Rapporto Mafia e Appalti: ANTONIO INGROIA, Borsellino aveva la sensazione che a Palermo lo stessero insabbiando.

 

Il 25 maggio 2021, presso l’assemblea regionale siciliana, commissione antimafia, è stato audito il dr Antonio Ingroia.
Il presidente Fava ha posto alcune domande.
La parte riprodotta riguarda il RAPPORTO MAFIA E APPALTI DEI ROS 
 
FAVA, presidente della Commissione.  Secondo lei, se ricorda bene il Maresciallo Canale quando ci riferisce questa battuta “Non passa l’estate, che a Giammanco lo arrestiamo” poteva avere Borsellino delle informazioni particolari su quello che riguardava Giammanco.
INGROIA, già magistrato. Io, devo dire, sinceramente sono sempre stato un tantinello scettico su questa dichiarazione di Canale, che lui riferì pure al processo Contrada a suo tempo, quando lo sentii come testimone, perché non rientrava, cioè a meno che avesse cambiato modo di esprimersi, nel gergo, nella modalità di esprimersi di Paolo Borsellino, “Lo arrestiamo, gli mettiamo le manette”, tanto meno su Giammanco, però, francamente. Vero è, in quel periodo, Borsellino era crocevia di miliardi di informazioni che affluivano e si occupava di tantissime cose. Su Giammanco le cose principali di cui poteva essere oggetto il suo approfondimento era la famosa faccenda del rapporto…
FAVA, presidente della Commissione. Dei ROS.
INGROIA, già magistrato. …Mafia-appalti, dei ROS sulla quale già quando eravamo a Marsala lui aveva avanzato sospetti sulle coperture di Giammanco e di qualche altro Magistrato della Procura.
FAVA, presidente della Commissione. Ecco proprio su questo rapporto lei, sempre in quell’audizione al CSM, dice che le principali attività erano Mutolo, come abbiamo già detto, l’inchiesta Gladio e il dossier Mafia-appalti. Lei disse:” Borsellino parlò con più colleghi. Chiese un colloquio con Roberto Scarpinato per quanto riguarda la questione degli appalti”. Probabilmente questo colloquio non ci fu, invece ci fu la riunione del 14 luglio del ’92 quando poi, diciamo, si parlò a lungo di questo dossier anche se non venne anticipato ciò che già, in parte…
INGROIA, già magistrato. Anche se io credo che ho letto da qualche parte che nella sua deposizione il dottore Scarpinato, nella sua audizione il dottore Scarpinato al Csm, invece …
FAVA, presidente della Commissione. Ci fu un incontro. Quello che non ci fu è far sapere al dottor Borsellino che erano in corso una serie, stavano per essere depositate delle richieste con molte richieste di archiviazione e soltanto – cinque, sei, adesso non ricordo – richieste di misure di custodia cautelare. Perché c’era questa particolare attenzione di Borsellino sul dossier dei ROS?
INGROIA, già magistrato. Ma c’erano prevalentemente dalle annotazioni sulle agende di Falcone. Lui diceva, a proposito dei famosi diari pubblicati da Liana Miella sul Sole 24 Ore del tempo, frammentari e ricordo proprio che commentammo a casa sua una volta, lui diceva: “Intanto sono sbalordito che Giovanni Falcone, che tanto aveva criticato post mortem Rocco Chinnici perché teneva i diari, anche lui avesse preso questa abitudine”, poi anche Paolo con l’agenda rossa, quindi, evidentemente accade quando ci si trova in una situazione che si capisce che …
FAVA, presidente della Commissione. Un po’ di solitudine, forse, che porta …
INGROIA, già magistrato. Solitudine, forse la sensazione della morte incombente e, quindi, dice: “se Giovanni è arrivato al punto di fare quello che aveva detto”, perché lui aveva detto una volta a Paolo “io non lascerò mai un diario” e poi è stato smentito, “se lo ha fatto, evidentemente, si tratta di cose particolarmente gravi e, quindi, io voglio approfondire, se non lo farà la procura di Caltanissetta, lo faccio io informalmente e poi li porterò a Caltanissetta – questa era la sua idea – rigo per rigo ogni cosa.”

