Giovedì 28 maggio 1992 Alla presentazione a Roma del libro “Gli uomini del disonore” di Pino Arlacchi al tavolo siedono Vincenzo Parisi, Pino Arlacchi, Vincenzo Scotti, Paolo Borsellino e Leonardo Mondadori. Al termine della presentazione del libro si parla di Falcone e della superprocura, dal pubblico viene una domanda: “Dottor Borsellino, prenderebbe il posto di Falcone?” Borsellino esita alcuni secondi poi replica: ”No, non ho intenzione…”. A sorpresa interviene il ministro Scotti che dichiara: “Lo candido io. Con il collega Martelli abbiamo chiesto al CSM di riaprire i termini del concorso ed invito formalmente il giudice Borsellino a candidarsi.” Borsellino è imbarazzato ma dal suo viso trapela un’indignazione senza confini: ”Non so … comunque, nel caso dovesse esser proposto il mio nome, sarà necessario procedere alla riapertura dei termini per la presentazione delle candidature.” [67]
Appena rientrato a Palermo Borsellino parla con il suocero Angelo Piraino Leto e gli chiede un consiglio sul modo migliore per respingere la proposta di Scotti. L’improvvida uscita del ministro sconvolge Borsellino, perché né il Ministro degli Interni né altri gli hanno chiesto preventivamente un’opinione. Inoltre esporlo in questo modo equivale a metterlo nel centro del mirino mafioso. Uno dei più probabili scopi della strage di Capaci era infatti stato quello preventivo, cioè la mafia aveva voluto bloccare la nomina di Falcone a Superprocuratore Nazionale Antimafia. Pochi giorni dopo Borsellino commenterà l’uscita di Scotti in un colloquio con il maresciallo Canale con queste parole: “Hanno messo l’osso davanti ai cani”. [68]
Calogero Pulci, collaboratore di giustizia, ha testimoniato che la sera di quello stesso giorno era a tavola con altri associati all’organizzazione Cosa Nostra quando il TG3 trasmise le immagini di una conferenza stampa in cui Scotti e Martelli esposero la richiesta al CSM di riaprire il concorso per la Superprocura facendo esplicitamente il nome di Paolo Borsellino. All’udire queste parole Madonia esclamò: ”E murì Bursellinu”. [69] La proposta di Scotti e Martelli di riaprire i termini per il concorso alla carica di superprocuratore (ufficializzata da una lettera inviata dal ministro Martelli al vice-presidente del CSM Galloni e sostenuta dai repubblicani) è peraltro destinata a morire prima di nascere. Infatti la legge prevede che i termini del concorso possano essere riaperti solo nel caso in cui i candidati proposti dalla commissione per gli incarichi direttivi del CSM siano bocciati dal plenum. Sono pesantemente rafforzate le misure di sicurezza attorno al PM milanese Antonio Di Pietro in seguito ad alcune attendibili minacce ricevute da lui e dalla sua famiglia.
Il CSM nomina Procuratore Capo di Caltanissetta il magistrato Giovanni Tinebra. Domenico Sica, prefetto di Bologna ed ex-alto commissario antimafia, rilascia un´intervista relativa ai suoi rapporti con Giovanni Falcone. “Una delle storie – afferma Sica – che piu’ mi hanno fatto arrabbiare, anche se sarebbe meglio usare una parola piu’ greve, e’ quella che fra me e Falcone ci fosse continuamente un conflitto e qualche breve periodo di pace. Non e’ vero, abbiamo lavorato insieme una ventina d’anni, ognuno facendo la sua parte, in un rapporto di sana dialettica. Se vi erano disaccordi si discuteva, poi a volte qualcuno cambiava idea, perche’ solo gli stupidi non la cambiano mai”. Falcone, per Sica, non era stato solo. “La solitudine – ha spiegato – e’ la condizione obbligata per un giudice che lavora seriamente. Ma nella sua attivita’ ministeriale, che e’ un lavoro di equipe, non poteva essere isolato. Nelle ultime conversazioni non mi era sembrato angosciato anche se ovviamente aveva messo in conto i rischi della professione. Poteva sembrare accigliato, ma in privato si poteva scherzare di tutto, anche di cose orribili, per sdrammatizzare”. Non sa, Sica, se come dicono negli USA l’attentato e’ una prova di debolezza delle cosche, sgradito per giunta a Cosa Nostra. “Voglia Iddio che si tratti di un segno di decadenza. Se e’ un colpo di coda creera’ malumore, e si potrebbe aspettare una serie di morti ammazzati”. Non e’ stata nemmeno necessaria secondo Sica la presenza di una “talpa”: chiunque avrebbe potuto vedere l’elicottero che volava sopra il corteo blindato. Ma contro la mafia il prefetto ha un rimedio: l’infiltrazione nel suo ambiente, la piu’ tradizionale opera di intelligence per sapere in anticipo cio’ che il nemico ha in mente.[70] Domenico Sica cita un elicottero che avrebbe sorvolato lo svincolo su Capaci nell´immediatezza della strage il 23 maggio. La stampa ha infatti dato notizia di un veivolo che sarebbe stato notato il giorno della strage, un Piper, in giro sull’asse dell’autostrada per Palermo proprio alle ore 17.58.[71]
