fino aquel momento, cioè fino a questo incontro, lei, dal momento in cui arriva lì in via D’Amelio, la sua mente, lasua attenzione era andata, anche solo con il pensiero, alla borsa del dottore Borsellino?
  • TESTE G. GAROFALO – No, no, no. (…) Noi… il nostro interesse primario era quello di verificare se vi era rimasto qualcuno in vita e… e poi provvedere…
  • AVV. REPICI – E dare soccorso.
  • TESTE G. GAROFALO – E dare soccorso ai…
  • AVV. REPICI – Questo è ovvio. Quindi, diciamo, nella sua mente l’attenzione alla borsa del dottor Borsellino arriva in concomitanza (…) con l’incontro con questa persona?
  • TESTE G. GAROFALO – Sì.
  • AVV. REPICI – A proposito della possibilità di riconoscere in qualche modo, nel corso delle sue audizioni,questa persona, lei ha detto: “Sicuramente non è quel capitano Arcangioli”, di cui alla foto che le è statamostrata.
  • TESTE G. GAROFALO – No, lo… lo escludo.
  • AVV. REPICI – Sì, sì, e questo l’ha già detto chiaramente. Poi lei ha detto: “C’era una possibile compatibilitàcon altro soggetto che in un video mi è stato mostrato vicino al capitano Arcangioli”. Ho capito bene?
  • P.M. Dott. LUCIANI – Presidente, ci troviamo costretti a fare opposizione su questa domanda, che, come si sarà potuto notare, non è stata esplorata, essendoci in corso attività da parte di questo ufficio.
  • PRESIDENTE – Va beh, allora su questo evidentemente lasciamo… per adesso soprassediamo. Eventualmente il Pubblico Ministero comunicherà il momento in cui queste attività saranno completate e sarà possibile, eventualmente, riprendere la deposizione del teste a questo scopo.