L’errata profezia del Procuratore Scarpinato su Montante

Non finiscono le polemiche a seguito della candidatura di Roberto Scarpinato con il Movimento 5 Stelle.

Dopo Ingroia che ha pesantemente criticato la scelta dell’ex procuratore generale di Palermo, e l’articolo non meno critico di Matassa sulla scelta di magistrati ed ex tali di mettersi in politica, c’è chi ancora  ricorda di come Scarpinato “facesse il tifo” per Antonello Montante, l’ex apostolo dell’antimafia che intervenne anche in favore di diversi magistrati.

Tra i tanti articoli critici reperibili in rete, c’è anche questo pubblicato da ItalyFlash.

“Questi sono fatti che attestano, nero su bianco – si legge nell’articolo – come Roberto Scarpinato, da magistrato, aveva pubblicamente tirato la volata ad Antonello Montante, schierandosi a suo favore, come se si trattasse di uno sfegatato tifoso di calcio.

Si tratta di un atto pubblico dal titolo: <> di Roberto Scarpinato – 2011 – Retecamere Scrl [società della Camera di Commercio di Roma] – Finito di stampare nel mese di aprile 2011.

Stando alla documentazione custodita in un caveau segreto, rinvenuta dalla squadra mobile di Caltanissetta a casa del Montante, Scarpinato gli avrebbe chiesto, l’anno successivo all’intervento che potete leggere in coda, e cioè nel 2012, una raccomandazione per diventare procuratore generale di Palermo.

Ricordiamo che l’ex falso paladino dell’antimafia Montante è stato condannato in appello, col rito abbreviato, l’8 giugno scorso ad 8 anni di reclusione, per associazione a delinquere, corruzione, accesso abusivo ai sistemi informatici dei Ministeri dell’Interno e della Giustizia e spionaggio”.

Quello riportato al termine dell’articolo è l’intervento pubblico di allora a favore di Montante e degli allora vertici di Confindustria Sicilia:

La parola a Scarpinato:

“… Mi riferisco alla svolta maturata da Confindustria Sicilia a partire dal 2006 e portata avanti da Antonello Montante, presidente di Confindustria e della Camera di commercio di Caltanissetta; Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia e della Camera di commercio di Siracusa; Giuseppe Catanzaro, presidente di Confindustria Agrigento; Marco Venturi e altri. Questa classe di giovani imprenditori ha avuto il coraggio di operare quella linea di frattura alla quale ho fatto riferimento prima, aprendo uno scontro interno al mondo imprenditoriale senza precedenti. La Sicilia, come sempre è avvenuto in passato, si rivela in questo momento un laboratorio politico di portata nazionale che ha innescato un movimento che ha assunto un respiro nazionale e sta propagandosi, seppure a fatica, anche in altre regioni meridionali. Non mi dilungo sulle tappe di questo processo che sono certo conoscete benissimo e nel quale mi pare si possano distinguere più fasi. La prima fase è consistita nella conduzione di una guerra vittoriosa iniziata a Caltanissetta contro la componente imprenditoriale in quel distretto fortissima che faceva capo al costruttore Di Vincenzo, già presidente dell’Ance regionale, poi sottoposto a misura di prevenzione antimafia. Una fase che si è conclusa con l’emanazione di un codice etico che sanciva l’espulsione di tutti gli operatori economici che non denunciavano alle forze di polizia di avere subito richieste estorsive, segnale di una netta presa di distanza dalla cultura della connivenza e della rassegnazione passiva all’esistente.
La seconda fase, maturata più lentamente, è consistita nell’espulsione di imprese ritenute contigue con la mafia. …”

Un percorso pieno di insidie

“… Sono a conoscenza dei tentativi che sono stati svolti ad alto livello per isolare e delegittimare Ivan Lo Bello, Antonello Montante e altri alfieri della primavera confi ndustriale palermitana. E dobbiamo essere tutti consapevoli con sano realismo che questi risultati non sono irreversibili. Che proprio per la forza sociale e politica della borghesia mafiosa la partita resta sempre aperta e a rischio e richiede per questo vigilanza, consapevolezza e mobilitazione permanenti. …”>>