Venerdì 29 maggio 1992 Paolo Borsellino riguardo alla sua possibile candidatura alla guida della DNA dichiara: ”Nessuno ha chiesto la mia disponibilità.” [72]
I colleghi della Procura di Palermo che gli sono più vicini invitano Borsellino a respingere l’offerta fattagli dal ministro perché lo ritengono cento volte più utile come procuratore aggiunto a Palermo che come Superprocuratore a Roma. Antonio Ingroia e Vittorio Teresi scrivono un documento in cui chiedono formalmente a Borsellino di rimanere. Lo firmano Roberto Scarpinato, Alfredo Morvillo, Gioacchino Scaduto, Leonardo Guarnotta, Gioacchino Natoli. Paolo Borsellino approva inizilamente l’iniziativa, corregge persino alcune frasi che possono sembrare polemiche. “Finalmente l´appello fu partorito e si decise che sarebbe stato dato alla stampa il lunedí, e poi sarebbe seguita la sua adesione” ricorda Antonio Ingroia.[73]
Il Ministro Claudio Martelli rilascia una dichiarazione a proposito della candidatura di Borsellino alla guida della DNA: “Non intendo fare nomi. Non mi faccio intrappolare.” [74]
Anche il ministro Enzo Scotti precisa di non aver presentato candidature: “Ma come responsabile dell´ordine e della sicurezza, posso auspicare che la Dna sia messa quanto prima in condizione di operare e nel modo migliore. Ho sollecitato Borsellino a candidarsi, mi sono augurato e mi auguro che lo faccia”. [75]
A palazzo dei Marescialli, sede del CSM, i magistrati assistono con fastidio al balletto delle ingerenze istituzionali sulla Superprocura, tra riaperture dei termini, candidature e smentite. “La gravita´ della situazione impone determinate scelte, ma certe regole vanno rispettate”, avverte Ernesto Stajano, presidente della commissione incarichi direttivi. La candidatura anomala di Borsellino é stroncata. “Se non é certo discutibile il valore dell´uomo, non immagino in quale ordinamento giuridico possa inquadrarsi l´eventuale riapertura del concorso – gli fa eco Giuseppe Gennaro, sostituto procuratore a Catania – inoltre rimangono immutate le perplessitá sull´utilitá di una struttura come la cosiddetta Superprocura.” Si schiera con il governo, invece, il procuratore di Nicosia Giovanni Tinebra, che a breve sostituirá il procuratore Celesti a Caltanissetta: é l´occasione – dice – per non disperdere ed utilizzare al meglio l´esperienza maturata da Borsellino accanto a Giovanni Falcone in piú di un decennio di lotta alla mafia. Il paese chiede una risposta forte e credo che il CSM saprá darla nell´ambito delle sue responsabilitá istituzionali.” [76]
Il collaboratore di giustizia Antonino Calderone rilascia un’intervista al quotidiano La Repubblica: ”La condanna a morte di Falcone era programmata da tempo. E’ stata anche rinviata ad un certo punto. Poi è diventata improrogabile. E questo per due motivi: la decisione della Cassazione a gennaio di confermare gli ergastoli ai capi della cupola (Michele Greco, Salvatore Riina, Francesco Madonia e Pippo Calò) e la quasi certa nomina di Falcone a superprocuratore. Va precisato che una strage come quella di Capaci, così eclatante, così spettacolare, non è mai nell’interesse della mafia. Chi sta in galera e l’ha ordinata non corre rischi, ma a venire assediati dalla reazione dello Stato sono i mafiosi che stanno fuori e questo altera equilibri ed alleanze. Non ho dubbi che dovremo aspettarci altri delitti eccellenti. Potrà toccare ad un magistrato, ad un ministro, ad un poliziotto. Ci sarà la guerra adesso, un terremoto che potrebbe rovesciare il patto di ferro dei vincenti che dura ormai da 15 anni. E adesso ci saranno sicuramente molte azioni diversive nel resto d’Italia per allentare la pressione dello stato su Palermo.” [77]