Allora, siccome ci sono dei passaggi nel diario di Falcone relativi al rapporto mafia-appalti, lui trova un motivo in più, che si aggiungeva già alle ragioni che aveva acquisito da Marsala, perché a Marsala noi avevamo avuto uno stralcio del rapporto e lui aveva avuto la netta sensazione che a Palermo lo stavano insabbiando.
 
FAVA, presidente della Commissione. E perché non gli fu detto, secondo lei, dai titolari dell’indagine, in quella riunione del 14 luglio, che era già stata scritta la richiesta di archiviazione?
INGROIA, già magistrato. Perché? Perché, evidentemente, non c’era un rapporto di reciproca fiducia. La riunione era – non ricordo chi partecipò esattamente – ma era prevalentemente, i titolari di quel procedimento erano, la stragrande maggioranza, tutti delfini di Giammanco e quindi Borsellino doveva stare alla larga da quel tipo di indagine, che riguardava politica, mafia, appalti, è’ evidente.
Io ricordo – non ricordo in che data siamo – di avere colto una battuta che Paolo fece a uno dei fedelissimi di Giammanco del tempo – non ricordo se era al dottore Pignatore o al dottore Lo Forte, comunque a uno dei due – disse: “voi non mi raccontate tutta la vera storia sul rapporto del Ros “e aveva ragione.
Forse aveva avuto qualche sentore dai Carabinieri? Non ne ho idea. Lui aveva un rapporto molto buono, diciamo, con i Carabinieri, con il capitano De Donno in particolare.
FAVA, presidente della Commissione. Nel ’99 c’è poi una relazione depositata dal Procuratore Caselli, con le firme di molti Magistrati, sempre su quest’archiviazione.
In questa relazione si dice – perché c’era stato, lo ricordiamo come antefatto, il dottor Felice Lima, PM a Catania, che aveva ascoltato Li Pero o Li Pera, che era il contabile, l’uomo di De Eccher in Sicilia ed erano venuti fuori una serie di nomi e quindi ipotesi investigative – dice il rapporto: “Nessuna notizia, né formalmente né informalmente la Procura di Palermo aveva mai avuto dal dottor Lima, fino alla trasmissione degli atti, che avviene alla fine di ottobre del ’92” e aggiunge: “la Procura non ha potuto utilizzare questi elementi che riguardavano De Eccher e numerose altre persone. Elementi che ove comunicati alla Procura di Palermo avrebbero impedito l’archiviazione del procedimento nel luglio del ‘92”.
Noi abbiamo ascoltato anche il dottore Lima, il quale ci ha detto: “io ricevo dal ROS le carte di Palermo, le carte di Palermo e ai colleghi di Palermo non ho nascosto nulla, perché non avevo nulla che loro non avessero già. Sulla base di quelle stesse carte i colleghi di Palermo fecero l’archiviazione e io andai a cercare Li Pera per convincerlo a collaborare.”
Può provare ad aiutarci a capire questo passaggio? Perché è un passaggio importante, perché quando in questa relazione si dice “se noi avessimo saputo, non avremmo chiesto l’archiviazione” e il dottor Lima dice “sapevano, avevamo gli stessi elementi e le stesse carte”.
INGROIA, già magistrato. Il dottore Caselli non c’era e quindi evidentemente ha fornito quella relazione sulla base delle informazioni, informato dai Sostituti che ci stavano all’epoca e si occupavano di queste indagini, di cui io non mi occupai, quindi, me ne occupavo quando ero a Marsala, ma a Palermo io venni assegnato subito alla provincia di Trapani, quindi non me ne occupai in quel tempo, me ne occupai successivamente, quando mi occupai della collaborazione di Li Pera.
Come spiegarlo? Felice Lima so che aveva anche contatti diretti con Paolo Borsellino e che, quindi, di alcune cose lo aveva informato, ma in via riservata, Paolo Borsellino.
Non credo che ci fossero – però non me la sento di affermarlo con certezza – che ci fossero elementi specialmente nuovi che furono sottoposti a Lima, però bisogna verificare la tempistica. Non sono in grado di dirlo.
FAVA, presidente della Commissione. Ho capito. Quindi, diciamo, quest’archiviazione si sarebbe anche potuta evitare con gli elementi che già esistevano.
INGROIA, già magistrato. Auspicabilmente.”
Provate a confrontare questo passaggio che abbiamo appena pubblicato con i verbali delle audizioni presso il CSM relativi ai magistrati Patronaggio e Gozzo
 
 
Archivio digitale logo base