«PALERMO, TORNA IN CARCERE il BOSS GUTTADAURO, ERA AI DOMICILIARI MA USAVA TELEGRAM»

13.6.2022 di Salvo Palazzolo
Ha sempre approfittato dei permessi e dei benefici che riusciva ad ottenere: il boss Giuseppe Guttadauro, negli anni Ottanta ex aiuto primario dell’ospedale Civico, non si smentisce. Dagli arresti domiciliari, dove era finito a febbraio, continuava a intessere la sua rete di relazioni. Non è sfuggito ai carabinieri della sezione Anticrimine di Palermo, che hanno continuato a tenerlo sotto controllo nella sua casa di Aspra. Così, nei giorni scorsi, il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli hanno chiesto e ottenuto dall’ufficio Gip l’aggravamento della misura in carcere per il 74enne padrino palermitano che nel 2003 era stato protagonista dell’inchiesta sull’allora presidente della Regione Salvatore Cuffaro, accusato di aver soffiato al boss le intercettazioni a casa sua. Adesso, dopo il nuovo arresto di febbraio, Guttadauro utilizzava l’applicazione Telegram per i suoi contatti, pensava così di non essere intercettato.
Nell’estate del 2018, il capomafia di Brancaccio aveva avuto invece il permesso di lasciare Roma per partecipare alle nozze del figlio Filippo Marco. Fu una gran festa nella Chiesa di Maria Santissima Immacolata, nel cuore di Bagheria. E poi al Castello di Trabia. Ma quel giorno non c’erano solo amici e parenti. I carabinieri hanno scoperto che fra gli invitati c’erano anche due attivissimi complici di Guttadauro, alla festa si parlò di traffici di droga.
A febbraio, era finito in carcere anche uno dei figli del boss, Mario Carlo, ritenuto in contatto con un rampollo della ’Ndrangheta e con altri esponenti mafiosi. Le intercettazioni avevano fatto emergere soprattutto una grande rete di relazioni, anche nella buona borghesia romana. Relazioni mai interrotte.
(da “palermo.repubblica.it”)